Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Mapi D Flourite    24/12/2009    2 recensioni
BUON NATALE, SONIA!
Come, non lo sa nemmeno lei. Quando, lo può solo immaginare. È il perché che le è rimasto dentro, come marchiato a fuoco nella sua anima, un ricordo indelebile che, a ben rifletterci dopo tanto tempo, ha più il sapore del sogno e dell’illusione che della realtà. Il ricordo di un momento fugace che, a conti fatti, potrebbe non esserci mai stato, che potrebbe essere solo il frutto della sua fantasia troppo bisognosa di trovare un senso a tutto quanto.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: My life and him
Pairing
: Vegeta/Bulma
Rating: G
Conteggio  Parole: 1313 (testo incluso)
Warnings: Songfic, Angst, focalizzazione su Bulma
Spoiler: Nessuno.

Note: Non solo la mia prima fanfic su Dragon Ball, ma anche il mio primo tentativo di Songfic! (Lo ammetto, non mi piacciono molto, ma non è stato affatto male scriverla.)
Tanto per cominciare, chiarisco subito che le prime due parti della fanfic sono ambientate nel pre-Cell, mentre invece le ultime due nel mezzo (quasi alla fine, in realtà) della saga di Majin Bu. Ve lo dico tanto perché lo sappiate, così a metà non vi chiedete: ma che accidenti di salto temporale è, questo?
E... oh, Saiyajin. Beì, questa è la parola che usano per indicare i Saiyan nell'anime Giapponese: inutile dirlo, me ne sono innamorata a primo orecchio. (Lol) (Tanto c'è scritto una sola volta, quindi non è che vi perseguiterà per il resto delle vostre vite o cose simili...)
In ultimo, non per importanza, certo, la canzone. Appena l'ho ascoltata (l'altra sera) sapevo che l'avrei usata per questo, non avevo alcun dubbio: era così perfetta per Bulma che non ho potuto farme a meno. Spero che anche a voi dia la stessa idea.

Disclaimer: Dragon Ball appartiene agli aventi diritto e la canzone - citata non integralmente nella fanfic - è Ricominciamo di A. Pappalardo. Questa fanfiction non è scritta a scopo di lucro.

Dedica: Con infiniti auguri di passare uno splendido Natale, questa fanfiction è per te, Sonia.
È difficile scriverti qualcosa - una dedica, un pensiero - perché quando ci provo rimango senza parole, non so mai da dove cominciare, che cosa dire, cosa fare per farti capire quello che sento dentro.
A dire la verità anche trovare le parole giuste per scriverti questa fanfic, è stato difficile: il fandom, la coppia, tutto era chiaro e lampante, di una ovvietà disarmante (stile "me e Brisingr", per intenderci) ma era il cosa a crearmi i veri problemi. Perché non lo sapevo, perché non mi credevo in grado di trovare la cosa giusta, la molla che mi avrebbe spinto ad incominciare e concludere questo scritto.
E poi, come al solito, sei arrivata tu a salvarmi: tu mi hai fatto sentire questa canzone, tu hai fatto il collegamento con la coppia e io... io ero al settimo cielo, perchè quel qualcosa era finalmente arrivato. Alla fine, non ho dovuto far altro che confezionartela. Ed è stato un piacere far scivolare via queste parole dal testo della canzone e ricomporle per te, perchè tu potessi avere questo regalo di Natale.
Tantissimi auguri, amore mio, questa è tutta tua.
Ti voglio bene. ♥

-:-:-

Io non posso restare seduto in disparte,
né arte né parte.
Non sono capace di stare a guardare
questi occhi di brace e poi non provare
un brivido dentro e correrti incontro,
gridarti ti amo...


