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Autore: OliverHost    30/12/2009    0 recensioni
Gloria decide di invitare per un tè Arthur e Rebekka, due suoi amici che si erano persi di vista molto tempo prima. Come passare il tempo? Chiacchierando e raccontandosi aneddoti. Come si comporteranno A. e R.? Beh, questo non posso mica dirvelo no...? =D
Genere: Commedia, Demenziale, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NotaDell'Autore: Non ho idea del come e del perché mi sia venuta fuori 'sta storiella, ma secondo me ha un che di divertente^^. Questo è il prologo, la storia intera (idealmente) sarebbe formata da un prologo, tre one-shot e un epilogo che scriverò solo se varrà la pena andare avanti.^^ Gli aneddoti saranno cose che ho sentito veramente!XD

 


Gloria osservò per qualche istante uno storno che si era appollaiato sul comignolo del palazzo accanto a quello in cui stava. Pensò che era alquanto bizzarro. Cioè, vivendo a pochi passi dal centro di Baltimore raramente si vedevano animali al di fuori dei soliti martoriati barboncini delle riccone di passaggio e dei gatti spelacchiati e dalla voce roca che frugavano nei bidoni della spazzatura nei vicoli attorno. Il sole cominciava a essere basso sull’orizzonte, ma ad ogni modo per essere quasi le cinque del pomeriggio di una giornata invernale, faceva ancora abbastanza chiaro, insomma, un crepuscolo cangiante di colori causati dalla cortina di smog che abbracciava la città notte e dì.

Lo storno giocherellò un poco con un rametto di qualche pianta, preso chissà dove, poi si stancò e riprese il volo, magari verso il nido e la sua famiglia.

Gloria ridacchiò sommessa, prese un mazzo di chiavi e dopo aver trovato quella giusta tra mille altre, l’inserì nella toppa e aprì la porta del condominio dove abitava, una struttura risalente alla guerra di secessione che crollata tempo prima a causa di una scossa di terremoto, era stata interamente ricostruita e ristrutturata dove si poteva. Aveva i muri di mattoni rossicci, per l’elevata presenza di ossidi nell’argilla che li componeva. In pratica non c’era più un edificio del genere in tutta la città.

Gloria controllò la cassetta della posta, per vedere se Judith, la sua cara sorella che viveva a Tucson, Arizona, le avesse risposto alla lettera che aveva mandato qualche mese prima. Gloria infatti, non si fidava delle e-mail, troppo evanescenti e non abbastanza tangibili.

Rimase un po’ delusa, non trovandoci nulla. Tuttavia scosse le spalle, riprese le borse della spesa che aveva appoggiato e si diresse verso l’ascensore, trovandolo bloccato con quella solita scritta che ormai c’era da settimane: “Out of order” .

“Non l’hanno ancora aggiustato?! Devo ricordarmi di protestare …” pensò tra sé e sé salendo le scale. Fortunatamente, Gloria abitava al terzo piano dell’edificio, e non all’ottavo o peggio, per cui non fu una gran fatica raggiungere l’appartamento, ma certamente fu una gran seccatura.

Aperta la porta, appoggiò le buste della spesa sul tavolino da caffè in pasta vitrea e si tolse scarpe e cappotto, riponendo tutto accuratamente al proprio posto.

L’appartamento era di sua proprietà, ed era arredato di buon gusto.

All’entrata a sinistra, c’era un grande divano di pelle nera, e a fianco una poltrona di tessuto beige che poteva funzionare da letto. Davanti, il tavolino coperto di tessere di pasta vitrea. Un piccolo separé in mattonelle divideva la stanza da un angolo cucina che più che angolo era un’intera parete. A destra il frigorifero e a sinistra il lavello e la lavastoviglie, proprio come voleva sua nonna che molto tempo prima le aveva ceduto il tutto. Accanto al lavello poi, vi era una porta che conduceva a uno sgabuzzino refrigerato utilizzato come cantina, dispensa e magazzino.

Gloria proseguì per la lunghezza dell’appartamento fino a raggiungere la camera degli ospiti, che aveva il tetto inclinato a causa di una rientranza al piano superiore non modificabile. Come sempre batté la testa e strofinandosi il capo con una mano mormorò una debole imprecazione, prima di sedersi sul letto dal lenzuolo malva. Rimase qualche momento seduta, osservando le nuvole fuori dalla finestra che formavano di continuo forme bizzarre per poi cambiare nuovamente i contorni. Venne scossa dal suono del campanello che trillò due volte di seguito: era lui.

