« Long
Island Ice Tea »
Hermione
Jane Granger odiava il Natale. Odiava tutta quella falsa allegria,
odiava il
perbenismo, odiava l’ipocrisia. Odiava dover fingere per un
giorno intero di
essere felice, che tutto andava bene, quando in realtà non
era proprio così.
Quando
era ragazzina, quando frequentava Hogwarts e aveva affianco a se i suoi
migliori amici, Harry Potter e Ronald Weasley, era abituata a guardare
a quel
periodo dell’anno come qualcosa di magico –di più magico del solito-, e
adorava ogni cosa comprendesse neve,
canti natalizi e regali.
Poi,
però, le cose erano cambiate. Era arrivata la guerra, e,
alla fine, il Signore
Oscuro era morto, ma non senza un prezzo: la vita delle due persone a
lei più
care.
E la neve
improvvisamente era troppo fredda, i
canti natalizi troppo allegri, i regali troppo futili. Il calore del
Natale
congelava, nel suo cuore.
Aveva
rifiutato l’invito dei signori Weasley di raggiungerli alla
Tana per il cenone
della Vigilia, e si era rifugiata in uno squallido locale Babbano nel
centro di
Londra.
Aveva
22 anni, Hermione Granger, un promettente futuro come Auror al
Ministero della
Magia, ed era inesorabilmente sola.
Il
MagicDrunk era un bar piuttosto tranquillo, molto anonimo, in cui
servivano un
fantastico Long Island, e la ex Grifondoro lo frequentava solo nei
momenti di
debolezza, quando si sentiva così abbandonata da dover
ricorrere all’alcool per
sentirsi meglio. Il che accadeva sempre più spesso.
Si
aspettava di trovare il locale semivuoto, considerando il giorno e
l’orario, e
invece dovette ammettere che
non erano poche le persone che, come lei, cercavano di scappare a tutta
quella
tristezza bevendosi un bicchiere.
Si
avvicinò al bancone, sedendosi su uno sgabello, e
ordinò distrattamente il
drink al barista, che in pochi secondi le servì un cocktail
simile in tutto e
per tutto a del Thè al limone, solo molto ma molto
più alcolico.
Hermione
si portò il drink alle labbra assaggiando la dolcezza del
rum, gustandosi
quella piccola via di fuga dalla sua solitudine, e la sensazione
dell’alcool
nel corpo non aspettò a farsi sentire: già subito
dopo il terzo sorso, era un
po’ più leggera, un po’ meno persa.
«
Le brave ragazze
non
dovrebbero bere » Una
voce alle
sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò per cercare di
capire chi le avesse
rivolto la parola, e si ritrovò davanti agli occhi un uomo
biondo,
indiscutibilmente molto bello, che la guardava sorpreso e divertito.
No, non
semplicemente divertito, strafottente. «
Se è per questo, Malfoy, le brave ragazze non dovrebbero
nemmeno dare retta al
lupo cattivo. » E indubbiamente tutti e due sapevano a chi si
riferiva.
« Ecco perché stai parlando con me, allora: i
serpenti ti piacciono » Rispose con un tono che Hermione
interpretò come
strafottenza, e credette che lui considerasse una vittoria, trovarla
lì, sola,
con un bicchiere in mano, la vigilia di Natale; a dire che in fin dei
conti non
era veramente una strega straordinaria come lei aveva sempre cercato di
fargli
credere. A dimostrazione che lei, la donna del TrioMiracoli S.p.A, era
una
persona qualunque, banale.
Anonima.
L’ex Serpeverde ordinò il suo stesso drink e
tornò a
dedicare la sua attenzione a quella Mezzosangue che aveva sempre
disprezzato,
deriso e umiliato, e la studiò con uno sguardo che,
però, non aveva niente di
malizioso o prepotente, ma che invece sembrava scavarle
l’anima, sembrava che
le urlasse come diavolo aveva fatto a ridursi in quello stato, a
perdere in
quel modo le redini della sua vita fino a lasciarsi diventare una
persona
qualunque, banale, anonima.
« E’ tanto che non ci vediamo, Mezzosangue.
» Troppo tempo. Anni
forse, e Draco
stentava a credere a quello che vedeva. La Granger, la piccola e
irritante
SoTuttoIo che tante volte aveva disprezzato ai tempi di Hogwarts, era
diventata
una donna, le gambe lunghe e affusolate accavallate elegantemente sullo
sgabello, leggermente scoperte da un vestito innocentemente corto; si permise perfino di
indugiare per qualche
secondo sui seni, piccoli ma sodi, che si intravedevano tra le forme
del
vestito nero.
« Malfoy, potresti risparmiarti di usare
quell’epiteto con me. Sai che non apprezzo. » Una
volta forse, in un'altra
vita, si sarebbe arrabbiata per quel soprannome volgare e decisamente
carino,
ma i tempi erano cambiati, lei era
cambiata, e ormai perfino dimostrare agli altri che il suo sangue non
poteva
essere motivo di discriminazione non le interessava più.
Voleva solo finire il suo Long Island, tornare a
casa e dormire fino al 26 Dicembre, quando tutta quella messa in scena
sarebbe
finita.
« E’ solo un soprannome, Granger. Non scaldarti
troppo.
