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Autore: EliChan    30/06/2005    3 recensioni
E se Alex non fosse morto, ma si fosse salvato, dopo aver compiuto la sua vendetta, cosa gli sarebbe successo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Rowe, Sophia Forrester
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Alex, rimaneva immobile, un po’ perché non ci sarebbe riuscito e un po’ perché sarebbe stato inutile muoversi.
Guardava distrattamente le ombre che la luce semifiltrata dalle tende disegnava sulle pareti della sua camera.
Non era ridotto molto bene. Dopo quello che gli era successo al castello del maestro Delfine, chissà come erano riusciti a salvarlo.
Gli bruciava, gli bruciava parecchio che fosse stato Vincent a salvargli la vita. Piuttosto avrebbe preferito morire, ma ormai erano pensieri che non portavano a nulla. Lui, nonostante tutto, era ancora vivo, era ancora sulla sua Silvana.
Gli era sembrato di vedere una strana luce negli occhi di Sophia… Come se l’imperatrice, o forse era meglio dire il vice comandante, fosse felice del suo ritorno.
Infondo era stata proprio lei a ordinare a Vincent di riportarlo sulla Silvana, a risparmiargli di doversi risvegliare su una delle navi di Vincent.
Sospirò, mandando al diavolo tutti i propri pensieri e chiudendo gli occhi. Ora era sulla Silvana, sarebbe dovuto guarire per tornare sul ponte di comando, e certamente non l'avrebbe fatto rimanendo sveglio a pensare.
- - -
Ormai Alex riusciva a muoversi, anche se non ardiva ad alzarsi.
Il dolore al petto era ancora troppo forte, si sarebbe ritrovato a terra.
Guardava ancora quelle insistenti ombre, e chissà perchè i suoi pensieri convogliavano sempre verso un solo punto. Yuris… Anche se non lo dava a vedere, ogni volta che pensava a Yuris si sentiva male.
Dannazione, perché erano dovuti andare nel Grand Stream? Se solo… Se solo lui fosse riuscito a controllare quell’avanship… Se solo avesse avuto abbastanza forza Yuris sarebbe ancora viva…
Non c’era nulla da fare… Ogni volta che ci ripensava finiva per star male.
Il nervosismo gli salì improvvisamente alle braccia.
Alex sbatté il bicchiere contro il muro, mandandolo in mille pezzi, in uno scatto d’ira.
La porta si aprì, lasciando entrare l’ultima persona al mondo che Alex avrebbe voluto vedere.
“A quanto pare ti stai rimettendo in fretta.”, disse Vincent, con un malcelato tono di chi ha appena vinto una battaglia.
“Tsk, le bestie grame non muoiono mai…”
“A chi ti riferisci, a me o a te?”
“Entrambi. Perché sei venuto, Vincent?”
“Volevo solo fare quattro chiacchere.”
“Allora vedi di uscire subito da qui. Non sono dell’umore giusto per sentire le tue stronzate.”
“Quanta gentilezza… E pensare che ti ho anche salvato la vita…”
“Non provare a rinfacciarmelo. Avresti potuto evitare di scomodarti, mi avresti fatto un favore.”
“Avrei voluto, credimi. Ma non l’ho fatto certo per te.”
“Tsk, questo lo sapevo.”
L'uomo di fronte a lui lo guardava con un aria di vittoria. Non l'avrebbe mai sopportato, questo era certo.
Alex, nervoso, puntò il fucile contro il capitano dell’Urbanus.
“Vattene Vincent.”, ripeté, gelido.
In quel momento entrò Sophia. Capì subito la situazione.
“Capitano Vincent. Vada fuori, la prego.”, disse gentile.
“Tsk, non vi capirò mai. Perché diavolo continuate a proteggere un tipo come lui?”, mormorò Vincent a Sophia, tra lo stizzito e lo schifato, un attimo prima di uscire.
Sophia rimase immobile un istante, a guardare Alex.
Lui si voltò nuovamente verso le tende.
“Ci stai ripensando, non è vero?”, gli domandò lei con un sussurro gentile.
Alex non rispose.
Sophia come sempre era riuscita a capirlo più di quanto lui volesse.
Lei gli si avvicinò, prendendo il bastone caduto a terra e rimettendolo al suo posto.
