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Autore: Bibismarty    30/12/2009    1 recensioni
Nei miei occhi di bambino splendeva la luce dell’ammirazione e il fascino per quella favola che mia mamma mi stava leggendo. Le parole melodiose e incalzanti risuonavano nella stanza come il getto zampillante di una fontana. «Gli si presentò davanti una porta di legno massiccio decorata dagli antichi e sacri animali che sigillarono l’alleanza con gli uomini nella notte dei tempi. Il cuoricino di Luis batteva fortissimo. Cosa poteva nascondersi oltre la porta? Forse la soluzione ai suoi problemi? O forse la foresta incantata? Ma non poteva dare una risposta a quelle sue domande se prima non apriva l’ostacolo che gli impediva di trovare la verità…». «La apre la porta, mamma?» chiesi stringendo il mio cane peluche accostandolo al petto, vicino al cuore, che batteva all’impazzata.

Quando si è bambini, tutto sembra magico, entriamo nelle storie e le viviamo come veri protagonisti. Non so se sia giusto o meno, ma la fantasia è sempre un dono!

Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Questo piccolo capitolo racconta una storia molto tenera, per bambini :) mi piacerebbe scrivere libri per bambini...ditemi cosa ne pensate! Buona lettura!

Partenza

Nei miei occhi di bambino splendeva la luce dell’ammirazione e il fascino per quella favola che mia mamma mi stava leggendo.

Le parole melodiose e incalzanti risuonavano nella stanza come il getto zampillante di una fontana. 

«Gli si presentò davanti una porta di legno massiccio decorata dagli antichi e sacri animali che sigillarono l’alleanza con gli uomini nella notte dei tempi. Il cuoricino di Luis batteva fortissimo. Cosa poteva nascondersi oltre la porta? Forse la soluzione ai suoi problemi? O forse la foresta incantata? Ma non poteva dare una risposta a quelle sue domande se prima non apriva l’ostacolo che gli impediva di trovare la verità…».

«La apre la porta, mamma?» chiesi stringendo il mio cane peluche accostandolo al petto, vicino al cuore, che batteva all’impazzata.

Mia mamma alzò lo sguardo dal grosso libro dalla copertina rossa. Mi rivolse il suo solito sorriso avvolgente e continuò a leggere. «Il piccolo Luis deglutì. Era evidente che aveva una grossa paura, tuttavia voleva sapere. Si fece coraggio e appoggiò la piccola manina sulla porta e l’aprì lentamente. Molto lentamente. Una potentissima luce bianca lo investì in pieno, scaraventandolo a alcuni metri di distanza. Luis, però, non si perse d’animo. Non poteva arrendersi ora. Si rialzò sulle gambette magre e proteggendosi gli occhi con un braccio arrancò verso la luce, verso l’ignoto…».

Il cuore mi saltava fuori dal petto. Mi sembrava di essere quel ragazzo, di dover affrontare le sue stesse avventure. Le mie stesse gambe mi dolevano e i miei occhi si socchiudevano come se d’improvviso mi avessero puntato un forte fonte di luce contro.

«Un altro passo. Luis afferrò la maniglia d’oro della porta e con un altro passo attraversò la soglia. Quello che sentì, poi, furono un’insieme di sensazioni stranissime. Un tremore si espanse sulla sua pelle mentre gli sembrò che qualcosa lo comprimesse come in una scatola di sardine…»

«Mamma….Mamma! Mamma!» la mia voce era muta. Non usciva suono dalle mie labbra. Provai ad allungare le mani per aggrapparmi alla mia mamma e trovare conforto tra le sue braccia. Ma invece di avvicinarmi mi allontanavo, la vedevo diventare un puntino nero mentre scomparivo nella luce. Le palpebre degli occhi mi crollarono e mi assopii in un sonno tormentato.

Quando mi svegliai mi ritrovai in una grossa radura in mezzo ad una foresta con altissimi fusti, grossi tronchi e folte fronde.

Mi sorse subito una domanda. Come facevo ad essere arrivato in quel posto?

Un fruscio dal sottobosco mi destò dai miei pensieri.. Ero sicuro di aver sentito qualcosa muoversi eppure non c’era nessuno. Era un vero grattacapo.

Mi guardai attorno sospettoso quando mi trovai davanti alla faccia un piccolo esserino cicciottello e piuttosto bassetto. Indossava un vestitino fatto di foglie e portava sul capo una enorme foglia con la punta arrotolata. Il suo corpicino peloso lo faceva assomigliare ad un comune animale, ma quando parlò capii che era dotato di un’enorme intelligenza.

«Tu chi sei?» domandò sgranando gli occhi vedendo i bottoni del mio pigiama. Allungo la sua zampa e ne sfiorò uno.

«Bottoni. Sono bottoni…ah! io mi chiamo Timothy…Tu chi sei e dove siamo?»

L’esserino mi fissò storto. «Non sai chi sono? Devi venire dalla luna! Tutti sanno chi sono io! Comunque mi chiamo Hers e sono il principe di Wenland. Stavo facendo un passeggiata quando ti ho visto steso li a terra. Pensavo stessi male. Ma che creatura sei?»

Ora ero io quello perplesso. «Un uomo. Cioè un bambino, un umano piccolo, per la precisione. E vengo dall’America…»

Sul volto paffuto del principe si dipinse un’espressione confusa. «America?? E dove sarebbe questo paese? Non a Wenland, sicuramente. Devi venire da distante, straniero. Uomo dici?? Non ho mai sentito questa razza. Forse mio padre potrà svelare questo mistero. Ti va di venire a casa mia? Se ti sei perso, potremmo aiutarti a trovare la via di casa».

Accettai felice di aver trovato qualcuno disposto ad aiutarmi.

Mi condusse nel bosco, senza una particolare paura di perdersi. Evidentemente conosceva questo luogo come le sue tasche, ammesso che sapesse cosa fossero.

Poco dopo gli alberi diventarono meno folti e all’estremità della foresta si estese una enorme vallata tra i versanti di due altissime montagne che svettavano verso l’alto nel cielo color cobalto.

A valle scorreva un tranquillo corso d’acqua. Esso sfociava in una grande pozza d’acqua sulla cui riva si ergeva un imponete castello con alti torrioni e solide mura.

«Io abito là. È molto spartana e umile ma spero vivamente, che nonostante questo, l’alloggio sarà di tuo gradimento»

I miei occhi, però, erano persi altrove.

   
 
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