Piuttosto, che cosa ci fai in un posto come questo,
la vigilia di Natale? » Era semplice curiosità la
sua, non c’era alcuna presa
in giro, ed Hermione apprezzò moltissimo che non le facesse
pesare la sua disperazione.
« Lo stesso che fai tu, Malfuretto: bevo. » Le
venne
quasi da ridere, ripensando all’occasione in cui il biondo si
era guadagnato
quel soprannome, che stranamente era così adatto a lui. Suonava tanto bene.
Malfoy non sembrò curarsi particolarmente del modo
in cui l’aveva apostrofato, piuttosto tirò fuori
qualche sterlina e le porse al
barista, pagando il drink anche per lei. « Vieni a fare due
passi. » Non era
una domanda, quella, e nonostante solitamente non si sarebbe lasciata
dar
ordini da uno come lui, quella sera decise di seguirlo. Senza sapere il
perché,
prese semplicemente la giacca e lo seguì fuori, sotto la
neve che scendeva a
fiocchi leggeri, in quella Londra Babbana così
insopportabilmente natalizia.
Camminarono per alcuni minuti in
silenzio, ed
Hermione sentiva perfettamente lo sguardo di Draco –no, di Malfoy- che la studiava con attenzione,
che le oltrepassava
l’anima.
« Dicono che
tu ti stia lasciando andare, Granger »
La voce arrivò calma e controllata, come se quella fosse una
semplice constatazione,
anche se lei sapeva che era, invece, una tacita domanda di spiegazioni.
Come se lei
gli dovesse qualcosa, come se a
lui interessasse qualcosa.
« Non sono
affari tuoi, questi, Malfoy. » Rispose, a denti
stretti, voltandosi verso di lui per
guardarlo negli occhi. Si rese conto solo in quel momento di che genere
di uomo
fosse diventato, di quelli che non riesci proprio a smettere di
guardare, di
quelli che ogni donna vorrebbe avere; con i capelli biondi leggermente
umidi
per la neve che scendeva, il bel fisico avvolto da un lungo cappotto
nero di
quelli pregiati, quelli fatti apposta per i ricchi. Si chiese come
potesse uno
come lui essere solo, e subito dopo le venne in mente che lui era un
Malfoy. I
suoi genitori erano ad Azkaban, e non era certo il tipo da fidanzata
fissa.
Ovvio che fosse solo, ma probabilmente la cosa non gli creava
particolare
disagio.
« Oh, invece
lo so. Mi infastidisce parecchio
pensare di essere stato battuto a tutti i test scolastici da una
stupida
mezzosangue che non è riuscita a combinare praticamente
nulla, nella sua vita.
E’ piuttosto deprimente. » Hermione era rossa in
viso, per la rabbia e per la
vergogna. LUI si permetteva di farle una ramanzina? LUI? Draco
Malfoy??? Le
vennero in mente almeno un centinaio di insulti, ma nemmeno
l’odio che provò in
quel momento verso di lui potè sostituire quello che invece
sentì verso di sé.
« I MIEI
MIGLIORI AMICI SONO STATI UCCISI! » Glielo
urlò quasi in faccia, come se lui non lo sapesse, come a
ripeterglielo, a
convincere lui e se stessa che non era colpa sua, che quella vita era
solo una
conseguenza della morte delle persone a lei più care.
« Tu invece ti
sei salvata, e sei viva. E dovresti
vivere anche per loro, invece di perdere il tuo tempo ad
autocommiserarti,
Mezzosangue.» Sembrava così calmo e pacato che la
ex Grifondoro rimase in
silenzio per qualche secondo, respirando affannosamente.
« Sono sola al
mondo, Malfoy. » Rassegnata, stanca,
impaurita.
A Draco parve come una
bambina, che ha bisogno di
essere presa per mano ed accompagnata tra le strade della vita,
perché ha paura
di perdersi, ha paura di sbagliare, di soffrire. Si chiese come aveva
fatto a
non vederla mai così, prima. Era
stato cieco, o forse pazzo.
Le si
avvicinò, lentamente, come se fosse un gattino
che temeva di spaventare. Portò una mano a spostarle un
ciuffo di capelli
dietro l’orecchio, e sorprendentemente lei non fece
obiezioni, non si ritrasse,
rimase semplicemente lì, immobile, aspettando.
« Si nasce e
si muore soli, Hermione.
Ma
è quello che ci sta in mezzo, che conta. » Un
brivido
per lei, a sentirgli pronunciare il suo nome. Un brivido per lui, nel
vederla
arrossire in modo così provocantemente innocente.
E poi un solo, lungo
bacio.
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Prima
di tutto: BUON NATALE!
Sono tornata a scassarvi l'anima con una Shot natalizia, non
è un granchè ma mi andava di scriverla. Pensare
che io detesto questo periodo dell'anno, ma sono un caso a parte xD E'
dedicata a Lavie&Julie, le mie vite (L) che come me amano alla
follia questa coppia.
Il vestito che immaginavo per Herm è questo,
senza cerchietto u.u
Che dire? Mi piacerebbe ricevere tanti commentini -anche critiche, ben
vengano-, e niente. Buon Natale ancora.
Baci, Sà.