Naruto, 'Tramonto' di sushiprecotto

Titolo: Tramonto.
Fandom: Naruto.

Personaggi/Pairing: Kakashi Hatake, Gai Maito.

Disclaimer: I personaggi e la storia (ahimé) non mi appartengono, ma sono solo e soltanto di proprietà di Masashi Kishimoto. La fiction non è stata scritta a scopo di lucro, bensì per piacere personale ~~nell’idolatrare Maito Gai.~~

Avvertenze: Missing Moments, One-shot, Spoiler!.

Genere: Introspettivo, Generale.

Rating: Verde.

Conteggio parole: 527 (con Word).

Introduzione: L’unico fatto al quale ora come ora voleva dare rilevanza era il potersi godere ben venti minuti di pace per osservare il tramonto insieme al suo migliore amico.

Note Autrice: Nulla di che, davvero. Volevo solo scrivere qualcos’altro aderente al One Hundred Prompt Project e dare un contributo a questi due personaggi, che personalmente adoro.

Quindi… eccomi. Ho inserito l’avvertimento “Spoiler!” perché, anche se relativamente poco rilevante – potrei anche essermelo inventato di sana pianta, molti fanwriters l’hanno già fatto – nei capitoli non ancora usciti in Italia è noto che Kakashi, dopo il quasi coma di Tsunade, diventa Sesto Hokage. *fine spoiler*

La fiction partecipa al One Hundred Prompt Project con la parola “Tramonto”.

Spero possa essere di vostro gradimento. <3

Tramonto.

"Hokage, deve tornare nel suo ufficio. Ci sono pratiche da firmare."
Kakashi non era mai stato una persona particolarmente disposta all’agire o al farsi carico di ruoli; sebbene non fosse proprio ai livelli del Nara minore, una – grossa – parte di lui amava parecchio l’idea del poter poltrire per un paio d’ore con di fianco il proprio libro preferito o simili.
Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa, in quel momento, per liberarsi semplicemente da quel segretario.
"Hokage, le ho detto che…"
L’Hatake sospirò sonoramente, tanto da zittire l’uomo.
Sapeva che tutti quei doveri erano solo a beneficio di Konoha, tuttavia nel diventare capo di questa aveva scoperto di non sopportare la troppa burocrazia – specie se questa comportava che altri esseri umani, nonché dopotutto poveri e giusti lavoratori, ne dovessero dipendere.
Si risolse a congedare l’uomo con una mano, mentre dava d’intendere la promessa di finire presto il suo lavoro.
"Ti chiedo solo una ventina di minuti. Poi tornerò nel mio ufficio. Firmerò quei documenti e nessuno le rimprovererà d’avermi fatto riposare un attimo, al contrario. Ora posso andare?"
L’altro fece per parlare, ma poi annuì e tornò da dov’era venuto.
"Grazie." disse il neo Hokage, al vuoto. Finalmente era riuscito a restare da solo.
"Oi! Kakashi!"
…Come non detto.
"Gai." fece, abbozzando un sorriso.
Lo shinobi era seduto sul prato situato appena sotto l’edificio dove era l’Hatake, voltato verso il suo indirizzo.
Kakashi scese l’ultima scala, raggiungendo l’altro.
"Che ci fai qui?"
Il moro stava continuando ad osservarlo, sebbene avesse rivolto tutto il resto del suo corpo davanti a sé.
"Avevo un momento libero, così ho provato a venire per osservare il tramonto. E tu?"
"Io ci lavoro, Gai." disse, sedendosi di fianco a lui.
Davanti ai due vi era un enorme tramonto, il quale incombeva caldo sul villaggio, che circondava gentilmente.
"Era da un po’ che non riuscivamo a vederci così, eh?"
"Già."
Poi entrambi restarono in silenzio, come in attesa del sole e dei ricordi.
"Neo Hokage." ghignò Gai, dopo un paio di minuti. "Certo che ne è passato, di tempo."
Kakashi sorrise.
"A quanto pare."
Eppure restavano sempre lì, insieme, ad osservare il tramonto. Rassicurante.
Per un’altra manciata di minuti si costrinsero a non parlare, mentre davanti a loro il sole si consumava.
"Mi hanno detto che presto affronterai una nuova missione di livello S, in qualità di capo del villaggio." ricominciò ancora una volta il moro, continuando a guardare davanti a sé.
"Mmh."
"Vedi di stare attento."
Kakashi sorrise per la terza volta.
"Non ti preoccupare."
Alla fine non sapeva come sarebbe andata in futuro, quali rogne avrebbe dovuto sbrogliare o quali pericoli scampare, tuttavia in quel momento non gli importava.
L’Hatake si distese quasi completamente al suolo, mettendo i gomiti dietro la schiena per appoggiarsi, poi sospirò.
L’unico fatto al quale ora come ora voleva dare rilevanza era il potersi godere ben venti minuti di pace per osservare il tramonto insieme al suo migliore amico.