Paring: Merlin/Arthur
Disclaimer: BBC
Debolezze
Arthur Pendragon era un principe
valoroso, sarebbe diventato un re buono e giusto.
Si vantava di non avere paura di nulla e di non avere debolezza alcuna. Ma tutti hanno qualche debolezza, no? Quella di Arthur Pendragon si chiamava Merlin...
Si vantava di non avere paura di nulla e di non avere debolezza alcuna. Ma tutti hanno qualche debolezza, no? Quella di Arthur Pendragon si chiamava Merlin...
Merlin
entrò nelle sue stanze senza bussare e senza tante cerimonie; il
principe gli aveva ordinato di muoversi, avrebbe avuto un allenamento
con i cavalieri, di lì a poco, e lui doveva ancora lucidargli
l'armatura.
Il servo iniziò a strofinare l'elmo con lena e sbuffando di tanto in tanto, attirandosi così le occhiatacce di Arthur, il quale pensava che, probabilmente, la sua armatura avrebbe brillato di più se Merlin non l'avesse toccata.
Lo osservò, gli occhi di un blu terribilmente intenso erano socchiusi, concentrati sul lavoro da svolgere, il viso leggermente appuntito contornato da capelli neri come l'ebano, da quelle sue orecchie un po' più grandi del normale, che lui trovava quasi... tenere.
Il suo sguardo scese sul collo: Merlin portava sempre quel ridicolo foulard, sembrava volesse tenerlo nascosto alla vista, come se, agli occhi degli altri, la sua pelle chiara e delicata potesse subire danni.
Si soffermò a osservare le braccia, quelle braccia così magre, per poi scendere sul torace, e senza accorgersi che Merlin aveva interrotto il suo lucidare, continuò a guardarlo, perso in quei pensieri.
«Sire, voi state… sbavando».
Il servo iniziò a strofinare l'elmo con lena e sbuffando di tanto in tanto, attirandosi così le occhiatacce di Arthur, il quale pensava che, probabilmente, la sua armatura avrebbe brillato di più se Merlin non l'avesse toccata.
Lo osservò, gli occhi di un blu terribilmente intenso erano socchiusi, concentrati sul lavoro da svolgere, il viso leggermente appuntito contornato da capelli neri come l'ebano, da quelle sue orecchie un po' più grandi del normale, che lui trovava quasi... tenere.
Il suo sguardo scese sul collo: Merlin portava sempre quel ridicolo foulard, sembrava volesse tenerlo nascosto alla vista, come se, agli occhi degli altri, la sua pelle chiara e delicata potesse subire danni.
Si soffermò a osservare le braccia, quelle braccia così magre, per poi scendere sul torace, e senza accorgersi che Merlin aveva interrotto il suo lucidare, continuò a guardarlo, perso in quei pensieri.
«Sire, voi state… sbavando».