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Autore: beat    02/01/2010    5 recensioni
“Non sapevo che tu sapessi anche leggere, Gemini.” la diplomazia non era decisamente il punto forte di Rhadamantis. Era molto più bravo con le provocazioni. Sperava di riuscire a pungolare abbastanza Kanon da far scoppiare una rissa. Avrebbe preferito di gran lunga una volgare zuffa al discorso che lo stava aspettando.
[RHADAxKANON]
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gemini Kanon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Autore
: beat
Genere: Generale, Commedia
Personaggi: Gemini Kanon, Wyvern Rhadamantis
Rating: Giallo/Arancione
Avvertimenti: Yaoi (RhadaKanon),
What if..? (solita situazione post-Hades con i Golds e Specter vivi e vegeti)
Note: In questa fiction si fa riferimento a fatti raccontati nella mitologia greca. Troverete tutte le note esplicative a fine fiction in ogni caso.
Avvertimenti stupidi: Sit-com e Hotness. Beh, sono Rhada e Kanon, che vi aspettavate?



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Gamos


Lord Rhadamantis prese un lento sorso di whisky. Lo assaporò, passandosi la lingua sulle labbra umide.
Era un pigro pomeriggio d'inverno: il cielo grigio non faceva prospettare nulla per quel giorno, né pioggia né tanto meno neve – constatò con disappunto. Era profondamente annoiato e anche una comune nevicata in quel momento avrebbe allietato il suo animo.
Rhadamantis schioccò la lingua contro il palato, una leggera nota di insofferenza. Si sentiva esattamente uguale a quel cielo uniformemente grigio. La personificazione della noia, seduto da solo nel suo salotto, sprofondato nella poltrona di fronte al caminetto in cui bruciavano gli ultimi rimasugli del fuoco. Pensò pigramente che avrebbe dovuto aggiungere della legna, o presto si sarebbe spento del tutto.
Il ghiaccio tintinnò contro le pareti del bicchiere, mentre l'uomo lo faceva girare in mano.
Stava per prenderne un altro sorso – speranzoso di riuscire finalmente ad affogare la noia nell'alcool – quando alle sue fini orecchie non giunse il rumore di passi pesanti lungo il corridoio.
L'attenzione di Rhadamantis venne immediatamente catturata dal quel suono così intrigante. Sorrise appena, un ghigno più che altro, che gli si disegnò spontaneo sul volto finalmente dall'interesse.
Quelli di certo non erano i passi timorosi dei suoi servitori, o quelli intrisi di reverenziale rispetto di Valentine o qualcun altro dei suoi sottoposti. E – fortunatamente – nemmeno quelli fin troppo sfacciati dei suoi due colleghi. Anche perché quei due ultimamente si muovevano sempre in coppia. E dire che un tempo si odiavano in maniera così viscerale. Ah, quante ore passate a doversi sorbire le infinite lamentele di suo fratello nei riguardi di Aiacos!
Ma Rhadamantis non ebbe modo di continuare a rimembrare i bei, vecchi tempi, perché la porta del suo salotto venne spalancata con fin troppa foga. Un gesto invero per niente educato, ma questo non fece che comprovare i sospetti di Rhadamantis sull'identità del proprietario di quei modi così bruschi.
E infatti eccolo lì, cipiglio fiero e i lunghi capelli svolazzanti. Creava un contrasto molto singolare lui, abbigliato con quelle vesti tipicamente greche, immerso in quell'ambiente così inglese.
Rhadamantis corresse immediatamente il sorriso precedente in una perfetta e impassibile maschera di puro contegno inglese.

“Gemini.” lo salutò, freddo e formale come solo lui sapeva essere.

Kanon non ricambiò la cortesia, anzi, gli lanciò un'occhiata carica, prima di avvicinarsi quasi a passo di marcia verso dove era seduto l'altro. Visibilmente contrariato per qualche cosa che Rhadamantis, ne era certo, avrebbe presto scoperto.
Rhadamantis ancora una volta si stupì di come potesse essere imprevedibile il carattere di quell'uomo. E dire che l'ultima volta che si erano incontrati non sembrava avere nessun problema al mondo. E di certo non ce l'aveva con lui. È proprio vero che i Gemelli sono persone poco stabili.