Come, non lo sa nemmeno lei. Quando, lo può solo immaginare.
È il perché che le è rimasto dentro, come marchiato a fuoco nella sua anima, un ricordo indelebile che, a ben rifletterci dopo tanto tempo, ha più il sapore del sogno e dell’illusione che della realtà. Il ricordo di un momento fugace che, a conti fatti, potrebbe non esserci mai stato, che potrebbe essere solo il frutto della sua fantasia troppo bisognosa di trovare un senso a tutto quanto.
Scosta la tenda del suo studio e immerge lo sguardo nella luce del sole, nel giardino davanti alla sua casa. Si siede sul davanzale, le braccia incrociate, la testa appoggiata contro il vetro e un sospiro che veleggia tra il suo petto e le sue labbra.
E sull’erba rigogliosa, tra i vasi curati con eccessiva dovizia, lo vede. Torso nudo, calzoncini e scarpe da ginnastica, tira pugni al vento, a visi immaginari e spaventosi che popolano i suoi incubi e i suoi occhi brillano di determinazione, di forza, di rabbia, di angoscia troppo radicata in lui per poter essere distinta dal suo stesso essere.
E lei rivede quel momento, quello sguardo, quello sconforto e quella malinconia, quella solitudine furiosa e frustrante che, per un solo attimo, sono comparsi sul fondo del suo sguardo febbricitante e si sente attraversare da un fremito, una morsa alla bocca dello stomaco, e vorrebbe alzarsi, lasciare tutto a metà e correre in giardino e gridare, gridare, gridare tutto quello che le sta scoppiando nel petto lasciandola senza respiro.
Sorride e sospira, riaccostando la tenda e sfiorandosi distrattamente il grembo già gonfio. Si rimette subito al lavoro, anche se con molta meno voglia.


So dove passi le notti, e' un tuo diritto;
io guardo e sto zitto ma penso di tutto,
mi sveglio distrutto. Però io ci provo
ti seguo, ti curo, non mollo lo giuro,
perché sono nel giusto,
perché io ti amo...


Non c’è un’amante di cui essere gelosa, lo spettro di un corpo, un cuore estraneo di cui avere paura e per cui restare sveglia nel bel mezzo della notte ad agitarsi in un letto vuoto che non era mai sembrato tanto freddo.
Si mette a sedere, stringendosi le gambe al petto come può e sospira, appoggiando il mento fine sulle ginocchia. Da lì non può certo sentire i rumori provenienti dalla Gravity Room, ma non fa fatica ad immaginarli. Non fa nessunissima fatica a figurarselo con indosso una delle uniformi che gli ha preparato lei o un semplice paio di pantaloncini mentre si allena a gravità allucinanti, spaccandosi le braccia e la schiena a forza di esercizi che dovrebbero renderlo più forte.
Sospira. Dopotutto, lui era il Principe dei Saiyajin. Lui è il Principe. E non può pensare che qualcuno sia migliore di lui nell’arte del suo popolo, non può accettare di essere inferiore a qualcuno che cammina sul suo stesso suolo e respira la sua stessa aria. Lei si alza indossando la vestaglia che lascia sempre sulla sedia accanto al letto e stringendosela sul petto, sul ventre.
Gira in tondo per la stanza, la testa piena di mille pensieri. Ogni tanto pensa che non sarebbe male scendere di sotto, di soppiatto, per sentire se lui è ancora giù ad allenarsi e scoprire che non c’è, che è uscito e, il mattino dopo, trovare tracce di rossetto sui suoi vestiti e sentirlo avvolto da un profumo nuovo, non suo.
Perché allora lei potrebbe arrabbiarsi. Potrebbe urlare, strepitare, potrebbe arrivare perfino a picchiarlo e rifilarlo sul divano a dormire, sbattergli la porta in faccia. Lei potrebbe combattere, contro questo nemico.
Potrebbe strapparlo via dalle grinfie di un’altra donna, perché lei sa di essere migliore, sa che alla fine, comunque sia, lui tornerebbe indietro.
Alza il viso e i suoi occhi incontrano la finestra semi aperta, la luna che brilla quasi ammiccante nel cielo.
Stringe i pugni, e serra le labbra, determinata, mentre la creatura che sta nascendo dentro di lei si agita, scalciando. Lei non può sconfiggere i suoi demoni, non può renderlo più forte se non creando per lui macchinari sempre più sofisticati.
Ma sa che non è il modo giusto. Respira a fondo e decide che, quando tutto questo sarà finito – gli Androidi preannunciati dal ragazzo del futuro sconfitti, da lui o da chiunque altro, lei lo aiuterà ad allenarsi in una disciplina molto diversa. Una disciplina che, spera, riesca finalmente a metterlo in pace con se stesso.


