Gioco notturno
Disclaimers:
- La trama di questa fan
fiction è ispirata al racconto di
Charles Dickens, a Christmas Carol; non è stata scritta con
scopi di lucro;
- Il personaggio principale, Draco Malfoy, appartiene a J.
K. Rowlings, così come Harry Potter ed Hermione Granger; non
sono stati usati
con scopi di lucro;
- Gli altri personaggi, a parte qualcuno di mia invenzione come le due
segretarie (in effetti non so nemmeno se Harry e Draco hanno
segretarie, ma non importa u.u),
appartengono a Kysa e Axia, e ho il permesso di
quest’ultima... o
almeno una
specie. U.U Ecco:
12.12.’09, 13.30, Milano centro, Burger King: “Io:
Posso
fare una cosa? Axia: ... cosa? Io: Dimmi sì o no. Axia: ...
Sì. Io: Ok, grazie.
U.U
Vedete... ho il permesso! Be', che volete, doveva essere una sorpresa!
:P
La fanfiction sarà divisa in tre parti; la seconda la
pubblicherò domani, il giorno di Natale; la terza il giorno
di
Santo Stefano. ^^
Buona lettura e auguri a tutti i lettori!!
L'avvenire
ci
tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge.
Gustave Flaubert
Al Semper Fidelis
“Ma... ne sei
proprio certa? Anche la Vigilia lui...”
Emily “la Schiava” Rupert
poggiò con forza un plico di carte da firmare sulla propria
scrivania,
guadagnandosi una soffiata dall’enorme gatto grigio che vi
riposava sopra.
“Sssh! Parla piano, potrebbe sentirti. Ha l’udito
più fine di quello di un
cane, quello. E come se non bastasse oggi ha le palle più
girate del solito.”
La sua collega e amica, Sarah Grant, si strinse al petto i
documenti che doveva portare al capo di Emily, indecisa.
“Perfetto, vorrà dire
che questi li vedrà un altro giorno. Oggi non ho voglia di
farmi tirare dietro
un altro dizionario Inglese-Goblin Goblin-Inglese. Ho ancora il livido
dell’altra volta.”
“Avevo promesso a mia figlia che avrei passato la Vigilia
con lei. Lo uccido, lo impicco, lo avveleno, lo... lo...” Il
gattone scappò via
quando un piccolo pugno femminile si abbatté a pochi
centimetri dalla sua
soffice coda; meglio non correre rischi.
“Mettigli del cianuro nelle sigarette, ne tiene sempre una
scorta dentro l’armadietto del suo ufficio, no?” le
consigliò Sarah sorridendo
amabilmente.
Emily sospirò, lasciandosi cadere sulla sedia dietro la
scrivania. “Non avrei dovuto parlartene, mi farai licenziare
un giorno di
questi. Comunque no, non posso... Lo stipendio è troppo alto
per lasciare il
posto; e poi se andassi in prigione chi si prenderebbe cura di mia
figlia?”
“Già, il tuo è proprio un bello
stipendio, ma tesoro,
nemmeno una piccola gratifica natalizia, il signor Potter ha
già inviato un
bell’assegno alla mia camera di sicurezza alla Gringrott...
E’ proprio un
mostro, lasciatelo dire.”
Emily sospirò, facendo la punta alla sua penna
d’oca. “Non
posso dire di no o addio lavoro.”
Quando le era stato offerto il posto di segretaria personale
di uno degli Auror più famosi del mondo, Draco
Malfoy, Emily aveva fatto i salti di gioia. A Hogwarts era
stata solo un
paio di anni più indietro di lui e aveva sentito cose
spettacolari sul conto
dell’ex-Serpeverde, ma dannazione! Se qualcuno le avesse
parlato prima del
caratteraccio insopportabile dell’uomo non avrebbe mai e poi
mai accettato. I
soldi però facevano gola a tutti, a lei in primis, non si
sarebbe mai
licenziata.
“Sì, come vuoi, tesoro, se ne sei proprio sicura.
Ricordati
però che a volte le segretarie devono farsi
desiderare.” Sarah le picchiettò
leggermente il documento sulla testa, in segno di monito. “Un
giorno o l’altro
tirerà addosso anche a te quel dizionario assurdo. Torno a
lavoro, ciao ciao.”
