Come sempre dedicato al My
only desire SasuSaku/SakuSasu Italian Official Forum Ah, e la responsabilità di quei costumi è, tanto per cambiare, logicamente di Delia XD
Sasuke
Uchiha, ultimo superstite di un Clan ninja
fra i più pericolosi al mondo, unico nukenin tornato al
proprio Villaggio sulle
sue gambe (per quanto se ne sapesse), ormai Capo della Polizia e
detentore di
primo, secondo e terzo posto nell’ipotetica classifica
(ideata da Ino, per
altro) degli sguardi glaciali più sexy di Konoha si
trovò a sollevare l’angolo
destro della bocca in una smorfia disgustata di una comicità
che da sola
sarebbe bastata a distruggere i suoi venti anni di
“reputazione da duro” così
faticosamente costruita e difesa.
La
fortuna aveva voluto, per lo meno, che l’unico ad
assistere a questa sua caduta di stile fosse la causa della stessa,
ovvero
l’Hokage. Ovvero Naruto.
Effettivamente,
forse non era stata poi tanto una
fortuna.
“Tu
vuoi fare… cosa?”
si risolse a boccheggiare dopo qualche secondo, sperando di non aver
capito
cosa diamine quel buffone vestito da uomo avesse in mente. Peccato che
lo
stesso sorrisone soddisfatto che il biondo esibiva come un trofeo di
guerra
fosse più che sufficiente a disilluderlo.
“Piantala
di fare il difficile, è un’idea
stupenda!”
esclamò infatti Naruto allargando le braccia eccitato quanto
un bambino davanti
ad una torta di cioccolato a tre piani— o davanti ad una
fornitura decennale di
ramen, trattandosi di lui. “Pensaci: una festa fatta apposta
per celebrare la
pace… per di più divertendosi! Nei paesi non
militarizzati è molto diffusa.”
aggiunse quindi cercando di assumere un’aria convincente che
Sasuke considerò
per lo più irritante. “Senza contare che dare una
festa del genere coinvolgendo
rappresentanti di tutti gli altri Villaggi Ninja porterebbe ad
aumentare le
probabilità di un’alleanza duratura.”
“…tutto
questo te l’ha detto Hinata.” ribatté il
moro dopo un minuto di silenzio passato a fissare l’amico in
modo minaccioso.
Non poteva crederci. Non voleva
crederci.
Il
biondo, per tutta risposta, parve strozzarsi con
l’aria che aveva appena inspirato e, mentre cercava senza
successo di dirottare
l’attenzione dell’altro sul fatto che stesse
rischiando di morire piuttosto che
sulle sue gote, Sasuke lo vide arrossire in modo decisamente
rivelatore. “M-ma
assolutamente no, è… è una
così bella idea che… questo non c’entra
assolutamente, e… ma tu che ne sai?” concluse
quello guardandosi intorno
frenetico mentre gli sussurrava la domanda cui il ragazzo rispose con
uno
sbuffo di sadico divertimento.
“Testa
quadra che non sei altro, è ovvio che sia un
discorso troppo articolato per essere farina del tuo sacco. E in ogni
caso non
vedo cosa dovrei entrarci io con la tua festicciola pacifista
invernale.”
Naruto
sorrise in un modo vagamente inquietante a
giudizio del moro, che si trovò costretto a sopprimere un
brivido. Non fosse
mai detto che il grande rampollo degli Uchiha aveva paura di uno
stupidissimo
stupido.
“Vedi,
Sasuke… è tradizione che i regali vengano
consegnati a tutti i bambini dallo stesso simpatico vecchietto vestito
di
rosso…” iniziò a bisbigliare
l’Hokage in tono molto, molto,
molto
inquietante avvicinandosi a lui sempre di più. Sasuke
sentì distintamente un rivolo di sudore freddo colargli
giù per la nuca, ma che
fosse dannato se avesse dato all’Idiota la soddisfazione di
accorgersene! “E a
noi servirebbe qualcuno che—”
“Non
se ne parla nemmeno.”
*
Sai
lasciò andare un profondo sospiro, imprecando
mentalmente contro il chiasso che stavano facendo quei
due costringendolo a rileggere per la quarta volta la stessa
riga nel giro di cinque minuti.
E
si che a sentire Kakashi il libro che gli aveva
prestato avrebbe dovuto essere facile da leggere persino durante una
battaglia
da quanto poco impegnativo era…
“Non
c’è un solo motivo al mondo per cui metterei
una barba finta, una pancia
imbottita ed un ridicolo
completo rosso, Idiota, hai proprio sbagliato
persona! E questa è la mia
ultima parola!” aveva iniziato con l’esclamare
Sasuke-kun, sharingan attivato e
tomoe che vorticavano pericolosamente intorno alla pupilla in segno
d’avvertimento, contro un Naruto quanto mai fermo nel suo
proposito di
ridicolizzarlo che non aveva perso tempo a ribattere: “Ma ci serve un Babbo Natale!”
“Trovati
qualcun altro! Chiedi ad Akimichi, lui
almeno come corporatura ci starebbe.” aveva quindi sibilato
il moro, letalmente
irritato, attirandosi una pressoché infinita sequela di
“Se” e “Ma” che
l’Hokage aveva infine deciso di concludere con un
più che sentito “Fallo per i
bambini del Villaggio!” che riuscì nel solo
intento di far rabbrividire il suo
interlocutore.
“Non
mi piacciono
i bambini, non mi interessa cosa—” aveva quindi
tentato di rispondere l’Uchiha,
prima che Naruto lo interrompesse con un polemicissimo “Ma se
volevi restaurare
il tuo Clan!” cui quello aveva tentato di replicare che
“Non saranno i bambini
del Villaggio a farmi restaurare il Clan, Dobe, e se accendessi il
cervello
ogni—”
“Perché
invece del completo non ti metti un bel paio
di pantaloncini? Magari anziché i bambini fai felici le
mamme. E restauri il
clan.” biascicò monotono Sai, sempre sdraiato sul
divano che Naruto teneva in
ufficio per far accomodare i visitatori, sempre fermo alla stessa riga.
