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Autore: Tynuccia    31/12/2009    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Sono simbolo della normalità e della pace per cui hanno combattuto, per cui combattono e per cui combatteranno sempre.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schizofrenia

"Abbiamo distrutto quei terroristi. Lo abbiamo fatto per ZAFT e per la sicurezza di PLANT. Ora che anche la seconda guerra è stata combattuta ed archiviata non possiamo permetterci di perdere la pace che abbiamo guadagnato con sudore e sangue. Il sangue dei nostri compagni, morti là fuori per i nostri stessi obiettivi, i nostri sogni. Le lacrime delle loro famiglie non verranno vanificate, noi continueremo ad ostacolare i principali nemici della nostra nazione. Coordinators o Naturals che siano. ZAFT no tame ni!"

"ZAFT no tame ni!"

Non sorrido perché la situazione non me lo permette, ma sento l'eccitazione dei miei compagni vibrare nell'hangar come se fosse attualmente palpabile. Il mio stesso corpo trema mentre tutti inneggiano al nostro esercito, le labbra che si muovono all'unisono in un grido quasi liberatorio. Il motto per cui pilotiamo i nostri MS e per cui rischiamo la vita riempie l'aria e, finalmente, mi permetto di urlare quella frase con loro, una volta sola, perdendo la mia posatezza da soldato. Io amo ZAFT.

Passano i secondi e tutti, dai piloti ai meccanici, scoppiano a ridere e fanno un casino per me inconcepibile dopo una battaglia nei cieli di Aprilius One, ma forse sono io ad essere sbagliata. È giusto che si rilassino come meglio credono, del resto se lo possono permettere perché hanno portato indietro il loro fottuto culo sano e salvo.

Stringo il casco tra le mani, guardandomi intorno, divertita ed al contempo intenerita dalla reazione festosa dei ragazzi, solitamente così composti e seri. Non devo dimenticarmi che sono esseri umani anche loro e che io, in più, ho solo una posizione privilegiata. Tanti non superano i trent'anni, come me e… come me e te, amore mio.

Essendo il vice-capitano della Voltaire rimango in piedi vicino a te, fedele come sempre lo sono stata in questi anni. So che sei tu che hai scatenato questo pandemonio e quasi stento a crederci. Tu sei Yzak Joule, tu incuti timore anche ai tuoi superiori, eppure le tue parole ricche di sentimento nascosto bene sono servite a dare speranza e felicità a questi ragazzi tristi e con l'universo dentro da regalare.

"Maggiore," mi chiami con voce neutra, come sempre quando siamo in servizio, ma non posso non captare un sorriso fugace e pressappoco invisibile che ti compare sul volto. "Ha qualcosa da aggiungere al mio discorso?"

Vorrei gettarti le braccia al collo e farti sentire che ti amo, psicologicamente e fisicamente; che le tue parole hanno avuto un doppio effetto su di me; che io sono tua e l'unica cosa che vorrei dire è che niente ci potrà mai separare.

Ma abbiamo davanti a noi l'intera squadra di piloti e meccanici, una squadra da cui dobbiamo esigere rispetto e timore perché, altrimenti, non ci sarebbe più il rapporto che deve esserci all'interno dell'esercito. Non posso neppure alzare la mano per sfiorare il tuo braccio per farti capire che ci sono. Dopo tanti anni, ancora, non ho capito se la cosa mi fa soffrire o meno, ma il tuo sguardo inquisitore è sufficiente per scrollarmi da questo torpore e farmi aprire la bocca per rispondere a dovere ad una domanda che tu, mio superiore, mi hai posto.

"No, Comandante. Ha già detto tutto lei."

Annuisci, senza dire niente, senza nessuna espressione sullo stesso viso che mi piace guardare quando ancora sei addormentato al mio fianco e d'un tratto mi chiedo se prima mi hai sorriso davvero o se quello sulle tue labbra era solo il fantasma del comportamento dell'uomo che ho sposato.

*

Attendo qualche secondo prima di sbattere le mani sullo ZAKU dietro di me per guadagnare ancora il silenzio religioso che mi ha accolto alla fine della battaglia. Mi dispiace dover interrompere le grida gioiose della mia truppa, ma in questo momento io non sono un uomo, io non possiedo un cuore. Sono solo Yzak Joule, il capitano della Voltaire, e devo essere temuto da questi ragazzi, magari sperare anche di toglier loro il sonno.

