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Autore: Kaileena1987    24/12/2009    5 recensioni
“Al diavolo il Natale, sto volando in mezzo alla neve con solo le mutande addosso, cosa vuoi che me ne importi del Natale?!” “Appunto, ed è questo il tuo problema” annuì il piccolo saggiamente. Con l'aiuto di un pizzico di magia il nostro amato protagonista imparerà ad amare il Natale. O, almeno, a sopportarlo. :P Fan fiction dedicata al mondo della Saga di Kysa e Axia, potreste non conoscere alcuni dei personaggi citati all'interno.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Gioco notturno

Disclaimers:

- La trama di questa fan fiction è ispirata al racconto di Charles Dickens, a Christmas Carol; non è stata scritta con scopi di lucro;
- Il personaggio principale, Draco Malfoy, appartiene a J. K. Rowlings, così come Harry Potter ed Hermione Granger; non sono stati usati con scopi di lucro;
- Gli altri personaggi, a parte qualcuno di mia invenzione come le due segretarie (in effetti non so nemmeno se Harry e Draco hanno segretarie, ma non importa u.u), appartengono a Kysa e Axia, e ho il permesso di quest’ultima... o almeno una specie. U.U Ecco:
12.12.’09, 13.30, Milano centro, Burger King: “Io: Posso fare una cosa? Axia: ... cosa? Io: Dimmi sì o no. Axia: ... Sì. Io: Ok, grazie. U.U
Vedete... ho il permesso! Be', che volete, doveva essere una sorpresa! :P

Un grande ringraziamento a Susy che mi ha aiutata con questa fic nella veste di beta reader. ^^
La fanfiction sarà divisa in tre parti; la seconda la pubblicherò domani, il giorno di Natale; la terza il giorno di Santo Stefano. ^^

Buona lettura e auguri a tutti i lettori!!

 

L'avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
Gustave Flaubert

 

Al Semper Fidelis

 

 

“Ma... ne sei proprio certa? Anche la Vigilia lui...”
Emily “la Schiava” Rupert poggiò con forza un plico di carte da firmare sulla propria scrivania, guadagnandosi una soffiata dall’enorme gatto grigio che vi riposava sopra. “Sssh! Parla piano, potrebbe sentirti. Ha l’udito più fine di quello di un cane, quello. E come se non bastasse oggi ha le palle più girate del solito.”
La sua collega e amica, Sarah Grant, si strinse al petto i documenti che doveva portare al capo di Emily, indecisa. “Perfetto, vorrà dire che questi li vedrà un altro giorno. Oggi non ho voglia di farmi tirare dietro un altro dizionario Inglese-Goblin Goblin-Inglese. Ho ancora il livido dell’altra volta.”
“Avevo promesso a mia figlia che avrei passato la Vigilia con lei. Lo uccido, lo impicco, lo avveleno, lo... lo...” Il gattone scappò via quando un piccolo pugno femminile si abbatté a pochi centimetri dalla sua soffice coda; meglio non correre rischi.
“Mettigli del cianuro nelle sigarette, ne tiene sempre una scorta dentro l’armadietto del suo ufficio, no?” le consigliò Sarah sorridendo amabilmente.
Emily sospirò, lasciandosi cadere sulla sedia dietro la scrivania. “Non avrei dovuto parlartene, mi farai licenziare un giorno di questi. Comunque no, non posso... Lo stipendio è troppo alto per lasciare il posto; e poi se andassi in prigione chi si prenderebbe cura di mia figlia?”
“Già, il tuo è proprio un bello stipendio, ma tesoro, nemmeno una piccola gratifica natalizia, il signor Potter ha già inviato un bell’assegno alla mia camera di sicurezza alla Gringrott... E’ proprio un mostro, lasciatelo dire.”
Emily sospirò, facendo la punta alla sua penna d’oca. “Non posso dire di no o addio lavoro.”
Quando le era stato offerto il posto di segretaria personale di uno degli Auror più famosi del mondo, Draco Malfoy, Emily aveva fatto i salti di gioia. A Hogwarts era stata solo un paio di anni più indietro di lui e aveva sentito cose spettacolari sul conto dell’ex-Serpeverde, ma dannazione! Se qualcuno le avesse parlato prima del caratteraccio insopportabile dell’uomo non avrebbe mai e poi mai accettato. I soldi però facevano gola a tutti, a lei in primis, non si sarebbe mai licenziata.
“Sì, come vuoi, tesoro, se ne sei proprio sicura. Ricordati però che a volte le segretarie devono farsi desiderare.” Sarah le picchiettò leggermente il documento sulla testa, in segno di monito. “Un giorno o l’altro tirerà addosso anche a te quel dizionario assurdo. Torno a lavoro, ciao ciao.”
Emily aspettò che l’amica avesse svoltato l’angolo prima di riportare la propria attenzione alla montagna di documenti che avrebbe dovuto portare al capo. Dio, Jenny ci rimarrà malissimo. Aspettava da mesi le mie ferie, invece avrò solo il giorno di Natale libero, e a malapena.
“SIGNORA RUPERT! Dove sono quei dannati documenti che sto aspettando da due settimane?! Muova le chiappe!”
Aah, le ferie...

