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Autore: Poisonerlady    03/01/2010    3 recensioni
Busserà quatto volte il mio Tempo ed io morirò. Che sia la mia morte eterna o una metamorfosi questo me si estinguerà, cadrà nell’oblio. Cadrà come tante volte ho visto cadere i miei amici, cadrà come è caduto Gallifrey. Non tornerà. Inghiottito nel Tempo.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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n.b.: ATTENZIONE!!! Spoiler sugli speciali di questo dicembre della BBC!

Fugitive

 

Sono un fuggiasco.

Quando da fanciullo mi fecero ammirare la grandiosità del Tempo e dello Spazio sono fuggito.

Mi sono voltato con una rapidità ed uno scatto mai perduti e per la prima volta nella mia vita ho saggiato la potenza delle mie gambe.

Non ho mai smesso di correre da allora. Attraverso il Tempo e lo Spazio, attraverso la tenebra e il fuoco.

Ed ora che non  ho un luogo a cui fare ritorno, ora che Gallifrey è un sogno smarrito, polvere di stelle, ho solo una scusa più valida. Una scusa nulla di più. In verità se anche quelle praterie d’erba rossa, quei cieli color arancio bruciato mi stessero aspettando, io non tornerei più, non per restarvi almeno.

Più volte ho pensato di fermarmi fra questi terrestri che tanto amo. Fra quello che reputo il popolo più capace e sorprendente dell’intero creato. Infiniti esploratori dell’ignoto, affamati di mistero e scoperta. Più volte ho creduto che questo piccolo pianeta potesse per me divenire molto più di una semplice stazione di sosta. Quante di queste affascinati creature ho scelto come compagne di viaggio? Con quante di loro ho riso, scherzato, pianto. E a quanti ho rubato quella splendida energia vitale di cui tanto sono affamato?

Oh, con quanto affamato entusiasmo mi sono aggrappato a loro.

Eppure per quanto il legame divenisse forte, intenso inevitabilmente finiva collo spezzarsi. Che fosse per mia decisione, per loro propria volontà o per la terribile ineluttabilità della morte io mi trovavo di nuovo solo. Terribilmente solo. E quindi partivo di nuovo, lontano da tutto e tutti, fuggivo dal mio dolore e dalla mia angoscia. Nuove avventure, nuovi amici, nuove esperienze a tenere mente e cuori impegnati.

Amo gli umani. Li amo perché sono finiti e lo sanno. Li amo perché vivono morendo. Li amo perché si aggrappano ad una vita breve e corrono incontro ad un destino inevitabile e senza scampo a testa alta. Li amo perché affrontano il Tempo meglio di quanto potrò farlo mai io.

Perché è inevitabile che il terrore più grande di un Signore del Tempo, sia il Tempo stesso.

Io fuggo dal mio dominio, perché posso vederlo in ogni momento. Sono il padrone indiscusso della mia più grande paura. Scappo dal mostro che di notte si nasconde sotto il mio letto e che di giorno mi sta al guinzaglio. Patetico.

“Busserà quattro volte, Dottore.”

Busserà quatto volte il mio Tempo ed io morirò. Che sia la mia morte eterna o una metamorfosi questo me si estinguerà, cadrà nell’oblio. Cadrà come tante volte ho visto cadere i miei amici, cadrà come è caduto Gallifry. Non tornerà. Inghiottito nel Tempo.

Tremo, rido e piango e ancora fuggo, fuggo lontano da tutti quanti ho conosciuto in questa identità di uomo smilzo e curioso. Fuggo da tutti coloro che hanno conosciuto questo Dottore in completo gessato, elegante, dai modi in po’ folli e invadenti dalla parlata rapida e dagli occhi grandi castani ombrati, coperti da occhiali che non servono a nulla se non a sembrare più intelligente. Fuggo spaventato all’idea di dover dire addio, di dover abbandonare questo me stesso che ho scoperto da così poco ma che tanto apprezzo e che tanti altri amano.

Scappo dal Tempo, nel Tempo. Scappo dalla Morte. Scappo dall’Addio.

Sento i petto pesante mentre il TARDIS si stacca da questa dimensione seguendo strade a cui le mie gambe sempre in moto non possono sperare di arrivare. E mentre lacrime amare mi rigano le guance,  la consapevolezza che, per quanto lontano possa andare, il mio Tempo sarà sempre lì ad attendermi mi soffoca, mi uccide. Lentamente il mio corpo scivola sul pavimento fra sussulti violenti. Mi porto le mani al volto, agli occhi umidi, alle labbra secche, alle orecchie.

Risuona il battito in lontananza. Quattro colpi possenti. Il battito dei Signori del tempo. Il battito di due cuori.

Ah…ironia! È destino di un Signore del Tempo fuggire da se stesso!

 

Nota dell’autrice.

Giusto oggi ho finito di vedere la seconda parte di The End of Time, lo speciale della quarta stagione di Doctor Who. Ho iniziato a seguire la serie proprio quando il dottore subisce la sue nona rigenerazione. Per scrupolo ho ovviamente visionato anche le stagioni precedenti. Reputo ancora l’interpretazione di David Tennant fantastica. Non solo ho amato il suo modo di muoversi in scena e la sua espressività fuori dal comune ma  sono rimasta a dir poco elettrizzata dalla sua capacità di rendere così reale un personaggio tanto bislacco. Il decimo è un Dottore che non vuole morire. È giovane, entusiasta. È a dir poco terrorizzato all’idea di perdere la sua psicologia e la sua identità. È il Dottore che più di tutti vive la paura dell’oblio e del tempo.

Ho pianto come una scema oggi.

Per quanto mi riguarda il decimo Dottore sarà per sempre il mio Dottore. Grazie a Mr. Tennant per la sua interpretazione.

   
 
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