To be Alive.

È un modo come un altro per sentirsi vivi.

Forse il signor Kaji lo definirebbe così.

E poi ancora:

È una cosa da adulti, vero? E chi siamo noi?
RAGAZZINI, giusto? Bambini, appena adolescenti.

Ma chi lo dice? Chi?

Chi può confermare che questo non sia roba per noi…invece che per gli “adulti”…come Misato…chi può dirlo?

E perché mai, poi? Che avrà di così tanto speciale?

Ci vuole un addestramento anche per questo?

Ci vuole un’attitudine particolare? Abilità insite dalla nascita?

Alla fine che ci vuole?

Basta spogliarsi…prendere posizione…e…

AH…

eh vabbé, avevo sentito dire che avrebbe fatto male. Era previsto. Ma c’è di peggio. Molto peggio.

Per esempio, avere dentro qualcuno che non mi sta rendendo viva. Qualcuno che sta vanificando questo tentativo, già inutile di per sé.

Maledetto Stupi-Shinji…maledetto re del tasso di sincronia…maledetto salvatore di noi poveri mortali derelitti…oh, tu sì che sei superiore!!

Mi guardi, disteso sotto di me, con la coda dell’occhio.

Ma nemmeno in faccia, poi. Mi guardi i capelli.

Mi guardi la bocca.

Mi guardi la pelle tra il seno e l’ombelico.

Guardi dove ci congiungiamo.

Zitto. Immobile.

- Accidenti a te!

No, Asuka…non associarlo a un automa…non associarlo a una bambola.

Non posso. Se anche Lui diventa statico, privo di reazioni…a me cosa cazzo resta??

Nulla. Un emerito niente.

Niente, niente, niente.

La mia stessa esistenza mi ha svuotata. Sono bastati due angeli a sgretolare tutto ciò che per anni avevo ammonticchiato nella mia mente. Due combattimenti, due persone che mi hanno salvata.

Surclassata, come una perfetta imbecille.

Anni, e anni e anni di lavoro. Anni e anni di esercitazioni.

Tutti quegli anni, per cosa??

Per finire in questo letto, cercando disperatamente di afferrare qualcosa…nemmeno io so cosa, di preciso…

Vaffanculo.

Vaffanculo, saputello di uno Stupi-Shinji. Dannato So-tutto-io.
Vuoi arrogarti il diritto di comprendermi? Vuoi attribuirti la capacità di vedere dentro di me? E chi pensi di essere per riuscire a fare tanto?

Pensi di capirmi? Pensi anche solo lontanamente di potermi sondare l’animo?

Ma se non ci riesco nemmeno io…se non c’è riuscito nessuno??

- Accidenti a te…quando ti guardo mi vengono i nervi!!!

…pausa, nemmeno troppo breve…

- …perché ci assomigliamo, Asuka…

Quanto ti prenderei a schiaffi.

Ragazzino. Sei solo un ragazzino. Un ragazzino di una bastardaggine unica nel suo genere.

Se stavi zitto e ti muovevi di più, forse facevi una figura migliore.

Cosa cazzo pensi di capire di me?

Sbagli in partenza.

Dio, se sbagli.

Ho paura io stessa di capirmi.

Ho paura di scavare dentro di me, di trovare qualcosa. Sempre che, a questo punto, dopo il benservito della Nerv, ci sia ancora qualcosa qui, dentro di me.

Ma ci deve essere. E tu ora sei in questo letto per questo.

Ci DEVE essere qualcosa dentro di me.

Perché non è piacevole??

Perché non succede come nei film?

Perché non mi guardi???

Guardami, stupido Shinji.

Guardami.

GUARDAMI.

Dimmi che posso averti solo per me. Dimmi che in questo letto c’è tutto.

Anima, corpo, presente, futuro.

No, il passato no. Niente passato.

Niente ricordi.

Niente mamma. Niente genitori adottivi. Niente tutori.

Niente Misato.

Niente Rei. Niente Allieva Modello.

Niente Kaji…

Già, niente Kaji. Non riesco a sovrapporre la sua immagine al viso sotto di me.

Shinji, siamo soli?

Cosa stiamo facendo?

Posso averti solo per me? Così come sono?

Sono tutto ciò che hai visto di me, e anche peggio.

Sono tutto ciò che hai visto di me, e tutto il contrario.

…Ci assomigliamo…

Non è vero. Non è così.

Mi odio.

Ti odio, Shinji Ikari. DEVO odiarti.

Non ho scelta. O mi obbligo a odiarti o mi ossessiono col bisogno di averti.

