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Autore: JonetsuWill    24/12/2009    1 recensioni
Summus ius, summa iniuria Cicerone Quanto può valere la giustizia per un padre che ha perso la cosa più importante della sua vita? Ovvero, la sua bambina? Se per rendere giusti
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Broken Life

Summus ius, summa iniuria                                                                                   La più grande giustizia, è la più grande ingiustizia

Cicerone


Mi hanno sempre insegnato a perdonare gli altri... ad essere pietoso dinanzi a chi chiede perdono, ignorare tutti i mali che ho subito... ma stavolta è diverso, non posso perdonarlo ; avrei voluto farmi giustizia da solo...
Invece, adesso, sono qui, con il carnefice di mai figlia, che mi guarda supplicante, sperando in un'assoluzione.
Se lo perdono adesso, farà solo qualche anno di galera, ed uscirà, mentre io non avrò trovato pace e non scomparirà l'amara consapevolezza di aver vissuto venticinque anni senza la mia bambina per colpa sua.
La mia piccola... Sfortunata, molto...
Troppo quello che ha dovuto sopportare, troppo poco quello che ha vissuto.
Purtroppo, il mio piccolo tesoro ha incntrato l'inettitudine, l'incapacità, l'indifferenza, il Male sulla sua strada, che si è interrotta il 25 dicembre 1984...


Io e mia moglie eravamo in sala d'attesa, da più di tre ore. Lanciavamo delle occhiate alla porta della sala operatoria, sperando che la nostra bambina uscisse viva da lì. Desideravo ardentemente vederla sorridere e abbarcciarla.
Camminavo avanti e indietro nella saletta asettica, quasi a voler consumare lo spesso pavimento di linoleum. Anne, nervosa, reggeva in mano il “suo” pacco regalo, rischiando di farlo cadere, a causa del tremore.
Mi sedetti accanto a lei cercando di calmarla.
«Ho paura» sussurrò in lacrime.
«Andrà tutto bene» eccola... la frase che ero costretto a ripetere ad ogni singola operazione, quella maledetta frase che ci ripetevano i medici, gli infermieri...
...poi, il dottore usciva dalla porta, scuotendo la testa, togliendosi i guanti tinti del sangue di nostra figlia, dicendo che non c'era niente da fare...
Cambiavamo ogni volta ospedale, eravamo arrivati in Germania per trovare qualcuno specializzato per quella malattia, rara, imprevedibile... incurabile, fino ad allora...
Sospirai, coprendomi il volto con le mani.
Ciò di che di più bello e prezioso la vita potesse offrirmi, poteva sparire da un momento all'altro, come se fosse stata soltanto un mero frutto della mia immaginazione.
La vita di mia figlia era come una foglia nel periodo autunnale, spenta della sua vetalità, pronta a cadere al minimo soffio di vento nella direzione sbagliata...
E l'unica cosa che la teneva in vita era la speranza, diperata, come quella di Pandora, quel filo che la legava alla vita come un salvagente per un naufrago, una fune per chi cade, la voglia di continuare a vivere anche quando tutto sembra perduto.
In quel momento, la porta si spalancò.
Ci voltammo di scatto.
Il chirurgo era fermo sulla soglia della sala, ancora con mascherina sul volto e bisturi in mano.
Ci avvicinammo per saper l'esito dell'operazione.
«Dottore?» lo chiamò timidamentemia moglie. Non rispose.
Lo scrollai, e il bisturi gli cadde di mano.
E allora capii : lo sguardo vacuo, la mano malferma e tremante, la voce impastata, l'alito che sapeva di alcool.
Ebbi un tuffo al cuore, capendo che il mio piccolo fiore si era spento.
«Ha smesso di soffrire» disse lui, sconnessamente.
Ed una rabbia cieca s'impossessò di me.
Una debolezza umana. Che avrei giustificato in un altro frangente... ma non ora...
Un' altra debolezza umana è l'ira... ma, per me, in quel momento era del tutto giustificata”


«Assolto!» sobbalzo al colpo di martello del giudice, che mi riporta a quest'aula di tribunale.
«Cosa?» spero di essermi sbagliato.
«L'hanno assolto!» dice dura mia moglie. Da quel giorno è sempre rimasta così.
Mi alzo, scioccato. Io, che da venticinque anni, ho confidato nella giustizia, non vengo ripagato, non ho vendicato la mia bambina.
L'imputato sta venendo verso di noi, stringe la mano al suo avvocato. Mi si avvicina e sussurra, quasi divertito! «Ha smesso di soffrire».
Allora tutta la rabbia accumulata in questi anni, si scarica su di lui, che ha avuto anche il coraggio di sbeffeggiarmi.
Mi allontanano da lui, che tenendosi la guancia, mormora “folle”.
No... il folle è lui, che gioca con la vita degli altri, che si diverte ad uccidere le persone.
E, quel non ha ucciso solo lei, ma anche me, Anne...
Ma lui non è stato punito, perchè, purtroppo, bisogna chinare il capo dinanzi alla società moderna, corrotta, comandata da chi ha denaro...
Perchè il dio denaro, per gli altri, vale più della vita della mia bambina...


Eccomi qui XD... si, so cosa pensate ("chi la conosce questa??? O.O") questa è la prima one-shot che pubblico tra gli originali, tutte le altre storie (o schifezze, come preferite U.U) sono nella categoria di Twilight.
Questo è un modo per farvi i miei auguri di Buona Vigilia di Natale... per me molto triste (non mi hanno preso il disco dei Muse T_T), ma dopotutto, lo otterrò.... Dopotutto, io sono The Resistance     ^ ^

Auguri a tutti quanti!!!!!! (Mi sembro Babbo Natale... o Francesco Totti)

Ciao ciao!!!!!!!!!



   
 
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