 

Natale! Ah! A che cazzo serviva quell’assurda festa Babbana? E, soprattutto... Perché diavolo la dannata Mezzosangue lo aveva mandato a comprare i dannati regali nel suo unico giorno libero? Poteva restare a casa a leggere un libro al suo zuccherino e invece no, eccolo lì a vagare come un’anima in pena per Diagon Alley.
Si fermò di botto in mezzo alla strada, fulminando con un’occhiataccia la povera strega che gli finì addosso. Ecco, brava, sparisci.
Tirò fuori dalla tasca interna del mantello la lista di regali che gli aveva dato la moglie, scorrendola velocemente.
Un regalo per Potter?
Perché diavolo avrebbe dovuto spendere cento sonanti galeoni d’oro per un maglione di cachemire per Potter? Avrebbe potuto spenderli al mercato nero per comprare un po’ di cianuro, le sue scorte erano un po’ calate, e magari lasciarne cadere qualche goccia nel suo caffè mattutino...
Il braccio sinistro cominciò a vibrargli. Ok, ok, sta’ buono. Se lo coprì con la mano destra, lanciando occhiate di superiorità ai passanti che lo guardavano preoccupati. Niente veleno. Il Bracciale smise di lanciare scintille. Per ora.
Dopo aver comprato un orsacchiotto canterino per la sua principessa, Draco decise che forse avrebbe potuto cominciare a cercare lo stupido maglione. Uscì dal negozio di giocattoli, si ficcò sotto il braccio il pelouche decorato da un enorme fiocco dorato e riprese il cammino, ignorando i bambini vestiti tutti di rosso che seguivano con lo sguardo l’orso.
Maglioni, maglioni... Dannata Mezzosangue, poteva spedirci un Elfo Domestico a comprare i regali per Potter. Non sono mica un facchino, io!
Perso nelle sue elucubrazioni, non si accorse della donna davanti a lui finché non le finì addosso, facendo rotolare a terra l’orsacchiotto, che cominciò a cantare a squarciagola Jingle Bells. “Ma perché diavolo la gente non sta attenta quando...! Oh, è lei signora Rupert.” Si chinò e raccolse il gioco, spazzolando via la neve.
Di tutte le persone al mondo che avrei potuto incontrare, lui. Ovvio. Emily si risistemò il cappello, rivolgendogli un cenno di saluto con il capo. “Signor Malfoy. In giro per spese?” domandò alzando un sopracciglio.
Lui si riposizionò il pelouche sotto il braccio. “Anche lei, vedo.”
“Ero indecisa sul regalo per mia figlia... Quell’orsacchiotto è delizioso, è per la piccola Glorya?”
“No, lo userò io come bambolina voodoo. Ovvio che è per mia figlia, signora Rupert.” Accennò un inchino. “Non faccia tardi, domani. A tre giorni dalla Vigilia siamo ancora pieni di lavoro.”
Non lo dica a me, razza di borioso, presuntuoso snob. Emily si risistemò di nuovo il cappello con un gesto stizzito e riprese il suo giro di compere.