“Tu!” lo additò infine Kanon, quando si fu avvicinato abbastanza da risultare particolarmente intimidatorio con quel dito puntato e le sopracciglia corrugate. O almeno, sarebbe stato intimidatorio con una qualunque altra persona. Rhadamantis si limitò ad osservarlo vagamente perplesso. Anche curioso, ma non lo avrebbe di certo detto ad alta voce.

“Gemini.” si ripeté, posatissimo “Trovo alquanto maleducato il tuo modo di fare.” e senza staccare gli occhi dai suoi, prese un altro sorso di whisky.

Kanon assottigliò pericolosamente lo sguardo, i muscoli del collo visibilmente tesi sotto la pesante sciarpa di lana. Non c'era bisogno di un genio per capire che era arrabbiato. Molto arrabbiato. E pur percependo il pericolo di avere un Cavaliere d'Oro a meno di un metro di distanza, furioso, e di essere in quel momento sprovvisto di Surplice, pur sapendo bene i rischi che correva Rhadamantis trovava alquanto divertente provocare Kanon. E lui non era certo il tipo da rinunciare ad un gioco solo perché questo stava diventando troppo pericoloso.
Ghignò, come a sottolineare che accettava la sfida. Qualunque essa fosse stata.
Vide la mascella di Kanon serrarsi ancora di più. Poteva quasi sentire i denti che stridevano gli uni contro gli altri.
I due rimasero immobili per quelli che potevano benissimo essere stati dei minuti. Occhi negli occhi, nessuno dei due voleva cedere nulla all'avversario, nemmeno un battito di ciglia.
Rhadamantis sorrise, anche se esteriormente non mosse nemmeno un muscolo della faccia. Se quella era diventata una gara a chi resisteva di più senza dire una parola, beh, la vittoria per lui era assicurata. Per quanto potesse essere curioso di conoscere il motivo di quest'improvviso astio nei suoi confronti, in fin dei conti poteva vivere benissimo anche senza conoscerlo. Kanon invece aveva tutta l'aria di chi deve assolutamente sputar fuori le proprie accuse.
E lo sapevano bene entrambi.
Fu dunque ovvio che fosse Gemini il primo a sciogliersi da quella posizione così contratta. Mantenne però gli occhi stretti in due fessure.
Una volta che l'avversario cedette, anche Rhadamantis si permise di riprendere a muoversi. Accavallò una gamba sull'altra e prese un altro sorso dal bicchiere, pronto ad ascoltare i patemi d'animo del suo ospite.

“Tu sei sposato!”

Il whisky gli andò irrimediabilmente di traverso, e Rhadamantis prese a tossire come un disperato che sta per affogare.
Ci mise qualche minuto buono per riuscire a riprendersi completamente.
Quello era l'ultimo, davvero, l'ultimissimo argomento con cui avrebbe mai pensato di parlare con un Cavaliere di Athena. Fosse stato meno inglese, sarebbe arrossito fino alla punta delle orecchie. Ma come gli saltava in mente di tirare fuori una questione del genere?!
Gli lanciò un'occhiata ostile, come a sfidarlo a proseguire.
Kanon – anche lui non molto dotato di spirito di autoconservazione – ignorò platealmente la minaccia che si poteva leggere negli occhi della Viverna.

“Tu sei sposato!” rimarcò, come se la prima volta non fosse stato abbastanza chiaro.

Rhadamantis gli ringhiò contro tutto il suo disappunto.
“Non sono cose che ti debbano interessare.” soffiò, terribilmente irritato.

“Ma davvero?!” chiese retorico Kanon, incrociando le braccia e fissandolo di nuovo, sfidandolo a negare che il fatto che colui che poteva essere definito, in modo plebeo, il suo amante fosse sposato non era un problema di suo interesse.

