IL NATALE è AMICIZIA!
Non avevo mai considerato il Natale per ciò che davvero
era.
A casa mia, queste feste erano considerate solo una perdita
di tempo. Tempo inutile, sprecato a desiderare che i propri sciocchi sogni si
avverino, a scambiarsi sciocchi regali, a farsi sciocchi auguri… Anch’io ero
stata abituata a considerare il Natale così, anzi… Io odiavo il Natale.
Lo odiavo con tutte le mie forze e… perché?
Perché il Natale era qualcosa che si passava in famiglia,
che riuniva tutti sotto un unico tetto a festeggiare… ma per me non era così.
Non lo era mai stato.
“Verrò e festeggeremo il Natale insieme”, così aveva sempre
detto. Ogni anno, il primo di Dicembre mi arrivava la solita lettera, la
lettera che attendevo con ansia e la promessa che desideravo si avverasse
sempre: verrò.
Ma poi non veniva mai, e il mio Natale era come una notte
qualsiasi in un giorno qualsiasi. Ecco perché odiavo il Natale.
Non riuscivo ad ignorare l’aria di festa che c’era in giro,
cercavo di evitare le strade del centro, ma… non bastava. Dovunque potevo
vedere i bambini giocare insieme, in mezzo alla neve, mentre canticchiavano
canzoni natalizie.
E se non uscivo, era il Natale a venirmi incontro: i
domestici sembravano diversi in quel periodo, sorridevano sempre e anche se li
evitavo, anche se chiudevo gli occhi, in cuor mio conoscevo la loro felicità
quando quella sera si riunivano in cucina a festeggiare il Natale, mentre io,
da sola, cenavo in sala da pranzo o in camera mia.
Si, io odiavo il Natale.
Ma quell’anno… quell’anno c’era qualcosa di diverso
nell’aria, lo sapevo.
Era la vigilia, il 24 dicembre e stavo ancora dormendo
quando qualcuno piombò nella mia stanza.
-Franziska!!! Svegliati, forza! Devi venire a vedere, è
tutto coperto di bianco!
Alzai lentamente le coperte che mi coprivano gli occhi.
Un bambino dai capelli color dell’argento e con gli occhi
che scintillavano si era fiondato in camera mia, e adesso apriva tutte le tende
cancellando l’oscurità della notte.
Dovetti coprirmi il viso, per proteggere gli occhi da questa
luce improvvisa, poi mi gettai di nuovo sotto le coperte mugugnando.
-Miles, che vuoi? Sto cercando di dormire… lasciami in
pace.
Lo sentì sbuffare, per poi togliermi le coperte di dosso e
trascinarmi verso la finestra. Lo seguii ancora assonnata.
-Allora, non è fantastico, Frannie?
Mi strofinai ancora un po’ gli occhi prima di osservare il
panorama.
Bianco. Tutto era coperto da una coltre di neve. Il
paesaggio era davvero fantastico, ma non per me.
-E tu mi hai svegliato per questo? – chiesi, senza troppa
convinzione… non mi ero ancora completamente svegliata.
Lui sembrò deluso, di certo si aspettava un'altra reazione
da me. Questo perché non mi conosceva ancora bene.
-Non ti piace la neve? – sussurrò abbassando lo sguardo.
Rimasi in silenzio a scrutare il paesaggio. Neve.
Per lui la neve era sinonimo di giochi, pupazzi di neve e…
di Natale, ovviamente.
Per me, invece, era solo l’orribile manifestazione di
quella festa che tanto odiavo. Per me neve significava solitudine.
Scossi la testa leggermente.
-Oh… - riuscì a dire Miles – Scusa, non volevo darti
fastidio. È solo che… beh è la prima volta che vedo la neve. Dove abitavo prima
non nevicava mai.
Mi voltai a guardarlo, un po’ sorpresa. Non aveva mai visto
la neve…? Io la vedevo puntualmente ogni anno.
-Davvero è la prima volta che la vedi?
Lui annuì leggermente. Poi si voltò di nuovo a scrutare il
paesaggio, affascinato.
Chissà come doveva apparire quel panorama ai suoi occhi, un
po’ come la prima volta che avevo visto il mare, credo.