Emily aspettò che l’amica avesse svoltato
l’angolo prima di
riportare la propria attenzione alla montagna di documenti che avrebbe
dovuto
portare al capo. Dio, Jenny ci
rimarrà
malissimo. Aspettava da mesi le mie ferie, invece avrò solo
il giorno di Natale
libero, e a malapena.
“SIGNORA RUPERT! Dove sono quei dannati documenti che sto
aspettando da due settimane?! Muova le chiappe!”
Aah, le ferie...
Natale! Ah! A che cazzo
serviva quell’assurda festa Babbana?
E, soprattutto... Perché diavolo
la dannata Mezzosangue lo aveva
mandato a
comprare i dannati regali nel suo
unico giorno libero? Poteva restare a casa a leggere un libro al suo
zuccherino
e invece no, eccolo lì a vagare come un’anima in
pena per Diagon Alley.
Si fermò di botto in mezzo alla strada, fulminando con
un’occhiataccia la povera strega che gli finì
addosso. Ecco, brava, sparisci.
Tirò fuori dalla tasca interna del mantello la lista di
regali che gli aveva dato la moglie, scorrendola velocemente.
Un regalo per Potter? Perché
diavolo avrebbe dovuto spendere cento sonanti galeoni d’oro
per un maglione di
cachemire per Potter? Avrebbe
potuto
spenderli al mercato nero per comprare un po’ di cianuro, le
sue scorte erano
un po’ calate, e magari lasciarne cadere qualche goccia nel
suo caffè
mattutino...
Il braccio sinistro cominciò a vibrargli. Ok,
ok, sta’ buono. Se lo coprì con la
mano destra, lanciando occhiate di superiorità ai passanti
che lo guardavano
preoccupati. Niente veleno. Il
Bracciale smise di lanciare scintille. Per
ora.
Dopo aver comprato un orsacchiotto canterino per la sua
principessa, Draco decise che forse
avrebbe potuto cominciare a cercare lo stupido maglione.
Uscì dal negozio di
giocattoli, si ficcò sotto il braccio il pelouche decorato
da un enorme fiocco
dorato e riprese il cammino, ignorando i bambini vestiti tutti di rosso
che seguivano con lo sguardo l’orso.
Maglioni, maglioni...
Dannata Mezzosangue, poteva spedirci un Elfo Domestico a comprare i
regali per
Potter. Non sono mica un facchino, io!
Perso nelle sue elucubrazioni, non si accorse della donna
davanti a lui finché non le finì addosso, facendo
rotolare a terra
l’orsacchiotto, che cominciò a cantare a
squarciagola Jingle Bells. “Ma perché
diavolo la gente non sta attenta quando...! Oh, è lei
signora Rupert.” Si chinò
e raccolse il gioco, spazzolando via la neve.
Di tutte le persone al
mondo che avrei potuto incontrare, lui. Ovvio. Emily si
risistemò il
cappello, rivolgendogli un cenno di saluto con il capo.
“Signor Malfoy. In giro
per spese?” domandò alzando un sopracciglio.
Lui si riposizionò il pelouche sotto il braccio.
“Anche lei,
vedo.”
“Ero indecisa sul regalo per mia figlia...
Quell’orsacchiotto
è delizioso, è per la piccola Glorya?”
“No, lo userò io come bambolina voodoo. Ovvio che è per mia figlia,
signora Rupert.” Accennò un inchino.
“Non faccia tardi, domani. A tre giorni dalla Vigilia siamo
ancora pieni di
lavoro.”
Non lo dica a me,
razza di borioso, presuntuoso snob. Emily si
risistemò di nuovo il cappello
con un gesto stizzito e riprese il suo giro di compere.
“Una falce per i
bimbi poveri, caro signore? Qualche zellino
in più nella vostra bella tasca, signore?” Una
strega assurdamente vestita da
moglie di Babbo Natale e con un enorme porro peloso sul naso
ficcò sotto al
viso di Draco un bicchiere di peltro, agitandolo in modo da far
risuonare le
monetine che già lo riempivano.
“Ho fretta.” Draco accellerò il passo,
ma la strega gli
tenne dietro.
“Uno zellino per un pasto caldo, signore. Pensate a tutti
quei bambini che vorrebbero quel
bell’orsacchiotto...”
L’uomo si fermò davanti alla porta di un negozio
di abiti
eleganti. “C’è chi può e
c’è chi non può, ora prenda questo e se
ne vada.”
Ficcò una falce nel barattolo ed entrò nella
boutique, chiudendo pesantemente
la porta dietro di sé.
