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Autore: Tiifa Rokkuhato    03/01/2010    2 recensioni
La storia dell'elfa che muovo sul gdr, e di come la sua famiglia venne brutalmente assassinata e lei stessa fu vittima di sopprusi.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chi ero prima

Chi ero prima?

Bè... sinceramente, è difficile da spiegare.

Ero solo un`elfa, come tante, in una famiglia di elfi.

Ma i miei genitori erano un po strani. "Vogliamo vivere tra gli umani", mi dissero un giorno.

E così partimmo.

Mia sorella maggiore pareva molto turbata, il mio fratellino, era molto piccolo, per lui era una gita.
Quanto a me, anch`io ero un po emozionata all`idea, non ero mai uscita dalla mia città, al massimo mi ero spinta nei recessi del bosco, dove teoricamente avevo il divieto di andare, ma apparte gli animali, i folletti e le fate, non avevo mai visto altre forme di vita, se non nei libri.

Arrivammo in un villaggio, alle pendici di una catena montuosa, non troppo imponente. I miei genitori chiesero udienza col saggio, che aiutava a mantenere l`ordine nel posto.
Non ricordo cosa dissero, non lo capivo bene, e inoltre ero molto distratta da ciò che avevo intorno, ma ricordo come ci guardavano.
C`era curiosità nei loro occhi, ma nel più dei casi era mista ad astio, e a paura.
Sentivo i loro occhi su di loro, su di me, sembravano volerci spogliare delle nostre vesti, e ancor più giù, della nostra pelle, delle nostre carni... più in là appresi che era perchè noi possedevamo il dono della magia, cosa a loro negata, e per ciò la temevano.

Poi ricordo quella notte.
Il vento quella sera ci portò l`odore del sangue e del fuoco, ma mio padre volle liquidare la faccenda con una battuta di caccia spintasi oltre il tramonto.
Eppure non era possibile, non era assolutamente possibile, un giorno andai nel luogo adibito per i malati e i feriti, per alleviare la noia di un amico, si era rotto una gamba giocando... l`odore del sangue umano è così dolce, e pungente... è come l`odore che quella sera impregnava l`aria, riempendomi le narici.

Noi fummo i primi a renderci conto di ciò che stava per succedere, ma perchè... perchè mio padre non volle darmi ascolto.
Ero fuori casa, con la mia famiglia, quando arrivarono, correvamo a destra e a sinistra, per avvisare la gente, volevamo si salvassero.
Ma gli umani, che sembravano ormai averci accolto, non ci lasciavano entrare nelle loro case, tal volta neanche ci aprivano la porta, non volevano crederci, ci insultavano.

Ben presto una pioggia di fuoco investì il villaggio, i tetti delle case divorati dalle fiamme, l`odore del fieno bruciato...
Non capivo più nulla, vedevo gente correre, sentivo il bestiame lamentarsi, impazzito, lontano il muggito di qualche vacca rimasta intrappolata tra le fiamme...
Dov`era la mia famiglia? Dov`erano quei pochi che c`avevano creduto?

Loro arrivarono, su robusti destrieri marroni.
La gente aveva qualche arma, ma non la usava! Avevano paura, urlavano, scappavano.
E mentre i banditi facevano macello dei miei compaesani, io vidi mio fratello, correre spaventato tra la gente, e poco più in là vidi uno di quegli uomini a cavallo.
Non so cosa volevo fare, volevo salvarlo certo, ma non avevo pensato a come fare.
Corsi, corsi più veloce che potevo, quando arrivai dal mio fratellino mi avventai su di lui, lo strinsi forte a me, e mi chinai, praticamente certa che quell`uomo m`avrebbe ammazzata là.
Sentii un rumore metallico, ferro contro ferro.
Era mio padre.

"Sofiah, scappa, nasconditi, non lasciare che vi trovino..."
"Dov`è la mamma?!"
"Sofiah ascolta scappa! Devi fuggire."
Mia madre... dov`era mia madre... neanche me  ne accorsi, ma cominciai a piangere, e a gridare.
"Dov`è nostra madre! Padre! Dovete  dircelo! Dov`è nostra madre!"
Ma l`elfo non rispondeva a quella domanda, mentre tratteneva e disarcionava il bandito.
"Sofiah, sai perchè abbiamo scelto questo nome per te? Perchè volevamo che tu, un`elfa, crescessi apprendendo anche cose più consone agli esseri umani. E abbiamo cominciato dandoti un nome umano. So che dopo sta notte, stenterai a crederlo, ma gli esseri umani sono delle creature davvero fantastiche, sono coraggiose, e nobili, e orgogliose, e dignitose, e hanno un cuore e una mente, davvero immensi."
Il bandito sferrò un colpo più forte, e l`elfo tentennò.
"Ora va, prendi tuo fratello e scappa, nasconditi, almeno voi dovete farcela, corri Sofiah!!"