 

“Una falce per i bimbi poveri, caro signore? Qualche zellino in più nella vostra bella tasca, signore?” Una strega assurdamente vestita da moglie di Babbo Natale e con un enorme porro peloso sul naso ficcò sotto al viso di Draco un bicchiere di peltro, agitandolo in modo da far risuonare le monetine che già lo riempivano.
“Ho fretta.” Draco accellerò il passo, ma la strega gli tenne dietro.
“Uno zellino per un pasto caldo, signore. Pensate a tutti quei bambini che vorrebbero quel bell’orsacchiotto...”
L’uomo si fermò davanti alla porta di un negozio di abiti eleganti. “C’è chi può e c’è chi non può, ora prenda questo e se ne vada.” Ficcò una falce nel barattolo ed entrò nella boutique, chiudendo pesantemente la porta dietro di sé.
Non si accorse dell’occhiata penetrante che gli lanciò la vecchia appena si fu girato, e non si accorse della fine che fece la sua falce.

 

*

 

Borbottando come una pentola a pressione lasciata troppo a lungo sul fuoco, Draco si nascose dal freddo invernale sotto le pesanti coperte del suo letto. Al suo fianco la Mezzosangue già ronfava da un pezzo e due camere più in là il suo angelo riposava beato.
Hermione gli aveva tirato dietro una padella quando le aveva detto che non aveva preso il regalo per Potter, ma per Merlino, che senso avevano quelle festività assurde?
Tutti buoni e gentili. Ah! Che sciocchezza..
L’unica persona da cui voleva un sorriso era la sua piccola principessa, al diavolo i sorrisi di Potter e i regali natalizi. Solo per spillarci soldi, nient’altro. Chi è più buono a Natale? Nessuno! Vogliono solo i nostri soldi.
“Ne sei sicuro?”
“Ovvio...” borbottò chiudendo gli occhi deciso a godersi qualche ora di meritato riposo.
No, un attimo...
Aprì di scatto gli occhi, alzandosi a sedere con la velocità di una molla lasciata scattare. “Chi cazzo...?!” Gli occhi argentei dell’uomo saettarono per tutta la stanza, senza vedere nulla di insolito.
Perfetto, sto impazzendo.
Si ributtò sui cuscini, sospirando pesantemente.
“Ehi, dico a te. Sei sicuro che il Natale serva solo a spillare soldi alla gente?”
“Ma chi cazzo...?!” urlò di nuovo alzandosi definitivamente dal letto e dando un’occhiataccia a Hermione la quale, ignorando tutto il rumore che il marito stava facendo, continuava a dormire indisturbata.
“Non ti sentirààà... Sono qui solo per te.” Una manina gelida si insinuò in quella sinistra di Draco, facendolo sobbalzare. Di fianco a lui c’era una piccola creatura che spandeva una strana luce gialla. Galleggiava a mezz’aria e vestiva con una tunica dorata; aveva corti riccioli biondo chiaro e un paio di occhi grigi così chiari da sembrare bianchi. Era come... Gli era familiare. “Ciao” gli disse il fantasmino sorridendo dolcemente.
“Chi cazzo sei?” berciò Draco.
“Sargas, ma non spremerti le meningi inutilmente, questo è un potente incantesimo che avrà effetti anche sulla tua memoria. Chiamami Fantasma del Natale Passato” rispose l’angioletto sbattendo le lunghe ciglia chiare sugli occhioni innocenti.
Draco rimase a fissarlo per un lungo, lunghissimo minuto prima di scoppiargli a ridere in faccia. “Sì, va bene, mi ha fatto ridere.” Spostò la sua attenzione sulla donna addormentata fra le morbide coperte. “Ora puoi alzarti, Mezzosangue, lo scherzo è finito.”
Lei non si mosse, continuando a ronfare beatamente. “Mezzosangue, finiscila.” Draco posò un ginocchio sul materasso, scuotendo con una mano la spalla della moglie. “Ehi! Non ignorarmi.”
Il fantasmino fischiettò, attirando la sua attenzione. “Si sono dimenticati di avvertirti del mio arrivo, eh? Pazienza, ora sono qui.”
“Pazienza un corno! Lo scherzo è bello finchè dura poco. Ora facciamola finita, spegni la lucetta e lasciami dormire, moccioso.” L’uomo risollevò le coperte, scoprendo la moglie. “E tu non ignorarmi” ripeté, “spiegami perché hai fatto entrare in casa nostra un bamboccio sconosciuto per questa stronzata!”