Non si accorse dell’occhiata penetrante che gli
lanciò la
vecchia appena si fu girato, e non si accorse della fine che fece la
sua falce.
*
Borbottando come una
pentola a pressione lasciata troppo a
lungo sul fuoco, Draco si nascose dal freddo invernale sotto le pesanti
coperte
del suo letto. Al suo fianco la Mezzosangue già ronfava da
un pezzo e due
camere più in là il suo angelo riposava beato.
Hermione gli aveva tirato dietro una padella quando le aveva
detto che non aveva preso il regalo per Potter, ma per Merlino, che
senso
avevano quelle festività assurde?
Tutti buoni e gentili.
Ah! Che sciocchezza.. L’unica persona da cui
voleva un sorriso era la sua
piccola principessa, al diavolo i sorrisi di Potter e i regali
natalizi. Solo per spillarci soldi,
nient’altro. Chi
è più buono a Natale? Nessuno! Vogliono
solo i nostri soldi.
“Ne sei sicuro?”
“Ovvio...” borbottò chiudendo gli occhi
deciso a godersi
qualche ora di meritato riposo.
No, un attimo...
Aprì di scatto gli occhi, alzandosi a sedere con la
velocità
di una molla lasciata scattare. “Chi cazzo...?!”
Gli occhi argentei dell’uomo
saettarono per tutta la stanza, senza vedere nulla di insolito.
Perfetto, sto
impazzendo. Si ributtò sui cuscini, sospirando
pesantemente.
“Ehi, dico a te. Sei sicuro che il Natale serva solo a
spillare soldi alla gente?”
“Ma chi cazzo...?!” urlò di nuovo
alzandosi definitivamente
dal letto e dando un’occhiataccia a Hermione la quale,
ignorando tutto il
rumore che il marito stava facendo, continuava a dormire indisturbata.
“Non ti sentirààà... Sono
qui solo per te.” Una manina
gelida si insinuò in quella sinistra di Draco, facendolo
sobbalzare. Di fianco
a lui c’era una piccola creatura che spandeva una strana luce
gialla.
Galleggiava a mezz’aria e vestiva con una tunica dorata;
aveva corti riccioli
biondo chiaro e un paio di occhi grigi così chiari da
sembrare bianchi. Era
come... Gli era familiare. “Ciao” gli disse il
fantasmino sorridendo
dolcemente.
“Chi cazzo sei?” berciò Draco.
“Sargas, ma non spremerti le meningi inutilmente, questo
è
un potente incantesimo che avrà effetti anche sulla tua
memoria. Chiamami Fantasma del Natale Passato” rispose
l’angioletto sbattendo le lunghe ciglia chiare sugli occhioni
innocenti.
Draco rimase a fissarlo per un lungo, lunghissimo minuto
prima di scoppiargli a ridere in faccia. “Sì, va
bene, mi ha fatto ridere.”
Spostò la sua attenzione sulla donna addormentata fra le
morbide coperte. “Ora
puoi alzarti, Mezzosangue, lo scherzo è finito.”
Lei non si mosse, continuando a ronfare beatamente.
“Mezzosangue, finiscila.” Draco posò un
ginocchio sul materasso, scuotendo con
una mano la spalla della moglie. “Ehi! Non
ignorarmi.”
Il fantasmino fischiettò, attirando la sua attenzione.
“Si
sono dimenticati di avvertirti del mio arrivo, eh? Pazienza, ora sono
qui.”
“Pazienza un corno! Lo scherzo è bello
finchè dura poco. Ora
facciamola finita, spegni la lucetta e lasciami dormire,
moccioso.” L’uomo
risollevò le coperte, scoprendo la moglie. “E tu
non ignorarmi” ripeté,
“spiegami perché hai fatto entrare in casa nostra
un bamboccio sconosciuto per
questa stronzata!”
Sargas sospirò, alzando gli occhi al cielo. Avrebbe dovuto
convincerlo in un altro modo.
Gli si avvicinò svolazzando, afferrandogli una caviglia con
la mano. “Lei non ti sentirà, è persa
nel mondo dei sogni. Ora tu verrai con
me.”
Con uno strattone, lo fece alzare dal letto e, insieme,
presero a sollevarsi.
“Ehi, un attimo.” A testa in giù, Draco
osservò il letto
allontanarsi. “Lasciami andare, ti ho detto. Si
può sapere che cazzo vuoi da
me? E’ uno scherzo? Di Potter?”