“Sono felice che ti stia riprendendo.”, mormorò lei, guardando il capitano ancora irritato dall’incontro con Vincent.
Il vicecapitano si avviò verso la porta.
“Alex, per favore… Cerca di non arrenderti. Non ora. Questa nave ha bisogno del suo capitano. Questa nave ha bisogno di te.”, disse Sophia, un istante prima di uscire.
Alex rimase un po’ sorpreso dal tono di voce della donna.
Sophia… Lei riusciva a capirlo come mai nessuno era riuscito a farlo. Solo Yuris…
Fin da quando l'aveva conosciuta aveva sentito qualcosa che gli ricordava la sua Yuris, però non aveva mai cercato di pensarci, si sarebbe soltanto fatto male. Ora che invece il Grand Stream era svanito e quella maledetta Delfine era finalmente morta, anche il ricordo di Yuris stava cambiando.
Si, gli faceva ancora male, ma ora si sentiva in pace con sé stesso.
Alex prese un bicchiere e lo riempì. Si voltò verso l'oblò. Quel cielo. Quel cielo così terso e azzurro, troppo diverso dal Grand Stream per riuscire a pensare che fino a poche settimane prima lo stesso luogo sembrava l'inferno in cielo. Quel cielo... Era la cosa più bella che avesse mai visto.
Si fermò a quel pensiero... La cosa più bella che avesse visto? Era da moltissimi anni che non gli capitava di pensare una cosa simile...
Rimase stupito. Com'era possibile? Poteva forse essere che qualcosa dentro di lui stesse cambiando?
Alex buttò giù l'ennesimo bicchiere, stanco di sentire tutta quella confusione in testa.
Avrebbe voluto cambiar aria, uscire, come se muoversi lo potesse aiutare a fermare i propri pensieri. Ma appena si mosse, quell'insopportabile morsa al torace gli ricordò a forza le sue condizioni.
Si versò un altro bicchiere, tornando a fissare quelle ombre che danzavano sui muri. Gli sembrava di vederle da sempre... Non ne poteva più...
Chiuse gli occhi, bevendo d'un fiato il bicchiere. Chissà, forse era ubriaco... Non gli capitava spesso di sentirsi troppo alcol in corpo, ma ora si sentiva strano... Pochi istanti dopo il bicchiere cadde a terra. Si era addormentato...
Alex aprì gli occhi.
Si ritrovava sdraiato su uno splendido prato pieno di minuscoli fiori azzurri e bianchi. Cen’erano talmente tanti da colorare d’azzurro tutto il prato, tanto da confonderlo con il cielo.
Alex stava guardando quasi rapito quello splendido spettacolo… Pareva quasi di esser sospesi nel cielo…
In aria due avanship stavano facendo acrobazie, lasciando al loro passaggio due scie, una rossa ed una bianca.
Si accorse solo in un secondo momento di non avvertire alcun genere di dolore, nonostante si fosse alzato in piedi.
Rimase sorpreso, ma non ci pensò, continuando a guardare quelle splendide evoluzioni.
Qualche minuto dopo i due avanship atterrarono poco distante da lui. Il navigatore di uno dei due avanship scese e gli si avvicinò.
Lui la riconobbe subito.
“Yuris…”, mormorò stupito.
In quel momento tutto sembrò fermarsi.
Gli avanship scomparvero e di tutto quello che avevano intorno, Alex riusciva a vedere soltanto lei.
La ragazza stringeva in mano uno splendido fiore azzurro, non ancora dischiuso.
Gli si avvicinò, abbracciandolo dolcemente. In un istante Alex sentì una strana sensazione prendergli tutto il corpo. Era felice… era sereno.
Sorrise, abbracciandola a sua volta.
Poi la ragazza si sciolse dall’abbraccio, riprendendo quel fiore con entrambe le mani.
Alex non capiva.
Yuris iniziò a parlare con una voce dolce, ma allo stesso tempo triste.
“Una volta questo fiore era fiorito, era stupendamente aperto ed era una delle cose più belle che ci fossero. Ma si è richiuso e non gli hai più permesso di rifiorire.”
