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Autore: Sashy_Keller    30/06/2005    4 recensioni
"Dead Boy's Poem" è una bellissima canzone dei Nightwish, a cui ho dedicato questa song-fic, scritta in un momento di maliconia. Un consiglio: ascoltate la canzone, se avete voglia di piangere.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dead Boy’s Poem è una bellissima canzone dei Nightwish, a cui dedico una song-fic scritta in un momento di malinconia

Dead Boy’s Poem è una bellissima canzone dei Nightwish, a cui dedico una song-fic scritta in un momento di malinconia. Nella storia alterno strofe della canzone a pezzi di narrazione. Un consiglio: ascoltate la canzone, se avete voglia di piangere.

 

Dead Boy’s Poem

 

 

Pioveva. Questa fu la prima cosa che Ginny notò, quando uscì in giardino. Non vedeva quasi nulla a causa delle spesse gocce che cadevano al suolo: indossava solo una tunica verde chiaro e percorse a piedi nudi il terreno del giardino. I capelli rossi erano fissati alla fronte quasi come un casco a causa della pioggia, e la ragazza portò una mano a liberarsi il viso dalla sua chioma. Mosse altri piccoli passi verso il centro del giardino.

Ormai non si curava quasi più della pioggia, e neanche del lampo, che con il suo arrivo illuminò i dintorni: alberi, massi, cielo. Poco dopo il rombo del tuono la fece sussultare, ma non poteva desistere. No, decise. Non si sarebbe fermata.

 

Tutti ammiravano la sua tenacia, la sua determinazione. Non era forse una Grifondoro?

Avanzando nel temporale le balzò in mente il pensiero della competizione tra le quattro case. Erano quegli stupidi pregiudizi che le avevano impedito di vivere il suo amore come avrebbe desiderato.

“Guardalo, Ginny. E’ un Serpeverde!”

“Gin… non ne vale la pena. E’ malvagio, e lo dimostra anche la casata a cui appartiene”.

“Non andare, Ginny. Non andare”.

Fandonie. Tutte fandonie.

Una lacrima di rabbia si fece strada sulla guancia rosea della ragazza, ma si confuse ben presto con la pioggia, e lei la lasciò cadere.

Un altro tuono. Ginny rabbrividì, ma si costrinse ad avanzare. La tunica era ormai bagnata fradicia ed aderiva perfettamente al suo corpo quasi adulto; i piedi erano privi di sensibilità. Ma doveva continuare.

Non poteva permettersi di fermarsi.

 

 

 

Born from silence, silence full of it
A perfect concert my best friend
So much to live for, so much to die for
If only my heart had a home

Sing what you can`t say
Forget what you can`t play
Hasten to drown into beautiful eyes
Walk within my poetry, this dying music
- My loveletter to nobody

Never sigh for better world
It`s already composed, played and told
Every thought the music I write
Everything a wish for the night.

 

 

 

 

 

Finalmente tra la pioggia fitta lo vide.

Il suo corpo era riverso sul terreno, abbandonato al suo destino. Gli occhi chiusi gli conferivano un’espressione di strana tranquillità, che Ginny non aveva mai visto sul suo volto.

Ancora alcuni passi li separavano. E poi sarebbero stati uniti. Di nuovo.

Percorse quel piccolo spazio che divideva il suo corpo da quello del ragazzo; giunta accanto a lui si inginocchiò, tenendogli la mano.

In quel momento si ricordò della promessa che gli aveva fatto. Sì, lei era lì, e gli aveva giurato che non avrebbe pianto. Ma adesso si rese conto che era una promessa troppo difficile da mantenere. Le lacrime iniziarono a sgorgare senza che se ne accorgesse: divennero parte della pioggia e caddero sul viso del ragazzo.

Ginny continuò a piangere, e pianse per molto, molto tempo. All’improvviso le parve di non avere più lacrime: come un fiume frenato da una diga. Alzò lo sguardo, ma l’espressione fiera era volata via insieme alle ultime foglie d’autunno: non restava niente di essa. Solo una grande sofferenza.

Sfiorò il suo volto con una mano, ben sapendo che lui non poteva sentirla. Rivide con i suoi occhi la scena in cui lui cadeva, e lei si fiondava accanto a lui, gridando. Grida. Lacrime. Questo è il modo di consumare il dolore?

Ginny gli cinse le spalle con le sue braccia, e restò lì per alcuni minuti. Solo lei, lui e la pioggia. Nient’altro. Come avrebbe voluto che fosse da tempo.

Non dovevi andartene. Non dovevi lasciarmi sola!

Perchè? Perchè l’hai fatto? 

 

 

 

 

Wrote for the eclipse, wrote for the virgin
Died for the beauty the one in the garden
Created a kingdom, reached for the wisdom
Failed in becoming a god

Never sigh...

"If you read this line, remember not the hand that wrote it
Remember only the verse, songmaker`s cry, the one without tears
For I`ve given this its strength and it has become my only strength.
Comforting home, mother`s lap, chance for immortality
Where being wanted became a thrill I never knew
The sweet piano writing down my life"

 

 

 

 

 

 

Chinò il suo volto su quello di lui, e poggiò lievemente le labbra sulle sue, chiudendo gli occhi. Avrebbe voluto restare così per sempre, ma sapeva che non era possibile. Lui era stata l’unica persona che aveva mai amato. E adesso gliel’avevano portata via. Ma non erano riusciti a recidere il filo che li legava. No. Ginny riusciva quasi a vederlo, che univa lui a lei, e in quel momento pensò che non si sarebbe mai spezzato. Apparentemente così fragile, non poteva essere tagliato. Non era possibile.

A malincuore Ginny dovette sollevare il volto. Lui non aveva aperto gli occhi. Non si era mosso. Restava sdraiato lì, come beatamente addormentato. Nella morte sembrava così sereno…

Ginny schiuse le rosse labbra, e pronunciò un’unica parola, una sola, in un sussurro così flebile che si perse nel vento.

“Draco…”

Si alzò in piedi, sfidando la pioggia che ancora cadeva imperterrita. Aveva udito in lontananza delle voci: la stavano cercando.

Mentre si allontanava provò il forte desiderio di voltarsi indietro e guardare ancora una volta, l’ultima, quel corpo senza vita. Ma si obbligò a proseguire: posare anche solo per un attimo gli occhi velati della pioggia e delle lacrime sulla figura distesa sul terreno bagnato le avrebbe fatto molto, molto male.

“Ginny! Ehi, Ginny!”

La voce di suo fratello le giunse lontana, ovattata. Con un grande sforzo di volontà riuscì a sussurrare: “Sono qui…”. Ma era certa che Ron non l’avesse sentita.

Aveva paura che le gambe le stessero per cedere.

“Sono qui” disse di nuovo, un po’ più forte.

Non cedette. Non cadde, e non si voltò indietro.

 

 

 

"Teach me passion for I fear it`s gone
Show me love, hold the lorn
So much more I wanted to give to the ones who love me
I`m sorry
Time will tell (this bitter farewell)
I live no more to shame nor me nor you

And you... I wish I didn`t feel for you anymore..."

A lonely soul... An ocean soul...

  
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