Lui si voltò con uno sguardo interrogativo, come se volesse
chiedermi qualcosa.
-Che c’è? – chiesi, lo conoscevo bene, io.
Avevo passato pomeriggi interi a fissarlo… lui era una
novità per me, come un giocattolo nuovo.
Era arrivato da poco qui in Germania, e adesso studiava con
il mio papà, diceva di essere il suo allievo.
-Beh… non ti andrebbe di andare fuori a giocare un po’?
Ci pensai un attimo. Sarebbe stata la mia primissima volta
là fuori nella neve. Non avevo mai avuto amici con cui giocare, infatti non
andavo a scuola, veniva un maestro qui a casa… non uscivo quasi mai.
-Non devi studiare con papà, oggi?
Quella domanda sembrò metterlo a disagio, abbassò gli occhi
mentre diceva – No, oggi no.
Che strano. Loro studiavano sempre, non si fermavano mai.
-Come mai? – chiesi con curiosità.
-Beh, dice che aveva da sbrigare alcune cose… non so.
Alzò le spalle con noncuranza, mentre il suo strano disagio
spariva velocemente come era arrivato.
Si avviò verso la porta dicendo – Ti aspetto di sotto,
Franziska. Sbrigati!
Poi corse giù per le scale con entusiasmo. Restai a
guardarlo, un po’ stupita.
A quanto pare non conoscevo ancora alla perfezione quel
bambino.
-Che strano, signorina Franziska. Credevo che la neve non
le piacesse, cara – diceva la mia domestica personale, Anne, mentre mi
sistemava la sciarpa sul collo, in modo che non prendessi freddo.
-Franniieeee! Forza, non devi mica andare a una festa! Devi
solo uscire in giardino! – urlava Miles, già fuori, mentre raccoglieva la neve
e la guardava sciogliersi tra le mani. Il suo sguardo tradiva una certa
emozione.
Anne si voltò verso la finestra sorridendo soddisfatta. Poi
rivolse di nuovo la sua attenzione alla sciarpa, mentre diceva – Quel ragazzo
sembra proprio la compagnia adatta a lei, miss Von Karma… è l’unico finora ad essere
riuscito a convincerla ad uscire nella neve.
Sbuffai. Come se Miles potesse decidere della mia vita.
-Gli faccio soltanto un piacere. Non mi dà ordini, e NON è
mio amico – risposi arrabbiata.
Lei mi guardò, stupita dalla mia risposta inaspettata, poi
rimase in silenzio.
-Fraaaaanniiiieeeee!
-Okay, okay arrivo – risposi tra me, mentre mi dirigevo
verso il giardino.
L’aria fredda mi colpì al viso e rabbrividì leggermente
uscendo fuori.
Avrei fatto meglio a rifiutare subito l’offerta, quando mi
aveva chiesto di uscire a giocare.
Restai immobile, in mezzo al giardino. Accidenti, faceva
proprio freddo.
-Miles, credo proprio che rientrerò.
Lui fece una faccia tristissima.
-Ma come, Franziska? Non ti va più di giocare?
Aveva lo sguardo praticamente disperato, non potei che dire
– Okay, giochiamo… ma non ho i guanti e non mi va di essere colpita da palle di
neve, è chiar…?
Non riuscì a completare la frase, mentre già venivo
bombardata da innumerevoli palle di neve e mi abbassavo mentre mi coprivo la
testa con le mani, nel tentativo di proteggermi.
Si era preparato un sacco di “proiettili”, mentre io mi
vestivo e mi mettevo il cappotto per uscire.
Quando sentì che l’ondata di attacchi era terminata alzai
lo sguardo, con attenzione e…
… mi arrivò un mucchio di neve in faccia! Cercai subito di
togliermi quel ghiaccio dal viso mentre Miles si avvicinava con aria
trionfante.
Entrambi ridevamo divertiti, la neve aveva attutito il mio
nervosismo, anzi. Mi sentivo leggera e serena. Mi sentivo bene.
Con lo sguardo di un vincitore, Miles disse – Ti ho
colpito! È inutile che cerchi di proteggerti, Franziska von Karma! Non
sfuggirai alla furia di…
-… Miles Edgeworth! Vieni subito qui!