Solo con un mio sottoposto ho eliminato queste barriere, a poco a poco, ed ora tu sei qui, accanto a me, con un anello d'argento ed ametiste al quarto dito della mano sinistra che non hai paura di nascondere. Sento di non aver sbagliato a sposarti, amore mio, e mai mi pentirò di aver fatto troppo con qualcuno che lavora per me. Sei l'unica che merita un posto speciale nel mio cuore.

Devo combattere contro il desiderio di stringerti tra le mie braccia per esternare la gioia che il mio stesso discorso ha pervaso la stanza e ricordarti con ogni sillaba ed ogni movimento del mio corpo che ti amo ogni giorno e che non smetterò mai di farlo.

Devo combattere contro me stesso, ma la divisa scarlatta che indossi, prigione della tua femminilità, mi ricorda che siamo in un hangar, al momento, e per me non devi essere nient'altro che il Maggiore Hahnenfuß, il mio fido braccio destro.

Smetto di pensare a te e realizzo che nella stanza regna un silenzio quasi surreale, di quelli che mi piacciono da impazzire perché nelle mie vene percepisco il timore che incuto e che un solo pugno contro il metallo freddo può scatenare attacchi di panico nelle persone che mi guardano. Persone che IO comando. Adoro vederli scattare sull'attenti quando li chiamo, ammirare come i loro cervelli sembrano fumare, cercando disperatamente di pensare a cosa avrebbero potuto fare di sbagliato.

Sadico.

Il tuo sussurro, metà divertito e metà accusatore, mi ronza nelle orecchie e mi permetto di alzare lo sguardo verso il soffitto per smorzare l'ilarità che, altrimenti, sarebbe perfettamente visibile su questo mio viso che non può sopportare alcuna emozione quando parlo ai miei soldati.

Finalmente apro bocca per parlare, sento gli sguardi di tutti puntati su di me, anche il tuo, in attesa anche di una singola parola che li liberi da questa snervante attesa. Mi schiarisco la gola secca e li guardo con i miei soliti occhi pieni di ferocia. Perché sono Yzak Joule e non posso smentirmi proprio ora.

"Potete andare," ringhio. A volte mi dici che sembro un cane rabbioso. Sei adorabile quando mi insulti senza pensare alle conseguenze, un'abitudine che ti trascini dai tempi della Vessalius, quando ancora tu mi dovevi un mucchio di rispetto. "Dopo aver intercettato i terroristi ci meritiamo tutti un lungo periodo di riposo."

Nuove grida, festose. Non posso permettere che ci sia ancora il pandemonio di prima.

"… ma state attenti alla vostra segreteria telefonica, branco di smidollati, perché vi chiamerò non appena avrò bisogno di voi."

È come se tutti deglutissero un rospo incastrato nella trachea, ma ad un mio gesto rompono le righe, diligentemente, per scappare dall'hangar e tornare alle loro case.

Rimaniamo soli, io e te, ed io mi sento fortunato ad avere un posto che mi appartiene.

"Comandante?" mi chiami piano, mettendoti sull'attenti e, forse, riesco a cogliere un ghigno soddisfatto sulle tue labbra. Sai che mi eccita quando ti comporti da perfetto militare quale sei e mi chiedo se anche tu, a tua volta, non sia una sadica per antonomasia. Non cedo alla tentazione, comunque, non cado nel tuo tranello.

"Mi dica, Maggiore," dico senza giri di parole o sbalzi nella mia voce che possano far trapelare cosa sta succedendo dentro di me. "Aveva detto che non avrebbe aggiunto nient'altro."

Ti guardo mentre lasci cadere il braccio e mi fissi in silenzio. L'espressione sul tuo volto è piatta e quasi senza emozioni e, ascoltando la tua domanda riguardo al funzionamento del tuo MS, mi chiedo se mi hai provocato davvero oppure se è la mia fantasia che galoppa troppo velocemente.

*

L'urlo liberatorio che esce dalle loro bocche riempie la loro camera da letto, seguita dal finale cigolio del materasso sotto il loro peso. Loro. Di nessun'altro.

La notte è rumorosa, come al solito, fuori dalla finestra e l'intera Aprilius One si gode, finalmente, il venerdì notte senza riserve. Le grida della gente, le risate e gli schiamazzi sono tanto naturali quanto belli per la coppia.

Sono simbolo della normalità e della pace per cui hanno combattuto, per cui combattono e per cui combatteranno sempre.

