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Autore: redeagle86    28/12/2009    6 recensioni
Tsukiko viene data in sposa ad un nobile vampiro; sarà l'occasione per Hanabusa di riflettere sul loro rapporto e, forse, di dirle addio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanabusa Aido
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: redeagle86

Partecipante al contest "Da Una Canzone" di marghepepe, di cui attendiamo tutti il risultato ^^

 

Titolo: Goodbye

Autore: redeagle86

Fandom: Vampire Knight

Canzone: Tiziano Ferro "Il sole esiste per tutti"

Tipologia: Fanfiction anime/manga

Genere: Introspettivo

Rating: Giallo

Avvertimenti: One-shot

Note autore:

Poche, a dir la verità. Tsukiko Aidou fa la sua apparizione nell'anime in due occasioni, entrambe di pochi secondi: la prima da bambina, quando Kaname entra nella loro vita; la seconda durante la festa organizzata da suo padre, in cui il genitore la offre come sposa a Kaname. Non avendo letto il manga, non so se lì compare più spesso, sono andata molto a fantasia per quanto riguarda il suo carattere e il suo rapporto con il fratello.

In generale mi piaceva quest'idea di un legame forte, velato a tratti da un'atmosfera un po' lasciva.

Mi sto dilungando, aiuto…quindi concludo dicendo che il valore simbolico della pervinca è legato al ricordo; regalare una pervinca esprime il desiderio di lasciare e conservare un dolce ricordo.

Introduzione:

Tsukiko viene data in sposa ad un nobile vampiro; sarà l'occasione per Hanabusa di riflettere sul loro rapporto e, forse, di dirle addio.

 

 

Goodbye

 

Tsukiko dormiva profondamente, la testa poggiata sul petto del fratello; sulle sue guance resistevano i segni delle lacrime ormai asciutte e il suo corpo conservava qualche ultimo singhiozzo che, di tanto in tanto, scuoteva il corpo esile della fanciulla.

Era stata brava, aveva recitato la sua parte alla perfezione, accontentando i desideri -o meglio, i voleri- del padre che aveva concesso la sua mano ad un nobile vampiro di cui lei non sapeva nulla. Aveva sorriso, era stata impeccabile nel ruolo di figlia docile quanto un animale addestrato. Ma, una volta sola, si era rifugiata tra le uniche braccia che potessero comprenderla e consolarla, com'era sempre stato.

Hanabusa la osservava con dolcezza, accarezzandole lentamente i capelli color del grano: aveva ascoltato il suo racconto senza avanzare alcun commento, limitandosi ad abbracciarla e a tentare di arginare la sua disperazione. Dentro di sé, però, aveva provato un odio feroce verso il genitore: non dava in sposa Tsukiko per renderla felice, ma per garantirsi degli alleati in caso di una battaglia tra i vampiri sostenitori dei Kuran e il Consiglio. La sua cara sorella, sempre mite e generosa, si era tramutata in un contratto su cui apporre una firma, un modo per ottenere poter ein quella costante guerra d'odi, ripicche e rancori risalenti ad un tempo che non apparteneva loro.

La ragazza si mosse nel sonno, stringendosi di più a lui; l'avrebbe persa per sempre, avrebbe assistito impotente al suo lento spegnersi: come una debole fiammella, la gioia e la vitalità di Tsukiko si sarebbero estinte al fianco di un uomo che non amava.

Chi la conosceva meglio di lui? Non certo il loro padre: no, i genitori avevano soltanto dato loro la vita, ma non sapevano nulla. Non avevano idea dei segreti che condividevano i due fratelli, non conoscevano il suono della risata della figlia o quale fosse il suo profumo.

Aidou lo sapeva: sua sorella profumava di vaniglia come un biscotto e la sua risata era limpida e cristallina. Una risata che aveva sempre accompagnato la sua, fin da quando il vampiro aveva memoria.

Anche dopo che nella sua vita era entrato Kaname, il loro rapporto non era mutato: tutto era cambiato dopo l'incontro con il Purosangue, tranne questo. La giovane era probabilmente la sola persona che Hanabusa ritenesse più importante dell'amico.