Il fantasma lo ignorò, almeno fin quando spuntarono nel
cielo notturno attraverso il tetto della casa. Gli mollò la
caviglia, lasciando
l’uomo a galleggiare a mezz’aria accanto a lui.
“Allora” cominciò incrociando
le piccole braccia sul petto, “a te non piace il
Natale...”
“Al diavolo il Natale, sto volando in mezzo alla neve con
solo le mutande addosso, cosa vuoi che me ne importi del
Natale?!”
“Appunto, ed è questo il tuo problema”
annuì il piccolo
saggiamente. “Per trentacinque anni non hai fatto altro che
rovinare il Natale
alle persone che ti stanno intorno. Non è una bella cosa,
sai?”
Battendo i denti, Draco si voltò verso il bambino,
fulminandolo con un’occhiataccia. “So solo che
questo dev’essere uno scherzo di
Potter, non c’è altra spiegazione. Domani lo
strozzerò con le mie stesse mani.”
Sargas sospirò. “Niente da fare, hai la testa
più dura di
quella di un troll di montagna.” Lo riafferrò,
stavolta per il polso,
cominciando a trascinarselo dietro un’altra volta.
“Ti farò vedere e, forse,
capirai da solo cosa c’è che non va.”
“Ehi, ehi, aspetta un attim...” Presero
velocità e
cominciarono a sfrecciare sopra le strade di Londra, sempre
più veloce, finchè
le luci sotto di loro non si fusero insieme in un mix colorato che
accecò Draco
per un momento. La neve si scioglieva al loro passaggio, carezzando
solo per
pochi attimi i riccioli luminosi e scompigliati del bambino che lo
stava
trascinando in quella folle corsa. Stupido
moccioso.
All’improvviso si fermarono e Draco finì dritto
fra i rami
rinsecchiti e colmi di neve di una vecchia quercia.
“Ops, scusa” sghignazzò il fantasimo
andando a recuperarlo.
“Piccolo moccioso, io ti...” Alzò
sorpreso un
sopracciglio
quando notò il luogo in cui era stato portato, e non
protestò quando Sargas gli
riprese la mano per aiutarlo a liberarsi dai rami secchi. La consistena
di quella manina era strana... come polvere. Non era solida e stentava
a prenderla. “Perché mi hai
portato qui?”
L’enorme facciata di pietra scura di Malfoy Manor li stava
osservando da pochi metri di distanza, torreggiando sui due visitatori.
Un
raggio di sole colpì un occhio di Draco, sciogliendo un
fiocco di neve che
aveva sul naso. “Tutto questo è un
incubo” mormorò l’uomo stringendosi le
braccia intorno al corpo seminudo per proteggersi dal freddo.
“Un incubo molto
freddo e molto strano. Potter deve avermi messo nella minestra un
allucinogeno.”
Il suo piccolo accompagnatore alzò gli occhi al cielo,
sconsolato. “Non è un incubo, abbiamo viaggiato
indietro nel tempo di qualche
decina d’anni. Ora andiamo.” Lo precedette verso la
casa, bloccandosi a
mezz’aria quando si accorse di non essere seguito.
“Qui, ora!"
La luce dorata che avvolgeva il fantasmino afferrò Draco per
i polsi e lo strattonò con forza fino al piccolo, che gli
rivolse un sorriso
soddisfatto prima di rinfilare la manina dentro la sua.
“Andiamo.”
“Aspetta, andiamo un corno. E’ notte fonda, non
dovrebbe
esserci il sole, questo...”
“E’ solo un viaggio nel tempo e ha solo coinvolto
il tuo
spirito, non c’è niente di cui preoccuparsi; su,
andiamo. Devo farti capire
prima della Vigilia che il Natale è la festa più
bella che ci sia.”
“Perché io invece degli altri sei
miliardi...?”
“Perché sì, ora zitto e
seguimi.”
Insieme, oltrepassarono le mura di Malfoy Manor
come veri e propri fantasmi,
ritrovandosi nelle cucine sul retro.
Lì, una decina di Elfi Domestici e un paio di servitori
umani stavano mangiando della zuppa calda, le facce tristi abbassate
sul
tavolo di legno grezzo.
“La signorina Grey vuole altra minestra?” Un Elfo
Domestico
dai grandi occhi porse a una giovane donna con indosso una divisa da
cameriera
una grande pentola ricolma di zuppa calda, sorridendo esitante.