La
faccia sconvolta di Sasuke-kun era impagabile.
“Perché
non ti ci conci tu in quel modo,
sottospecie di burattino?” sputò quello per tutta
risposta digrignando i denti neanche fosse una fiera braccata portando
lo
sguardo assassino che aveva puntato finora su Naruto a guardare Sai.
Solo che,
adesso che guardava lui, sembrava essersi fatto ancor più
pericoloso.
Fortunatamente Sai aveva un concetto di “pericolo”
molto flessibile,
specialmente quando l’Hokage era dalla sua stessa parte.
“Perché non voglio che
mi prendano per un bambolo gonfiabile ambulante, ecco
perché.” replicò quindi
senza battere ciglio nemmeno quando il viso del ragazzo prese a farsi
paonazzo
e l’occhio sinistro parve iniziare a lacrimargli, limitandosi
solo a tornare
saggiamente a rivolgersi a Naruto prima che l’altro potesse
appiccargli fuoco.
“Sakura, d’altro canto, vestita di rosso e bianco
formerebbe una combinazione
di colori interessante. Magari circondata di rametti di vischio e
d’agrifoglio
mentre distribuisce regali sorridendo gentilmente.”
“…Certo,
Sai… Forse… ma a noi serve un Babbo
Natale!”
Trovò a malapena la forza di ribattere Naruto, palesemente
annientato dal loro
ultimo scambio di battute. Stringendosi nelle spalle, Sai
tornò a cercare di
concentrarsi sul suo libro, cercando di ignorare i nuovi scoppi di
grida di
quei due disfattisti: lui, ad aiutarli, ci aveva provato.
*
“Sasuke,
ci saranno tutti i Kage! Ho bisogno di una mano… potrei
importelo come Hokage!”
era arrivato persino a ricordargli in tono lamentoso Naruto, segno di
quanto
dovesse effettivamente disperato ed in cerca d’aiuto. Ma perché proprio a me?!
“Idiota, caso mai non te lo ricordassi
almeno tre Kage su quattro
hanno cercato di uccidermi… non sarebbe un’idea
geniale esibirmi come fenomeno
da baraccone. Anche ammesso che fossi d’accordo col farlo, e non lo sono. E ora, se vuoi
scusarmi…” ringhiò
di rimando dando finalmente fondo ad ogni grammo di pazienza gli fosse
rimasto
in corpo e preparandosi ad andarsene, solo per essere interrotto dal
biondo che
rispose come niente fosse “Ma proprio per quello! Vestito da
Babbo Natale gli
staresti molto più simpatico!” esibendo un sorriso
di scherno troppo
pronunciato persino per lui.
“Se
hai finito di divertirti” sibilò quindi Sasuke
del tutto deciso, stavolta, a non dargli tempo di ribattere
“vado a sistemare
il mio quartiere che il tuo Villaggio ha lasciato allegramente
marcire.”, ma fu bloccato, stavolta sulla soglia, dalla
nuova, inquietante,
risposta dell’Hokage: “Oh, giusto! Più
tardi ti manderò qualcuno con gli
addobbi.”
“…addobbi?”
*
“Te
lo dirò molto chiaramente: non appenderò mai quei cosi nel mio
quartiere, e la mia decisione è tassativa.”
Quando
il ‘qualcuno’ mandato da Naruto a portargli
quelle mostruosità rosso-verdi, nominalmente Rock Lee, si
limitò a sollevare
sopra la sua testa un’enorme stella cometa con aria invitante
Sasuke provò
l’irrefrenabile impulso di saltare giù dal tetto
che stava riparando e
distruggere qualcuno, impulso che
pensava di aver totalmente perso tempo prima. Ma
tu guarda…
“Ma
Sasuke-san, sono così gioiosi! Sarebbe una gioia
per gli occhi ammirare questi verdi germogli spiccare sui tetti scuri
del
vecchio quartiere Uchiha,a riprova del—” aveva
preso a sproloquiare Lee, ma lui
si era rifiutato di starlo a sentire dopo i primi due minuti di
delirio. Forse
Naruto gli aveva mandato proprio lui con la speranza di prenderlo per
lo
sfinimento... sarebbe stata una mossa proprio da Naruto, in effetti.
Non aveva
la minima idea del perché quel cretino si stesse impegnando
così tanto nel
rompergli le scatole proprio adesso, però. Probabilmente,
decise dopo qualche
secondo di pigra riflessione disinteressata, il fatto che Hinata fosse
incinta
lo aveva privato di una bella dose di attenzioni da parte sua e quindi
si stava
rifacendo su di lui per scaricare la frustrazione. Avrebbe dovuto fare
quattro
chiacchiere con lei, decisamente…
“—e
vischio e agrifoglio sono sicuramente lo scenario
più bello per una festa all’insegna della
Giovinezza e del vigore della pace,
qui più che mai! …anche se in effetti intorno ad
un delicato fiore come
Sakura-san…”
E
rieccolo.
L’ultima mezza frase pronunciata e lasciata in
sospeso da Lee fu ciò che riscosse Sasuke costringendolo a
tornare a prestargli
attenzione (adesso erano degli ammassi di foglie spigolose con bacche
bianche e
rosse che teneva orgogliosamente fra le mani). Cos’era quella
smania che
avevano tutti di parlare di Sakura questi giorni?! Sembrava quasi fosse
diventata una sorta di celebrità fra i maschi di
Konoha… Che razza di cosa,
borbottò fra sé poco convinto il ragazzo,
portando la mano destra a scostarsi una ciocca di capelli dagli occhi
infastidito. Magari hanno aperto un
FanClub o si scambiano foto di lei vestita in quel modo indecente, dato
che gli
piace così tanto… stupidi pervertiti…
“Te
la passo?”
