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Autore: just_silvia    02/01/2010    3 recensioni
Ebbene l'ho scritta! Avrei sempre voluto farlo dalla prima volta che lessi Romeo e Giulietta... (ed ero veramente piccola!)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edimburgo, 1593.

Sir William Shakespeare quell'anno si recò in visita da un suo carissimo amico, Sir Lawrence Collum.

I due non si vedevano molto, ma una volta l’anno decidevano di fare “riunione”.

Sir Shakespeare era un drammaturgo e poeta inglese mentre il suo amico era un nobile, che non aveva mai lavorato in vita sua, grazie alla rendita di varie proprietà che possedeva ad Edimburgo.

Tra queste, una locanda vicino al porto:“Sea Wolf”.

La prima sera del suo viaggio in Scozia, Collum decise di portarlo in giro, la loro passeggiata terminò proprio in quel posto, cosa insolita per i due amici.

"Mi chiedo, caro amico mio, che intenzioni tu abbia... perché vuoi farmi bere del whisky popolare da locanda, anziché quell’ottimo che avrei potuto bere a casa tua?..." domandò il poeta.

"Ho qualcosa per te, Will, pazienta e vedrai... "

Si accomodarono in due posti in fondo al locale ma Shakespeare non vedeva altro che poveracci e balordi intorno a sé.

All'improvviso si avvicinò a loro un uomo con la faccia da ragazzo. Aveva capelli lunghi color castano chiaro e dei begli occhi color nocciola, non era abbigliato in modo molto elegante.

"Che cosa desiderate, Signori?" chiese in un inglese un po’ sgraziato.

"Vogliamo fare due chiacchiere con te!" esclamò, tra lo sconcerto degli altri due, Sir Collum.

"Che cosa vorremmo mai richiedere a questo povero gentiluomo?" domandò Shakespeare, l’altro uomo continuò a non parlare.

"Ma allora non ti fidi di me! Miscredente. Siediti Raniero. Stasera ti offro da bere. Sono o non sono il proprietario di questo posto?" diede un colpo di mano sul tavolo, il giovane obbedì subito. Shakespeare notò che non era un uomo dalla faccia da ragazzo, era solo un ragazzo. Punto.

Sir Lawrence chiamò al tavolo un altro uomo, gli spiegò la sua decisione e si fece portare tre bicchieri del suo miglior whisky. Furono immediatamente serviti.

L’uomo bevve tutto d’un sorso, mentre gli altri due lo guardavano con stupore.

"Caro Raniero, racconta a questo mio amico la storia tua e della tua sposa..." detto questo gli fece un sorriso storto.

"Signore...ma io..."

"Ti assicuro che è una persona fidata, e che non conosce nessuno a Verona, vero Will?" diede una gomitata al suo amico.

"Certo...volevo dire no, non conosco nessuno a Verona. Non so quanto vi possa servire questa informazione..." finì ed in quel momento capì che l'accento strano con cui parlava il ragazzo non era altro che italiano.

Raniero guardò entrambi atterrito, Shakespeare intuì che stava per raccontare qualcosa di molto riservato. Scolò l’intero contenuto del bicchiere di whisky e dopo un soffio si apprestò a raccontare.

"Ebbene gentiluomini, questa è la mia storia ..." Lawrence fece l'occhiolino a Will pregustando le sue reazioni.

" Io sono nato a Verona, facevo parte di una famiglia importante. Il mio cognome era Monti. Sono tuttora Raniero Monti, anche se ad Edimburgo a nessuno importa.

L'attività che aveva arricchito la mia famiglia era la vendita di tessuti, provenienti da tutto il mondo. Io ero figlio ed erede della famiglia.

Nella stessa città anche i Ceppi, si occupavano dello stesso tipo di commercio e credo che lo facciano anche oggi.

Tutto ebbe inizio, più o meno un anno e mezzo fa, quando seppi che il capo di quella famiglia, acerrima rivale della mia, stava preparando una grande festa per permettere a sua figlia, Giuditta, di incontrare un nobile francese, un certo conte, il suo nome era Parisio. Quest'ultimo, in effetti, l’aveva richiesta in matrimonio ed i genitori di Giuditta erano molto favorevoli a quell'unione.

Questa storia era a me sconosciuta, ma credendo di trovare Rosetta- la ragazza che ai tempi amavo! - alla festa mi auto invitai a questo grande ballo mascherato e mi presentai con i miei amici Beniamino e Maurilio..." il ragazzo s'interruppe.

"Will, mi sa che dovresti prendere appunti..."

"Sono un buon ascoltatore" rispose Shakespeare, credendo che la storia non fosse per nulla originale.

" Su continua, ragazzo...adesso arriva il bello!"

"Scorsi... Giuditta" sospirò "e restai folgorato dalla sua bellezza. Me ne innamorai subito ed il colpo di fulmine fu reciproco. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai due volte, poi decisi di non esagerare e mi ritirai tra i miei amici. Parlando con loro scoprii la sua identità e lo stesso lei, parlando con la sua balia. Disperati ci rendemmo conto di esserci innamorati ciascuno del proprio peggior nemico.