E corsi, mi caricai in braccio mio fratello e corsi, più veloce che potevo, lui piangeva, ma cercava di trattenere i singhiozzi sulla mia spalla.
Entrai nel bosco, e mi ricordai dell`albero cavo, dove andavo sempre a parlare con un elfo dei boschi.
Lo incontrai un giorno, per caso... e da quel dì ci incontrammo sempre in quell`albero, lui si prese il mio primo bacio. Disse di chiamarsi Cyprian.
Pensando questo cominciai di nuovo a piangere, a fiotti, a stento vedevo dove andavo, finchè non arrivai all`albero.
Poggiai a terra mio fratello, e lo feci strisciare nel grande tronco cavo... ero sicura che lì non c`avrebbero trovato.

Non so quanto attesi, con le urla e i pianti nelle orecchie, stringevo forte mio fratello.

Poi ci fu un rumore di passi, forte, e sempre più vicino.
Un solo colpo secco, che spezzo la corteccia dell`albero.
Qualcuno spio all`interno, quando vide me e mio fratello, quel viso si illuminò di piacere.

"Hei ragazzi, l`ho trovata... " Ridacchiò compiaciuto "E` proprio un`elfa, non c`eravamo sbagliati... sicuramente è figlia di quel mentecatto che è morto per salvare gli altri" Rise. Rise di cuore, quasi a perdere il fiato.
Mio fratello cominciò a piangere, sempre più forte.
 

Devastarono il tronco, tentai di scappare, ma ci presero.
Mio fratello urlava, si divincolava, ma gli spezzarono entrambe le braccia... lui cominciò  a piangere, sino a non avere più fiato.
Io non dissi nulla, e non emisi un fiato.
Ci portarono in una grotta, ad ovest dal villaggio.
Gli altri erano già dentro.
Legarono mio fratello ad una escrescenza del terreno.
 

Mi gettarono a terra, tentai di strisciare verso mio fratello ma l`uomo che mi aveva appena fatta cadere mi prese per le caviglie.
 

"Uh... ma che bell`abitino rosso portiamo... siamo focose?"
Cominciò a muovere le sue mani sul mio corpo, mi lasciò le gambe, mi prese per la spalle e mi tirò su, schiacciandomi contro il suo corpo.

Ero così scossa e agitata che prima non me ne accorsi, quell`uomo portava un`armatura, completa di elmo.
Potevo sentirla chiaramente, dura e fredda dietro al mio corpo.

Sentì il suo respiro sul mio collo, il suo fiato caldo...
"Chissà... " riprese lui "Magari sei focosa come i miei occhi!"
Mi staccò dal suo corpo e mi girò a guardarlo, portò il suo viso a meno di un centimetro dal mio.
Aveva gli occhi scarlatti.

Io spalancai i miei verdi, come poteva essere... un drow? Un elfo come noi...
"Sorpresa?" Mi bloccò per le spalle, poi rapido ne saggiò la lunghezza sino a bloccarmi i polsi, e con una sola mano mi tirò su.
Era notevolmente più alto, io nemmeno toccavo a terra. 
Con la mano libera si tolse l`elmo.

Era maledettamente bello, gli occhi vagamente a mandorla, gli zigomi larghi. I capelli lunghi e bianchi brillavano illuminati dal fuoco del falò organizzato dai banditi, e la pelle scura era liscia e perfetta.
"Chiunque di voi toccherà quest`elfa, io lo ucciderò."
Si guardò intorno, con aria assassina. Nessuno osò fiatare.
"CHIARO!?" Ruggì poi, e tutti confermarono rumorosamente, terrorizzati.

"E ora tu diverrai mia moglie."
Non so dove presi il coraggio, ma gli sputai in faccia.
"Neanche morta." Dissi decisa, guardandolo negli occhi, che gli si accesero di rabbia.
 

Mi scaraventò a terra, urlando "Sarai mia, che tu lo voglia o meno!"
In un attimo mi fu sopra, strappava i miei abiti mentre si spogliava dei suoi.
Mi girai, cercai di scappare via, urlavo, disperata.
Infilai le unghie a terra, guardai dritta davanti a me.
 

Mio fratello mi fissava con gli occhi sgranati, la bocca tappata da qualcosa che non riuscivo a vedere.

Poi mi sentii tirare per le caviglie.
 

 

Mi sentivo male, non riuscivo più a muovermi... sentivo ferite aperte sul corpo bruciare, sanguinare copiosamente.
Dopo qualche istante tornai a vedere, vidi il Drow allontanarsi da me, e in quel momento realizzai tutto.
Mi alzai in piedi, volevo ammazzarlo, ma come provai a caricare caddi in ginocchio.

Lui rise, lo sentii ridere... e le sue risate si fecero vicine.
Alzai gli occhi, e tentai di mettere bene a fuoco.

"Adesso guarda bene, mia amata..." Ghignò.
Si mise dietro mio fratello, lo sciolse, e gli tolse quello che poi capii era un topo morto, dalla bocca.