“Eh?!”
strillò sorpreso alle parole dell’altro,
scattando in piedi a disagio. Mi ha letto
nel pensiero?!
“La
stella” precisò il ragazzo tornando a sollevare
quell’affare enorme con un sorriso di una purezza
impressionante, “vuoi che te
la passi già che sei sul tetto?”
*
Quando
finalmente Sasuke, riuscito a sbarazzarsi di
Lee prima di quel che avesse preventivato, lasciò il
quartiere Uchiha diretto
verso un dannatissimo alimentari un’enorme stella cadente
troneggiava sul tetto
di casa sua, fra tutte. Quella non
aveva proprio potuto evitarla, era stato colto di sorpresa…
però poteva
ritenersi soddisfatto di aver evitato le altre tonnellate di festoni,
rametti,
stelline e palloni colorati. Cosa che non si poteva certo dire del
resto degli
abitanti del Villaggio: non era rimasta una sola casa,
all’infuori del suo
quartiere, che non esibisse
orgogliosamente simboli a lui del tutto sconosciuti ma che dovevano
avere
qualcosa a che fare con la festa che l’Hokage si stava
divertendo così tanto ad
importare; ed era già la terza persona che incontrava per
strada che indossasse
un ridicolo berretto rosso con pon-pon; e nonostante fosse ancora
lontano gli
sembrava di notare una slitta e—
Oh,
cavolo!, l’ha fatto davvero!
imprecò mentalmente il
moro sentendo le gote prendergli velocemente ed insolitamente fuoco
tutt’insieme e lanciandosi a nascondersi dietro il primo
angolo disponibile.
In
mezzo allo stradone che portava all’Arena
generalmente usata per gli esami Chunin era stata piazzata
un’enorme slitta
rossa bordata di bianco e rigurgitante pacchi regalo, e fin
lì la cosa avrebbe
potuto anche sembrargli non eccessivamente bizzarra. Il fatto
sconvolgente era
che a bordo del mezzo inutilizzabile stessero comodamente sedute tre
ragazze
dai vestiti a dir poco improponibili per un luogo pubblico di cui una
riconoscibilissima
figura dai capelli rosa che sbucavano timidi da sotto il berretto ed un
sorriso
che sembrava fatto di zucchero concentrato rivolto a chiunque passasse
lì
vicino.
O
era morto, o stava avendo un incubo o Naruto aveva
passato il segno e Sai doveva essere pestato… e in ogni caso
lui avrebbe preso un’altra
strada, santo
cielo!
Aveva
appena preso quella decisione quando una voce
a lui fin troppo nota lo raggiunse alle sue spalle: “Ti bei
anche tu della
vista natalizia?”
“Ka-Kakashi!”
esclamò in risposta il ragazzo,
odiandosi profondamente per non essere riuscito a trattenersi dal
balbettare
sorpreso la prima sillaba, rosso come immaginava dovesse essere un
ragazzino
preso con le mani nel sacco. Maledetti
Sai, Lee, Naruto, il Natale e i costumi natalizi! “Ma
cosa diamine stai
insinuando?!”
Per
tutta risposta l’uomo sollevò il sopracciglio
visibile, evidentemente sconcertato dalla reazione poco consona del
ragazzo
davanti a lui, che prontamente si riprese lanciandogli una delle sue
famose
occhiate inceneritrici. “Ne deduco che non apprezzi
l’idea di Naruto…”
“Deducine
che non amo le buffonate… in particolar
modo quelle che non hanno niente a che fare con noi.”
ribatté ficcandosi le mani nelle tasche e abbassando il viso
verso terra mentre il sangue lentamente defluiva dal suo viso e tornava
ad
essere se stesso: quel giorno qualcuno doveva avercela con lui,
decisamente.
Kakashi,
da parte sua, si limitò ad appoggiarsi
schiena contro il muro accanto a lui, mettendo via il consunto libro
che aveva
ripreso a leggere per la decima volta. “Quindi sei uno di
quelli che
preferiscono una tradizionalità noiosa o sbagliata ad una
novità sconosciuta.” affermò
con noncuranza senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Sasuke, invece,
aggrottò la
fronte e si girò verso di lui prima di rispondere piccato
“Non ho paura delle
novità!”
“Ma
io non ho detto questo.” precisò il jonin
rivolgendosi uno dei sorrisi soddisfatti che era tanto presto ad
elargirgli
quando ancora lui, Naruto e Sakura erano genin ed il maestro sembrava
provare
un sadico piacere nel prenderli in castagna. Decisamente, oggi doveva
esserci
qualcosa di strano nell’aria, perché non si
sentiva assolutamente se stesso.
“Solo che le novità possono essere piacevoli, per
quanto tu non ti fidi. Non ti
fidavi del Team 7 all’inizio, no? Volevi stare
solo… e guardati adesso!” concluse
Kakashi allargando ancor più il suo sorriso sotto la
maschera, sinceramente
felice nonostante Sasuke si sentisse in dovere di ribattere
“Ti ricordo che
l’ho lasciato, il Team 7.”
“Ti
ricordo che sei tornato.” replicò semplicemente
l’uomo, rimettendosi in piedi e ritirando fuori da
chissà dove il suo
onnipresente libro. “In ogni caso, credo che andrò
a sentire cos’hanno da dire
su quella slitta… e se fossi in te mi arrischierei ad
avvicinarmi: Sakura
sembra particolarmente invitante vestita a quel modo.”
“…ti
prego, dimmi che non l’hai davvero definita
‘invitante’…” trovò
a malapena la forza di biascicare mentre Kakashi scoppiava
in una risata fragorosa prima di volatilizzarsi come non fosse mai
stato lì. Dannato pervertito.