“No, ti ringrazio, Dobby, devo andare a preparare il salone
per questa sera.” Sospirando pesantemente, la ragazza si
alzò e, seguita
dall’altra umana e qualche Elfo, uscì dalla cucina
passando attraverso Draco e
il suo accompagnatore.
“Cosa significa questo...?” Malfoy fu subito
zittito, così
si limitò ad osservare.
“Povera signorina Grey, povera signora McAddams”
stava
borbottando Dobby mentre, aiutato dai suoi compagni Elfi, cominciava a
ripulire
la stanza.
“Dobby deve stare zitto altrimenti verrà
punito” lo ammonì
uno degli altri guardandolo severamente.
“Il Natale a lavoro, per colpa di un bambino viziato che
vuole una festa per i suoi amichetti altrettanto viziati... Cattivo
Dobby,
cattivo” aggiunse cominciando a prendersi a cucchiaiate la
testa con un grande
mestolo di legno.
“Qui abbiamo visto abbastanza.” Sargas riprese
Draco per
mano e in un lampo accecante si ritrovarono nel salone delle feste di
Malfoy
Manor.
Le due cameriere di prima stavano pulendo con attenzione dei
delicatissimi calici di cristallo mentre intorno a loro imperversava il
caos
più assoluto. Carte e decorazioni natalizie stracciate
ricoprivano il pavimento
e la maggior parte dei mobili, e avanzi di cibo gettato in terra erano
già
preda dei cani del padrone di casa.
“E’ passato un branco di Avvincini qui
dentro?” mormorò
Draco guardandosi confuso intorno.
“Non ricordi? A cinque anni avevi fatto organizzare tu
questa festa; insieme a una decina di bimbetti urlanti avevate ridotto
il piano
terra di Malfoy Manor a un campo di battaglia.” Il fantasmino
si avvicinò
fluttuando alle due donne. “Hanno dovuto lavorare per due
settimane per rendere
indimenticabile questa festa, per te, e tu l’unica cosa che
hai fatto per loro
è stata tenerle lontane dalle loro famiglie dalla Vigilia di
Natale all’ultimo
dell’anno.”
Draco incrociò le braccia sul petto. “Era il loro
lavoro.
Servire la mia famiglia, intendo. Erano anche pagate.”
Sargas scacciò con uno sprizzo di magia i cani che stavano
sbranando un pezzo di tacchino ripieno, sbuffando. “Questo
non è del tutto
vero. I tuoi capricci sono sempre stati accontentati, essendo
l’unico erede di
una grande famiglia di maghi; queste donne avrebbero potuto lasciar
fare agli
Elfi Domestici e passare le feste con i propri cari e invece no, eccole
qui a
pulire un preziosissimo servizio di bicchieri che tu hai voluto fosse
usato per
la festa sapendo benissimo che tua madre non vuole siano puliti con
l’aiuto
della magia. Il vetro elfico si rompe...”
“… se sfiorato dalla magia”
terminò Draco al suo posto. I
suoi occhi rimasero per un lungo istante sulle due cameriere, per poi
tornare
freddi più di prima sul fantasma. “Ero solo un
bambino, non avrei potuto
pensare già a tali orrende malefatte” disse
sarcastico.
Sargas incrociò le braccia sul petto, osservandolo da sotto
in su. “Ah, la pensi così?”
Nuovo lampo accecante, nuova ambientazione.
“Hogwarts? Siamo a Hogwarts?” ridacchiò
Draco. “Oh, forse
qui di malefatte ne ho fatte.”
Il bambino gli lanciò un’occhiataccia, per poi
trascinarlo
in cima alla Guferia. Lì si trovava un Draco con parecchi
anni di meno intento
a legare una busta alla zampa di un possente gufo reale, pazientemente
appollaiato sul braccio destro di Vincent Tiger. “Anche
quest’anno” stava
dicendo il ragazzino biondo, “quelle due mezze Babbane non
vedranno l’ombra di
un famigliare a Natale.
“Già” ridacchiò Gregory
Goyle, a pochi passi dai due amici,
“devono pagare le offese.”
Mentre il gufo partiva, il piccolo Draco si rivolse
ghignando ai suoi tirapiedi. “Chi si permette di dire a un
Malfoy ciò che può o
non può fare deve imparare a guardarsi le spalle. Ora
andiamo a mettere quella
nuova pozione lassativa nel succo di zucca dei Gryffindor.”