“Io non capisco…”
“Alex… Questo fiore rappresenta il tuo cuore. Tu quel giorno hai chiuso il tuo cuore per evitare di rimaner nuovamente ferito. Ti prego, lascia che questo fiore rifiorisca… L’Alex che amo non è quello che ha chiuso il suo cuore a tutto. Lascia che questo fiore rifiorisca.”
Alex rimase stupito.
“Ma questo vuol dire…”, iniziò a dire, stupito e confuso.
“Si, lo so. Non ti preoccupare. Se vuoi davvero farmi felice, fai sbocciare di nuovo questo fiore.”, disse dolcemente lei, prendendogli le mani e dandogli quel fiore.
Alex guardò per qualche istante quel fiore, poi alzò lo sguardo a guardare la ragazza negli occhi. Lei sorrise. Alex l’abbracciò, mentre sentiva qualcosa di strano dentro di sé.
Era come se quelle parole le avesse volute sentire da sempre, anche se non se ne rendeva conto.
Finalmente capiva...
La ragazza gli si avvicinò nuovamente, abbracciandolo.
"Non ti preoccupare, Alex. Io non ti lascerò mai.", disse dolce.
Lui spalancò gli occhi, stupito.
In quel momento Alex si svegliò. Aprì gli occhi, ancora sbalordito.
Si mise una mano sul volto.
Era umido…
Stava piangendo. Lui stava piangendo... La sorpresa fermò ogni suo pensiero.
Poi si accorse di stringere qualcosa in mano.
Voltò lo sguardo.
Stringeva in mano un bellissimo fiore azzurro, non ancora fiorito… Quel fiore.
- - -
Il vice comandante andò come sempre a chiedere nuovi ordini per la Silvana.
"Sophia... Tu credi nei sogni?", chiese Alex, invece di darle istruzioni.
Lei rimase stupita da una domanda del genere.
Non trovò una risposta. Probabilmente quella domanda l'aveva colta così all'improvviso che non era riuscita nemmeno a metterla a fuoco.
"Sai, ho fatto un sogno. Era da molto, moltissimo tempo che non sognavo...", mormorò lui.
La sua espressione, il suo tono... Erano così strani, alieni all'Alex Rowe che lei aveva conosciuto. Lui, che non parlava mai di sé stesso ora le stava parlando come non aveva mai fatto in vita sua. Era sincero. Era felice.
Prima che lei riuscisse a formulare un qualsiasi tipo di risposta, Alex cercò di alzarsi.
"Sophia... Ti prego, aiutami a camminare... Non credo di poterci riuscire da solo."
"Cosa vuoi fare?"
"Voglio andare sul ponte di comando."
Sophia rimase stupita.
“Cosa?”
"Sei stata tu a dirmi che questa nave ha bisogno del suo comandante, no?"
Lei rimase immobile ancora un istante, poi sorrise, ed aiutò il proprio capitano ad alzarsi.
Alex, seppur fosse sorretto da Sophia e si reggesse al suo bastone, si sentiva cadere. Non ci pensò, costringendosi ad avanzare a qualsiasi costo.
"Capitano!", non appena i sottoposti videro il capitano ed il vice, andarono ad aiutarli.
Un minuto dopo Alex era tornato al suo posto di comando sulla Silvana. L’unico posto a cui non avrebbe mai rinunciato.
Prese un lungo respiro, come se l’aria della cabina di comando lo ristorasse.
Si voltò qualche istante a guardarsi intorno.
Tutti erano ai propri posti in attesa di ordini.
“Continuate sulla stessa rotta a velocità di crociera. Voglio fare sistemare la nave, prima di proseguire.", disse lui con una voce ferma, nonostante tutto quello che gli stava passando nella testa.
Seguì quasi con altri occhi le solite manovre che i vari ufficiali a bordo compivano, dal controllo degli echi, alle comunicazioni con la sala macchine.
Era come se vedesse tutto quello per la prima volta, anche se da anni quel posto e quel trambusto erano diventati la sua vita.
In quel momento gli passò in mente un pensiero che non si sarebbe mai nemmeno immaginato.
'Ora sono libero.'
La sorpresa si tramutò subito in benessere e lui rimase ancora qualche istante a godersi quella bella sensazione così rara, prima di concentrarsi nuovamente sulla sua nave.
  
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