Sargas sospirò, alzando gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto convincerlo in un altro modo.
Gli si avvicinò svolazzando, afferrandogli una caviglia con la mano. “Lei non ti sentirà, è persa nel mondo dei sogni. Ora tu verrai con me.”
Con uno strattone, lo fece alzare dal letto e, insieme, presero a sollevarsi.
“Ehi, un attimo.” A testa in giù, Draco osservò il letto allontanarsi. “Lasciami andare, ti ho detto. Si può sapere che cazzo vuoi da me? E’ uno scherzo? Di Potter?”
Il fantasma lo ignorò, almeno fin quando spuntarono nel cielo notturno attraverso il tetto della casa. Gli mollò la caviglia, lasciando l’uomo a galleggiare a mezz’aria accanto a lui. “Allora” cominciò incrociando le piccole braccia sul petto, “a te non piace il Natale...”
“Al diavolo il Natale, sto volando in mezzo alla neve con solo le mutande addosso, cosa vuoi che me ne importi del Natale?!”
“Appunto, ed è questo il tuo problema” annuì il piccolo saggiamente. “Per trentacinque anni non hai fatto altro che rovinare il Natale alle persone che ti stanno intorno. Non è una bella cosa, sai?”
Battendo i denti, Draco si voltò verso il bambino, fulminandolo con un’occhiataccia. “So solo che questo dev’essere uno scherzo di Potter, non c’è altra spiegazione. Domani lo strozzerò con le mie stesse mani.”
Sargas sospirò. “Niente da fare, hai la testa più dura di quella di un troll di montagna.” Lo riafferrò, stavolta per il polso, cominciando a trascinarselo dietro un’altra volta. “Ti farò vedere e, forse, capirai da solo cosa c’è che non va.”
“Ehi, ehi, aspetta un attim...” Presero velocità e cominciarono a sfrecciare sopra le strade di Londra, sempre più veloce, finchè le luci sotto di loro non si fusero insieme in un mix colorato che accecò Draco per un momento. La neve si scioglieva al loro passaggio, carezzando solo per pochi attimi i riccioli luminosi e scompigliati del bambino che lo stava trascinando in quella folle corsa. Stupido moccioso.
All’improvviso si fermarono e Draco finì dritto fra i rami rinsecchiti e colmi di neve di una vecchia quercia.
“Ops, scusa” sghignazzò il fantasimo andando a recuperarlo.
“Piccolo moccioso, io ti...” Alzò sorpreso un sopracciglio quando notò il luogo in cui era stato portato, e non protestò quando Sargas gli riprese la mano per aiutarlo a liberarsi dai rami secchi. La consistena di quella manina era strana... come polvere. Non era solida e stentava a prenderla. “Perché mi hai portato qui?”
L’enorme facciata di pietra scura di Malfoy Manor li stava osservando da pochi metri di distanza, torreggiando sui due visitatori. Un raggio di sole colpì un occhio di Draco, sciogliendo un fiocco di neve che aveva sul naso. “Tutto questo è un incubo” mormorò l’uomo stringendosi le braccia intorno al corpo seminudo per proteggersi dal freddo. “Un incubo molto freddo e molto strano. Potter deve avermi messo nella minestra un allucinogeno.”
Il suo piccolo accompagnatore alzò gli occhi al cielo, sconsolato. “Non è un incubo, abbiamo viaggiato indietro nel tempo di qualche decina d’anni. Ora andiamo.” Lo precedette verso la casa, bloccandosi a mezz’aria quando si accorse di non essere seguito. “Qui, ora!"
La luce dorata che avvolgeva il fantasmino afferrò Draco per i polsi e lo strattonò con forza fino al piccolo, che gli rivolse un sorriso soddisfatto prima di rinfilare la manina dentro la sua. “Andiamo.”
“Aspetta, andiamo un corno. E’ notte fonda, non dovrebbe esserci il sole, questo...”
“E’ solo un viaggio nel tempo e ha solo coinvolto il tuo spirito, non c’è niente di cui preoccuparsi; su, andiamo. Devo farti capire prima della Vigilia che il Natale è la festa più bella che ci sia.”
“Perché io invece degli altri sei miliardi...?”
“Perché sì, ora zitto e seguimi.”
Insieme, oltrepassarono le mura di Malfoy Manor come veri e propri fantasmi, ritrovandosi nelle cucine sul retro.