Rhadamantis rimase in silenzio per qualche altro secondo, meditando velocemente su come sfuggire a quella assurda situazione. Anzi no, lui non fuggiva. Si mise a cercare la più onorevole delle ritirate strategiche. Prese un respiro profondo, raddrizzò la schiena e accavallò di nuovo le gambe.

“Non so di che cosa tu stia parlando.” provò con la diplomazia, anche se non era la migliore delle sue doti.

Kanon lo squadrò dalla testa ai piedi.
Poi tirò fuori dal mantello un grosso libro, che aveva tutta l'aria di essere molto pesante, molto vecchio e molto noioso.

“Non sapevo che tu sapessi anche leggere, Gemini.” la diplomazia non era decisamente il punto forte di Rhadamantis. Era molto più bravo con le provocazioni. Sperava di riuscire a pungolare abbastanza Kanon da far scoppiare una rissa. Avrebbe preferito di gran lunga una volgare zuffa al discorso che lo stava aspettando.

Kanon per un attimo fu fortemente tentato di saltargli addosso per tirargli un paio di ben piazzati ceffoni. Ma poi si limitò a sorridere beffardo. No, non l'avrebbe incastrato con questi trucchi di bassa lega.
Kanon aprì il libro, sfogliandolo velocemente. Trovò in fretta il punto che gli interessava e quindi passò il librone a Rhadamantis.
L'uomo lo squadrò per un momento. Era davvero vecchio, scritto a mano su pergamena antica.

“Se vuoi ti traduco!” propose strafottente Kanon.
“Non ce n'è bisogno, grazie.”
“No, hai ragione. D'altra parte, è la tua lingua madre, no?”

Un altro affondo alla sua già debole difesa.
Rhadamantis scoccò l'ennesima occhiata di insofferenza al suo ormai sgradito ospite, e per evitare di cominciare a prenderlo a male parole – se non direttamente a Greatest Caution in faccia – prese a leggere la pagina davanti a lui.
Era un testo fitto fitto, scritto in greco antico con uno stile di prosa puramente illustrativo, assolutamente e mortalmente noioso, e pieno di note che rimandavano ad altri documenti probabilmente altrettanto noiosi. Un maledetto lavoro da topi di biblioteca senza dubbio.
Lesse velocemente la prima mezza pagina, dove si raccontava di non si ricordava già più chi, che aveva combattuto contro il re di una qualche nazione ormai scomparsa da qualche millennio.
Poi finalmente arrivò al punto che lo interessava.
Citando varie fonti, veniva solennemente notificato il matrimonio tra Alcmena e Rhadamantis. Lui. Lesse tutto il paragrafo. La dovizia di particolari era impressionante, soprattutto considerato che l'unione era avvenuta nell'Oltretomba, da cui teoricamente la notizia non sarebbe mai potuta trapelare. A meno di qualche divinità infernale fin troppo pettegola.
Rhadamantis chiuse gli occhi, sospirando appena.
Il ghigno di Kanon si allargò.

“Bene, vuoi ancora negare, Rhadamantis?!”

Questi lo squadrò con una luce assassina negli occhi. Kanon faceva bene a non scherzarci troppo sopra, o avrebbe fatto una brutta fine.

“È successo molto tempo fa.”
“Sì, qualche cosa come più di duemila anni. Secolo più, secolo meno. Sai, non ti facevo così vecchio!”
“Ne ho ventitré infatti!” puntualizzò l'altro, fulminandolo.

Kanon sorrise, ma non ribatté.
Non aveva voglia di ributtarsi in quella discussione. Ci aveva provato, una volta, a farsi spiegare come funzionava la faccenda degli Specter, se nascevano così, rinascevano o si reincarnavano. Con il solo risultato di essersi fatto venire un mal di testa con i controfiocchi. Per cui ci aveva rinunciato. La sola cosa di cui era abbastanza certo era che il Rhadamantis che aveva adesso di fronte aveva ventitré anni ed era indubbiamente inglese. Ma dentro di lui, da qualche parte e in una qualche percentuale non ben specificata, ci doveva essere anche un po' di quel Rhadamantis greco che visse ai tempi del mito. Il Giudice Infernale. Lo sposo di Alcmena.
Kanon si riscosse e grazie a quel pensiero ritornò a focalizzarsi su quello che era venuto a fare.

