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Autore: Babu 17    27/12/2009    1 recensioni
Il letto era comodo, troppo comodo. Stavo per riaddormentarmi quando qualcuno si schiarì la voce. Aprii gli occhi e saltai a sedere. Chi c'era? Mi guardai attorno e spalancai la bocca: non era possibile. Ok, nella mia testa c'era davvero qualcosa che non andava. Com'era possibile altrimenti che proprio lui fosse davanti ai miei occhi in quel momento? No, no, c'era qualcosa che non tornava. Chiusi gli occhi e li riaprii; era ancora li. Mugolai frustrata. Rise.
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti! Ho deciso di postare già il secondo capitolo e di aspettare i vostri commenti e le vostre opinioni. Spero davvero che vi piaccia.

Fatemi sapere che cosa ne pensate.

Bacioni.

Babù.


2. Mamma


Qualcosa mi sfiorò la guancia. Era qualcosa di fresco, profumato, pulito. Mi infondeva tanta sicurezza. Cos'era? Un animale no di certo, io non avevo animali domestici; mi avrebbero portato via troppo tempo. Volevo aprire gli occhi. Solo che non ci riuscivo, come se una forza sconosciuta mi costringesse a tenerli chiusi.

Mi sforzai.

Schiusi piano gli occhi ed una luce accecante mi stordì.

Li richiusi nuovamente e li strofinai con forza, forse ero diventata cieca.

Provai di nuovo ad aprirli, ma la luce si era offuscata. Stava sparendo. Guardai con attenzione e, nel bianco puro della luminescenza, vidi un volto. So che sembra assurdo: ma ho visto davvero un volto!

Stavo di certo impazzendo. Dopo la quinta volta che ti mollavano senza motivo dopo averti usata era normale avere dei piccoli disturbi mentali.

La serratura della porta scattò e lo stipite mi colpì dritto in testa. -Ahia!-, dissi massaggiandomi il bernoccolo.

-Che diavolo ci fai per terra davanti alla porta?-, chiese una voce familiare.

-Niente mamma, cercavo una cosa-.

-Per terra?-.

-Si!-.

-L'ho sempre detto che non sei tutta normale! Mah!-, disse andando in cucina. Quando si voltò le feci la linguaccia: odiosa vecchiaccia! Te lo faccio vedere io se non sono normale! Mi alzai da terra ed andai in camera mia. Ora, oltre ad essere depressa ero anche arrabbiata nera, maledetta!

Odiavo mia madre: era tutto ciò che non avrei mai voluto essere in tutta la mia vita. Anche se era bella, aitante, carismatica...mi facevano schifo tutte le sue qualità. La trovavo sgradevole come la puzza di pesce marcio.

Ero stata costretta ad andare a vivere con lei ad Amburgo quando mio padre era impazzito. Io e papà non avevamo più nessuno, solo noi due. Con lui io stavo bene, riuscivamo a capirci, in qualche strano modo. Poi era successo il fattaccio: aveva avuto un incidente automobilistico che l'aveva paralizzato; i primi tempi era sembrato che si ristabilisse, poi era impazzito, aveva cercato di aggredire me e la sua infermiera e l'avevano rinchiuso in manicomio. Crisi isteriche frequenti. Perdite di memoria. Le ferite che peggioravano.

Entrò in coma e morì entro un anno. Ed io fui portata qui di peso.

Odiavo quel posto come odiavo quella donnaccia che mi aveva abbandonata prima che compissi il primo anno di età.

Non la sopportavo. Non sopportavo il suo comportamento da santa quando, invece, era la prima che la regalava a tutti quelli che le passavano a tiro.

Era saccente, antipatica, scontrosa, falsa e rompi palle. Insomma, non saremmo mai potute andare d'accordo, nemmeno se ci fossimo impegnate.

Lei odiava me e mi riteneva un peso. Io odiavo lei a la ritenevo una vacca.

Convivenza civile.

Mi gettai sul letto e sospirai. Maledetti tutti! Stronzi! Che mondo del cavolo! Incredibile come una giornata che sarebbe dovuta essere perfetta diventi così orribile. Mi rannicchiai in un angolo e scoppiai di nuovo a piangere: -Maledetto Mike e le sue stupide scuse!-.

Di nuovo sentii quella sensazione di carezza sul volto.

Quella freschezza.

Quel sentimento.

Aprii gli occhi. Per un attimo vidi dei lineamenti, poi tutto scomparve. Che diavolo mi stava succedendo?

Il cellulare squillò. Era un sms della mia amica Katya; avevamo legato subito Katya ed io, era una ragazza simpatica e piena di vita. Stava sempre appiccicata a me facendomi ridere in continuazione: era una tale scema. Però era dolce e da ben due anni (cioè da quando mi ero trasferita) era l'unica che mi avesse accettata per quello che ero e non si fosse mai lamentata di tutto ciò che combinavo, o per cosa mi lamentavo.

Com'è andata con Mike? Sesso sfrenato?”, risi.

Mi ha lasciata”, scrissi ed accesi una sigaretta.

Cosa!? Oddio tesoro come stai? Tutto bene? Vuoi che venga lì?”.

Mi sembrava di vederla: tutta preoccupata che aspettava una mia risposta. “No, tranquilla...me la cavo”.

Preferisci andarlo a picchiare domani?”.

Ci penso poi ti dico. A domani. Byebye”.

Era carina come idea, di certo avrei picchiato duro e mi sarei divertita. Adesso avevo solo voglia di piangere.

Il letto era comodo, troppo comodo. Stavo per riaddormentarmi quando qualcuno si schiarì la voce.

Aprii gli occhi e saltai a sedere. Chi c'era?

Mi guardai attorno e spalancai la bocca: non era possibile.

  
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