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Autore: Melanto    01/01/2010    2 recensioni
[Sequel di "ANT: Metamorphosis"] - “Nemmeno i Demoni devono essere odiati. Loro erano Angeli, come te, erano tuoi Fratelli e lo sono ancora, ma hanno preso una strada differente. Potevano scegliere e l’hanno fatto; io non li odio, ma soffro per loro.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Angel no Tears'
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NdA: prima che vi imbarchiate nella lettura di questa storia, è doveroso da parte mia avvisarvi che è uno SpinOff (più sequel, a dire la verità) di un’altra storia: “Angel no Tears: Metamorphosis”, la cui lettura è assolutamente consigliata per poter comprendere meglio gli avvenimenti di cui si parla all’interno di questa one-shot. Però, essendo “ANT: Metamorphosis” piuttosto vecchia, il livello qualitativo del testo non è eccelso (rispetto i miei standard attuali), io vi ho avvisati! XD

Per chi invece avesse già letto “ANT: Metamorphosis”, la seguente storia è collocabile temporalmente dopo la fine della precedente.

Avevo iniziato questa storia pochissimo tempo dopo la fine di “ANT: Metamorphosis” e poi, come spesso mi capitava in passato, la lasciavo abbandonata a sé stessa in attesa di tempi migliori per completarla. Finalmente, dopo anni, i ‘tempi migliori’ sono arrivati e “ANT: L’Ave Maria di Camael” è finita! *w*
Avevo già tentato di terminarla cercando di sfruttare la “Rainbow Challenge” di Fanworld, ma non ci ero riuscita. Però è stato un giusto sprone a riprendere un po’ la mano con lo stile più ‘aulico’ relativo a questa serie.
Ora, in occasione della Criticombola… l’ho finita ed io ringrazio immensamente questa iniziativa. **7

Partecipa alla “Criticombola” di I Criticoni: cartella #48, prompt #33: Angst (e più angst di questo si muore XD E poi... non vorrei dire, ma... 33... GLI ANNI DI CRISTO! XD Era un segno del destino!)


GUIDA AI PERSONAGGI:

- MIKAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Beni Elohim, Figli degli Dei, chiamati anche Arcangeli. Principe dello Splendore e guida di tutte le Schiere Celesti.

- GABRIEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Kerubim o Cherubici, chiamati anche Angeli. Non sono gli stessi retti da Raziel. È il Principe del Mutamento e dell’Alterazione.

- RAZIEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Auphanim, le Ruote delle Forze Vorticanti, chiamati anche Kerubim. Più noti come Cherubini. È il Principe della Conoscenza.

- CAMAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Seraphim, i Fiammeggianti, chiamati anche Potestà. Non sono gli stessi retti da Metatron. È il Principe della Forza e del Coraggio.

- BINAEL: il Nome del suo Ordine di Angeli è Aralim, i Forti e Possenti, chiamati anche Troni. Principe della Lotta Spirituale.

- SATANAEL: Nome citato nel vangelo apocrifo di Bartolomeo col significato di “messaggero di Dio” prima della caduta, poi chiamato Satana (più noto come Lucifero).

Alcuni di loro come Michael, Gabriel, Raziel e Satanael vengono solo citati.


 

ANGEL NO TEARS
- L’Ave Maria di Camael -

“I believe
that love is the answer.
I believe
in love will find the way.”

Blessed union of souls  - I believe

 