“Dunque, tu sei sposato!”
“Oh my God!”
“Non fare l'inglese con me!”
“Che diavolo vuoi che ti dica Kanon?” sbottò alla fine Rhadamantis, esasperato da quella situazione surreale.

Kanon aprì la bocca per rispondere, ma non trovò una vera risposta.
In effetti, non sapeva bene nemmeno lui che cosa ci stava facendo lì.
Insomma, si stava annoiando a morte sul quel libro che Saga l'aveva costretto a leggere – tirato fuori apposta per lui dalla biblioteca privata di Camus: suo fratello era davvero troppo premuroso alle volte – quando era incappato in quella storia che gli aveva fatto saltare i nervi.
Non aveva nemmeno finito il capitolo, era partito in quarta alla volta della residenza di Rhadamantis per delle spiegazioni. Che cosa poi volesse che gli fosse spiegato, non lo sapeva nemmeno lui.
Kanon si grattò la testa, distogliendo lo sguardo, vagamente imbarazzato.
E vederlo con quella faccia riscosse di nuovo il lato spettrale di Rhadamantis.

“Kanon di Gemini... Non sarai per caso geloso?”

La testa del Cavaliere si voltò con un movimento così veloce da risultare quasi invisibile, un'espressione a dir poco feroce dipinta in volto. E fu altrettanto rapido nell'annullare la già breve distanza che lo separava da Rhadamantis. Lo afferrò bruscamente per il bavero della giacca di tweed e prese a seppellirlo con una sequela di insulti così variegati che, in tutte le sue vite, Rhadamantis non aveva mai avuto il piacere di ascoltare. Era sorprendente come Kanon riuscisse ad insultarlo così velocemente. Sfiorava davvero la velocità della luce.
Ma Rhadamantis non era uno dei tre Giganti gli Inferi per nulla.
Lasciò che l'altro si sfogasse un po' poi, con una mossa rapida e inaspettata oltre ogni dire, lo afferrò per le spalle, invertendo le posizioni e spalmandolo sulla poltrona dove era stato seduto lui fino ad un momento prima. La mossa improvvisa prese di sorpresa Kanon, che perse l'equilibrio e si trovò irrimediabilmente intrappolato tra la poltrona e il corpo di Rhadamantis. Maledetto aguzzino!

“Sei una persona davvero troppo rumorosa, Gemini.”
“Crepa!”

