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Autore: AKA FOREVER    30/12/2009    0 recensioni
Tutto quello che si poteva sentire con le proprie orecchie anche se a una distanza molto elevata,era un rumore,come di mille eserciti,rumore di piedi che marciavano,di uomini possenti. Rumore che si diffondeva per tutte le terre attorno,ma che proveniva da una sola,l'unica terra dove uomo comune non poteva entrare senza essere privato della ragione di se stesso. Era sempre esistita,e nessuno aveva mai osato cercare di impossessarsene,e chi ci aveva provato era morto nel tentativo. Invano gli altri stati avevano cercato di portarvi l' ordine al suo interno,nessuno poteva comandarli,loro erano gli Assassini.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tutto quello che si poteva sentire con le proprie orecchie anche se a una distanza molto elevata,era un rumore,come di mille eserciti,rumore di piedi che marciavano,di uomini possenti. Rumore che si diffondeva per tutte le terre attorno,ma che proveniva da una sola,l'unica terra dove uomo comune non poteva entrare senza essere privato della ragione di se stesso.

Era sempre esistita,e nessuno aveva mai osato cercare di impossessarsene,e chi ci aveva provato era morto nel tentativo. Invano gli altri stati avevano cercato di portarvi l' ordine al suo interno,nessuno poteva comandarli,loro erano gli Assassini.

Chi fossero precisamente e individualmente nessuno lo sapeva. La loro dimora,era situata in cima alla montagna chiamata Deadblood,forse l'avevano scelta per la sua impossibile scalata,perchè era del tutto ricoperta da una nube nera di fumo,non la si poteva vedere ma si sapeva che esisteva e l'unico segno di vita era proprio quel rumore insopportabile. Tamburi,rombi,lampi cosa erano non si sapeva.

La montagna era situata a Nord della Valliria,una regione al centro di tutte le altra terre. Erano otto,ma di tutte nessuna osava affrontare la furia di quella montagna e dei suoi abitanti. Tutte le terre sapevano della loro esistenza e testi antichi,che erano stati proibiti,raccontavano di uomini direttamente nati dall'unione del Dio della guerra Vexion con umane di qualsiasi specie,nobildonne,povere,liberti,e schiave.

Uomini con una bellezza ineguagliabile,possenti,dotati di corpi marmorei. Di loro non se ne sapeva il numero,ma certi erno convinti che la montagna ne potesse contenere a migliaia,secondo il boato che vi proveniva.


Anche quella notte avevano cominciato la loro solita riutin.I boati riempivano tutta la casa che tremava ad ogni passo. Rintanato sotto il tavolo di nocciolo scavato dal padre anni addietro e rifinito con disegni in frassino,Dahl si teneva le orecchie tappate con i palmi delle mani.

Nonostante ormai fosse tanti anni che udiva quei suoni quasi tutte le notti,continuava ad averne terribilmente timore. Chiudeva gli occhi stringendoli a più non posso,quasi come se volesse impedire ad un fiume di sfociare libero oltre la diga che lo blocca.

"Fa che la smettano...ti prego,ti prego" Implorava a più non posso il suo Dio clemente,quello che tutte le altre sette terre avevano deciso di adorare.

"Dahl!"Disse una voce smorzata dal pianto,una voce di bambina ancora molto giovane.

"Sysia..vieni qua" Dahl uscì da sotto il tavolo per prendere la mano della sorella minore e trascinarla sotto al mobile al sicuro con lui.

La strinse a se sentendo la sua pelle fredda e i tremiti di paura gli stessi che lui aveva avuto quando era piccolo.

"Dahl,Quando la smettono?La terra stà tremando..."

"Lo sò sorellina,senti?" Il rumore si stava dissolvendo e con lui il tremito delle pareti e lo scricchiolio dei soffitti .Poi all' improvviso silenzio.

Dahl uscì per primo da sotto il tavolo,poi fece cenno alla sorella di uscire.

La madre entrò all' improvviso nella stanza .Con aria preoccupata disse prendendo la figlia in braccio.

"State tutti bene?"

Dahl rispose affermativamente anche se nella sua testa risuonavano ancora quei rimbombi.

"Venite,sarà difficile riuscire a dormire..."

Tutti e tre si diressero nella stanza principale quella dove tutti i giorni consumavano i pasti assieme alla famiglia.

La madre prese a scaldare dell'acqua,accendendo il fuoco nel camino e mettendo a bollire una pentola di rame rosso.