***
Se
qualcuno si fosse preso la briga di
chiederglielo, Sasuke avrebbe tranquillamente risposto che lui non
avrebbe
voluto trovarsi lì. Per niente al mondo. Oh, no.
Non
avrebbe assolutamente,
mai nella vita e sotto
nessun
tipo di minaccia voluto trovarsi nell’Arena
improvvisamente convertita a
sala da ballo improvvisata, addobbata tutta a verde e rosso come
sembrava
essere d’obbligo in quella stra-dannata festività
e piena di gente
irritantemente allegra che si comportava come se tutta quella
confusione il 24
dicembre fosse la cosa più naturale del mondo. E soprattutto
se stava
guardandosi intorno, fermo come uno stoccafisso davanti al tavolo del
buffet,
non era per niente
perché stesse
cercando di vedere se Sakura avesse indossato di nuovo quel costume
indecente,
era semplicemente per affogare nell’alcol la noia.
Assolutamente.
…
Forse Kakashi aveva ragione, in fondo…
“Capo!”
urlò qualcuno dietro di lui, e il ragazzo
rischiò molto poco signorilmente di strozzarsi con il
liquore che stava
sorseggiando. “Suigetsu?!”
Lo
spadaccino sembrava più divertito del solito
mentre si guardava attorno tronfio come se il luogo gli appartenesse,
la spada
legata ancora una volta sulla schiena ed un’immancabile
lattina stretta in
mano. L’unica cosa che a Sasuke non quadrava era il fatto che
si trovasse a Konoha. Forse stava
davvero sognando
ininterrottamente dalla mattina prima…
“Faccio
da scorta alla Mizukage.” si affrettò a
spiegare l’altro notando la sua espressione incredula,
dandosi un’aria d’importanza
che in un altro contesto avrebbe infastidito non poco il moro.
“Ah, ma non
seguo gli ordini di nessuno, sia ben chiaro.”
precisò quindi appoggiandosi al
tavolo accanto a Sasuke prima ancora che questo potesse aprire bocca.
“Da
scorta alla Mizukage?” chiese conferma l’Uchiha
tanto per fare conversazione. Non l’avrebbe ammesso nemmeno
sotto tortura, ma
trovare un volto amico e non troppo esaltato in quella bolgia infernale
era
stata una manna dal cielo.
“Sè,”
annuì Suigetsu portandosi la sua lattina alle
labbra mentre rivolgeva un’occhiata veloce
all’amico. “Sai la missione in cui
il tuo Team ha ammazzato il senpai Zabuza? Bhé, lui stava
raccogliendo fondi
per organizzare una rivolta contro il quarto Mizukage, che si
è poi scoperto
essere pilotato dall’Akatsuki… da quando fu
smascherato lui cercavano un modo
per ristabilire il buon nome del senpai, e la Mizukage ha ben pensato
di
approfittare di me per sanarsi la coscienza.” concluse
tornando a guardarsi
intorno mentre Sasuke riprendeva a bere il suo liquore senza
controbattere. Era
rilassante non dover necessariamente dire nulla, una volta
tanto… anche se non
sarebbe tornato alla vita che aveva condotto in fuga dal Villaggio per
niente
al mondo. “Carino il tuo Villaggio,” riprese dopo
qualche secondo di
contemplazione il ragazzo dai capelli chiari lasciandosi andare ad un
ghigno
malizioso “specialmente le ragazze che lo abitano. Capisco
perché tu abbia fatto
tanto per salvarlo, all’epoca.”
Sasuke
si limitò a scuotere la testa, rassegnato,
senza commentare minimamente la prima parte della sua affermazione.
“Non so di
cosa tu stia parlando.” si limitò invece a
borbottare, tornando a riempirsi il
bicchiere. Qualunque cosa fosse quella che stava rapidamente decimando
era
ottima.
Suigetsu
in tutta risposta lasciò che il suo
onnipresente ghigno si allargasse ancor di più mentre
lanciava un’altra rapida
occhiata alla sala. “Oh, si, scusa, avevo dimenticato che
nell’Akatsuki non ci
siamo entrati per controllarne le
mosse, né per salvare il tuo amico a nove code o il tuo
adorato Villaggio…”
“Devi
aver iniziato a leggere troppi romanzi, o non
si spiegherebbe da dove tiri fuori certe idee.”
biascicò in risposta Sasuke
accertandosi rapidamente che nessuno lì intorno stesse
ascoltandoli. Non amava
parlare di quel periodo, specialmente senza adeguata preparazione
psicologica
da parte sua… e la quantità di alcol che gli
stava circolando in corpo non
sarebbe bastata a sostituirla.
“Nah,
mi è bastato osservarti ed ascoltare i tuoi
deliri febbrili sulla ‘tua
Sakura’…
che suppongo sia qui da qualche parte..?” smentì
pigramente lo spadaccino tornando
per l’ennesima volta a scrutare la folla, finalmente con uno
scopo dichiarato.
Sasuke,
dal canto suo, rischiò di strozzarsi per la
seconda volta nel giro di mezz’ora, stavolta ben
più seriamente. “La mia cosa?!”
trovò la forza di urlare dopo aver mandato giù a
forza tanto di quell’alcol da
iniziare a lacrimare (Naruto probabilmente avrebbe dato un braccio per
essere
lì in quel secondo), a metà strada fra
l’oltraggiato e lo sconvolto, riuscendo
a farsi rispondere semplicemente con un cenno di assenso che sapeva
tanto di
presa in giro.
“Ma
si, ma si… avresti dovuto sentirti, ogni santa
volta che rimanevi ferito, con i tuoi ‘Sakura,
perdonami’, ‘Sakura, aspetta’,
‘Sakura, grazie’, ‘Sakura è
mia’… una scocciatura tremenda, considerando che
Karin poi veniva a stressare me a
riguardo.” sbuffò divertito Suigetsu, per poi
cambiare totalmente espressione
non appena accortosi della tonalità cianotica che doveva
aver assunto il viso
del moro. “Non dirmi che ancora non c’eri venuto a
patti con questa cosa?!
