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Autore: Akrois    31/12/2009    4 recensioni
- Sai, Ossola, mi piacciono i tuoi occhi. – Salò spostò il coltello dal suo collo al suo viso, lasciandolo scivolare sullo zigomo. – Sono belli. Color fumo, direi.
- Sono grigi.
- Anche il fumo è grigio. Hai presente quello che viene dalle ciminiere?
- Non sto neanche ad immaginare quali ciminiere intendi, Salò.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pinocchio

 

 

 

 

 

Ossola trasse un respiro profondo chiudendo gli occhi.

Riaprì e richiuse le palpebre tre volte, sperando che quello che doveva assolutamente essere un sogno svanisse. Eppure il viso di Salò davanti al suo non spariva e neanche il suo peso sul suo corpo.

- Salò. – disse Ossola, deglutendo a vuoto.

- Sì, Ossola?- Salò sembrava stare comodo sopra di lui e anche deciso a non alzarsi. Ossola sentiva il corpo magro premere su di lui ed il coltello contro la gola. – Vuoi dirmi qualcosa?

- Che ci fai qui?

- Ah, bhe, dormivi così bene che ho deciso di unirmi anch’io. Non ti dispiace, vero Liebe?

- Certo che mi dispiace. Alzati.- Ossola portò una mano al viso di Salò, trovando un secondo coltello premuto contro il palmo.

- Non mi costringere ad essere cattivo, Liebe.

- Tu sei sempre cattivo, Salò.

Ossola era sempre stato convinto che se Salò fosse stato un bambino e non un pezzo di Reich dal nome italiano sarebbe stato uno di quei bambini che strappano le ali alle mosche e mettono i petardi nella bocca dei cani. Riusciva persino ad immaginarlo mentre mostrava felice un cadavere di passerotto a cui aveva tirato con la fionda.

- Non è vero. – sussurrò Salò sorridendo. Ossola odiava il suo sorriso ed odiava il modo in cui illuminava i suoi occhi azzurri.

- Sai, Ossola, mi piacciono i tuoi occhi. – Salò spostò il coltello dal suo collo al suo viso, lasciandolo scivolare sullo zigomo. – Sono belli. Color fumo, direi.

- Sono grigi.

- Anche il fumo è grigio. Hai presente quello che viene dalle ciminiere?

- Non sto neanche ad immaginare quali ciminiere intendi, Salò.

Salò rise ed Ossola sentì un brivido lungo la schiena. Salò era sempre stato così ma Ossola non capiva perché. Probabilmente il comportamento di Salò doveva essere dovuto al germe crucco della pazzia.

- Perché sei qui, Salò?- domandò Ossola alzando gli occhi al cielo – Perché non mi ammazzi e basta?

- Io non voglio ammazzarti! – esclamò Salò facendo il broncio – Io voglio…um. Diciamo che voglio farti a pezzi. Pezzettino per pezzettino. Sarebbe una cosa carina, vero Liebe?

Ossola tremò – Per niente.

Salò si strinse a lui, abbandonando uno dei coltelli e passando la mano tra i capelli neri di Ossola.

- Sai qual è il mio sogno, Ossola?- domandò in un sussurro contro il suo collo.

- Conquistare il mondo?- sbottò caustico Ossola. Salò sospirò ed Ossola pensò che fosse persino triste.

- Voglio diventare adulto, Ossola. Voglio diventare una persona vera e crescere.

- Wow, pensavo fosse qualcosa di macabro.

- Tu no?- Salò alzò il viso verso di lui ed Ossola quasi arrossì per la troppa vicinanza fra lui e l’odiato nemico.

Maledisse Salò per quell’aspetto infantile (persino lui sembrava più grande del fascista) ed annuì.

- Sì, anch’io.

- Il problema è che noi non siamo persone, eh? Siamo altro. Ci combattiamo e ci ammazziamo, ma in realtà non moriamo. Vero?

- Penso sia così.

Salò si alzò, muovendo qualche passo nel fogliame del bosco. Ossola si mise seduto, prendendo il fucile.

- Sei un degno rivale. Quindi ora conterò fino a tre. Così potrai scappare.

- I miei sono già fuggiti. – disse Ossola alzandosi in piedi.

Salò lo fissò – Cosa?- soffiò stringendo i pugni. Ossola sorrise – Sono fuggiti tutti. Ci sono solo io.

- Questa non me la dovevi fare, Liebe.

- Che ci vuoi fare?- Ossola si spolverò i pantaloni, tenendo lo sguardo fisso su Salò – Sei poco furbo, lebe.

- Tre.

Ossola sgranò gli occhi boccheggiando e si portò una mano allo stomaco. Cadde in ginocchio fissandosi il palmo con una smorfia disgustata. C’era sangue. Molto sangue.

Il suo sangue.

Salò buttò la pistola a terra, avvicinandosi a lui sorridendo.

- Hai abbassato la guardia, Liebe.

- Sei un infame, Carlo.

- Lo so, amore.

Ossola cadde in avanti e Salò lo prese fra le braccia. Strinse a sé il corpo già esamine, baciando piano i ricci neri di Ossola.

- Caro, caro Emanuele.

Carezzò lentamente il bel viso di Ossola, continuando a stringerlo contro il proprio petto.

-Non crederai che sia servito a qualcosa, vero? Sai benissimo che li ammazzerò tutti, Emanuele. Sei sempre stato uno stupido sentimentale, eh?

Germania fece qualche passo verso di lui. Salò lo bloccò con un gesto.

- Cosa vuoi fare del corpo?

- Lasciamolo qui, Herr Deutschland. Tanto i morti non possono far altro che puzzare.

 

 

 

 

A.Corner___

Non è colpa mia. È Salò che diventa più schizoide di volta in volta.

Comunque, ecco tutte le informazioni: Repubblica Partigiana della Val D'Ossola

Ordunque, le mistiche note: nella mia mente contorto Ossola è più grande di Salò, o comunque poco più alto.

Sì, lo so, la repubblica della val d’Ossola ha avuto una storia breve (un mesetto ò.o) ma ho pensato al fatto che questa repubblica sia stata l’unica a riuscire ad organizzarsi proprio come un vero stato la onde per cui…

Insomma, lasciamo perdere.

Comunque, Salò chiama Ossola “liebe” (amore) più per sfotterlo che per affetto.

La parola detta da Ossola “lebe” è la sua pessima imitazione del “liebe” di Salò.

 

E poi basta ù-ù

 

 

 

Note aggiuntive: Saeko, non so se passerai di nuovo da queste parti (fallo!èOé) ma io ti ringrazio lo stesso çWç *commoss*

E no, non mi danno affatto fastidio le tue correzioni, anzi, continua così *-*

Preferisco essere ripresa che avere una storia con mille errori (distrazione, maledetta distrazione ç_ç mi fa sentire come se non leggessi quello che scrivo ç_ç) *_*

E buon 2010 anche a te *_*

 

   
 
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