Dhal era seduto difronte alla sorellina che stringeva il suo cavallo di legno regalatogli dal padre. Tutta la casa era stata costruita dall' uomo anni addietro .Anche se erano abbastanza benestanti avevano deciso di vivere come le altre persone del Villaggio,per lo più contadini e allevatori .Il padre era un falegname di altissimo livello,i suoi pezzi venivano venduti in tutte le terre persino a quella della montagna Nera.

La madre mise la tisana nelle tazze di terracotta e ne diede ai figli,poi sedendosi ne bevve anche lei.

Il padre arrivò all' improvviso spalancando la porta di accesso.

"State tutti bene?"Disse subito.

"Si padre"Rispose Dahl.

L'uomo er di statura media, aveva lunghi capelli neri che teneva legati in una coda di cavallo bassa. La barba folta e morbida gli si arricciava attorno al viso. Si mise seduto a gambe incrociate e prese a parlare.

"Abbiamo convenuto mettendo a votazione che un inviato si recaerà alla montagna"

"Cosa?Ma è un suicidio Sad...per quale motivo volete mandare un povero uomo alla morte per via diretta?"disse la moglie.

"Non possono continuare cosi,sappiamo che loro si sono dichiarati autonomi e che non seguono le regole del Re,ma ciò non togli che per i loro assurdi motivi,noi gente normale non possiamo destarci senza sentire quei boati. I loro numero deve essere cresciuto a dismisura,mai come oggi vi sono stati rumori così potenti,e se continueranno così di questo passo la nostra gente non potrà più bearsi della notte,gli anziani moriranno perchè affaticati e incapaci di avere energie,i giovani nasceranno deboli e timorosi e la nostra gente si allontanerà fin nelle terre dove non si ode il loro frastuono,ma non possiamo permettercelo,così assieme agli Anziani delle terre e al consenso del Re..."Fece una pausa per prendere fiato

"Andrò laggiù.."

"No scordatelo,tu non puoi andarci.."Disse la mogli alzandosi in piedi. La figlia cinse il collo del padre supplicandolo di non abbandonarla.

"Non ci puoi lasciare,non puoi abbandonare tua figlia di solo 4 anni e un ragazzino di 18,non puoi andartene..."

"Cara,sono l'unico che può ancora contare su una forza non del tutto invecchiata,sono gli ordini degli Anziani e devo eseguirli."

"Ma.."Abbracciò la moglie che scoppio in pianto tra le sue braccia.
"Domani partirò,ma tornerò per poter raccontare alle Comunità che cosa si cela all' interno di quella montagna."

Poi si diressero nelle proprie stanze per poter trarre beneficio delle poche ore che rimanevano prima dell' alba.

Dahl chiuse gli occhi distendendosi sul letto,il buio lo avvolse tormentato ancora da quei rombi.



Il fumo causato dai corpi in subbuglio ammassati al centro di quell' enorme stanza costruita con pareti nere ,saliva disperdendosi verso l'alto della montagna. Ormai erano rimasti in pochi dopo la cerimonia dei Passaggi dei nuovi Assassini,e quelli rimasti erano coloro che pulivano la stanza dalle numerose macchie di acqua di sudore,causate dai balli sfrenati, e di sangue dei novizi sgorgato durante il rito.

Per tutta la cerimonia l'aveva potuta toccare,vedere e assaporare. Ora invece le stava d'avanti in tutta la sua bellezza,ma non poteva assaggiare le sue labbra rosse. Non era concesso nessun atto di corteggiamento o altre forme d'amore dopo le cerimonie e dopo alcune precise Festività. Le si potevano ammirare per il resto dei giorni ma non le si potevano toccare o fare proprie,perchè così voleva il loro Dio,che le avrebbe ingravidate al momento opportuno pe dare discendenti alla Setta.

Come dopo tutte le cerimonie,l'aveva accompagnata fino alla sua stanza. Si fermarono. Lei si voltò,erano vicini troppo per la loro religione.

"Nicolas...lo sai bene che non possiamo oltre l' orario."Lui si avvicinò al suo collo. Quel collo bianchissimo come il latte,ma dove vi scorreva il sangue più puro di tutto l'universo. Si ritrasse prima di baciarla proprio su quella via lattea.

"Si lo sò...e tu non vuoi rischiare..."

"Già!"Disse lei in tono deciso e glaciale,mettendosi le mini sui fianchi pronta a fargli la solita ramanzina.