La pioggia continuava a cadere incessantemente sulla sua pelle ormai fradicia; scivolava sulle tuniche intrise e le ferite che, umide, non riuscivano a rimarginarsi e perdevano rivoli di sangue talmente sottili da fondersi con l’acqua.
Le onde si increspavano burrascose, strappando pezzi di roccia alla base dello scoglio alto su cui si era seduto.
Non ricordava da quanto tempo si fosse isolato lì, ma doveva essere parecchio. Sentiva i capelli scivolargli lungo i contorni del viso, incollati dall’acqua. Prima della guerra erano corti ed irti.
Le ginocchia erano strette al petto, così come quando si era seduto, e non le aveva più mosse, mentre il volto era adagiato su di esse che cingeva con le braccia.
Si raccoglieva come un bocciolo chiuso.
Protezione dall’esterno che non era rappresentato dalla pioggia o il vento. Protezione da ciò che non aveva capito e non riusciva ancora a capire. Protezione dalle immagini dei loro corpi trafitti a morte.
Principe, il suo titolo, di Forza e Coraggio; qualità che sapeva di aver perduto. Non si sentiva più né forte né coraggioso. Doveva essere una Guida… ma come avrebbe mai potuto guidare qualcuno se non riusciva a ritrovare sé stesso? La sua identità, le sue certezze si erano sciolte sotto i colpi della pioggia battente.
E poi sentiva che c’era qualcos’altro che si muoveva nel suo cuore. In un tempo lontano era stato così piccolo, un neo; poi aveva preso corpo, pulsando come un tumore in discordanza ritmica con il muscolo in cui si era annidato; ed era già malvagio, corrosivo, ma lo aveva saputo finalizzato alla causa giusta o almeno l’aveva sempre sentita tale, sbagliando. Ogni rancore, ogni odio era sbagliato sia se veniva aizzato contro i propri Fratelli che contro i nemici.
Il Padre diceva sempre: “Nemmeno i Demoni devono essere odiati. Loro erano Angeli, come te, erano tuoi Fratelli e lo sono ancora, ma hanno preso una strada differente. Potevano scegliere e l’hanno fatto; io non li odio, ma soffro per loro.”
Ma lui aveva sempre saputo di non essere tanto forte e misericordioso come il Padre, di non essere così dannatamente benevolo. E quando sul campo contro Satana si era lanciato contro i suoi servi ribelli, non aveva nutrito dolore né dispiacere. Ci aveva provato, questo sì, ma la rabbia ed il rancore avevano prevalso.
Anche quando si era schierato contro Mikael.
Il sentimento negativo era presente, non così forte come nella guerra contro Satana, ma c’era. Poi era esploso, vedendo Gabriel e Raziel cadere.
Quel tumore pulsante, quella macchia scura, aveva divorato il suo cuore. Ma ciò che lo terrorizzava di più era la presenza di un odio ancora più forte, non diretto al Principe delle Schiere.
Odiava Gabriel e Raziel. Li odiava più di tutto e tutti. Erano morti, schierati su fronti avversi quando avrebbero dovuto unire le forze proteggendo il loro Amore sopra ogni cosa. Si erano battuti, trafitti, uccisi. E questo non poteva perdonarglielo, perché non era così che sarebbe dovuta andare, non era quello il destino che doveva toccargli. Perché lui non aveva mai voluto che fosse quello.
E per tutto quel tempo indefinito in cui era rimasto raccolto ed isolato su quello scoglio aveva pensato che fossero solo degli stupidi Arcangeli egoisti e lui, forse, ancora più stupido perché stava male per loro e la sorte che glieli aveva portati via.
Non avrebbe più potuto parlare con loro, ascoltare le riflessioni piene di saggezza di Raziel e quelle colme di propositi di cambiamento senza essere sovversive di Gabriel, avere il loro appoggio quando aveva importanti incarichi da portare a termine. Non avrebbe più potuto ammirarli e saperli vicini. Per un’eternità infinita erano stati una sorta di punto di riferimento e adesso gli sembrò di essere completamente solo, abbandonato. Tradito. E non riusciva ad accettare che proprio loro due, loro due tra tutti, avessero potuto voltargli le spalle. Soprattutto, non in quel modo.  
Continuando a restare immobile e a rivedere i frammenti dello scontro nei riflessi delle gocce di pioggia, si domandò in cosa avrebbe dovuto credere ora che la Luce Divina si era oscurata, ora che il cielo si era caricato di nubi e continuava a piangere su ogni angolo del Paradiso; ora che il legame che aveva unito tutte le Schiere Celesti si era spezzato di netto, che il suo cuore si era spezzato di netto e l’Eterno Giardino, la sua casa, era avvizzito come una rosa non curata; in cosa mai avrebbe dovuto trovare la Forza ed il Coraggio per tornare ad alzare la testa e vivere ciò che restava della sua eternità?
Non lo sapeva. Probabilmente non c’era davvero più nulla per cui tornare a sorridere. L’odio era tutto ciò che gli era rimasto e non era abbastanza.
E fu mentre continuava a cercare una risposta alle sue domande ed il mare e il cielo persistevano nella loro compattezza di grigio che la vide.
