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Autore: Eternal_Daydreamer    27/12/2009    0 recensioni
Nonostante il titolo, non ha niente a che vedere con la fiaba omonima o l'ultimo film della disney: Lei è un'elfa bellissima che dalla vita ha sempre avuto tutto, quasi una dea e, proprio come una dea è altezzosa e superba; lui è un tritone, un umanoide anfibio che non ha niente a che vedere con gli splendidi sirenidi delle favole ma dall'animo gentile; il loro: un incontro probabilmente voluto dal destino... Lei riuscirà a vedere oltre l'apparenza? O la pelle squamosa e viscida è un ostacolo troppo grande?
Genere: Generale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVERTENZE

Prima di cominciare ci tengo a precisare due cose: primo, non sono un'esperta di html, perciò, chiedo scusa per la fortmattazione e secondo, per quel che riguarda Alisya: ai fini della trama sto volutamente cercando di renderla una Mary Sue, e che anzi, sto durando una fatica immensa per renderla tale; perciò se mi deste il vostro parere e magari qualche consiglio, mi fareste iperfelice. Inoltre, faccio i miei più sentiti complimenti a tutte le Mamme Sue che riescono a partorire tali creature senza rendersene conto ^_^

Lei:

Alisya si guardò allo specchio sistemandosi dietro le orecchie puntute i capelli dorati che le ricadevano sinuosi lungo la schiena, la pelle abbronzata e gli occhi smeraldini, le sue labbra carnose come un frutto proibito e le curve generose che la natura le aveva donato… era bella e si sentiva bella. Probabilmente avrebbe passato ore a rimirarsi ed ammirarsi, mentre danzava elegantemente innanzi al suo specchio nella sua cornice di noce laccata in oro. Ma le mancava il tempo. Quella stessa sera c’era un ballo a corte e lei, era stata invitata. Quella sera era sicura, sarebbe riuscita a conquistare il principe, d’altro canto qualunque ragazzo l’avesse mai vista anche solo di sfuggita non poteva fare a meno di amarla e qualunque ragazza non poteva non provare invidia difronte alla sua raggiante bellezza… Si avviò con passo leggero verso l’armadio, ricavato direttamente da una porzione dell’immenso tronco della quercia che era la sua casa, accarezzò gli intarsi che ornavano le ante, creati appositamente per lei dai migliori artigiani del regno; aprì le ante con un unico fluido movimento e con sicurezza, scelse fra la moltitudine dei suoi preziosi vestiti quello che avrebbe messo quella sera: una tunica di seta dello stesso verde smeraldo dei suoi occhi ricamata con fili d’oro e d’argento, lunga, in stile impero e dalle ampie maniche a goccia, un abito dal taglio semplice –rispetto agli abiti stravaganti cui era abituata- ma reso prezioso dalla qualità della stoffa e della sua lavorazione. Un abito da regina, si diceva. Lo indossò, e specchiandosi ancora una volta si disse soddisfatta di come le ricadeva sui fianchi sinuosi e di come le mettesse in risalto il seno prosperoso, si mise in testa un piccolo diadema dorato con incastonata al centro una gemma argentata, ricavata dalla resina di un “Padre della Foresta”. Era pronta. Scese la scalinata che percorreva il lato esterno dell’albero secolare con una calma a dir poco solenne e sempre con regale eleganza che montò sull’elegante calesse madreperlaceo, trainato da quattro maestosi destrieri dal mantello niveo.

Il Calesse procedeva tranquillo nel folto della foresta, il viaggio era lungo e, sebbene fosse partita con il sole ancora alto, sarebbe arrivata a Palazzo che le stelle avrebbero già cominciato a rilucere nel cielo, sarebbe arrivata in ritardo; un ritardo elegante e studiato fin nei minimi dettagli dalla sua mente sveglia e calcolatrice, un ritardo che le avrebbe permesso di entrare nella sala quando tutti stavano già danzando, così che il suo nome non venisse confuso fra gli altri e che il principe e i due coniugi regnanti potessero ammirarla in tutto il suo aureo splendore, sarebbe stata la regina del ballo.

Il suo ingresso fu trionfale, proprio come aveva previsto, camminando sul lungo tappeto che divideva la sala come una lunga linea verde bordata d’oro e conduceva ai troni, riuscì a cogliere su di se lo sguardo di ammirazione dei cavalieri e l’invidia delle dame, lei sorrideva, divertita dalle emozioni che suscitava, ma agli astanti, il suo sorriso sarebbe parso limpido e gentile, facendo crescere l’ammirazione che tutti, indistintamente provavano per lei. Quando il ciambellano la presentò, s’inchinò con grazia ed eleganza ai regnanti, e con passi leggeri e tanto aggraziati da far si che sembrassero una danza, si avviò verso una delle poltroncine che si trovavano ai lati della sala, voltandosi solo il tempo necessario a lanciare un’occhiata invitante al principe. Aveva tessuto la sua rete con la pazienza e la maestria del ragno, ora doveva solo aspettare che il principe vi rimanesse invischiato.
Non dovette attendere molto, pochi minuti dopo che si fu seduta, sentì la voce carezzevole del principe elfico chiederle l’onore di un giro di danza; lei, come era prevedibile, accettò, esitando solo quel tanto che bastava a renderla ancora più desiderabile agli occhi del suo cavaliere. Inoltre, come da consuetudine dell’ospitalità elfica, lei e le poche altre dame presenti al ballo che come lei avevano la “sfortuna” di dimorare lontano dal Palazzo, avrebbero potuto passare la notte a Corte; cosa su cui lei contava per poter mandare avanti il suo piano di conquista.

  
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