Rhadamantis ghignò per l'ennesima volta. Era davvero troppo divertente avere a che fare con Kanon.
Calò su di lui come la viverna che era, rapace e letale, intrappolandogli le labbra tra le sue. Kanon, ancora inviperito, tentò di morderlo ma questo non fece che divertire ulteriormente Rhadamantis. Litigarono per un bel po', in quel particolare modo tutto loro.
Kanon tentò di riprendere una posizione più consona al suo status, ma Rhadamantis sabotò sistematicamente tutti i suoi tentativi. Come ogni volta era una lotta terribilmente seria, tanto da impedire ai due di abbassare la guardia anche per un secondo solo. Le mani di Kanon scivolarono veloci e invisibili – ma si sentivano, oh, se si sentivano! - sotto la giacca dell'altro, carezze nemmeno troppo gentili sul torace e il ventre contratto di Rhadamantis. Gli passò poi le forti braccia dietro la schiena, tirandoselo più vicino, tanto che quasi perse l'equilibrio. E per evitare di dare un tale vantaggio tattico al nemico, Rhadamantis poggiò un ginocchio sulla seduta della poltrona, spostandolo immediatamente e quasi con prepotenza tra gambe di Kanon. E lui non riuscì a trattenere un gemito.
Strinse a sé Rhadamantis, possessivo, i corpi compressi uno contro l'altro, in precario equilibrio su quella poltrona che rischiava di rovesciarsi al primo movimento troppo busco. Sapevano bene entrambi che il rischio di franare rovinosamente per terra era quasi una certezza, ma nemmeno il pensiero di una caduta così poco dignitosa poteva fermarli. Anzi, ad essere onesti, in quel momento entrambi non avevano in mente altro pensiero se non il corpo dell'altro. Due corpi guizzanti, forti e indomabili.
Rhadamantis imitò il compagno, posandogli le mani sul torace, che si alzava ed abbassava sempre più rapido. Sentiva perfettamente ogni singolo battito di quel cuore ardente, a cui il suo faceva eco, in una perfetta sincronia. Fece scorrere una mano verso il basso, insinuandosi sotto la stoffa fin troppo leggera per quelle temperature.
Kanon aveva preso d'assalto il collo di Rhadamantis, continuando ininterrottamente a stuzzicarlo ora con baci fin troppo lascivi, ora con morsi ben calibrati. Se ne lasciò sfuggire uno un po' più forte di quanto non volesse, quando la mano infingarda di Rhadamantis si intrufolò nei suoi pantaloni.
Kanon ansimò bollente contro il collo di Rhadamantis, artigliandogli i capelli, mentre l'altro continuava indisturbato il suo lavoro.
Un brivido di piacere scosse Kanon, dalla testa ai piedi, passando per tutta la schiena.
Fu in quel momento che, spalancati gli occhi, e praticamente facendo violenza contro se stesso, riuscì a riprendere il controllo di sé per un attimo. Quanto bastò per spintonare via Rhadamantis.
Questo, oltremodo stupito, barcollò indietro di qualche passo, fissando poi lo sguardo incredulo su Kanon. Ansimando, il Saint si rialzò lesto dalla poltrona, portandovisi dietro, come a mettere una barriera tra lui e Rhadamantis.

“Kanon!” lo richiamò lui, la voce tremante di rabbiosa insoddisfazione.

Gemini lo quadrò sospettoso, puntandogli addosso per la seconda volta in quella folle giornata un dito accusatore. Aveva ancora il fiatone.

“Lo so dove vuoi andare a parare, Specter!”

Troppo plateale
, si trovò a constatare tra sé e sé Rhadamantis, mentre si risistemava la giacca, spazzolandola con precisi colpi della mano.

“E sentiamo, che malvagio piano avrei architettato questa volta?”
“Pensi che non me ne sia accorto?! Vuoi distrarmi per evitare di dover parlare di quello per cui sono qui!”

Rhadamantis lo fissò di nuovo stupito.
Va bene che era una mente diabolica, ma a questo non ci aveva pensato. A parte il fatto che semmai era Kanon quello che doveva spiegare il suo comportamento, Rhadamantis non aveva proprio pensato a nessun secondo fine quando aveva cominciato a dare d'assalto contro Kanon. In quel momento i suoi pensieri erano proprio di tutt'altro genere rispetto ai malefici piani che l'altro sospettava.

“Ti assicuro” cominciò mentre si spostava verso l'elegante mobiletto di legno dove teneva i liquori “Ti assicuro che non aveva nessun secondo fine. Sei alquanto paranoico, Gemini!”

Kanon lo fissò malevolmente.
Nel frattempo Rhadamantis si stava versando un altro – abbondante – bicchiere di whisky.

“Ma visto che vuoi per forza parlare, prego. Comincia a spiegarmi come mai te la sei presa in quella maniera se non sei geloso!”

E sottolineò l'ultima parola, lanciandogli una di quelle sue occhiate che ti sfidano a contraddirlo.
Kanon si morse un labbro e non rispose.
Rhadamantis si avvicinò a lui, sorseggiando tranquillo il suo liquore.
Ah, che soddisfazione vedere un Cavaliere d'Oro indietreggiare!
Il cervello di Kanon stava lavorando febbrilmente per trovare un risposta al suo problema. Sì, perché era un vero e proprio problema, gigantesco oltretutto, quello in cui si era cacciato con le sue stesse mani. Si era buttato a capofitto nella tana della viverna, vittima sacrificale autoimmolata alla sua stupida impulsività.
E intanto Rhadamantis sorrideva, quel suo ghignante sorriso appena accennato su quella faccia da schiaffi epica. Gli avrebbe di nuovo dato addosso, se questo non avesse comportato doversi avvicinare. Avvicinare troppo.
Era una situazione disperata la sua. E Kanon aveva combattuto troppe battaglie per non riconoscere che la sua sconfitta era ormai inevitabile.
Scoccò dunque un'ultima occhiataccia allo Specter, prima di rilassare le spalle e spostarsi da dietro la poltrona.
Rhadamantis gustò la vittoria appena conseguita, anche se limitò i festeggiamenti al solo bere un altro sorso di whisky. Ci avrebbe pensato in un secondo momento a far pesare a Gemini questa sonora disfatta.
Kanon si spostò di fronte a lui – a distanza di sicurezza – incrociando le braccia al petto.