Insomma, Sasuke..!” esclamò quindi in tono di
rimprovero prima di scansarsi dal
tavolo con un gesto di scuse. “Bhè, vedo la testa
rossa di quel mastino di
Karin aggirarsi da queste parti… meglio che me ne vada,
prima che per seguire
me ti si appiccichi addosso come suo solito e la
tua Sakura vi veda… Stammi bene!”
*
Quando
Kakashi trovò Sasuke vicino al tavolo del
buffet il ragazzo era tornato ad avere un’espressione torva e
fiera che molto
meglio gli si addiceva. In compenso, quasi tutte le bottiglie di
alcolici erano
rimaste desolatamente svuotate sul tavolo.
“…ti
diverti?” gli chiese con aria scettica
sedendosi accanto al ragazzo, che lo accolse con un’occhiata
sfocata ma pur
sempre minacciosa prima di grugnire un “Non ci sto
pensando.”
“Non
stai pensando a divertirti?” indagò quindi
l’uomo
poggiandogli sulla spalla una mano che il moro si affrettò a
scansare
scontroso. “Non sto pensando a cosa sto facendo.”
gli ringhiò poi di rimando,
tornando a puntare lo sguardo corrucciato sulla massa indistinta di
persone che
sciamavano davanti a lui.
“Ah,
quello lo vedo…” commentò Kakashi con
una nota
di divertimento nella voce prima di unirsi alla sua cupa osservazione
della
folla. Quando ormai l’uomo aveva perso ogni speranza di avere
una normale
conversazione con il suo vecchio studente e stava per alzarsi e
lasciarlo alla
sua sbronza cupa, Sasuke si decise finalmente a spiccicare parola:
“Non
volevo.” biascicò infatti questo
attirando l’attenzione dell’altro prima che
riuscisse ad andarsene. “Come,
scusa?”
“Non
volevo correre rischi quando me ne sono andato.”
precisò quindi Sasuke, riempiendosi l’ennesimo
bicchiere della serata mentre
poco distante da lui Naruto si affaccendava ad accogliere ninja e
signori
stranieri guidato dalla più diplomatica Hinata e guardato da
Neji, che da
quando sua cugina aveva sposato l’Hokage (e specialmente da
quando era rimasta
incinta) non faceva che seguirla come un’ombra per
proteggerla dal minimo eventuale
pericolo. Kakashi, improvvisamente a disagio nell’ascoltare
confessioni che
Naruto, Sakura e lui stesso avevano cercato di strappargli per quasi
tre anni
senza successo, rimase in silenzio, incerto sul da farsi.
“Però
non avrei voluto—”
“Sasuke!”
intervenne interrompendolo Naruto, appena
sopraggiunto accompagnato da Hinata e Neji, dissipando
l’atmosfera fin troppo
seriosa che era andata creandosi e facendo tirare a Kakashi un profondo
sospiro
di sollievo.
“Naruto…”
rispose il moro senza alzare minimamente
lo sguardo sull’amico, di nuovo assorto
nell’osservazione attenta della folla
davanti a lui. Ancora nessuna macchia rosa in vista.
Il
giovane Hokage, confuso, lanciò un’occhiata
interrogativa a Kakashi, che però si limitò a
scuotere la testa dopo avergli
indicato le varie bottiglie vuote lì affianco prima di
cambiare argomento. “Mi
sembra che la festa sia riuscita ottimamente.”
*
Tempo
dieci minuti di chiacchiere fra il suo
migliore amico ed il suo vecchio maestro e Sasuke non avrebbe voluto
altro che
andarsene a casa: non era assolutamente in vena di feste, se mai lo era
stato,
e ogni cosa stessero dicendo quei due gli sembrava vuota e
insignificante, così
superficiale ed impersonale da fargli preferire l’idea di
passare la serata a
battibeccare con quell’impiastro del suo sostituto
parziale… ed era tutto dire.
“Annoiato,
Sasuke-kun?”
Sasuke
roteò gli occhi verso il cielo senza
preoccuparsi di reprimere uno sbuffo stizzito: ecco, adesso che
l’aveva praticamente
evocato iniziava già a ripensarci. Kakashi e Naruto, invece,
parvero quasi
illuminarsi a quell’arrivo… dovevano aver
già esaurito gli argomenti ‘sicuri’
da usare intorno a lui in quello
stato.
Senza
nemmeno dargli il tempo di arrivare, i due
presero Sai sotto braccio e praticamente lo costrinsero a sedersi
accanto a
Sasuke, prima di dileguarsi, Naruto giustificandosi con i suoi impegni
diplomatici e Kakashi borbottando qualcosa a proposito di Shizune che
lo stava
cercando. Se non altro Sasuke supponeva di doversi ritenere loro grato
per non averlo
voluto lasciare solo, sebbene lo mandasse in bestia l’essere
trattato come un
ragazzino. Quanto meno nessuno aveva ancora osato cercare di togliergli
di
torno l’alcol—
“Sasuke-san,
gli alcolici fanno male alla salute!”
giunse prontamente alle sue orecchie la voce di Rock Lee mentre ancor
più
prontamente gli veniva strappato di mano il bicchiere, ed il ragazzo si
trovò a
ringhiare senza nemmeno accorgersene: trovarsi a parlare con
l’essere più
irritante del globo e con la persona più inquietantemente
sempliciotta
dell’universo nello stesso tempo e senza palliativi? Non era
divertente. Non
era affatto divertente. Se poi se
ne
fossero usciti di nuovo con quella loro bizzarra fantasia su Sakura,
poi—
“Sakura-san
è splendida più del solito stasera, non
credete?” scelse precisamente quel secondo per commentare
Lee, e Sasuke riuscì
a malapena ad avere l’autocontrollo bastevole ad evitare di
schiaffarsi una
mano in faccia con violenza. Ecco,
appunto…
“Il
rosso del vestito risalta il verde degli occhi
ed il bianco della pelle… la racchia sarebbe quasi da
dipingere, stasera.”
convenne Sai, scatenando una presta sequela di lamentele da parte del
sopracciglione che non riusciva a sopportare di sentir insultare a quel
modo la
sua adorata Sakura mentre—
Un
secondo.