La scena si fece nebulosa, inconsistente, e Draco si ritrovò
a fluttuare a mezz’aria in mezzo a una nebbiolina bianca e
dorata. “Non mi
ricordano niente quelle due servitrici, sei sicuro di non esserti
inventato
tutto tu?”
Sargas alzò un sopracciglio. “Questo è
il tuo passato, non
il mio, se non te ne ricordi vuol dire che per te non era abbastanza
importante. Per te.”
Draco socchiuse gli occhi, gli occhi che gli lacrimavano a
causa della strana nebbia fredda. “Questo è
successo più di vent’anni fa, ormai
non sono più un ragazzino.”
“No.” Il fantasimo gli riprese la mano e
cominciarono a
scendere lentamente sommersi dalla nebbiolina umida che pian piano si
stava
diradando. “Ma è iniziato tutto durante la tua
infanzia. I tuoi genitori ti hanno
insegnato a odiare le persone non di sangue puro da quando eri nella
culla, è
ovvio che un cosiddetto sgarbo da parte di due cameriere ti abbiano
fatto
comportare così. Guarda cos’hanno comportato i
tuoi capricci di bambino alla
famiglia della signora McAddams, per esempio.”
Senza accorgersene Draco era stato portato in una piccola
casetta in legno; si trovavano in un’ampia stanza che doveva
fungere da cucina,
sala da pranzo e salotto; in un angolo c’era un piccolo pino
scheletrico
addobbato da fiocchi rossi e piccole lucine magiche dorate. Due bambini
erano
seduti ai piedi dell’alberello e giocherellavano con un
orsacchiotto marrone
che sembrava cucito in casa.
“Questi sono i due figli minori della signora McAddams;
all’epoca avevano cinque anni.” Sargas
posò una mano sul sedere di Draco e lo
fece girare verso sinistra, nella zona della stanza dedicata alla
cucina; lì
una ragazza stava cucinando un misero tacchino insieme a rape e patate.
I
lunghi capelli castani le sfiorarono la base della schiena quando si
stiracchiò
emettendo un lieve gemito di dolore. “Lei è la
figlia più grande della signora
McAddams, all’epoca aveva quindici anni e doveva badare ai
fratelli più piccoli
quando la madre era a lavoro. Sempre in effetti...”
Draco rivolse un’occhiataccia al suo piccolo accompagnatore.
“Non è certo colpa mia se sua madre è
una cameriera.”
“No, ma è colpa tua il suo stipendio dimezzato, le
ore di
straordinario e le festività in famiglia mancate.”
“Oh, ma andiamo...!”
“Sì, andiamocene. Forse domani sapranno fare
meglio di me.”
“Cosa?!”
“E’ tardi, la sveglia è suonata da un
pezzo, pigrone.”
“Eh?”
“La sveglia... Oh, per Merlino, alzati! E’
tardi!”
Draco spalancò gli occhi e si alzò a sedere sul
letto di
scatto. Hermione era in piedi al suo fianco, le mani posate
minacciosamente sui
fianchi. “Devi andare a lavoro. Ma... se stasera non torni
con i regali che ti
ho chiesto di comprare... ti arriverà un’altra
padellata in testa, e stavolta
non ci andrò piano!”
Lui si posò una mano sulla fronte, chiudendo forte gli occhi
preda di un feroce mal di testa. “Ho fatto un sogno
strano...”
La moglie alzò gli occhi al cielo. “Hai sognato
Harry per
caso?”
Si voltò a guardarla. “Perché lo
dici?”
“Mi hai svegliata tu stamattina, ripetevi di continuo...
E’
stato Potter, è stato Potter. Allucinogeno... E cose del
genere. Davvero,
dovresti smetterla di dargli la colpa di tutto.”
Detto ciò la donna uscì dalla stanza, lasciandolo
solo. “No”
mormorò Draco “ho sognato una dannata luce dorata.
Che c’entra Potter?”
FINE PRIMA PARTE
Alle utenti del Semper
Fidelis, perché mi fate ridere,
piangere, incazzare (sé, lo sapete che sono
così), sorridere; perché ognuna di
voi è unica e ha una propria particolarità che la
rende diversa dalle altre.
Allo staff del Semper Fidelis, Chiara, Angie (auguri di Buon compleanno, anche), Cla, Ste, Lucy, Silvia,
Flora perché ci siete sempre e mi
fate sentire unica così come siete voi per me.
Auguri di Buon Natale!