“Se anche fosse che sono geloso” soffiò irritato “...e bada bene, non sto ammettendo nulla, devi pur ammettere che non è per niente onorevole da parte tua intraprendere una relazione quando sei già impegnato altrove!”

Rhadamantis annuì appena.
Prese un altro sorso, lentamente.

“Come ti ho detto prima, è una storia di molto tempo fa. Un'altra vita.”
“Cos'è i matrimoni cadono in prescrizione dopo un paio di millenni?”
“Sebbene apprezzi il tuo tentativo di ironia, la risposta è no.”
“Quindi tu sei ancora sposato a tutti gli effetti.”
“Sì.”
“Adultero!”

Rhadamantis gli scoccò un'occhiata irritata.
Kanon aveva provato a scherzare con quell'ultima battuta, ma tra le righe si poteva leggere benissimo che la storia del matrimonio di Rhadamantis lo aveva molto infastidito. Fosse stata un'altra persona, si sarebbe detto addirittura ferito.

“Lasciami finire!” intimò la Viverna, imponendosi. “È vero che ho degli obblighi nei confronti di Alcmena ma, non so se lo hai notato, al momento io sono qui.” e indicò con un ampio gesto del braccio la stanza che li stava ospitando in quel momento.

Quel salotto così inglese da sembrare uscito da un museo sull'arredamento d'epoca vittoriana. In effetti non molto adeguato allo stile consono per un semidio nato a Creta quasi duemila anni prima.
Kanon sciolse le braccia, per poi incrociale al petto un secondo dopo. Dire che era perplesso era poco.

“Non sono sicuro di capire che cosa stai insinuando, Rhada.” ammise, senza vergogna.

“Sto dicendo,” sbuffò appena Rhadamantis “che al momento non ho nessuna intenzione di tornare a casa. Quando questo corpo sarà morto, ci farò ritorno, volente o nolente. E allora la mia sposa potrà disporre di Rhadamantis come meglio crede. Ma fintanto che sono io, decido io cosa fare, dove vivere, come vestire e chi frequentare.”

Scoccò un'occhiata eloquente a Kanon sull'ultima parte del discorso. E il guerriero greco non poté non sorridere, decisamente compiaciuto, per quell'ammissione che, ne era certo, non doveva essere stata facile per Rhadamantis. Anche se era stata declamata con quel tono di voce che più che intimidire non riesce a fare, quella era stata senza ombra di dubbio una dichiarazione del profondo attaccamento che Rhadamantis provava per il cavaliere di Gemini. Di sicuro non si avrebbe ottenuto mai niente di più da lui, ma nonostante tutto Kanon apprezzò lo sforzo.
Sorrise scanzonato, avvicinandosi di una paio di passi.
Faccia a faccia, l'ennesimo confronto.

“Quindi? Sono ufficialmente il tuo amante?” chiese, divertito e provocatorio come solo lui sapeva essere.
Rhadamantis rispose al sorriso di Kanon, anche se il suo aveva un che di perfido.

“Vacci piano, Gemini. Al massimo puoi essere il mio amasio.”

Kanon spalancò gli occhi oltraggiato. E caricò un pugno ben mirato allo stomaco di quel maledetto cretino.
Purtroppo per lui, Rhadamantis aveva previsto la reazione e riuscì ad evitare il colpo, schivando di lato e cingendo repentinamente le spalle di Kanon, stringendolo tra le sue braccia. Immobilizzandolo in buona sostanza, prima che avesse la malaugurata idea di cominciare davvero ad azzuffarsi.

