Dead Boy’s Poem
è una bellissima canzone dei Nightwish, a cui dedico
una song-fic scritta in un momento di malinconia. Nella storia alterno strofe della canzone a pezzi di
narrazione. Un consiglio: ascoltate la canzone, se avete voglia di piangere.
Dead Boy’s
Poem
Pioveva.
Questa fu la prima cosa che Ginny notò, quando uscì in giardino. Non vedeva
quasi nulla a causa delle spesse gocce che cadevano al suolo: indossava solo
una tunica verde chiaro e percorse a piedi nudi il
terreno del giardino. I capelli rossi erano fissati alla fronte quasi come un
casco a causa della pioggia, e la ragazza portò una mano a liberarsi il viso
dalla sua chioma. Mosse altri piccoli passi verso il centro del giardino.
Ormai
non si curava quasi più della pioggia, e neanche del lampo, che con il suo
arrivo illuminò i dintorni: alberi, massi, cielo. Poco dopo il rombo del tuono
la fece sussultare, ma non poteva desistere. No, decise. Non si sarebbe
fermata.
Tutti
ammiravano la sua tenacia, la sua determinazione. Non
era forse una Grifondoro?
Avanzando
nel temporale le balzò in mente il pensiero della competizione tra le quattro
case. Erano quegli stupidi pregiudizi che le avevano impedito
di vivere il suo amore come avrebbe desiderato.
“Guardalo,
Ginny. E’ un Serpeverde!”
“Gin…
non ne vale la pena. E’ malvagio, e lo dimostra anche la casata a cui
appartiene”.
“Non
andare, Ginny. Non andare”.
Fandonie.
Tutte fandonie.
Una
lacrima di rabbia si fece strada sulla guancia rosea
della ragazza, ma si confuse ben presto con la pioggia, e lei la lasciò cadere.
Un
altro tuono. Ginny rabbrividì, ma si costrinse ad avanzare. La tunica era ormai
bagnata fradicia ed aderiva perfettamente al suo corpo quasi adulto; i piedi
erano privi di sensibilità. Ma doveva continuare.
Non
poteva permettersi di fermarsi.
Born
from silence, silence full of it
A perfect concert my best friend
So much to live for, so much to die for
If only my heart had a home
Sing what you can`t say
Forget what you can`t play
Hasten to drown into beautiful eyes
Walk within my poetry, this dying music
- My loveletter to nobody
Never sigh for better world
It`s already composed, played and told
Every thought the music I write
Everything a wish for the night.
Finalmente
tra la pioggia fitta lo vide.
Il
suo corpo era riverso sul terreno, abbandonato al suo destino. Gli occhi chiusi
gli conferivano un’espressione di strana tranquillità, che Ginny non aveva mai
visto sul suo volto.
Ancora
alcuni passi li separavano. E poi sarebbero stati
uniti. Di nuovo.
Percorse
quel piccolo spazio che divideva il suo corpo da quello del ragazzo; giunta
accanto a lui si inginocchiò, tenendogli la mano.
In
quel momento si ricordò della promessa che gli aveva fatto. Sì, lei era lì, e
gli aveva giurato che non avrebbe pianto. Ma adesso si
rese conto che era una promessa troppo difficile da mantenere. Le lacrime
iniziarono a sgorgare senza che se ne accorgesse:
divennero parte della pioggia e caddero sul viso del ragazzo.
Ginny
continuò a piangere, e pianse per molto, molto tempo.
All’improvviso le parve di non avere più lacrime: come un fiume frenato da una
diga. Alzò lo sguardo, ma l’espressione fiera era volata via insieme alle
ultime foglie d’autunno: non restava niente di essa.
Solo una grande sofferenza.
Sfiorò
il suo volto con una mano, ben sapendo che lui non poteva sentirla. Rivide con
i suoi occhi la scena in cui lui cadeva, e lei si fiondava
accanto a lui, gridando. Grida. Lacrime. Questo è il modo di consumare il
dolore?
Ginny
gli cinse le spalle con le sue braccia, e restò lì per alcuni minuti. Solo lei,
lui e la pioggia. Nient’altro. Come avrebbe voluto che fosse da tempo.
Non
dovevi andartene. Non dovevi lasciarmi sola!
Perchè?
Perchè l’hai fatto?
Wrote
for the eclipse, wrote for the virgin
Died for the beauty the one in the garden
Created a kingdom, reached for the wisdom
Failed in becoming a god
Never sigh...
"If you read this line, remember not the hand that wrote it
Remember only the verse, songmaker`s cry, the one
without tears
For I`ve given this its strength and it has become my
only strength.
Comforting home, mother`s lap, chance for immortality
Where being wanted became a thrill I never knew
The sweet piano writing down my life"
Chinò
il suo volto su quello di lui, e poggiò lievemente le labbra sulle sue,
chiudendo gli occhi. Avrebbe voluto restare così per
sempre, ma sapeva che non era possibile. Lui era stata l’unica persona che
aveva mai amato. E adesso gliel’avevano portata via. Ma non erano riusciti a recidere il filo che li legava. No.
Ginny riusciva quasi a vederlo, che univa lui a lei, e in quel momento pensò
che non si sarebbe mai spezzato. Apparentemente così fragile, non poteva essere
tagliato. Non era possibile.
A
malincuore Ginny dovette sollevare il volto. Lui non aveva aperto gli occhi.
Non si era mosso. Restava sdraiato lì, come beatamente addormentato. Nella
morte sembrava così sereno…
Ginny
schiuse le rosse labbra, e pronunciò un’unica parola, una sola, in un sussurro
così flebile che si perse nel vento.
“Draco…”
Si
alzò in piedi, sfidando la pioggia che ancora cadeva imperterrita. Aveva udito
in lontananza delle voci: la stavano cercando.
Mentre
si allontanava provò il forte desiderio di voltarsi indietro e guardare ancora
una volta, l’ultima, quel corpo senza vita. Ma si
obbligò a proseguire: posare anche solo per un attimo gli occhi velati della
pioggia e delle lacrime sulla figura distesa sul terreno bagnato le avrebbe fatto molto, molto male.
“Ginny!
Ehi, Ginny!”
La
voce di suo fratello le giunse lontana, ovattata. Con un grande sforzo di
volontà riuscì a sussurrare: “Sono qui…”. Ma era certa
che Ron non l’avesse sentita.
Aveva
paura che le gambe le stessero per cedere.
“Sono
qui” disse di nuovo, un po’ più forte.
Non
cedette. Non cadde, e non si voltò indietro.
"Teach
me passion for I fear it`s gone
Show me love, hold the lorn
So much more I wanted to give to the ones who love me
I`m sorry
Time will tell (this bitter farewell)
I live no more to shame nor me nor you
And you... I wish I didn`t
feel for you anymore..."
A lonely soul... An ocean soul...