Contrastava la pioggia battente come se non esistesse, spiegando quelle ali sottili come un velo nell’aria umida. Si flettevano con eleganza, ma decise, e brillavano quasi, in quell’assenza di colore, come fossero la cosa più bella su cui i suoi occhi si fossero posati da millenni.
Verde, come la Speranza che aveva perduto, le venature minuscole e preziose delle ali cangiavano ai movimenti, scurendosi e schiarendosi ad ogni battito.
Verde come una pietra preziosa, come un frutto di madre natura. Verde come le foglie delle rose di Anael, verde come le iridi di Raziel.
Aveva catturato il suo arrivo con la coda dell’occhio, filtrando quella macchia di colore, che lentamente si avvicinava a lui, tra i crini corvini bagnati di pioggia; e si era mosso, finalmente. Niente di trascendentale, aveva semplicemente girato il viso un po’ di più, mentre le labbra si erano schiuse appena e gli occhi erano rimasti incollati su quella piccola compagna nella pioggia. E cosa ci facesse una farfalla nel mezzo della tempesta, tra il temporale che non accennava a smettere ed il mare che si infrangeva in burrasca divorando pezzi di roccia con la furia delle sue onde, non riuscì e comprenderlo; come potesse resistere, come se su di lei stesse brillando la Luce di Dio, non comprese nemmeno quello. Seguì solo il flessuoso sbatter d’ali fino a che non si poggiò leggera su una sporgenza calcarea ad alcuni passi da lui; le ali che si aprirono a chiusero ancora per qualche momento, prima di ripiegarsi con compostezza sul dorso, permettendogli di vederne il profilo splendente nel suo vivido colore.
«Cosa fai tu qui?» le mormorò appena, inclinando il capo. Sulle labbra di Camael comparve l’ombra di un sorriso affranto. «Non è il posto per te, sei troppo piccola per combattere una forza così grande. Vola via, lontano da questo incubo. Ci sarà sicuramente qualcuno ad aspettare il tuo ritorno, magari un fiore, innamorato dei tuoi colori e delle tue zampe leggere sui suoi petali… Rientra, tu che hai ancora una casa cui tornare.» ed abbassò il capo, forse trovandosi stupido a parlare con una farfalla nell’imperversare di una tempesta.
«Anche tu hai appena cominciato a crescere, Camael.»
E nel riconoscere quella voce, che era impossibile confondere, sollevò la testa, sgranando gli intensi occhi azzurri. L’acqua gli batté nuovamente sul viso, ma la vista non si appannò in quel tripudio di pioggia e vento, mentre fissò la figura accomodata sulla roccia e avvolta da un velo di seta verde che le copriva il capo e si intrecciava alle tuniche di colore candido. Solo i piedi, dalla pelle diafana, spuntavano nudi da sotto l’abito. E per quanto la pioggia continuasse ad abbattersi su di loro, sembrava non toccarla nemmeno con una goccia.
Camael incrociò i suoi occhi, che brillavano di Misericordia e benevolenza, sentendosi come avvolgere dall’alone di pace che risplendeva attorno a lei, minuta e bellissima, e sul suo viso di giovane donna.
«Madre…» la chiamò in un mormorio, sentendo le lacrime salirgli agli occhi, ma sforzandosi di ricacciarle indietro. In quel momento, la vergogna per tutti i suoi pensieri e per quel sentimento di rancore profondo gli crollò addosso, facendolo sentire immensamente piccolo davanti a lei che era sottile come un giunco, ma poteva leggere fin nel profondo di ognuno di loro. Lo fece sentire immensamente piccolo la coscienza del fatto che lei aveva vissuto con gli occhi ed il cuore una perdita altrettanto straziante e, nonostante tutto, Odio e Rancore non avevano mai albergato nel suo spirito.
Maryam distese le labbra in un sorriso carico di affetto. «Mio piccolo Camael, perché hai paura?». Le tuniche frusciarono appena ai movimenti che compì nell’alzarsi e raggiungerlo, inginocchiandosi davanti a lui.
L’Arcangelo scosse il capo in maniera lenta e dondolata. «Non volevo che succedesse tutto questo… non volevo…»
Le dita sottili corsero a accarezzargli il viso. «Nessuno lo voleva, nemmeno Mikael.»
«E allora perché?» perché lui non riusciva a trovare una risposta alle sue domande? Perché lo scorrere degli eventi era scivolato via dalle loro mani come se non fossero più riusciti a trattenerlo, come se ne fossero divenuti incapaci? «Credevo che schierandomi con Gabriel tutto sarebbe tornato in equilibrio… dove ho sbagliato?»
Lei gli sorrise, facendo correre via le dita sulla pelle fradicia senza che si bagnassero; incredibilmente si mantenevano calde, sul suo viso gelido. «L’errore è stato nell’aver creduto di avere l’unica e sola Verità, l’unica e sola Argomentazione. Ma nessuno di voi aveva torto e nessuno ragione completamente. Non è stata la scelta ad essere stata sbagliata né il decidere di scegliere.». Reclinando leggermente il capo di lato, il velo seguì i suoi movimenti, lasciando che una ciocca mogano si muovesse lungo l’ovale. «E’ finito il tempo in cui l’eternità ti ha visto bambino sorridente e spavaldo, mentre correvi tra i colonnati del Giardino. È arrivato il momento di assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Come Raziel e Gabriel. Loro hanno scelto perché lo reputavano giusto e sono andati fino in fondo senza rimpianti, accettandone le conseguenze. Devi farlo anche tu.»