"Si si...ho capito vado nella mia stanza,con i miei compagni..Anche se non è giusto che voi avete camere singole e noi no!"
"Le regole sono queste e lo sa,ci siamo cresciuti con esse ormai dovresti essere abituato!"

"Già...le regole...Domani vengo a bussarti?"

"No. Ci ritroviamo direttamente a mensa,devo sbrigare alcune faccende per il Generale. Poi devo andare da Kandre e prendere degli oggetti per il rito che avverrà tra tre giorni. Ci troviamo la per pranzo,poi studiamo assieme?"Disse lei addolcendosi nel vedere quegli occhi nocciola diventare cupi.

"Si certo...ultimamente non hai molto tempo per me."Lei gli si avvicinò.

"Lo sai,sono stata regredita di due posti,sono tornata ad essere Guardia delle armi,e se non sbaglio è colpa di qualcuno..."

"Di sicuro..non mia"

"Ah!Senti senti,se non fosse stata per la tua curiosità,e se non fosse stata per la lentezza dei riflessi di Jin,a quest ora io avrei ancora il mio titolo di Assassina D'Ombra,mentre mi ritrovo ad essere la balia delle armi...se non vi avessi aiutati a dileguarvi dalla Stanza Proibita,voi due vi trovereste davvero privati delle vostre doti,dei vostri privilegi e averi,e avreste conosciuto finalmente quelle terre per qui ho perso il mio titolo,poi solo per trovare manufatti,ove si racconta di terre lussureggianti e bellissime."Lui la spinse contro la porta di ebano nera,il simbolo della Casata di lei ,intarsiato di rosso ciliege rappresentante,un paio di ali spezzate da due pugnali differenti,con il suo corpo e la sua forza la costrinse a stare ferma e bloccandole le mani con le sue la prese a baciare appassionatamente sull' unico punto che la divisa nera e il mantello non coprivano. Lei lo lasciò fare,lo desiderava quanto lui desiderava lei,ma non potevano sarebbe stato Adulterio.

Sussurrando all' orecchio disse:
"Nicolas...smettila ci possono scoprire..."Senza fermarsi rispose.

"Non ti preoccupare,Jin è dietro l'angolo e ci copre le spalle..."Lei chiuse gli occhi.

"Ti prego Jin chiamalo,chiamalo o qui finisce male..."Il ragazzo sbucò dall' angola a passo svelto,tocco l'amico sulla schiena.

"Nicolas,si avvicinano i Notturni..andiamocene."Lui si staccò dal collo di lei.

" Proprio ora.."Lei lo guardò,poi sorridendo disse.

"Allora a domani,Jin,Nicolas..."Li salutò portandosi il pugno al cuore e inchinandosi.

"Buonanotte Vittoria" E scomparirono nell'ombra.


Si richiuse la porta alle spalle,lasciando la chiave nella serratura. Sarebbe bastato l' odore di estranei a svegliarla per potersi difendere.

Si slacciò il lungo mantello nero ricamato con rune rosse,si sedette sul letto a baldacchino ricavato dalla roccia della montagna e reso un giacilio per la notte grazie al materasso e ai cuscini. Si portò le mani agli stivali slacciando tutte le cerniere e i lacci che le intrecciavano la pelle dello stivale alla sua,poi dopo esserseli sfilati,prese a togliersi la tuta di cuoio e pelle nera. Rimase con gli indumenti da intimo,gli unici che le davano un aria da vera donna. Prese a sciogliersi la lunga treccia,i capelli le ricaddero lungo la schiena,si tolse la molletta che le bloccava un lungo ciuffo che le andava sull'occhio sinistro coprendolo. Solo nella sua stanza le era permesso di essere una donna,al di fuori doveva comportarsi come un Assassino e basta,non le erano permessi indumenti che lasciassero intravedere la pelle o le curve del fisico,i capelli dovevano essere legati e il viso scoperto,perchè in caso di assalto la si doveva confondere come un uomo e doveva comportarsi come tale,ma soprattutto il nemico non doveva avere pietà per lei essendo femmina. Si distese lungo il letto,stando supina,pensava alla situazione che si stava creando tra lei e Nicolas.

Era sempre stato il suo compagno di squadra assieme a Jin e Aimee,da prima,avevano affrontato il Noviziato assieme essendo dello stesso anno,poi erano stati messi insieme a comporre una squadra durante il periodo di Formazione. Avevano imparato a conoscersi,e contro le regole erano diventati amici,lasciandosi le premure tra di loro solo nei momenti in cui non erano osservati dagli altri Assassini.