Al cader della notte, mi nascosi nel giardino dei Ceppi. Quindi mi avvicinai sotto il balcone di Giuditta e le dichiarai il mio amore. Ed anche lei fece lo stesso.

Ero al settimo cielo ma allo stesso tempo mi sentivo all'inferno, mi confidai il giorno dopo con fra Leandro, il mio confessore. Egli inizialmente incredulo, mi disse di aspettare un momento migliore per rivelare al mondo intero una cosa simile ma Giuditta era promessa sposa a quel conte ed io non avevo tanto tempo.

Cataldo, cugino di Giuditta, proprio un paio di giorni dopo mi sfidò a duello. Ma io ero al colmo della felicità e pieno di una simpatia "fraterna" verso di lui e rifiutai di battermi. Maurilio, il mio migliore amico, giovane coraggioso e brillante, si affrettò a sostituirmi battendosi contro Cataldo. Quest'ultimo lo ferì a morte. Maurilio morì maledicendo il litigio delle due famiglie nemiche..." Raniero si fermò con la voce tremante, Sir Shakespeare ebbe pietà per quel povero ragazzo, si pentì di non aver portato dietro il suo taccuino.

Sir Collum ordinò altri due whisky perché Shakespeare non aveva ancora toccato il suo. Raniero bevve in un sorso insieme a Lawrence e riprese il racconto atterrito.

"Mi trovai costretto a rivendicare la sua morte e uccisi Cataldo..." quando pronunciò l'ultima parte della frase, si guardò intorno attento che nessuno, a parte i due, lo stesse ascoltando. " Non mi restava altro che fuggire...avrei voluto portare Giuditta con me, ma lei era in preda al dolore e quindi mi allontanai lasciandola sotto la custodia del mio amico francescano.

Il signor Ceppi, suo padre, reso inquieto dallo stato d’animo della figlia, decise di accelerarne il matrimonio con il Conte francese. Addirittura il giorno dopo il funerale del nipote. Giuditta si rifiutò e suo padre la minacciò: o sposava Parisio, o l'avrebbe diseredata. Lei corse da fra Leandro che le chiese un po' di tempo per pensare.

Durante una sua solita visita all’ospedale dei poveri, il monaco scorse una ragazza morta da poco che aveva la fisicità di Giuditta, nessuno era lì a piangere la sua morte, forse era una straniera o forse un’orfana … fu allora che escogitò un piano.

Propose a Giuditta di vestire il corpo della ragazza morta con i suoi abiti e d’incendiare la camera la sera prima delle sue nozze, in modo che i genitori avrebbero scambiato quel cadavere carbonizzato per lei, l’avrebbero ritenuta morta per sempre e chiusa nella tomba dei Ceppi. Lui mi avrebbe avvertito, io sarei andato a prenderla per poi fuggir via per sempre. Giuditta accettò il piano.

Così rimasta sola nella sua stanza, Giuditta fece salire il francescano di nascosto con il cadavere della povera ragazza in spalla. Insieme la vestirono “da notte” e appiccarono il fuoco, quando iniziò ad espandersi per l’intera stanza, fu proprio fra Leandro a dare l’allarme. Finse di essere lì a quella tarda ora, perché era andato a dare un’estrema unzione, e che da fuori aveva visto del fumo.

Riuscirono a spegnerlo e trovarono il corpo della finta Giuditta carbonizzato. Tutto andò come organizzato dal francescano e la povera ragazza morta, forse orfana, ebbe un funerale da nobile.

Giuditta ed io decidemmo di cambiare nazione e fra Leandro prima della partenza celebrò il nostro matrimonio.

Abbiamo preso la prima nave che cambiava paese, ed era per Edimburgo. Poi Sir Collum è stato così gentile, ci ha assunti entrambi, io come aiutante locandiere e Giuditta come aiuto in cucina, stiamo imparando un sacco di cose… non siamo ricchi come prima, ma siamo felici. Sappiamo che in Italia c’è la sua famiglia che ancora piange la sua morte e la mia che mi cercherà per sempre, ma un giorno torneremo da loro … o forse no! Chissà…" finì con un sorriso rassegnato.

Shakespeare si complimentò per il suo coraggio, era rimasto davvero molto colpito da quella storia, il suo amico Lawrence si sentì soddisfatto e chiese al ragazzo di andare a casa per quel giorno, lui e Giuditta avrebbero potuto avere la serata libera. Raniero ringraziò con gratitudine stringendogli più volte la mano.

"Visto? Ora avrai una nuova commedia da scrivere…se non fosse stato per quel francescano, sarebbe finita sicuro in tragedia!"

"Ti dirò, mio caro amico…a volte le tragedie hanno più successo delle commedie romantiche a lieto fine". Lasciando la locanda, dalla porta della cucina, Shakespeare riuscì a vedere una giovanissima ragazza con i capelli neri, gli occhi limpidi e con un piccolo pancino prominente.

Arrivato a casa del suo ospite, dopo aver finto una forte stanchezza, Shakespeare prese il suo taccuino e iniziò a scrivere tutto ciò che ricordava della storia di Raniero e la sua Giuditta...

   
 
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