“Stasera?” domandò con urgenza Sasuke,
interrompendo a suo rischio e pericolo la lunga predica
dell’altro sullo
splendore giovanile della kunoichi. “Sakura è qui,
adesso?”
Mentre
Lee ancora cercava di formulare una risposta
imbottita più che mai di complimenti alla ragazza ed alla
sua splendida figura
evocatrice di puri sentimenti (Si, come
no… lo so io che ti evoca quel vestito…),
Sai si limitò ad indicargli una
generica direzione guardando verso la quale Sasuke riuscì
per la prima volta a
scorgere gli inconfondibili capelli di Sakura, sebbene semi-nascosti da
un
Choji Akimichi di rosso vestito e da un immenso sacco di regali.
Sia
ringraziato il cielo!,
sospirò quindi interiormente,
sollevato, mentre con una scusa si liberava dei due rompiscatole per
raggiungerla.
Perché
si stava annoiando e perché la mente
annebbiata continuava a tornargli alla sera in cui aveva lasciato il
villaggio,
ma era ovviamente per colpa dell’alcol. Solo
per quello.
*
“Sakura!”
urlò per attirare la sua attenzione mentre
avanzava a fatica in un mare sconfinato di bambini ed adulti
sconosciuti (per
un pauroso istante aveva avuto l’impressione raggelante di
intravedere anche il
vecchio Raikage… se l’avesse riconosciuto sarebbe
di sicuro partita una rissa,
e allora addio festicciola pacifista) tutti accalcati attorno
all’enorme
montagna di carne che era Choji Akimichi per la distribuzione dei
regali, e
quando per qualche miracolosa congiunzione astrale la ragazza si
voltò verso di
lui sorridendo e chiamandolo a sua volta in tono sorpreso si
trovò come un
cretino a fissarla.
Era
vestita… in modo normale.
Normale per una donna abituata a farsi vedere in abito da
sera, cioè. Non che fosse una mise abituale per Sakura, in
realtà, ma era… decente,
ecco. Niente cappello ridicolo. Niente pizzi ambigui. Niente scollatura
intrigante. Niente pezzi di stoffa invitanti. Normale.
Ergo,
non avrebbe avuto bisogno di eventuale aiuto
contro pretendenti dalle mani lunghe (non che non fosse in grado di
proteggersi
da sola, ma lei era… ingenua,
ecco),
e quindi la corsa affannata che aveva appena fatto era stata
fondamentalmente
inutile e per stare ad elucubrare tutto questo aveva passato gli ultimi
cinque
minuti a fissarle la scollatura senza accorgersene nemmeno, finendo col
passare
lui (lui!) per il pervertito di
turno. Maledizione!
“Sasuke!”
lo chiamò lei per la seconda volta quando
si accorse che, del tutto assente, non le aveva risposto, passandogli
una mano
sulla fronte con fare decisamente fin troppo materno. “Ti
senti bene?”
Il
ragazzo scosse la testa imbarazzato, afferrandole
di getto il polso per impedirle di toccarlo sul serio. Dio,
ci mancava solo quello… “Benissimo… io
sto… benissimo.”
farfugliò impacciato continuando a stringerle il polso,
sentendo per la prima
volta in tutta la serata quello stradannato liquore fare effetto davvero, portandogli
un’improvvisa
vampata di calore mentre lo stomaco gli si stringeva in una morsa. Maledizione!
Stava
per scusarsi in
un modo qualsiasi e fare retro front per tornarsene finalmente ed
ingloriosamente a casa, quando un salvatore, nelle attillate vesti di
Ino
Yamanaka, si fece avanti a salvarlo: sbattendogli in mano senza cura
alcuna un
pacchetto infiocchettato la ragazza gli rivolse uno sguardo di
rimprovero (per cosa?) per poi
voltarsi verso Sakura
ed intimarle con un sorriso tutto zucchero “Andate pure a
prendere aria da
qualche parte poco affollata, Fronte Spaziosa, qui ci penso io!
Su!” mentre già
spingeva entrambi per un braccio verso l’unico frammento
dell’Arena lasciato
libero da banchi e tavolate. Sakura fece appena in tempo a farle un
cenno
incerto con la mano prima che la bionda venisse nuovamente inghiottita
dalla
folla, lasciando loro due vicini, in silenzio, sperduti fra la gente e
con in
mano un pacchetto regalo.
“Devi…
perdonarla, sai,
oggi è un po’ nervosa.” si risolse
finalmente a bisbigliare Sakura mentre,
ripresa coscienza di quanto succedesse intorno a loro, Sasuke la
guidava
attraverso la massa indistinta di gente che riempiva l’Arena
(ma quanti erano?!) verso lo
spiazzo libero
nell’angolo più buio. Non per niente in
particolare, si ripeteva
incessantemente mentre fendeva prepotentemente la folla trascinandosi
dietro
Sakura per il polso che ancora non le aveva lasciato andare, solo
perché ormai
l’era andato a cercare quindi doveva almeno trovare qualcosa
da dirle. Tutto
qui.
“Nervosa?”
chiese
quindi completamente disinteressato ma con un bisogno disperato di
argomenti di
conversazione che non riusciva a trovare, nonostante fino a pochi
secondi prima
sapesse perfettamente cosa dirle. Diamine, se era andato a cercarla era
anche
perché aveva voglia di parlarle, non solo per tenerla al
sicuro dagli sguardi
morbosi di quei pervertiti dei suoi
amici.