«Ma come posso accettare una scelta così stupida?!» si impuntò l’Arcangelo, alzando nuovamente lo sguardo su di lei, le labbra pericolosamente piegate verso il basso.
Maryam sorrise con benevolenza. «Attraverso il primo insegnamento del Padre, quello più importante, Camael: l’Amore.» e lo disse con un candore tale, che l’interloquito ne rimase spiazzato. «L’Amore è il motore che dovrebbe muovere l’azione di ogni singola creatura vivente, ed anche se tu stai cercando di negarlo a te stesso, perché sei arrabbiato, so che ne provi ancora tantissimo per Gabriel e Raziel.»
Le sopracciglia della Guida delle Potestà si aggrottarono pericolosamente, mentre il labbro prese a tremare nell’ascoltare le sue parole. Lesto distolse lo sguardo, piantandolo sulle proprie mani strette in pugno, ma già non riusciva più a vederle bene, mentre sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi; la voce della Madre continuava a parlare con musicale leggerezza.
«Non fingere che non esista, non tramutarlo in odio, ma ascoltalo. Il tuo Amore è la risposta attraverso la quale troverai la giusta via per accettare tutto questo. Errare è umano, Camael, ma perdonare è Divino, e voi che siete Divini dovrete cominciare a perdonare voi stessi e gli sbagli che commetterete da ora in poi. Questo significa crescere, avere una vita tra le mani e sceglierne il cammino; significa fallire, ma imparare dai propri errori.»
Camael si piegò come un ramo ricurvo sotto il peso della pioggia, il viso nascosto nelle mani e la fronte appoggiata sulla spalla della donna che, con calore, lo cullò nel suo abbraccio mentre piangeva e si purificava da tutto il dolore che aveva accumulato a partire dall’attimo in cui Gabriel aveva lasciato il Paradiso. Acquisì una nuova coscienza di sé e dell’Eternità che lo avrebbe atteso alla fine di quella tempesta. Perché, ne era certo, la pioggia stava per terminare, anche nel suo cuore.
Maryam aspettò che il pianto dell’Arcangelo scemasse, carezzandogli adagio la schiena. Poi, gli sollevò il viso per poter vedere, finalmente, l’azzurro delle sue iridi brillare di una luce che era come rinata dalle ceneri delle spoglie infantili che aveva abbandonato. Ed in quel colore, che era carico come il cielo più limpido, capì che aveva ritrovato la via, ma che ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo prima che riuscisse a comprendere fino in fondo la sua nuova strada e si abituasse ad essa.
«Ora vai, piccolo mio. Anche tu hai ancora una casa cui tornare ed un Coro che aspetta la tua Guida con ansia.»
Camael sospirò «Come potrò guardare i loro occhi dopo essere andato via in quel modo… e dopo le parole che ho detto?»
«Potrai con il Coraggio che porti sempre dentro di te e che non ti abbandonerà mai, anche nei momenti di sconforto.» gli sorrise, carezzandogli un’ultima volta il viso, prima che la sua immagine sbiadisse e di lei non rimanesse che quella piccola e forte farfalla; l’eco delle sue ultime parole nella scia del fragile volo che nemmeno la tempesta riusciva a fermare. «Qualcuno sta venendo a prenderti, non voltargli ancora le spalle.»
Camael rimase da solo e un ultimo tuono cupo, che sembrò quasi squarciare il cielo, anticipò il lento cessare della pioggia. Come se il cielo avesse smesso di piangere e le sole lacrime, che ancora scorrevano, fossero solo le sue. Adagio e con timore sollevò il capo e gli occhi azzurri catturarono il grigio delle nubi che cominciavano già a diradarsi sotto i raggi di luce che le fendevano senza pietà.
Luce.
Da quanto tempo non vedeva la Luce?
Solo pioggia, tramonto e notte si erano susseguiti nel suo isolamento e null’altro. E quegli spilli sottili, che puntellavano la superficie del mare ancora un po’ increspata, segnarono anche il suo nuovo inizio.
Poi, qualcuno atterrò su quello scoglio. Ne sentì il rumore dei passi dietro di sé, prima che la voce gli rivelasse la sua identità.
«Ti ho cercato ovunque.». Il tono baritonale gli riportò i ricordi di ‘casa’, del Giardino; di familiarità e non più di solitudine. «Ho setacciato giorno dopo giorno ogni angolo di questi luoghi, ma finalmente ti ho trovato.»
Di primo acchito, gli sembrò che fosse sollevato nel rivederlo sano e salvo, come se avesse temuto per la sua sorte. Eppure, per un attimo, Camael ebbe quasi paura a voltarsi perché si vergognava, perché in lui aveva sempre visto un maestro, il primo ad avergli risvegliato le caratteristiche che lo avevano portato a divenire una Guida. Le parole di Maryam, però, gli diedero la forza necessaria per affrontare quelle che erano le sue di responsabilità, e cominciavano da lì, cominciavano da lui.