Ma ora, nel loro appartamento, non sono più due soldati legati da un vincolo professionale e da una rigida gerarchia. Il loro turno è finito cinque ora prima e da trecento minuti Yzak Joule e Shiho Hahnenfuß sono tornati ed essere semplicemente marito e moglie per vivere la vita che hanno scelto, tempo addietro, scambiandosi una promessa indissolubile.

Il Maggiore a riposo appoggia la testa sul petto della sua dolce metà, accarezzandolo distrattamente e sorride quando sente il suo cuore battere all'impazzata dopo il piacere che gli ha regalato. Sulla Voltaire non c'è né il tempo né l'occasione per consumare il matrimonio, ma sono due militari ben istruiti e mai oserebbero lamentarsene ad alta voce.

Il Comandante a riposo l'accoglie tra le sue braccia e la sente ancora ansimare, probabilmente esausta dagli ultimi minuti trascorsi insieme e dall'estenuante settimana spesa a combattere i terroristi. Ascolta i rumori della notte e non osa dire niente.

"Yzak?"

Lui si mette a sedere, incrociando le braccia dietro alla nuca ed ammirandola nella sua scompigliata bellezza. Le sorride, uno di quei sorrisi genuini che non mostra a nessuno se non a lei, segno che può parlare.

Lei si sostiene la testa con una mano, puntellandosi sul gomito e ricambiando il sorriso, mettendoci tutto il sentimento che ha dovuto trattenere per troppo tempo. Allunga le dita e gli toglie una ciocca di capelli appiccicata alla guancia.

"Oggi, nell'hangar, quando mi hai chiamata… mi hai sorriso anche lì, vero?"

Yzak Joule decide di provare il tutto per tutto, senza temere le conseguenze, e le lancia un ghigno malizioso.

"Sì, mia cara, esattamente come quando tu ti sei messa sull'attenti senza motivo e mi hai rivolto un'occhiata che lasciava poco all'immaginazione."

Shiho Hahnenfuß spalanca la bocca, ma ride mentre gli tira un cuscino in faccia e ride mentre lui la intrappola tra sé ed il materasso con quella forza bruta che l'ha conquistata da anni. Si fissano negli occhi per qualche secondo, consci che possono farlo senza preoccuparsi.

"Siamo un po' schizofrenici, tesoro," le dice suo marito, giocherellando con uno dei corti ciuffi castani che le incorniciano il volto.

"Colpa delle nostre belle uniformi," gli risponde sua moglie, aggrappandosi alle lenzuola. Poi si rialza e gli tiene la mano. "Perché non andiamo in uno di quei cinema sgangherati in cui trasmettono vecchi film d'amore? Ci potremmo comportare come una di quelle coppiette sdolcinate che devono nascondersi dai genitori iper protettivi e baciarci, baciarci e baciarci per poi addormentarci sulle poltrone lise."

"Ma ti rammento che noi ci dobbiamo nascondere dalle nostre truppe," sospira Yzak. "E poi perché credi che ti abbia regalato la televisione satellitare? Per fare una di queste cazzate che ti piacciono tanto senza scomodarci ad uscire. O a spendere soldi."

"Tirchio," ride Shiho mentre si alza dal letto e lo inizia a condurre verso il divano. "L'idea mi piace, però."

L'albino ride a sua volta e la prende tra le braccia per poi girare rapidamente su se stesso fino a quando entrambi non avvertono un leggero senso di nausea.

Loro sono il Comandante e capitano della nave da guerra Voltaire, Yzak Joule, e la sua consorte, il Maggiore e vice-capitano della stessa nave da guerra Voltaire, Shiho Hahnenfuß, e soffrono di una schizofrenia tanto leggera quanto scioccante per i membri della loro squadra se dovessero vederli mentre si divertono e ridono come dei bambini.

Vomito un attimo e torno XD. È troppo, troppo melensa, cacchio! E per l'idea che avevo in mente non potevo permettermi di inserire il tanto amato elemento comico!

Comunque, questa fanfiction nasce dopo che la sottoscritta si è sparata una delle più belle ff del fandom internazionale proprio su Yzak e Shiho in cui il primo è tanto dolce e cretino (in senso buono) con la sua bella quanto mastino e feroce, come lo conosciamo, sul lavoro. Ho pensato alla parola schizofrenia e, devo ammetterlo, la storia è un po' venuta da sé. Il masterpiece di cui ho appena parlato, tra l'altro, era M-rated e ricco di lemon. Quindi consideratevi fortunati che vi ho propinato una cosa adatta a tutte le fasce d'età XD.

Hanako.

  
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