Lì, una decina di Elfi Domestici e un paio di servitori umani stavano mangiando della zuppa calda, le facce tristi abbassate sul tavolo di legno grezzo.
“La signorina Grey vuole altra minestra?” Un Elfo Domestico dai grandi occhi porse a una giovane donna con indosso una divisa da cameriera una grande pentola ricolma di zuppa calda, sorridendo esitante.
“No, ti ringrazio, Dobby, devo andare a preparare il salone per questa sera.” Sospirando pesantemente, la ragazza si alzò e, seguita dall’altra umana e qualche Elfo, uscì dalla cucina passando attraverso Draco e il suo accompagnatore.
“Cosa significa questo...?” Malfoy fu subito zittito, così si limitò ad osservare.
“Povera signorina Grey, povera signora McAddams” stava borbottando Dobby mentre, aiutato dai suoi compagni Elfi, cominciava a ripulire la stanza.
“Dobby deve stare zitto altrimenti verrà punito” lo ammonì uno degli altri guardandolo severamente.
“Il Natale a lavoro, per colpa di un bambino viziato che vuole una festa per i suoi amichetti altrettanto viziati... Cattivo Dobby, cattivo” aggiunse cominciando a prendersi a cucchiaiate la testa con un grande mestolo di legno.
“Qui abbiamo visto abbastanza.” Sargas riprese Draco per mano e in un lampo accecante si ritrovarono nel salone delle feste di Malfoy Manor.
Le due cameriere di prima stavano pulendo con attenzione dei delicatissimi calici di cristallo mentre intorno a loro imperversava il caos più assoluto. Carte e decorazioni natalizie stracciate ricoprivano il pavimento e la maggior parte dei mobili, e avanzi di cibo gettato in terra erano già preda dei cani del padrone di casa.
“E’ passato un branco di Avvincini qui dentro?” mormorò Draco guardandosi confuso intorno.
“Non ricordi? A cinque anni avevi fatto organizzare tu questa festa; insieme a una decina di bimbetti urlanti avevate ridotto il piano terra di Malfoy Manor a un campo di battaglia.” Il fantasmino si avvicinò fluttuando alle due donne. “Hanno dovuto lavorare per due settimane per rendere indimenticabile questa festa, per te, e tu l’unica cosa che hai fatto per loro è stata tenerle lontane dalle loro famiglie dalla Vigilia di Natale all’ultimo dell’anno.”
Draco incrociò le braccia sul petto. “Era il loro lavoro. Servire la mia famiglia, intendo. Erano anche pagate.”
Sargas scacciò con uno sprizzo di magia i cani che stavano sbranando un pezzo di tacchino ripieno, sbuffando. “Questo non è del tutto vero. I tuoi capricci sono sempre stati accontentati, essendo l’unico erede di una grande famiglia di maghi; queste donne avrebbero potuto lasciar fare agli Elfi Domestici e passare le feste con i propri cari e invece no, eccole qui a pulire un preziosissimo servizio di bicchieri che tu hai voluto fosse usato per la festa sapendo benissimo che tua madre non vuole siano puliti con l’aiuto della magia. Il vetro elfico si rompe...”
“… se sfiorato dalla magia” terminò Draco al suo posto. I suoi occhi rimasero per un lungo istante sulle due cameriere, per poi tornare freddi più di prima sul fantasma. “Ero solo un bambino, non avrei potuto pensare già a tali orrende malefatte” disse sarcastico.
Sargas incrociò le braccia sul petto, osservandolo da sotto in su. “Ah, la pensi così?”
Nuovo lampo accecante, nuova ambientazione.
“Hogwarts? Siamo a Hogwarts?” ridacchiò Draco. “Oh, forse qui di malefatte ne ho fatte.”
Il bambino gli lanciò un’occhiataccia, per poi trascinarlo in cima alla Guferia. Lì si trovava un Draco con parecchi anni di meno intento a legare una busta alla zampa di un possente gufo reale, pazientemente appollaiato sul braccio destro di Vincent Tiger. “Anche quest’anno” stava dicendo il ragazzino biondo, “quelle due mezze Babbane non vedranno l’ombra di un famigliare a Natale.
“Già” ridacchiò Gregory Goyle, a pochi passi dai due amici, “devono pagare le offese.”
Mentre il gufo partiva, il piccolo Draco si rivolse ghignando ai suoi tirapiedi. “Chi si permette di dire a un Malfoy ciò che può o non può fare deve imparare a guardarsi le spalle. Ora andiamo a mettere quella nuova pozione lassativa nel succo di zucca dei Gryffindor.”