Cosa vuoi che faccia?
Io sarò una roccia.
Guai a quello che ti tocca...

Ha pianto così tanto che non ha più una lacrima in corpo né un briciolo di forza per rialzarsi in piedi.
Addossata al petto di Yamcha e sostenuta dalle sue braccia non riesce nemmeno più ad articolare una sola parola. Respira a fondo, si dice, ma il pensiero non riesce a raggiungere la sua coscienza, troppo intontita, troppo disperata per fare o pensare qualsiasi cosa.
Si sente persa. Tutto ciò che è successo in quegli ultimi giorni le sembra inspiegabile, una matassa nebulosa di cui è impossibile risalire ad un inizio o ad una fine.
Vegeta è morto.
Soltanto questo. Solo questa consapevolezza si fa strada nella sua mente e la colpisce nello stomaco come un pugno ghiacciato. Non le interessa neanche sapere che se n’è andato per salvare il suo bambino – loro figlio – lei o il mondo intero. Lui se n’è andato e basta.
Sbatte le palpebre e si solleva appena, ritrovando un po’ di forza. Lui se n’è andato, non c’è più.
Si morde il labbro, inspirando.
Proprio ora che finalmente le cose potevano iniziare a funzionare, lui ha deciso di sacrificarsi per il mondo intero. Sa che dovrebbe essere orgogliosa di lui, è orgogliosa di lui.
Scosta Yamcha con un braccio, sedendosi, rimettendosi in piedi. Certo che è orgogliosa di lui. Sente la rabbia che ha in corpo mescolarsi con il dolore rimasto e scemare lentamente, in fondo al suo cuore.
Pensa a Trunks e sorride, amaramente, cercando di vedere un futuro prossimo che le appare senza soluzione. Ma lei sarà forte, lo sa, se lo deve imporre.
Forte per se stessa, per il suo bambino, per quell’uomo che è morto per loro. Si morde un labbro e lascia andare l’ultima lacrima.


So che tu ami le stelle,
gettarti nell'occhio del primo ciclone
non perdi occasione per darti da fare
e farti valere.
Ma fammi il piacere, ti voglio aiutare:
su fammi provare.
Ancora io ti amo!


Sentire la sua voce le aveva fatto rinascere le farfalle nello stomaco.
Avrebbe avuto voglia di gridare la sua gioia al mondo intero a quello stupido mondo che, adesso, rischiava di venir distrutto per sempre.
Sapeva che lui non li avrebbe abbandonati, non era da lui. Il combattimento ce l’aveva nel sangue, nelle ossa, era l’aria che respirava. Non avrebbe permesso a quel mostro di uscirne vincitore, era troppo da sopportare per il suo orgoglio.
Ma quello che la faceva scoppiare di gioia era altro. Era stato sentirgli dire quelle parole, era stata la consapevolezza che lui non era laggiù a farsi ammazzare per il puro gusto di combattere.
Lui voleva salvarli. A modo suo e con i suoi termini, lui voleva salvarli tutti quanti.
Per favore! aveva chiesto, sull’orlo della disperazione, a tutti quegli stupidi umani che non volevano sprecarsi di donare un po’ della loro energia per salvare se stessi, le loro famiglie, il loro mondo.
Lei inspirò a fondo, determinata, e stirò ancora di più le mani verso il cielo, donandogli tutta l’energia che poteva per aiutarlo ad uscire da questa situazione.
Sorrise compiaciuta, mentre sentiva le forze scivolarle dalla punta delle dita e volare verso il cielo.
«Non sai quanto ti amo, Vegeta!»


  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Mapi D Flourite