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Autore: Kokky    30/12/2009    2 recensioni
Missing moment di Pandora, 9x09.
Una scena Clois per tutti i fan della coppia *-*.
Lois carezzò ancora il viso di Clark, guardandolo negli occhi – erano così profondi, nonostante quella chiarezza senza ombre; poteva vedere tutta la sofferenza passata e la dolcezza che lo riempiva, osservandola lì davanti a sé. Lois si commosse di fronte a quell’amore – era morto quando lei era scomparsa, morto – eppure celò quel sentimento con una smorfia divertita e un battito di palpebre.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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We’ll find a place where the sun still shines

 (Missing moment, Pandora)

 

Sbatté le palpebre, immobile nella sua comoda posizione. Il materasso era molto più morbido del giaciglio di paglia dove aveva dormito la notte prima, rinchiusa nella prigione che un tempo era stata il fienile dei Kent.

Il suo braccio cingeva Clark, assopito accanto a lei. Si ritrovò a sorride al pensiero di averlo abbracciato nel sonno e baciò leggermente la schiena dell’uomo, socchiudendo gli occhi per lasciare che quella dolce sensazione durasse un po’ più a lungo.

Poi si alzò dal letto, lasciando scivolare la mano sulla pelle di Clark, e protesse il proprio corpo con il lenzuolo.

L’incertezza che l’aveva colta prima, quand’era impaurita da quel futuro così ignoto e spaventevole, adesso si rimpossessò di lei. Lois sapeva che lì, in ogni minuscolo istante, le loro vite erano in pericolo, in balia di pochi e potenti uomini.

Non c’era tempo, sfuggiva via dalle mani come sabbia, imprendibile, inafferrabile; non c’era tempo – e proprio in quella condizione aveva scoperto qualcosa di nuovo e unico, quell’amore senza respiro, senza vita, almeno in un futuro come questo. Si era gettata tra le braccia di Clark, sapendo che poteva essere l’ultima volta, ma adesso... come avrebbe fatto? Dopo aver provato la fiamma di una notte – dopo aver soddisfatto il proprio desiderio di amarlo, che si portava da tempo – ora come avrebbe potuto vivere nella tristezza di un non-futuro?

Clark era lì, a pochi passi, e proprio lì sarebbe potuto non esserci. Come lei. Come tutti loro.

Eppure, eppure il sole era alto in cielo – ed era rosso e malsano –, il giorno continuava e il tempo scorreva; eppure ormai quell’amore c’era, non più celato da maschere di amichevoli sorrisi. C’era stato, anche se nascosto, e adesso era così svelato da non poter più fingere che non importasse.

Era vitale che lui vivesse – che ci fosse un futuro, da qualche parte, per loro due.

Clark si alzò dal letto, interrompendo quei pensieri. Lois non si voltò, pur sentendolo, aspettando che lui l’abbracciasse. Lo fece, la cinse con le sue braccia possenti, e lei si lasciò andare al calore del suo petto.

Si voltò e, afferrandogli leggermente il mento con la mano, lo baciò delicatamente.

«Vorrei che avessimo più tempo...», le sussurrò Clark.

Approfondirono il bacio, illuminati dal rossore di quell’enorme sole.

«Ma l’avremo», mentì lei con amabilità, carezzandogli il viso non rasato. «Perché andrà tutto per il meglio».

«Non qui, non con me», ribatté lui, afferrandole la mano con estrema dolcezza. Serrò gli occhi azzurri e sospirò, corrucciando le sopracciglia. Poi parlò: «Non c’è più il destino, in questo mondo... ogni uomo ha la sua fine appesa al collo, vicina, tangibile. Così io... ma tu, sai» e a quelle parole sorrise «Tu hai ancora la speranza. Andrai via da qui il più presto possibile e... ci salverai tutti. Mi salverai. Tu, Lois, e nessun’altro».

Le prese il viso tra le mani.

Lei, per un attimo, ghignò allegra e sussurrò con ironia: «Smallville, alla fine di tutto questo dovrai pagarmi. Sai che la mia parcella come Salvatrice del mondo è molto alta, vero?», però poi tacque e gli sorrise con tristezza.

Ma lui stette al gioco, quasi felice di avere un attimo di svago, un istante alla “Lois e Clark”, pieno di divertito e pungente umorismo. «Oh, ma davvero? Era ora che risorgesse Stiletto, non la vedo da troppo tempo... mi manca tutta quella pelle verniciata», disse affabilmente.

Lois fece una smorfia beffarda e ribatté: «Sono lusingata da tali parole, Smallville». Però non sorrise più e, anzi, si fece seria. Il momento di svago era finito e la consapevolezza della mancanza di tempo li assalì entrambi.

Lois carezzò ancora il viso di Clark, guardandolo negli occhi – erano così profondi, nonostante quella chiarezza senza ombre; poteva vedere tutta la sofferenza passata e la dolcezza che lo riempiva, osservandola lì davanti a sé. Lois si commosse di fronte a quell’amore – era morto quando lei era scomparsa, morto – eppure celò quel sentimento con una smorfia divertita e un battito di palpebre.

Lo baciò con passione, aggrappandosi al suo corpo massiccio.

Lui ricambiò il bacio, tenendole il viso con una mano, mentre con l’altra le carezzava la schiena nuda. Il lenzuolo bianco cadde a terra, non più sorretto dalle mani di lei, e Clark la strinse a sé con trasporto.