“Si,
bhè,” prese a rispondere
lei, liberando la mano dalla presa di Sasuke per portarsela a spostare
una
ciocca di capelli dalla fronte (Sasuke pensò piccato che era
a dir poco
ingiusto che lui, lui!, si sentisse
in imbarazzo quando lei sembrava così tranquilla.
Mortalmente ingiusto.) mentre
si sedeva su una delle panchine che erano state fatte trasportare ad
hoc
nell’Arena quella mattina. “sai, gli
ormoni… e non è semplice fare
l’aiutante
di Babbo Natale, senza contare che ieri ci ho messo più di
due ore a
convincerla che potesse indossare quel vestito senza
sfigurare.”
Per
quanto fosse
generalmente del tutto disinteressato a quanto concernesse la Yamanaka,
e in
particolar modo i suoi attacchi di nevrosi, il moro si trovò
ad aggrottare le sopracciglia
perplesso, molto più partecipe di quanto Kakashi e Naruto (o
chiunque altro,
del resto) fossero riusciti a renderlo nel corso della serata.
“La Yamanaka si
fa di questi problemi?”
Sakura
sorrise
arrossendo lievemente (ora si
imbarazzava?!) nel rispondere a bassa voce. “Bhè,
si, ora si… ‘Se prenderà da
suo padre, tempo due mesi e sembrerò una balena!’,
sono due settimane che lo
ripete incessantemente.”
“…padre?”
sussurrò
dubbioso lui, di rimando. Aveva la fastidiosa sensazione di essersi
perso
qualcosa.
“Si,
Choji.” replicò tranquillamente
Sakura, sicura che così tutto fosse più chiaro,
solo per poi approfondire la
questione dopo aver visto la sua fronte ancora corrucciata.
“Ino è incinta,
no?”
*
In
tutta sincerità, in condizioni normali non gliene
sarebbe potuto importare di meno che Ino Yamanaka fosse incinta,
chiunque fosse
il padre del suo bambino. Assolutamente nulla, mai.
Il
fatto era che quella
non era una condizione normale: quella
era una serata in cui, a sentire Naruto, si sarebbe dovuto festeggiare
il
raggiungimento della pace, finalmente, la nascita di un nuovo giorno
che
avrebbe permesso a tutti di lasciarsi il passato alle spalle e di
ricominciare
da capo; una serata in cui Hinata Hyuuga, al braccio del suo amato
Naruto,
godeva della sua gloria di portatrice di una nuova vita che sarebbe
nata e
cresciuta in un clima di armonia perfetta; una serata in cui
un’altra sua
coetanea si preparava anche lei ad una vita nuova e felice che le si
stendeva
davanti senza ombre; una serata in cui tutti,
nessuno escluso, urlavano al mondo la loro presenza e la loro
volontà di essere
felici, il loro diritto ad una vita non più macchiata di
sangue e sofferenza,
un vita votata al futuro, mentre lui… mentre lui…
dov’era lui?
“Sasuke?”
lo richiamò gentilmente facendo per
mettergli una mano sulla spalla la ragazza, la Sakura che aveva sempre
conosciuto e ricordato e che adesso, anche lei!, sembrava pronta a
spiccare il
volo verso un nuovo, radioso futuro lasciandolo lì, unico
relitto d’un passato
che non riusciva ad abbandonare. Solo.
“Certo
che ci saranno un sacco di nascite
quest’anno, eh?” si sforzò di rispondere
senza iniettare di fiele le sue
parole, riuscendoci forse solo a metà. Sakura, comunque,
nella sua gentilezza
per niente meritata da parte sua gli rispose calma e accomodante, quasi
stesse
spiegando qualcosa ad un bambino spaventato. E, per una volta, dovette
ammettere che assurdamente la cosa non gli dava alcun fastidio.
“…è la pace,
Sasuke. Ormai tutti sanno di non dover temere niente e di poter tornare
a
vivere. È questo che fa la pace.”
Nonostante
apprezzasse la sua gentilezza, però, i
fatti restavano quelli che erano e non si potevano cambiare.
“La pace…” mormorò
quindi Sasuke, rigirandosi la parola sulla lingua come fosse un frutto
fino ad
allora sconosciuto, quasi a gustarne il sapore. Un sapore che, per lui,
continuava a restare sconosciuto e inafferrabile come acqua.
“…per me non c’è
pace, Sakura. Non ci sarà mai. Lo sai questo,
vero?”
Contrariamente
a qualunque sua aspettativa (si
sarebbe aspettato che urlasse, che piangesse, che lo colpisse, che
facesse
finta di non capire… diamine, lui
al
suo posto l’avrebbe fatto!), Sakura si limitò a
sorridere il suo sorriso un po’
triste, afferrandogli con entrambe le mani quella dalla cui presa si
era
liberata appena dieci minuti prima e facendo tornare il suo stomaco a
contrarsi
ed il sangue a ribollirgli mentre pensava confusamente che, qualunque
cosa
succedesse, d’ora in poi si sarebbe dovuto tenere a chilometri da qualunque tipo di
alcolico.
“…l’ho
sempre saputo di essere innamorata di uno
problematico.” sussurrò dopo qualche secondo di
carezze esageratamente strazianti
alla sua mano la ragazza, talmente piano che se non fosse stato
imbambolato a
guardarle il viso da prima Sasuke non avrebbe capito nemmeno che aveva
aperto
bocca, provocandogli una nuova ondata di calore all’altezza
del petto. Il che
era… stupido, diciamocelo. Lo sapeva che Sakura era
innamorata di lui. Lo aveva
sempre saputo. Solo che sentirselo dire in quel
modo, era… diverso, ecco.