“Qualcuno sta venendo a prenderti, non voltargli ancora le spalle.”

Lentamente si mosse, volgendo il capo nella sua direzione e, tra le lacrime che ancora gli riempivano gli occhi, lo scorse in piedi con le ali spiegate e senza più l’armatura; la pelle di bronzo era picchiettata dagli spilli di luce che piovevano anche su di lui. Aveva temuto di scorgere rimprovero sul suo viso, ma non ve n’era traccia, sembrando addirittura afflitto.
«Binael?» lo chiamò, muovendo appena le labbra e l’altro sospirò pesantemente, avvicinandosi a lui fino a che la sua figura non divenne imponente e lo costrinse ad alzare lo sguardo. Poi, l’Arcangelo Signore dei Troni si inginocchiò, ristabilendo quell’equilibrio paritario che prima della guerra aveva sempre tenuto uniti tutti i Fratelli.
Le parole gli uscirono quasi da sole, mentre rimase a fissarlo. «Mi dispiace, Binael.» la voce incerta, ma sincera «Mi dispiace di aver imbracciato le armi e averle puntate contro di te e gli altri. Mi dispiace…»
Binael scosse il capo. «La colpa è anche mia. Ho giudicato senza capire ciò che andava oltre il mio pensiero e le mie convinzioni; mi sono fatto accecare dalla superbia ed ho sbagliato. Se solo mi fossi sforzato di più…», osservò il braccio che ancora sottilmente continuava a sanguinare, «…avrei evitato di ferire te e chi si era posto sulla mia strada. Sono stato cieco, Fratello, e mi sono rifiutato di comprendere, prendendo una netta posizione e tentando di imporla come se fosse l’unica imprescindibile.». Per un momento ancora, Binael lo guardò negli occhi, prima di abbassare la testa in segno di colpa e remissione, proferendo le ultime parole. «Lo so che tu non sei l’unico al quale devo chiederlo, ma volevo che fossi il primo: perdonami, Camael.»
L’interpellato osservò i suoi capelli scuri prima di appoggiare la fronte sul suo capo chino. «Mikael come sta?» s’arrischiò a chiedere, e non credeva di essere davvero così preoccupato per lui. Ma quel sospiro pesante che ottenne fu più eloquente di qualsiasi risposta. «Avrà molti pensieri a fargli del male, non voglio aggiungermi alla dolorosa lista.»
Lentamente sollevò la testa, permettendo a Binael di fare altrettanto; le iridi, gialle come l'ambra, del Principe della Lotta Spirituale incontrarono le sue, di un azzurro abbagliante. Nel suo sguardo, decise.
«Torniamo a casa.»
Quelle parole riuscirono a disegnare finalmente un sorriso sul rigido volto della Guida degli Aralim che lo aiutò ad alzarsi, ma Camael gli crollò tra le braccia più volte.
«Sono rimasto immobile per tanto, tanto tempo.» si schernì l’Arcangelo.
«Allora sarò io le tue ali.» disse Binael, sollevandolo con estrema facilità «Nel frattempo riposati, Fratello. Ti sveglierò quando saremo arrivati a casa.»
E Camael sorrise, appoggiando il capo sul suo petto mentre gli occhi, stancamente, si chiudevano. Quando li avrebbe riaperti, il Giardino sarebbe di nuovo comparso davanti alle sue iridi e si sentì pervadere da uno strano senso di tranquillità perché, anche se l’aveva negato per attimi interminabili, quello era il posto in cui desiderava ritornare per poter aiutare a ricostruire il loro equilibrio perduto.
Cullato dal ritmico batter d’ali di Binael e la leggera brezza del volo, Camael si assopì sognando verdi fronde e cascate sospese su letti d’azzurro.

 

Fine

NoteFinali: un appunto sul nome di Maria. Ci sono tantissime teorie sull'etimologia del suo nome e altrettanti modi di scriverlo (Myriam/Miryam, Maryam per citarne due) io ho solo scelto quello che prefivo. Amen. XD

   
 
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