Poi erano cresciuti e ognuno di loro aveva scelto in base alle proprie capacità,il Grado e titolo di Assassino. Lei era stata scelta come Assassina D' ombra,coloro che uccidono determinate persone assegnate ad una missione,Nicolas era un Assassino D' Amaranto,coloro che nelle missione di assassinio scortano il Sicario e lo proteggono attraverso la magia nera. Jin datato di una forza e una stazza al di fuori di tutti gli altri era stato scelto come Assassino di Ferro,colui che durante le missioni aveva il compito di distruggere tutto ciò che impediva il loro compimento ed infine Aimee,Assassina Croce,un elemento fondamentale,colei che attraverso la magia bianca curava i compagni in caso di ferite. La loro amicizia era molto forte,e nessuno aveva mai sospettato che esistesse fra i quattro.

Ma dopo aver passato i 15 anni,i loro corpi erano cambiati,le due ragazze erano diventate donne e fertili,e loro due uomini possenti e affascinanti. Presto si accorsero avvicenda di provare sentimenti più forti di una semplice amicizia,ma non potevano permetterselo.

Il loro Dio proibiva qualsiasi rapporto sessuale e non,solamente durante i Noviziati e in alcune occasioni era permesso che si toccassero in modo al di fuori del normale e solamente durante i loro balli sfrenati.

Ed era stato così quella notte. Davanti alla statua del Dio ai suoi piedi,lei e Nicolas avevano ballato sfrenatamente,strusciando i corpi come se si unissero,lui l'aveva toccata ovunque l'aveva stretta e baciata sul collo,poi lei aveva distaccato un attimo gli occhi da loro due e aveva visto l'amica nella sua stessa situazione con Jin,ormai era chiaro stavano andando oltre tutti e quattro. Ma lui l'aveva ripresa,le aveva portato le mani sui fianchi muovendola a ritmo di musica. Anche gli altri stavano ballando sfrenatamente,i piedi che battevano a terra causavano grandi rimbombi che facevano tremare la montagna.

Nonostante avesse gli occhi aperti,rivedeva tutta la serata passarle davanti. Il suo petto si alzava e abbassava irregolarmente ancora eccitata per i baci dell'amante.Poi chiuse gli occhi e riusci ad assopirsi.


Dhal sentì scuotersi all'improvviso.Spalancò gli occhi e vide il padre con in braccio la sorella minore. Il suo viso era cupo e solcato da profonde incavatura di terrore.

"Che succede padre?"L'uomo lo fece sollevare poi disse:

"Ci attaccano"

Dhal non ebbe tempo di vestirsi,il padre lo trascinò assieme alla sorella nel sottosuolo che aveva scavato sotto l'armadio dei vestiti,in caso di attacchi nemici.

"Tu stai qui con tua sorella per niente al mondo uscite di qua,non muovetevi ne fate rumore quando tutto si sarà calmato vi verrò a prendere."

"Ma padre.."Aveva tentato di obbiettare.

"No Dahal,tu devi vivere e stare con tua sorella e proteggerla...capito?"

"Si padre" Annui. La bambina lo abbracciò gridando il nome del padre che si allontanava da loro.

Tutto quello che udivano da la sotto era una gran confusione,gente che urlava di terrore di dolore,pianti di bestie trucidate,scalpicci e rumori di spade.

Si appiatti a terra coprendo con tutto se stesso la sorella. Ad un certo punto,nella stanza irruppe la madre. Era tutto buio,tranne quella fessura che gli permetteva di respirare.

"Chi siete? Cosa volete?Qui non c'è niente...."Dahl si affacciò alla fessura. I suoi occhi videro tre figure nella stanza,quella della madre e quella di due uomini in nero. Di loro,si intravedevano solo gli occhi,dai buchi delle loro maschere nere. La figura più bassa,non esitò un istante trafisse la donna squarciandole in due lo sterno. Calde lacrime gli scesero rigandogli il viso. Spinse la sorella oltre la fessura per non permetterle di vedere la madre morta. Ma troppo provato non vi riusci.

"Madre.."Le tappò la bocca. L' uomo più alto prese a frugare ovunque. Forse cercavano qualche cosa. Forse cercavano loro due.