“Lasciami!” gli intimò quello, cercando di divincolarsi.
Rhadamantis lo strinse più forte a sé.

“Bastardo! Con chi credi di avere a che fare? Amasio a me?!” sbraitava, piccato.
Lo Specter si lasciò andare ad una risata divertita.

“Devi ammettere però, Gemini, che la differenza d'età che c'è tra noi non può che portare logicamente a questo risultato!”
“Posso ricordarti che sono più vecchio io?” sbuffò, sommamente irritato.
“Non credo proprio.”
“Sai, non la sopporto proprio sta storia!”

Rhadamantis ridacchiò di nuovo, per poi posare le labbra sul collo di Kanon.
Questi tentò di allontanarsi più per testardaggine che per altro.
Ma gli artigli della Viverna l'avevano già intrappolato, e non l'avrebbero lasciato andare tanto facilmente.
Kanon sbuffò, per poi voltarsi verso Rhadamantis e baciarlo furiosamente.
Lottarono per qualche minuto, i primi gemiti sommessi che si spandevano nella stanza.
Kanon si allontanò di pochi centimetri dal volto dell'altro.

“Scordatelo!” ribatté di nuovo. Ci teneva a puntualizzare la sua posizione. Aveva una dignità da difendere lui.
“Staremo a vedere.” rispose Rhadamantis, una sfida sottintesa.

Fu l'inizio di un'altra epica battaglia per la supremazia.





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Note:

- Gamos: "matrimonio"

- Rhadamantis nella mitologia: Figlio di Zeus ed Europa, viene adottato dal re di Creta - marito della madre - insieme ai fratelli Minosse e Sarpedone. Vista la sua estrema correttezza, dopo la morte viene investito del titolo di Giudice negli Inferi.
Qui - più precisamente nei Campi Elisi - si sposò con Alcmena, madre di Eracle.

- Minos nella mitologia: Fratello di Rhadamantis, divenne poi re di Creta. Visto che anche lui era stato sempre(?) molto corretto, ottenne dopo la morte la carica di Giudice. A lui venivano sottoposti i casi più delicati.

- Aiacos nella mitologia: Tradotto in italiano Eaco, Aiacos è anch'egli figlio di Zeus e di una ninfa. In vita ebbe molti confronti con Minos - dispute territoriali se non ricordo male. Dopo la morte divenne anche lui membro dei trio di Giudici.

- Specter: Prendete per buona la spiegazione confusa di Kanon. Probabilmente nemmeno Kurumada ha le idee troppo chiare in proposito.

- La biblioteca di Camus: Quella che ha evidentemente ereditato da Degel (The Lost Canvas), noto topo di biblioteca. <3

- Amasio: Nell'antica Grecia i fanciulli di buona famiglia venivano affidati a dei precettori che avevano il compito di insegnare loro, oltre alle varie altre questioni educative, anche le pratiche sessuali. Traslitterato, con amasio si intende dunque la parte passiva di questo genere di coppia.


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Angolo dell'Autrice:

Kanon mi odia.
Sul serio.
Sono teoricamente sostenitrice del suo ruolo di seme in questa coppia, ma a quanto pare la cosa non funziona! Maledizione a Rhada, mi è completamente sfuggito di mano e ha cominciato a dirigere lui la storia! XD
Scherzi a parte, questo è il mio primo tentativo con questa coppia. Ho cominciato ad apprezzarla solo di recente, ma ormai lo trovo davvero un pairing fantastico. <3
E questa fic è nata per caso, mentre mi stavo documentando sui tre Giudici Infernali. Mi sono immaginata la reazione di Kanon qualora avesse dovuto scoprire che il suo Rhada è sposato. XD Povero caro. Ahahah!


*°*°*°*

Ringrazio sakura2480 e Himechan per la recensione che hanno lasciato all'altra mia storia con Kanon Ombra.

Grazie mille! *__*

*°*°*°*


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




   
 
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