Perché ad ogni ricordo triste era legato il calore del suo abbraccio, delle sue parole capaci di scacciare qualsiasi amarezza.

Perché agli occhi del mondo lui doveva essere il vampiro forte, pericoloso, dal carattere resistente quanto il ghiaccio, ma con sua sorella poteva smettere di recitare e mostrare che in realtà bastava davvero poco per scalfire il ghiaccio.

Con Tsukiko non doveva dimostrare niente, non doveva combattere e primeggiare su altri per poter sperare anche solo in uno sguardo: il suo affetto c'era sempre e in qualsiasi situazione. C'era nelle vittorie e nelle sconfitte, invariato.

Per questo adesso gli era insopportabile lasciarla andare verso l'infelicità, permettere che la usassero come una merce di scambio. Le pareva di tradirla.

-A cosa stai pensando?

-Alla ragazza nel mio letto?- ironizzò, giocherellando con una ciocca. –Non è giusto: nostro padre non può farti questo.

-Può e lo farà, perché io ho accettato- replicò la bionda.

-Se ti fossi rifiutata, lui ti avrebbe costretto. Non gli interessa la tua felicità.

-Non dire così, oniisan.

-Perché non dovrei? È la verità, non negarlo.

-Vado in sposa ad un membro di una famiglia importante e questo è un onore per me- replicò, prendendogli il viso tra le mani.

-Non hai bisogno di fingere- ribatté lui, volgendo la testa. –Le tue lacrime erano sincere! Tu non vuoi sposarlo, quindi…

La frase morì sul nascere, fermata dalle labbra di Tsukiko premute contro le sue; un bacio a cui il fratello si abbandonò a poco a poco, affondando le dita nell'oro dei suoi capelli, mentre quel contatto diveniva meno casto, allontanandosi dal semplice affetto famigliare e rivelandosi come qualcosa di più serio.

Tra le mille sfumature di una vita in bilico tra due mondi, dove giusto e sbagliato o morale e immorale, avevano contorni labili ed evanescenti quanto il fumo, anche i sentimenti erano liberi da ogni definizione. Erano belve, dopotutto, abbastanza intelligenti da superare indenni lo scorrere dei secoli, ingannando chiunque con la loro forma umana.

Cacciatori compresi.

Ma c'erano istinti che squarciavano quella maschera e facevano riemergere la loro vera natura.

E Hanabusa si lasciò coinvolgere dal gioco della sorella, si perse nel profumo di quella pelle che si mescolava al suo, accarezzando un corpo che conosceva perfettamente. Sapeva che quello era il suo modo di dirgli addio, poiché era una parola che lei non aveva il coraggio di pronunciare.

Era un'ultima follia, per scrivere la parola "fine" a tutto ciò che li univa.

 

°*°

 

-Stai bene?

La voce roca di Akastuki spezzò il silenzio teso dell'abitacolo dell'automobile; appoggiato al finestrino, il cugino fissava l'orizzonte scorrergli davanti agli occhi come un film che non poteva riavvolgere.

Stavano tornando all'Accademia Cross; la residenza Aidou era ormai solo un puntino alle loro spalle: una residenza da cui Tsukiko era già stata portata via.

Il rosso si limitò ad un'occhiata carica di sottintesi, ma il suo fuoco preferì non sciogliere il ghiaccio; non ce n'era bisogno in fondo: il dolore tremava dietro l'apparente calma del suo sguardo ceruleo. Ma il sipario era alto e lo spettacolo doveva continuare.

Però…

Lo vide portare una mano in tasca, estraendone qualcosa: un fiore. Una pervinca.

Il biondo la fissò con un sorriso lieve: Tsukiko gliel'aveva lasciato sul cuscino prima di uscire per sempre dalla sua vita. Almeno in apparenza.

Anche Kain sorrise. Aveva capito che non sarebbe cambiato nulla: niente avrebbe cancellato il passato, un passato che apparteneva solo ai due fratelli o i ricordi che avrebbero scaldato sempre i loro cuori.

Non era la fine.

Era solamente un altro inizio.

 

FINE

  
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