A
Sonia, a un anno esatto e qualche giorno dalla data in cui la promessa
è stata
messa per iscritto, dedico questa Shinichi/Ran, la mia prima Shinichi/Ran,
perché gliela devo. Sperando che non sia orrenda, ti
auguro un buon Natale. Ti voglio bene!
Come
ai vecchi tempi
-Buon
Natale!-
La
biblioteca sembrava disabitata, tanto il buio l’avvolgeva.
Ran si tolse piano il cappotto e lo posò sulla scrivania di
legno scuro,
alzando un nuvolo di polvere trasparente.
Di fronte a lei, un albero si ergeva in tutta la sua immensa
statuarietà,
visibile nonostante le finestre chiuse per il suo colore ancora
più cupo
dell’aria che avvolgeva la stanza.
La ragazza, per nulla accorata, gli rivolse un largo sorriso.
E con quell’anno era a cinque.
Ma quell’anno era diverso, perché Shinichi sarebbe
finalmente tornato.
L’aveva telefonata qualche giorno prima, mentre si trovava
nell’aeroporto a New
York e aspettava di decollare per il Giappone, e le aveva annunciato
che,
finalmente, il caso a cui aveva lavorato per cinque, lunghi anni era
stato
risolto. Sarebbe ritornato presto a Tokio, il giorno di Natale.
Avrebbero
passato il Natale insieme, come ai vecchi tempi. Ran non aveva voluto
crederci:
le tremavano ancora le mani al solo pensiero di quella telefonata, e
sentiva
ancora le lacrime che le avevano bagnato le guance quando aveva sentito
quelle
parole – “Sto tornando.
Non vedo l’ora di
rivederti.” – inumidirle gli occhi.
Si strofinò il volto con la manica del maglione,
arrossandoli, e sorrise
ancora.
Non c’era tempo per piangere.
Si era recata a casa di Shinichi per decorare un albero con le luci e
tutto
il resto. Era sicura che gli avrebbe fatto molto piacere. Non vedeva l’ora
di rivedere i suoi occhi
scintillare di nuovo alla vista delle luci e dei regali, proprio come
da
bambini. Perché così il ragazzo le aveva detto: “Proprio come ai vecchi tempi.”
Spalancò le finestre per rischiarare la stanza e
l’abete sembrò come
rinvigorito, trionfante nel suo manto verde bottiglia. Aprì
una delle scatole
che giacevano ai suoi piedi e, felice, si tuffò nel suo
mondo, avvolta da
ghirlande, fiocchi e palline. Le luci colorate riflettevano la sua
infanzia ad
un passo. Lanciava a Shinichi le palline di colore rosato per
dimostrargli che
il rosa non era il colore delle femmine, perché lei lo
odiava, indossavano
insieme buffi cappelli rossi e bianchi, scartava i suoi regali,
avvolgeva la
testa del piccolo Shinichi, corrucciato, con un nastro dorato e rideva
della
sua espressione. Era felice.
L’incanto si spense quando la porta fu aperta e richiusa con
gentilezza. Ran
spalancò gli occhi di scatto e il candore della neve che la
avvolgeva sedici
anni prima scomparve. Nella mano stringeva solo una ghirlanda
argentata. Si
alzò in piedi senza far rumore e fece per voltarsi, ma due
braccia nere le circondarono
le spalle. Deglutì.
“Chi sei?” sussurrò cercando di apparire
minacciosa. “Chiunque tu sia, contro
di me non hai scampo.”
Una voce imprecò ridendo. “Proprio come ai vecchi
tempi!” esclamò, piena di
soddisfazione.
“Shinichi?!”
Il volto del ragazzo la affiancò in un attimo. Era proprio
lui. E sorrideva.
Era tornato.
“Ciao” disse piano. Il respiro di Ran
accelerò e anche la ragazza sorrise.
“Ciao. Com’è andato il
viaggio?”
“Bene.”
“E perché sei già qui?”
“Perché volevo farti una sorpresa. Non mi dire che
hai già cucinato per la cena
della Vigilia e non hai nulla per me!”
“Te lo meriteresti proprio! Mi sono spaventata,
prima!”
Shinichi ghignò. “Nah, non sembravi spaventata.
Per un attimo ho avuto paura io
di ricevere una tua micidiale mossa di karate!”
Ran scoppiò a ridere. “Come ai vecchi tempi,
quindi!”
“Come ai vecchi tempi.” ripeté il
ragazzo annuendo vigorosamente.
“Bentornato nel nostro
mondo, allora.”
La voce di Ran si inumidì di pianto e le loro dita
s’intrecciarono all’altezza
delle spalle.
Piccola - piccolissima - shot natalizia scritta in un momento di blocco, sperando che le prossime possano essere più lunghe e sensate.
Buon Natale a tutti, in particolare alla mia Katia! Vi auguro di trascorrere una giornata splendida!
Un bacio,
Ayumi