La figura piu piccola,si avvicinò a loro,vide i suoi calzari sopra di loro,poi due occhi glaciali. Sobbalzò. Li avevano trovati. Era finita sarebbero morti.

"Ferro"Dissero quegli occhi chiari come il cielo,un voce gutturale come metallizzata chiamò una alta figura. I passi erano pesanti.

"Sposta questo armadio...subito e in fretta..."Ordinò.

L'uomo con forza brutale spostò l'armadio che copriva la botola solamente con un mano sollevandolo e sbattendolo rumorosamente all'altro capo della stanza.

Poi con un pugno sfondo la botola nel pavimento. Dhal coprì la sorella dalle schegge di legno. Poi si senti sollevare e buttare a terra. In pochi secondi aprì gli occhi e vide quelle tre figure più nitidamente di prima. Erano in tre,coperti di nero da capo a piedi,per ogni centimetro di pelle che avevano. Una era molto bassa rispetto alle altre,uno di statura media e abbastanza in carne e l' ultima era la più alta.

"Fatto!"Disse l' uomo chiamato Ferro.

La figura più esile si avvicinò alla sorella di Dhal. Le toccò i capelli.

"Ma che bel fiorellino che abbiamo..Non vuoi vero che le accada qualcosa giusto?" Aveva mosso semplicemente la spalla destra e una lama le usci dagli avanbracci,puntandola al collo della bambina.

"Lasciala stare!!" Fece per muoversi ma si trovò costretto a terra trattenuto dall'uomo dell'armadio.

"Cosa credevi di fare pivello?"Lo intimò lui.

Quegli occhi azzurri lo guardarono.

"Dicci dove è il Bastone....E noi vi lasceremo in vita"Dahl fu sorpreso,non conosceva l' oggetto che cercavano quei sicari.

"Amaranto!!!"Una quarta figura alta ancora meno del uccisore della madre entrò nella stanza avvicinandosi alla figura alta che continuava a cercare l' oggetto.

"Croce,cosa succede"

"Siamo rimasti noi,i superiori stanno tornando,il Bastone non è qui...dobbiamo andarcene subito...."

"Ombra!"L'uomo si avvicino a quello che teneva la sorella in puno.

"Si ho capito...peccato..."Diede un colpo netto tra capo e collo alla sorella così forte da farla svenire.

"Sysia!!!"Urlò lui avvicinandosi.

"Maledetto!!!"Si alzò cerando di colpire con un asse di legno la schiena della figura,al momento del colpo,un onda d'urto causata dall' uomo chiamato Amaranto lo catapultò all'indietro. Svenne per i colpo.

Sentì solamente i loro passi allontanarsi poi silenzio. Una parola, poi divampò il fuoco. Si sentì leggero e trascinare per i piedi,era fuori,aprì gli occhi e si sollevo. Il padre guardava la casa in fiamme.

"Sysia..Dove è Sysia?"

"Lei...è bruciata...."Scoppiò in lacrime. Poi sollevo la testa al celo che si stava rischiarando per l'alba in arrivo. Ai raggi del sole vide 4 Uccelli enormi e di differenti colori,poi una freccia colpì il padre,al cuore, proveniente da uno dei quattro uccelli. Si accasciò a terra piangendo e gridando.


Erano tornati da poco al Tempio. Stavano camminando per uno dei corridoi del 5 piano. Come sempre dopo le missioni dovevano fare rapporto. Entrarono dopo ave bussato alla porta del Generale. L'uomo era seduto sulla sedia della scrivania con i piedi distesi sul tavolo,colmo di scartofie. Era un uomo molto grande sia di statura che di fisico. Era calvo e aveva un pizzetto squadrato nero attorno alla bocca.

"Bene fate rapporto...ma siete in ritardo o sbaglio?"Disse con voce acuta e pungente.

"Signore,siamo in ritardo perchè le ricerche sono andate invane,il Bastone non era li..."Il Generale si alzò. Andò difronte alla persona che aveva parlato.

"Aimee..."Le tirò un violento ceffone che le fece volare la maschera che la proteggeva. Sulla sua bocca si dipinse una scia di sangue.

"Hai sbagliato un altra volta...Il Dio ti ha dato la magia bianca perchè non hai qualità fisiche,se non la usi a dovere te ne tornerai da dove sei venuta e non è di certo il paradiso mia cara..."

"Signore,eccellenza..."Disse una figura che si tolse la maschera.