Il mio cuore si gonfiò di gratitudine, sorrisi.
"Grazie... Gr-a-zie..." rantolai.

Poi lo vidi tirarlo su per il collo, e strappargli più di metà di esso con un morso.

Rimasi pietrificata, e quando il corpo di mio fratello fece rumore cadendo a terra, senza vita, gridai.

"KAJETAAAAAAAAAN!!!"

Ma non vi riuscì completamente, caddi riversa al suolo e vomitai, vomitai anche l`anima."

"Questo, è il prezzo da pagare, per aver rifiutato la mia proposta, ti lascerò morire quì."

Rise, e continuò a ridere, per non so quanto a tempo, a me sembrò un`infinità.

Piantarono un`ascia bipenne a terra.

Mi legarono i polsi, successivamente legarono, largamenti, i polsi al bacino.
Tra me e i miei polsi c`era l`ascia.

"Quandò avrai finito di tagliare la corda, sarai già morta dissanguata." Sorrise.

Si avvicinò a me, aprì una borraccia e me la infilò in bocca, sentì l`acqua premere per scendere giù, lungo la gola, ma non ci riuscivo, e la sputai tentando di non rimanere soffocata, per spirito di sopravvivenza immagino.

Sorrise ancora.

Mi baciò.

Piantò i suoi occhi nei miei, mentre io lottavo, i suoi occhi mi incastrarono, i suoi occhi incandescenti, come due braci, che mi guardavano, qualsiasi cosa io avrei mai fatto, da quel giorno, lui m`avrebbe vista, ne ero certa, e cedetti al bacio, aprendo le labbra voluttuosa e chiudendo gli occhi.

Infine, se ne andò.

 

Non so quanto tempo rimasi lì...
Volevo abbracciare mio fratello...
Non volevo che quel posto ignobile fosse la sua tomba...
E piano, tagliai le corde, aprendomi la schiena, sentivo la carne aprirsi, e allo stesso tempo le corde allentarsi.

Quando fui libera, andai da mio fratello... lo sollevai e lo strinsi forte a me, affondai il viso nel suo collo, incurante del sangue che si sarebbe mescolato al mio macchiandomi il volto.
 

Mi incamminai verso il villaggio, intonando una melodia elfica vicino all`orecchio del mio fratellino, sussurrandola.
Dei gatti selvatici presero a seguirmi.
Quella melodia si chiamava Il sussurro del gatto morente.

Camminavo, nuda, nel bosco, carezzando la testa del mio fratellino, e cantando, con dei gatti selvatici.

Arrivai al villaggio, c`era gente, e stavano recuperando i cadaveri.
Quando mi videro, mi vennero incontro.

Ero nuda, ricoperta di sangue, col cadavere di mio fratello in braccio.

Mi accusarono, tentai di difendermi, non mi credettero, mi accusarono di aver venduto sia loro che la mia famiglia ai banditi, e di esser stata io ad uccidere mio fratello, si strinsero intorno a me, cosa volevano farmi?
I gatti selvatici presero a soffiare, e si pararono in mia difesa, azzannando e graffiando chiunque tentasse di toccarmi.

Ero sconcertata, ero allibita, ero... così stanca, e vuota e... me lo aspettavo.

Cominciai a cantare più forte, e me ne andai, seguita dai gatti, e dagli sguardi allibiti della mia gente, cullando il mio fratellino tra le braccia.

Non so cosa successe, o per quanto tempo io abbia camminato,  fatto sta che i gatti mi hanno abbandonato solo quando una bellissima drow dai capelli cremisi mi raccolse e mi prese con se.
Barenziah era il suo nome, ed era una persona importante, non volle dirmi il suo titolo nobiliare però.
Lei, e il suo compagno, il prode Symmachus, anche lui un bellissimo drow, mi curarono, e mi permetterono di restare con loro sinchè ne avessi avuta voglia.

Mio fratello ora è seppellito nella loro personale cripta.

Poco tempo dopo, nacque il figlio del mio aguzzino.
Lo guardai, era così bello... non lo odiavo per ciò che aveva commesso suo padre, ma non sarei riuscita a crescerlo.
Così lo affidai a Barenziah, che accettò volentieri, dato che le risultava difficile il concepimento. Gli diedi il nome di Elphist, e mi feci promettere che quando sarebbe stato abbastanza grande per capire, gli avrebbe detto la verità. Crescere un figlio... io che cerco qualcuno che cresca me.

Quando mi fui completamente ristabilita, preso qualche vestito e pochi scudi, decisi di partire, e andarmene per la mia strada, con la promessa che non li avrei mai dimenticati, e che sarei tornata a trovarli.

Ed ora sono quì, in queste splendide terre... non so cosa mi aspetti, ma non ho paura... la paura, l`ho lasciata in quella grotta.
 

 

  
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