Io DETESTO aver bisogno di qualcuno.

No, io non piango. Penserò per me stessa.

Ho bisogno di te…

Non annientarmi, Shinji.

Non essere accondiscendente con me.

Se un giorno mi scapperà detto ciò che sto pensando ora, dimmi di sì.

E poi dimmi di no.

Fingi che io non abbia bisogno di Stupi-Shinji.

Fingi che io sia ancora l’Asuka che sa reggersi sulle sue gambe, sulla sua spavalderia, sulla sua sicurezza.

Non ti ergere a mio difensore. Non annientarmi.

…Ci assomigliamo…

Sono viva se posso dominarti.

Sono viva se posso baciarti ogni volta che mi annoio.

Sono viva se posso portarti a letto quando non ho altre speranze, quando ormai va bene tutto.

Sono viva se posso pensare che tutto ciò sia giusto.

E bello. E perverso. E confuso.

Non voglio un posto nel tuo cuore. Voglio un posto nel tuo futuro.

Il posto più importante. Il trono di una Second Children non vuota.

Nel regno di un Third Children che mi tratti da donna.

Rovinami, se questo mi ridarà la vita.

Sbattimi a letto, se questo ti farà sentire vivo.

Non c’è niente di meccanico in questo. Non c’è niente di romantico.

Niente tramonto fuori dalla finestra, niente candele, niente piacere all’unisono, nessun tasto che funzioni a prescindere.

Io ti guardo negli occhi. Tu mi guardi passare la lingua sulle labbra.

Silenzio. Il rumore della linea circolare, la sua fermata più vicina a casa.

Qualche sospiro, di tanto in tanto.

A volte il dolore ritorna. C’è di peggio.

Non è lacerante.

Non mi sento infusa di amore.

Non è una prima volta da sogno.

Non è una prima volta da dimenticare.

Non voglio sposarti.

Non c’è da fantasticare.

Non c’è da scherzare.

Non c’è da piangere.

La tua mano appoggiata immobile sulla mia coscia.

Le mie affondate nel materasso.

Lattine di caffè vuote sparse ovunque.

Ho voglia di urlare.

Ho voglia di sfondare la finestra, il portatile di Misato.

Ho voglia di prendere a calci qualunque oggetto che non sia ancorato al pavimento.

Ho voglia di spaccare in due ogni specchio, ogni mobile di vetro.

Ho voglia di raggomitolarmi sul letto.

Ho voglia di scuoterti a forza dal tuo torpore.

Ho voglia di annegarmi nella vasca dove ti sei già fatto il bagno tu.

E, ogni volta che il mio cervello sta per passare dal semplice desiderio all’atto effettivo, mi passa ogni voglia.

Non voglio morire.

Con la massima impercettibilità, la mia mano scivola verso la tua.

Un attimo prima di sfiorarla, riesco a far fuoriuscire dalla mia bocca appena un sibilo:

- Se davvero mi capissi, sapresti farmi sentire viva…

Uno scatto.

La tua mano si allontana dalla mia, dal mio corpo.

Rapidamente scivoli fuori, scivoli via da sotto il mio corpo.

E mi guardi, finalmente.

Un misto di diffidenza. E nervosismo. E altri dieci sentimenti ostili, che ho paura di decifrare.

Ed eccola, ecco rispuntare quella parte di me che non te la vuole dare vinta. Quella che non ti permetterà di essere il primo a voltare le spalle, vestirsi e uscire sbattendo la porta.

Mi chino per raccogliere la maglietta. Shorts. Slip.

- Accidenti a te, stupido.

Guardandoti dritto negli occhi.

Pensi di essere la mia soluzione, ma non ne sei sicuro. Dai la colpa a chi ti pare, Third Children.

Fanculo.

Ti odio.

Mi odio.

Non sappiamo fare nulla, cosa siamo senza gli Eva?

Due ragazzini.

Due ragazzini con la pretesa di sentirsi vivi, importanti per qualcuno. Non si sa chi di preciso.

Quando cresceremo?

Quando smetteremo di usarci a vicenda per provare la nostra esistenza?

Provami che ci assomigliamo.

Esco a passo spedito, mi siedo in cucina.

Dieci secondi dopo, è già alle mie spalle.

Provami che ci assomigliamo, Stupi-Shinji.

NOTE: la mia prima FF su Eva dopo quasi quattro anni. Una semplice ispirazione che m’è venuta guardando The End of Evangelion; pensieri in libera uscita, insomma :P

*Martina*