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Autore: Unusualize    01/01/2010    4 recensioni
E perdo interesse per il riflesso di questi occhi scuri nella lama concentrandomi sull'argento luccicante alla luce della luna piena.
"Manca colore" penso chinando la testa da un lato.
No,non sono più Benjamin Barker.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sweeney Todd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento ti averti perso,
ti ho perso per sempre.
Perché so che se anche tu, amore mio, tornassi da me,
stringendomi forte al tuo seno,
baciandomi piano,
sussurrando il mio nome,
so che, per quanto possa convincerti,
per quanto tu possa sperare,
non potremmo più tornare quelli di una volta.
No…
No, amore,no.
Benjamin Barker lascia sempre più spazio a Sweeney Todd:
annaspa nel mio cuore, lo sento,
Ben tentando di liberarsi da quelle strette catene di sangue e vendetta,
per poter tornare a vivere,
per farmi ancora sapere cos’è la gioia,
i colori,
l’amore…
Lo stritolano, le catene,
e lui tenta invano di urlare,
urlare, implorare pietà ad un altro uomo,
che lo sta a guardare,
impassibile e menefreghista…
Lo guarda soffrire con due occhi di ghiaccio,
gli stessi che chissà quanta altra gente avranno visto morire,
e non dice una parola.
Non ha più fiato per urlare, il poveretto,
e si accascia nel meandri della mia memoria, per mai più uscirne,
se non per una passeggiata nei miei sogni più belli… più cupi?

Una scarica di adrenalina mi percorre le viscere.
Mi intorpidisce le dita, contratte contro i palmi delle mani,
e rizzare la schiena.
Come un lupo mannaro alla luna piena,
ululo a Sweeney Todd,
a quel mostro che perpepisco sta per venire,
per mai più andarsene.
Ma non è ancora troppo tardi, no,
per ripensare a te come al mio più prezioso gioiello,
invece che come ad un mezzo per macchiare di sangue innocente le mie mani,
proteggendo una causa che ben presto finirò per dimenticare.
Perché la vendetta mi entrerà piano nella testa,
magari cantando con la tua flebile voce per convincermi a farla penetrare nel pensiero,
e dimenticherò tutto,
cio che ero,
ciò che sono,
ciò che sarò,
ed allora vivrò solo per quei pochi attimi di lucidità in cui riuscirò solo a vedere sangue sul mio viso, sul mio corpo, e un cadavere accasciato sulla poltrona rossa che troneggia imponente nel mezzo del mio salone.
Allora potremmo dire che sono morto,
ma ora no,
quindi…

A te,
mio grande amore, mio unico pensiero,
dedico queste parole d’inchiostro nero,
nere come i miei occhi,
nere come la mia anima.
Eppure, una volta, ricordo,
quando il mio sguardo incontrava il tuo così chiaro, così innocente,
mi sentivo anch’io chiaro ed innocente, quando forse non lo sono mai stato.
Vi era un’immensa calma nel mio animo,
come se tutto fosse sparito dal mondo,
come se ci fossimo stati solo tu ed io.
Tu, stretta alle mie braccia,
ed io, che non pretendevo altro se non incatenare le mie iridi scure alle tue cristalline.
Non osavo sfiorati,
non osavo baciarti,
non osavo nemmeno respirare,
fin quando ridevi,
ridevi nel vedermi completamente perso in quei oceani che avevi sopra gli zigomi, sotto le sopracciglia, appoggiati delicatamente da un dio benevolo su quella distesa di neve che avevi per pelle.
Ed allora ridevo anch’io, mentre mi passavi le braccia attorno al collo
e ti stringevi ancora di più a me.

A te,
dolce creatura che, appena incontrata,
ho capito che non ti avrei più scordata.
I tuoi aggraziati movimenti mentre camminavi, chiaccherando con le amiche,
la prima volta che ti ho vista…
e tu che nemmeno mi hai notato, no.
Ero ancora apprendista barbiere al numero 186 di Fleet Street,
e un giorno qualunque spazzavo i capelli immerso nella mia testa da diciassettenne,
pensando a chissà cosa, chissà chi,
e ammirai il crepuscolo fuori dalla grande finestra:
la bellissima Londra…
Lo so, è strano sentirlo dire da me, proprio da me,
ma la vita, ai quei tempi, non mi aveva ancora fatto niente.
Al contrario, mi aveva appena donato la cosa più bella del mondo: tu.
Eri interamente vestita di bianco, e mi hai ricordato un angelo.
“My angel, my little angel… ”
Ecco perchè ti chiamavo così,
e tu ridevi a quelle parole,
forse non rendendoti conto che, senza di te, io sarei affondato in quel lago di sentimenti scuri, detto più comunemente “mondo”.
Stringevi una rosa rossa tra le affusolate dita,
chiudendo gli occhi e avvicinandola al viso per sentirne meglio il profumo,
quello che non hai più abbandonato.
Erano il tuo fiore preferito.
Quando ti corteggiavo, entrambi giovani e belli e felici,
ti mandavo mazzi di rose, ora rosse,
ora gialle,
ora bianche,
ma mai nere!
Lo detestavo quel colore: pareva voler sofforcare tutti gli altri,
con la sua negatività che sembrava portarsi appresso.
Ma ora è diverso: io vesto in nero,
penso in nero,
io sono il nero!
Ecco perché penso,
ora come ora,
che non potrà mai più tornare tutto come prima.