"Vittoria...Piccola dolce Vittoria.."Disse accarezzandole il viso.

"Maestà,il Bastone non vi era,ma allo stesso modo,non ci sono superstiti,Nicolas ha dato fuoco tutto e io ho ucciso chi ancora respirava..."

"Ottimo,meno sanno cosa stiamo complottando prima potremmo procedere con il nostro piano."

"Signore,non c'erano oggetti di alcun valore in quel villaggio..."Disse Jin.

"Perfetto. Adesso potete coricarvi."I quattro fecero per salutare con il pugno al cuore ma vennero bloccati.

"Ah!dimenticavo...Victoria sei di nuovo ammessa al tuo titolo da stasera,quindi sospendi ogni attività che avevi in programma o che ti era stata affidata,puoi tornare ad allenarti con i tuoi Maestri."

"Si signore grazie infinitamente.."

"Nicolas e Jin,ottimo lavoro bravi,riguardo ad Aimee,domani avrai lezioni direttamente dal sottoscritto...ti voglio qui tra 3 ore."

"Si"Affermò la ragazza pulendosi dal sangue. Poi salutarono e uscirono.

La guardava con rabbia,la sua mente contro tutta lei,che era la sua miglior amica. Camminavano verso le loro stanza,scortate dai due amici.

L'aveva picchiata e non l'avevano aiutata o difesa,Nicolas,ma soprattutto Jin che era ciò che amava di più al disotto del suo Dio,erano rimasti impassibili difronte a quell'uomo.

"Bè!Grazie ragazzi...sul serio non scomodatevi di difendermi la prossima volta..."Disse acida.

"Aimee,ragiona se ti avessimo difesa avrebbe sospettato che non seguiamo le regole e che tra noi quattro ci sono alcune emozione non previste..."Si sentì improvvisamente piccola. Aveva ragione,come sempre,lei aveva ragione.

"Scusa,è che ultimamente le cose stanno cambiando,la mia magia peggiora e vedo segni offuscati,così sbaglio i luoghi..."

"Dai,non ci pensare,domani è un altro giorno no?"Come non si poteva volere bene a Victoria,l'abbracciò svelta e saluto Jin baciandolo sulle labbra,poi salutò arrivata alla sua stanza e vi entrò.

Dopo poco giunsero a quella dell'altra compagna. Nicolas guardò Jin

"Si capito vado di guardia al mio amico angolino la...Notte bella"Disse lui sorridendo.

"Notte Ciccione.."

"Sè sè..."

Si voltò a guardare quegli occhi che trovava bellissimi ogni volta che vi si specchiava da quanto erano chiari. Le accarezzò una guancia.

"Sei stanca?"

"Solo un po. Grazie per prima."

"Figurati ho svolto il mio dovere proteggere chi mi è superiore...E poi non permetto che nessuno ti tocchi..."Lei gli prese una mano. Era proprio piccola in confronto alla sua. Ma erano uguali erano le mani di chi uccide senza scrupoli. La strinse.

"Domani sei di nuovo con me..."

"Visto sei tornata un sicario come prima.."

"Già"Disse sorridente.

Le baciò il collo,sempre l' unico punto che aveva visto in tutti quegli anni che la conosceva.

"Ma sotto,come sei?"Le chiese.

"Come sei tu sono viva.."La spinse contro la porta,più violento del solito. Chiuse gli occhi,poi,con la mano libera aprì la porta. Lei sentì il vuoto dietro la schiena,ma lui la sostenne. Non chiudendo la porta,la spinse fino al letto. Lei si lasciò trascinare .La sollevo in collo. Lei si attacco alla vita di lui con le gambe,poi la distese sul materasso. Prese ad accarezzarle le gambe,poi il petto in cerca di quella femminilità che vi era sotto la divisa da sicario. Lei strinse i suoi capelli castani morbidi tra le dita,poi lui sollevò il viso per guardarla. Le accarezzo una guancia,lei sollevò il collo e poggiò le labbra rosse sangue alle sua. Lui ricambio,le mani gli fremevano per la voglia di slacciare quelle cinghie dei vestiti,Poi Jin comparve alla porta.

"Nicolas...si avvicinano gli Albeggi..."Lui si staccò da lei.

"Ci si vede fra un po'..."Lei accenò ad un si.

"Nicolas.."Intimò Jin

"Arrivo..."