“Ti
conviene?” trovò la forza di chiederle a quel
punto, sentendo i muscoli delle gambe tendersi anticipatamente in
attesa della
sua risposta, l’istinto che gli urlava di scappare qualunque
essa fosse stata e
tuttavia sforzandosi di restare lì, al suo posto. Almeno
stavolta.
Sorprendendolo
ancora una volta, Sakura adesso si
mise a ridere di gusto, facendogli aggrottare di riflesso la fronte
quasi lo
avesse appena offeso mortalmente. “’Mi
conviene’? Sasuke, sei una persona, non
una banca!”
“…il
mio sogno più grande resta nel passato, tu lo
sai questo.” mormorò quindi lui a mo’ di
risposta, puntando lo sguardo sulle
dita che Sakura aveva intrecciato alle sue, sentendosi vulnerabile, per
una
volta, quanto lo era stato durante gli ultimi istanti di vita di suo
fratello
Itachi. L’eroe. Il suo immenso, eterno rimpianto.
…Non voleva averne mai più.
“Non
te ne andrai di nuovo.” sussurrò quindi lei, la
voce ferma e fiduciosa come mai l’aveva sentita, tranne forse
quando lei e
Naruto erano riusciti a riportarlo a casa. Non era una domanda.
“No,
non ne avrei motivo.” rispose comunque,
intrappolato in quella situazione surreale che mai, mai!,
avrebbe creduto di poter vivere.
“…e
allora non mi serve nient’altro.” concluse
Sakura, totalmente soddisfatta per il momento di potersi semplicemente
beare
della sua presenza al suo fianco e del braccio che Sasuke le aveva
passato
titubante intorno alla vita, quasi incerto su quanto potesse o non
potesse
osare.
Una
nuova vita votata al futuro, sapendo di non
dover necessariamente abbandonare il proprio passato…
iniziava a piacergli.
“Oh..!
Guarda, Sasuke, del vischio!”
THE
END
Ino
Yamanaka, splendida nel suo vestitino rosso ancora
attillato al punto giusto,
continuava a lanciare di tanto in tanto occhiatine fiere e soddisfatte
verso la
panchina isolata dove aveva precedentemente spinto quei due ritardati
integrali
della sua migliore amica e del di lei amato, distraendosi dalla sua
osservazione giusto quel tanto che bastasse a lanciare sguardi dolci e
rassicuranti al suo Choji che, poco lontano da lei, continuava ad
affannarsi a
distribuire regali standard scelti da Naruto ed Hinata.
La
coppia in questione, fra l’altro, neanche fosse
stata evocata si affrettò ad avvicinarsi a loro, con un
Naruto che ostentava un
sorrisone a trentadue denti ed Hinata che sorrideva dolcemente di
rimando
osservandolo così felice, una mano allacciata fermamente
alla sua, che sembrava
non avere la minima intenzione di lasciarla andare per nessun motivo, e
l’altra
poggiata sulla prominente pancia che gli gonfiava il vestito nuovo.
L’Hokage la
stava stra-viziando, a parer suo.
“Allora,
com’è andata?” chiese finalmente il
biondo
quando furono arrivati abbastanza vicini da non farsi udire da orecchie
indiscrete, un’espressione diabolicamente felice incisa a
fondo sul suo viso.
Era palese che già sapesse quale risposta aspettarsi.
“Splendidamente.”
rispose Choji al posto della
ragazza, che si voltò a lanciargli un’occhiataccia
di rimprovero per avergli
rovinato l’annuncio per poi continuare “Sono soli
da un’oretta, ormai,
dovrebbero esserci arrivati, finalmente.”
Fu
a quel punto che si materializzò Kakashi, in
ritardo anche in quell’occasione, presentandosi con un
tranquillo “Che mi sono
perso?” cui Ino rispose ghignando fuori di sé
dalla gioia di questa seconda
opportunità prima di annunciare soddisfatta “I due
tonti se ne sono andati
quasi un’ora fa verso la panchina più isolata
dell’Arena… direi che è
fatta.”
“Niente
più lamenti nel sonno, allora!” giunse dalle
loro spalle una voce per lo più sconosciuta che li fece
saltare tutti sul posto
e che Naruto, dopo qualche secondo, riconobbe come quella di
“Suigetsu!” che si
affrettò a sogghignare divertito agitando una mano in segno
di saluto mentre
raggiungeva la rossa ex compagna di squadra di Sasuke che, poco
lontana, si
guardava intorno in cerca di qualcosa—o qualcuno,
come decise Ino non appena la vide fiondarsi sullo spadaccino con una
predica
palesemente sulla punta della lingua che lui le fece prontamente
rimangiare con
un bacio. Che carini…
“…scusate,
ma Sai dove..?” si arrischiò a tentare di
chiedere Naruto, cui Ino rispose prontamente corrugando la bella fronte
chiara
“E’ andato via mugugnando qualcosa sui ritratti, il
contrasto fra il rosa e il
nero e che lo stavano seriamente provocando… non ho capito
molto, però.”
Il
biondo non fece in tempo ad annuire che un “SAI!”
fragorosamente urlato proprio dalle
parti della famosa panchina richiamò l’attenzione
di tutti i presenti, che
presero a sciamare verso il luogo incriminato incuriositi riguardo cosa
stesse
succedendo. Oh, bhè…
Il
grosso della folla si era già diradato quando
Ino, che aveva fatto per avviarsi anche lei in quella direzione, si
senti
afferrare il braccio nella stretta decisa e gentile che Choji le
riservava
sempre e si voltò verso di lui con aria interrogativa.
“Il pacco che gli hai
dato prima,” prese a chiederle quindi lui,
l’espressione dubbiosa e curiosa al
tempo stesso “non mi sembrava come gli altri: che
cosa..?”
La
bionda si concesse un ghigno a dir poco lupesco,
prima di ribattere innocentemente “Oh, soltanto un
libricino… hanno un Clan da
ripopolare!”