Impossibile non riconoscere la voce tuonante di mio padre,
Manfred Von Karma, mentre chiamava a gran voce il suo allievo preferito.
Entrambi ci voltammo verso il punto da cui era arrivato il
richiamo. Papà stava davanti alla sua auto d’epoca mentre alcuni domestici
posavano delle grosse valigie nel bagagliaio.
Capì subito la situazione.
Quel Natale non sarebbe stato diverso dagli altri.
Mio padre stava partendo, come al solito… lasciandomi qui,
da sola.
Gli corsi comunque incontro, seguita da Miles, mentre
sentivo già le lacrime addensarsi nei miei occhi.
-Papà… dove vai? – chiesi, ma sapevo che il mio
presentimento era fondato.
-Oh… torno presto, tesoro. Sto via solo un paio d’ore.
No, non era vero. Non poteva essere vero.
-Questa è una contraddizione, papà: non ti servono tutte
queste valigie per andare via un paio d’ore – replicai, mentre il pianto mi
spezzava la voce in gola.
Lui sembrò sorridere leggermente, mentre mi posava una mano
in testa e mi accarezzava… come un cagnolino.
-Brava la mia Franziska. Sarai un procuratore perfetto come
il tuo papà.
Mi accarezzò ancora un attimo, poi il suo interesse verso
di me di dissolse e si avvicinò a Miles.
-Sei pronto?
-Si, signor Von Karma.
Salirono entrambi in macchina mentre il motore si accendeva
e provocava una nuvola di calore che sciolse la neve.
Sentì il cuore chiudersi in una morsa mentre bussavo al
finestrino dove era seduto il bambino dai capelli argentati.
Lui sembrò stupito dal mio gesto, ma abbassò comunque il
finestrino.
Mi lanciò uno sguardo triste mentre dicevo – Te ne vai
anche tu? Perché non me lo hai detto?
-M-mi dispiace… perdonami, non volevo.
Poi l’auto partì e il silenzio ritornò tra la neve.
Mi ritrovai sola in quella distesa di bianco… e sentì le
lacrime ghiacciate rigarmi le guance.
Lo sapevo, non era cambiato niente.
-Traditore! Sei stato solo un traditore, come tutti gli altri!
Urlavo nella mia stanza, prendendo a pugni un cuscino e
piangendo disperata.
Miles… mi aveva abbandonata, proprio come il mio papà.
Proprio come tutti!!!
Io… io lo ODIAVO!
Questo sarebbe stato il Natale peggiore della mia infanzia,
il Natale peggiore della mia vita!
Odiavo Miles, odiavo mio padre, odiavo il Natale! Sciocco,
sciocco, sciocco!!!
Mi sentivo proprio malissimo.
-Signorina Franziska! Apra la porta, per piacere! – varie
domestiche si erano riunite dietro la porta della mia stanza, dopo che l’avevo
chiusa a chiave e ora mi scongiuravano di aprire.
-No! Lasciatemi in pace! Non voglio vedere nessuno!
Singhiozzavo disperata, non ne potevo più. Perché finivo
sempre per restare sola? Perché??
-Ecco, cara.
Disse con dolcezza Anne, mentre mi serviva la cena di
Natale.
Avete presente quelle grandi sale da pranzo dove il tavolo
è così lungo che due persone sedute a capotavola dovevano urlare per sentirsi
l’un l’altro?
Beh, io ero seduta a un tavolo simile… solo che non c’era
nessuno seduto insieme a me, ovviamente.
-È sicura di non voler venire in cucina insieme a me? Ci
sono tutti i domestici…
-No, grazie – risposi secca.
Non mi andava di vedere nessuno, figuriamoci i domestici.
Anne mi guardò con preoccupazione mentre con un inchino si
congedava dalla stanza.
Restai a fissare il caminetto, le fiamme fluttuavano
facendo scricchiolare il legno.
Mi piaceva guardare le fiamme, riusciva a calmarmi…
E mi divertiva riconoscere le diverse sfumature di rosso
che si andavano formando.
Rosso come le rose del giardino primaverile…
Rosso come le mie guance quando mi emozionavo…
Rosso come la giacca di Miles… no!