Quando Gloria aprì l’uscio, si ritrovò di fronte il volto baffuto e scorbutico di Arthur che subito le disse: “Certo che potevi scegliere di vivere in un palazzo il cui ascensore funziona!”

Gloria non rispose: si limitò a un’occhiata eloquente, spostandosi poi per fare entrare l’uomo.

“Non cambierai mai” continuò fingendo di essere sconsolata e avvicinandosi ai fornelli. Afferrata una teiera di metallo, la riempì d’acqua e la mise a scaldare sulla piastra elettrica mentre Arthur prendeva posto sul divano e si accendeva una vecchia pipa. Sebbene sapesse che il fuma dava fastidio a Gloria, continuò imperterrito a preparare il tabacco fino a che la donna non lo rimproverò da dietro il separé. Contrariato, l’uomo mise via i suoi arnesi e si incrociò le braccia al petto.

"Ti sto preparando un tè, non mi ringrazi nemmeno?" riprese la donna afferrando anche una scatola di biscotti dal pensile sopra le piastre elettriche.

"G.r.a.z.i.e." disse Arthur scandendo scocciato ogni lettera.

In risposta Gloria gli tirò un biscotto che lo colpì sullo stomaco: "Finiscila di fare lo scorbutico e serviti" disse posando sul tavolino un vassoio con sopra la teiera, tre tazze e la scatola di biscotti.

"C'è una tazza di troppo" commentò l'uomo rosicchiando il bordo del biscotto

Gloria sollevò lo sguardo dal tè che stava versando: "Tra non molto ci raggiungerà anche Rebekka"

Arthur sbuffò: "Vecchia squinternata..."

Preferendo non domandare se la considerazione fosse riguardante lei o Rebekka, Gloria lo ignorò e si sedette sulla poltrona, sorseggiando il tè.

Il campanello trillò nuovamente e la porta si aprì, rivelando una signora dall'aria anzianotta che indossava un grembiule a fiori e un cappellino viola, anch'esso con dei fiori ricamati sulla sommità. Portava dei grandi occhiali tondi che le davano un po' un'aria da tonta e che le coprivano per buona parte il viso rugoso a causa degli anni. In mano stringeva una borsetta di pelle marrone un po' trasandata.

Si girò verso Gloria e le sorrise sinceramente: "Sento profumo di tè!"

Gloria sorrise di rimando e le porse una tazza colma del liquido fumante, che venne subito afferrata e portata alle labbra avidamente.

Dopo che ne ebbe tracannato il contenuto, la vecchina emise un sospiro di soddisfazione: "Devo ammettere che forse la parte migliore nel venirti a trovare, è il tè che prepari."

Gloria si risedette ridacchiando, e Arthur sbuffò un'altra volta. Rebekka prese posto sull'ultima poltrona disponibile, e si riempì nuovamente la tazza del liquido ambrato. Poi si rivolse all'uomo: "Ebbene, cosa starebbe a significare quella smorfia che fai?"

Arthur sollevò un sopracciglio e fissò dritta la donna negli occhi: "Nulla. O meglio, nulla che ti interessi."

Rebekka soffiò sulla tazza per raffreddarne il contenuto: "Vecchio scorbutico."

"Vecchia squinternata." replicò l'uomo.

Beh, se non altro finalmente era chiaro a chi era rivolta la frase detta da Arthur in precedenza.

Gloria intervenne a sedare il battibecco: "Oh, insomma, piantatela di fare tanto fracasso. E' solo un tè in compagnia, credevo vi avrebbe fatto piacere stare un po' tra vecchi amici."

I due sospirarono all'unisono. Effettivamente, una rimpatriata di quel genere poteva risultare divertente in fondo.

In fondo.

Molto in fondo.

Gloria continuò: "Di cosa vogliamo parlare?"

Arthur intervenne nuovamente, sarcastico: "Perché non ci raccontiamo delle storielle?"

"Non è un'idea così brutta, dopotutto." rispose Rebekka, sempre con la tazza alle labbra.

"Buona idea! Chi comincia?" disse Gloria entusiasta prima che Arthur potesse protestare.

Tutti si fissarono a vicenda, senza aprir bocca.

"E va bene, vorrà dire che inizierò io..." finì Gloria

Arthur e Rebekka smisero di fissarsi male, si misero comodi e si prepararono ad ascoltare.

Edit: Allora? Che ve ne pare? Vale la pena proseguire, o farei meglio a bruciarmi il computer per impedirmi di scrivere altre robacce? Come al solito, mi servono i vostri pareri!
Grazie di aver letto!^^
Oliver
  
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