La scena si fece nebulosa, inconsistente, e Draco si ritrovò a fluttuare a mezz’aria in mezzo a una nebbiolina bianca e dorata. “Non mi ricordano niente quelle due servitrici, sei sicuro di non esserti inventato tutto tu?”
Sargas alzò un sopracciglio. “Questo è il tuo passato, non il mio, se non te ne ricordi vuol dire che per te non era abbastanza importante. Per te.
Draco socchiuse gli occhi, gli occhi che gli lacrimavano a causa della strana nebbia fredda. “Questo è successo più di vent’anni fa, ormai non sono più un ragazzino.”
“No.” Il fantasimo gli riprese la mano e cominciarono a scendere lentamente sommersi dalla nebbiolina umida che pian piano si stava diradando. “Ma è iniziato tutto durante la tua infanzia. I tuoi genitori ti hanno insegnato a odiare le persone non di sangue puro da quando eri nella culla, è ovvio che un cosiddetto sgarbo da parte di due cameriere ti abbiano fatto comportare così. Guarda cos’hanno comportato i tuoi capricci di bambino alla famiglia della signora McAddams, per esempio.”
Senza accorgersene Draco era stato portato in una piccola casetta in legno; si trovavano in un’ampia stanza che doveva fungere da cucina, sala da pranzo e salotto; in un angolo c’era un piccolo pino scheletrico addobbato da fiocchi rossi e piccole lucine magiche dorate. Due bambini erano seduti ai piedi dell’alberello e giocherellavano con un orsacchiotto marrone che sembrava cucito in casa.
“Questi sono i due figli minori della signora McAddams; all’epoca avevano cinque anni.” Sargas posò una mano sul sedere di Draco e lo fece girare verso sinistra, nella zona della stanza dedicata alla cucina; lì una ragazza stava cucinando un misero tacchino insieme a rape e patate. I lunghi capelli castani le sfiorarono la base della schiena quando si stiracchiò emettendo un lieve gemito di dolore. “Lei è la figlia più grande della signora McAddams, all’epoca aveva quindici anni e doveva badare ai fratelli più piccoli quando la madre era a lavoro. Sempre in effetti...”
Draco rivolse un’occhiataccia al suo piccolo accompagnatore. “Non è certo colpa mia se sua madre è una cameriera.”
“No, ma è colpa tua il suo stipendio dimezzato, le ore di straordinario e le festività in famiglia mancate.”
“Oh, ma andiamo...!”
“Sì, andiamocene. Forse domani sapranno fare meglio di me.”
“Cosa?!”
“E’ tardi, la sveglia è suonata da un pezzo, pigrone.”
“Eh?”
“La sveglia... Oh, per Merlino, alzati! E’ tardi!”
Draco spalancò gli occhi e si alzò a sedere sul letto di scatto. Hermione era in piedi al suo fianco, le mani posate minacciosamente sui fianchi. “Devi andare a lavoro. Ma... se stasera non torni con i regali che ti ho chiesto di comprare... ti arriverà un’altra padellata in testa, e stavolta non ci andrò piano!”
Lui si posò una mano sulla fronte, chiudendo forte gli occhi preda di un feroce mal di testa. “Ho fatto un sogno strano...”
La moglie alzò gli occhi al cielo. “Hai sognato Harry per caso?”
Si voltò a guardarla. “Perché lo dici?”
“Mi hai svegliata tu stamattina, ripetevi di continuo... E’ stato Potter, è stato Potter. Allucinogeno... E cose del genere. Davvero, dovresti smetterla di dargli la colpa di tutto.”
Detto ciò la donna uscì dalla stanza, lasciandolo solo. “No” mormorò Draco “ho sognato una dannata luce dorata. Che c’entra Potter?”

 

FINE PRIMA PARTE

 

Alle utenti del Semper Fidelis, perché mi fate ridere, piangere, incazzare (sé, lo sapete che sono così), sorridere; perché ognuna di voi è unica e ha una propria particolarità che la rende diversa dalle altre.
Allo staff del Semper Fidelis, Chiara, Angie (auguri di Buon compleanno, anche), Cla, Ste, Lucy, Silvia, Flora perché ci siete sempre e mi fate sentire unica così come siete voi per me.
Auguri di Buon Natale!

   
 
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