«Non dovremmo scendere e concordare con Chloe sul piano? È solo una domanda, non rifiuto attenzioni del genere», celiò Lois sulle sue labbra turgide, mente con le dita giocherellava con i suoi capelli scuri.

Lui sorrise di rimando. «C’è ancora un po’ di tempo prima dell’appuntamento».

«Okay», mormorò lei, tornandolo a baciare.

Si coricarono sul letto, cercando quel calore della sera prima – la passione cresceva tra i due corpi, era come un collante fra loro due, li univa in un’unica entità, per qualche istante – e non erano più soli, amandosi lì, non erano più in pericolo – non esisteva il tempo.

Clark si distese su di lei, soddisfacendo quel desiderio smanioso dell’altro. La baciò ancora, percorrendo il corpo asciutto e sensuale, carezzandole i seni, mordendole morbidamente la pelle, titillandole i capezzoli.

Si perse su Lois, muovendosi lentamente, si ritrovò in quell’abbraccio, ricordando la vita prima del dominio dei Kandoriani, il colore del cielo prima del sole rosso, l’aria che si respirava allora, le giornate al Daily Planet, passate a cercare un articolo da scrivere; si ricordò il passato e lo rimpianse, ma allo stesso tempo fu felice di quella sensazione, di averla riprovata almeno una volta.

Quando non seppero più resistere, Clark la penetrò e soffocò un gemito roco. Lois gli strinse il viso tra le mani, sorridendo e aspettando l’amplesso, che non tardò ad arrivare.

Bocca contro bocca, petto contro petto, si strinsero ancora, uniti in una felicità immanente.

 

Lois aprì gli occhi. Non aveva dormito, in realtà, ma era rimasta in quello stato di quiete il più lungo possibile.

Clark la stava guardando con un’espressione dolce e al contempo seria. Lei ricambiò lo sguardo, silenziosa e piena d’aspettativa.

Lui carezzò nuovamente il suo volto, la sua guancia morbida. «Quando tornerai dovrai avvertirmi, ricordati... ricorda quello che è successo», le disse.

Lois annuì. «E quando sarò là... tra noi due sarà tutto diverso», rispose lei, corrucciando le sopracciglia.

Clark sorrise leggermente. «Non è che – non cambierà, io capirò prima della fine, di sicuro, se tu mi starai accanto».

Lois rimase in silenzio, fissandolo con un’espressione interrogativa.

«Capirò che mi sei necessaria per continuare a vivere», concluse lui. L’anno passato senza di lei l’aveva reso più sincero e più diretto; e poi sapeva che lei non ci sarebbe più stata, poteva confessargli qualunque cosa, qualsiasi sentimento – lei avrebbe capito.

«Ma tu rimarrai incatenato in questo futuro, da solo. E al ritorno ci sarà solamente Smallville, soltanto quel legame, e un sentimento che non ci siamo mai detti», borbottò Lois, acuta.

Lui si ritrovò a sospirare. «Saremo sempre “Clark e Lois, Lois e Clark”, una coppia. Signorina Stiletto, per te non sarà difficile conquistare il cuore di un uomo che già ti ama», sghignazzò.

Lei sorrise di rimando, guardandolo negli occhi azzurri. Vedeva la sincerità di quell’affermazione proprio lì, nel suo sguardo. Gli pizzicò una guancia, per poi alzarsi dal comodo letto. «Allora dovrò usare tutte le mie armi di seduzioni e rendere Smallville un uomo», ironizzò.

«Lois?», domandò lui divertito. Lei si chinò verso Clark e lo solleticò sul collo, sospirando.

«Andrà tutto bene, sì», mormorò.

«Perché sarai la nostra speranza, per un futuro dove c’è ogni male», rispose lui.

 

Fu con quelle parole in mente che Lois andò avanti – anche quando Chloe cadde di fronte a lei, morendo in una pozza di sangue – e rindossò l’anello della Legione.

Fu con un futuro diverso nella mente e la certezza di un amore nel cuore... perché lui ci sarebbe stato anche nel passato e lei, ritornando indietro, avrebbe cambiato quel pesante destino.

Fu guardando gli occhi di Clark, mentre il sole giallo illuminava il mondo, che se ne andò via e tornò a casa.

Dove lui, Clark, non esisteva più – c’era solo la Macchia e la sua missione, solo quello –, poiché si era già detto morto; e dove lui, vedendola tornare, avrebbe deciso di rivivere. E da quella vita avrebbe cambiato il futuro – solo per lei, solo grazie a lei.

 

 

[Ma la donna di sua mano sollevò il grande coperchio dell’orcio e tutto disperse, procurando agli uomini sciagure luttuose. Sola lì rimase Speranza nella casa infrangibile, dentro, al di sotto del bordo dell’orcio, né se ne volò fuori]

Il mito di Pandora – Esiodo

 

~

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A:

Non so cosa sia questa fic, boh, probabilmente un mio desiderio nascosto di vederli insieme XD. O la voglia di un po’ di angst... o anche il desiderio di far passare il tempo, aspettando il 22 gennaio.

Ad ogni modo, la fic è un probabile missing moment della puntata, è ambientata da subito dopo che loro fanno sesso (<3), la mattina successiva (se non ricordate, basta guardare l’inizio di Idol e poi la scena di Pandora e ricollegare il tutto *_*). Mi sono ispirata al nome Pandora per alcune frasi della fic.

Il titolo è un verso della canzone Always di Bon Jovi, non c’entra molto, ma mi piace particolarmente perciò va bene xD.

Detto questo... goodbye J

 

 

 

 

   
 
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