Accidenti! Non riuscivo a tenere quel traditore fuori dai
miei pensieri!!!
Sbuffai con nervosismo, mentre sentivo di nuovo gli occhi
pizzicarmi per le lacrime.
-… signorina. Non deve essere triste, oggi è Natale.
Riconobbi la voce di una vecchia domestica che era qui fin
da quando ero nata e si vantava di essere una specie di maga.
-Odio il Natale.
-Non deve, cara – replicò subito lei con sicurezza – il
Natale è il momento più magico dell’anno. Ogni desiderio si avvera in questo
giorno.
-Non i miei, a quanto pare…
La sentì ridere leggermente. Poi sentì la sua mano soffice
sulla spalla, mentre aggiungeva – Vai sotto l’albero di Natale… e desidera con
tutte le tue forze ciò che vuoi! Sono certa che non rimarrai delusa.
Sentì una piccola speranza crescere dentro di me, una
piccola fiamma di calore scaldarmi.
-Lo crede davvero…? – chiesi mentre mi voltavo a guardarla.
Ma allora mi resi conto di essere sola nella stanza. Mi
strofinai gli occhi con decisione e poi studiai di nuovo la stanza. Vuota.
Ma… poteva essere davvero sparita?
Il grande abete era stato addobbato con luci rosse e blu,
ed era pieno di fiocchi e palline colorate.
Era davvero uno spettacolo, anche per me che odiavo il
Natale.
Non sapevo davvero perché ero lì. Avrei davvero seguito il
consiglio di quella vecchia maga?
Beh, ero disperata… tentar non nuoce.
-Io… io desidero… - mi sentivo una sciocca, in effetti.
Cosa potevo desiderare? Che papà fosse qui? No di certo.
Lui lavorava e nemmeno la magia sarebbe riuscita a
riportarlo qui.
Però potevo desiderare qualcuno che mi facesse compagnia,
giusto?
-… vorrei solo un amico… - dissi in un sussurro.
Chiusi gli occhi. Volevo solo un amico. Solo un amico, con
cui passare in Natale.
-… solo un amico, solo un amico!
-Ehi, ma che fai lì sotto, Frannie?
Aprì gli occhi di scatto. Quella voce, era vera? Solo una
persona mi poteva chiamare Frannie!
Mi voltai con speranza e lo vidi. Era lì, era davvero lì.
-Miles??? Sei davvero tu?
-Non te lo aspettavi, eh? E pensare che ho fatto tutto il
tragitto a piedi… - abbassò lo sguardo con imbarazzo.
-Tutto il tragitto a piedi???
Lo guardai con gli occhi sgranati dalla sorpresa, mentre
aggiungevo – Stai dicendo che hai mollato mio padre per la strada?
-Alla prima occasione! – disse con aria di trionfo.
Sembrava soddisfatto – Appena ci siamo fermati ad un rifornimento di benzina,
sono sgattaiolato via!
-Wow… - esclamai con ammirazione.
Lui abbassò lo sguardo con imbarazzo mentre diceva – Mi
dispiace per prima… di averti nascosto che ce ne stavamo andando. È stato lui a
chiedermelo, il signor Von Karma…
-Oh… - riuscì solo a rispondere.
Sempre colpa di papà. Ma io gli volevo comunque bene.
Rimanemmo in silenzio per un po’, senza sapere che dire, o
come comportarci.
Poi sentimmo il pendolo suonare la mezzanotte.
-Buon Natale – disse in un sussurro, poi prese qualcosa da
una tasca e me la porse dicendo – Scusa, è un regalo un po’ improvvisato ma…
spero che tu lo accetti comunque.
Lo presi con gioia e lo scartai: la piccola scatola rivelò
un paio di guanti neri.
-Prima hai detto che non avevi i guanti… e allora ho
pensato…
In uno strano slancio di felicità lo abbracciai mentre gli
dicevo – Grazie, è un regalo stupendo… li porterò per sempre. Sai una cosa…?
Trovo che il Natale non sia poi così orribile.
E mentre noi ridevamo di gioia, proprio dietro l’albero,
un’anziana signora ci scrutava con un sorriso sereno e in una folata di vento,
scompariva nel paesaggio innevato.
Buon Natale!!!