La vista trema,
si appanna,
ma tutto sparisce non appena chiudo istintivamente gli occhi
e sento qualcosa correre giù per le guance e cadere dal mento, infrangendosi ai miei piedi.
Mi porto le mani al viso, sentendolo bagnato,
inumidendo di quel liquido le dita.
Cos’ è?
Una lacrima?
Benjamin Barker non è morto!
Sweeney Todd non sarebbe capace di tanto, no.
E’ Barker, lo sento, che tenta ancora di vincere nel mio animo disperato.
E’ forte, molto di più di quanto lo sarebbe Todd,
perché una volta che la vendetta se ne sarà andata, egli rimarrà solo, indifeso…
Non gli rimarrà niente.
Non dovrei… non dovrei lasciare che lui si impossessi di me:
devo,
VOGLIO lottare contro questa corrente e trarmi in salvo,
ricominciare, una nuova vita, una nuova famiglia, un nuovo me…
Un’altra scarica di adrenalina: Sweeney non molla!
Non vuole darla vinta ad un altro, chiunque esso sia,
lui che in realtà si nasconde dentro ogni uomo.
Perché ognuno di noi ha questa parte nell’anima dove prevale la rabbia,
la voglia di vendetta,
la goduria nel veder soffrire l’umano…
Ma questa sta chiusa in un piccolo meandro dello spirito,
aspettando solo che i ribelli sentimenti taciuti rompano gli argini e straripino,
riversando quei sentimenti nell’intero corpo, che spesso sembra muoversi da solo,
mentre lanci un insulto,
molli uno schiaffo.
Non dovremmo mai lasciarli liberi, questi sentimenti,
che non dovremmo nemmeno avere,
ma è più forte di te:
li senti pulsare dentro, ti fanno male,
e allora lasci che rompano gli argini.
E, quando torni te stesso, senti di nuovo questi sentimenti accartocciarsi nel tuo spirito,
sparendo alla vista di un uomo di sicuro pentito, ma troppo orgoglioso per ammetterlo.

Sento le lacrime continuare a sgorgare dai miei occhi.
“Coraggio, Ben!” sussurro a me stesso.
So che ci sei Benjamin Barker!
Riesco a sentirti,
a percepirti nel cuore.
Prendo un rasoio dalla mia cintura e lo apro davanti agli occhi,
ma quelli non sono i miei occhi, no!
Non sono gli occhi dolci e sereni dell’uomo traquillo di nome Benjamin Barker.
Non riesco a leggere in queste orbite scure, delle quali sono tremendamente affascinato.

Sposto lo sguardo sulla luna piena e, da lupo mannaro assetato di sangue e vendetta che ho capito essere, mi abbandono a Todd, lasciando che entri nella mia anima.
Stringo la lama nella mano.
Mi perdo nelle pupille che si stanno restringendo e le lacrime scompaiono dalle guance e dalla memoria.
Le pupille si sono fatte puntini, le iridi scure come la brace e due profonde occhiaie fanno da cornice a questo macabro dipinto che sono diventato. E improvvisamente mi ritrovo a fissare l’argento delle lame e a cantare:

See this one shines,
how he smiles in the light,
my friend,
my faithful friend.


“Manca qualcosa” dico a me stesso chinando la testa di lato.
“A questo argento manca una spruzzata di rosso”
Vivo per la vendetta. Vivo per il sangue.
Tanto vale che inizi da subito…
-Mrs Lovett! Mrs Lovett!-
Una tremante figura di donna appare alla porta dopo nemeno mezzo minuto.
Sa che è meglio no farmi aspettare, la patetica fornaia.
- Mandatemi il ragazzo!- ringhio senza nemmeno degnarla di un’occhiata.
Veloce come è arrivata, scompare.
Un veloce sguardo al mio rasoio e la porta si riapre.
-Mi avete chiamato, Mr. T?-
-Entra, Tobias, dobbiamo fare due chiacchiere-
Un sorrisetto perverso sulle mie labbra.

A te
amico mio,
dedico questo sangue.
  
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