Si chiusero la porta alle spalle e corsero verso i loro allogi. Era rimasta distesa vestita sul letto,il profumo di lui si espandeva per la stanza,lo aspiro più che poteva poi si addormento pesantemente.


Dahl si risvegliò,aveva gli occhi che gli bruciavano,la mente ancora annebbiata dai ricordi mescolati,rivide per prima la morte della madre,il sangue sgorgare dallo squarcio nel petto,rivide quegli occhi glaciali e congelanti che lo fissavano con disprezzo come se fosse un uomo della peggior specie. Poi si ricordò della casa bruciante e del padre che adesso giaceva privo di vita a terra,mentre gli aveva detto che sua sorella era nell' edificio e che non l' aveva potuta salvare. Si alzò in piedi,poi si guardò attorno,il villaggio come la sua abitazione era stato bruciato. Prese a camminare all' interno della via principale che un tempo era piena di vita e ora era diventata la tomba della gente che vi abitava. Le bestie dei recinti,vitelli,galline e cavalli erano stati sgozzati e privati di tutto il sangue. Sentire l' odore di bruciato mescolarsi a quello del sangue lo costrinse in un conato di vomito,il suo stomaco non accettava ciò che era accaduto proprio come lui.

Presto si ritrovò in prossimità del confine del villaggio,segnalato da un muro che era stato distrutto,di esso erano rimaste solamente due colonne. Non era mai andato oltre la soglia,e se lo aveva fatto era stato quando da piccolo con la famiglia andavano nei parchi vicini a poche miglia dal villaggio per pic-nic. Mai si era avventato oltre da solo,non conosceva le strade e nemmeno cosa ci fosse oltre la sua terra.

Si guardò le spalle,dietro di lui vi era lo scenario di morte,difronte la dispersione totale. Pensò che a lui non era rimasto niente,cosi si avventurò oltre la soglia.

Non sapeva da quanto tempo stesse camminando,le sue gambe ormai erano autonome,il suo cervello era come se non esistesse,non riusciva a ragionare,non capiva quanto tempo e giorni erano che stava avanzando alla cieca.

Solamente una mattina,mentre attraversava una foresta molto fitta si accorse all' improvviso alzando lo sguardo dai suoi piedi che ormai perdevano sangue dato che i calzari erano consumati,vide in lontananza una torre alta all' incirca 5 piani,bianca come l' avorio,e venne accecato dalla luce del sole che si rifletteva sul palazzo,tutto attorno l'aria sembrava in pace.

Riuscì ad arrivare difronte ad un enorme portone d'oro massiccio,poi i suoi occhi si appannarono e cadde a terra svenuto.

"Si stà risvegliando.."Disse una voce candida che Dahl non conosceva. Aprì lentamente gli occhi come se vedesse la luce per la prima volta,poi sul suo campo visivo comparve un figura,un viso angelico contornato da soffici boccoli biondi e due occhi limpidi verdi lo guardavano sorridenti. Quel viso gli diede una pace interiore che non aveva mai provato in vita sua.

"Come ti senti"Gli disse posandogli un pezzo di stoffa inbevuto d'acqua sulla fronte sudata.

"Dove sono?"Chiese con un filo di voce.

"Non ti preoccupare sei in un posto sicuro."

"Per quanto ho camminato?E fin dove?"

"Ragazzo..a giudicare dalle ferite ai piedi per sette giorni,e sei arrivato quasi salvo fino al mio regno.Io sono Demetra la regina del regno di Matrha nella Terra d' Avorio,e sei svenuto d'avanti alla porta del mio capezzale."

"Siete una regina..."

"Si"
"Il mio nome è Dhal,del villaggio del Karval,vicino alla montagna Nera. Ma adesso la mia città non esiste più è stata rasa al suolo.."

Lei sorrise. Cambiò l'acqua alla pezzola e la posò nuovamente sulla testa di Dahl.

"Non ti preoccupare,finche non ti rimetterai in forze,rimarrai qua,al termine della tua convalescenza spiegherai al Consiglio dei Saggi ciò che è accaduto a Karval."

"Consiglio dei Saggi?"

"E' una riunione che avviene nel mio regno,vi prendono parte tutti i reggenti delle sette terre,tranne ovviamente quello della Montagna di Fuoco o come chiamate voi Montagna Nera.Il Consiglio stabilirà cosa fare..."

"Quelle persone..."

"Non ora Dahl..devi riposare.."

"Si"Poi chiuse gli occhi e si riaddormentò.


  
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