Era agosto. Faceva troppo caldo in quella stanza senza climatizzatore.

Bill si girava nel letto frustato da idee che non riusciva a mettere in ordine. Non riusciva a raccapezzarsi sul significato dell'amore. Voleva dare un volto a tutte quelle sensazioni che provava, ma non sapeva cos'era l'amore!

Continuò a rovellarsi, finché non provò a pensare a suo fratello. Lui amava suo fratello.

Guardò la sveglia: segnava le 3.00.

Avrebbe capito, in qualche modo, ma doveva dirgli tutto, subito!

“Tom?” chiamò troppo piano, perché il dormiglione sentisse. “TOM?” strillò questa volta, con un bel acuto.

“Cosa vuoi?” protestò la voce impastata del fratello.

“Ho capito tutto!” annunciò trionfante Bill, alzando le braccia nel vuoto, al buio.

Tom borbottò qualche imprecazione e in tono più calmo ed ad alta voce disse: “Dormi Bill, sono le tre di notte”.

Ma Bill non voleva arrendersi. Era una questione troppo importante. “Tom non capisci. Ho capito cos'è l'amore!”

Un suono che sembrava proprio quello di uno schiaffo, risuonò nella stanza. Tom voleva constatare se era solo un sogno. “E dunque, fratellino?”. Quell'ultima parola gli suonò più insipida delle altre.

“Ti supplico Tom, ascoltami!” brontolò, come i bambini, Bill ormai euforico.

Tom si sedette sul letto e accese la luce della basciour. “Dimmi, tanto ormai non riesco più a chiudere occhio”.

“L'amore è fantastico!” gridò, con un altro acuto.

Il fratello sobbalzò. “Bene” asserì, stordito.

“Sono arrivato alla soluzione dei miei crucci. Vedi, l'amore è complicato, intricato, inconcepibile per chi non ha cuore per accoglierlo, ma è la luce per chi ha il cuore di prendersene cura!”

“Bill. Stai vaneggiando!”

“L'amore è una creatura fragile, che ha bisogno di continue attenzioni, va coltivato con affetto e deve essere lasciato in pace per crescere. L'amore non deve avere limiti, perché non lo si può imprigionare!” continuò muovendo le mani mentre parlava. Mostrava ciò che diceva con semplici movimenti del polso e delle dita che fendevano l'aria afosa.

“Mm, grande intuizione” borbottò Tom, sbadigliando.

Bill si alzò di scatto dal letto e urlò quasi a squarcia gola:“L'amore è pura follia!”.

“Bill? Così mi fai paura” protestò Tom accigliato, facendo sedere Bill.

Il moro lo guardò torvo. “Tom mi lasci finire?”. Poi continuò allegro, sempre più eccitato, quasi incespicando nelle parole. “Insomma l'amore è il protagonista indiscusso. Ha gli artigli per strapparti la pelle e le bende per fasciarti! Non c'è via di mezzo. È un leone indomato che ti assale appena gli volti le spalle. Ma se lo affronti a testa alta ti rispetta. Tom, Sono un genio!”

“Lo so Bill. Dormi ora”.

Bill lo guardò sconsolato. “Possibile che non capisci?”.

Tom non capiva. Cosa doveva esserci di così importante ora?

Il petto del ragazzo magrolino si gonfiò e buttò fuori quatto parole, non troppo forti, non troppo svelte, non troppo banali, ma giuste. Perché quelle parole le pensava davvero. “Io ti voglio bene!”

Vibrarono nella stanza, e caddero come fogli al suolo.

Ma a Tom erano arrivate, molto chiaramente, quanto bastava per farlo sorridere commosso.