«Andiamo,
è solo un appuntamento. Cosa può esserci di
male?»
Era stata
quella frase, semplice e breve, ma pronunciata con una certa ironia a
cambiare radicalmente il corso della sua esistenza, a mutarla e
rivoltarla.
«Un appuntamento al buio.»
Proprio
come si fosse trattato di una calzino: senza fare troppi complimenti
l'aveva girato e rigirato, fino quasi a fargli venire una nausea
pazzesca, ma di quelle che gli contorcevano il viso in un'improbabile
smorfia.
«Non
credo sia il caso.»
Shikamaru
guarda Choji. La voglia di fare qualunque cosa sembra essere
affondata metri e metri – se non chilometri –
sottoterra. Non che
ne abbia mai avuta, ma arrivano certi momenti in cui decide davvero
di scomparire del tutto senza lasciare traccia. Avete presente quando
vi chiedono di alzarvi la Domenica mattina alle sette e voi siete
rincasati alle quattro e nel letto c'è quel bel tepore
mentre fuori
dalle coperte vi sembra che la temperatura crolli a meno cinque
gradi?
«Avanti,
tu sei un amico!»
Sgranocchia
un'altra patatina e sputacchia qualche residuo qua e là.
Choji a
volte sa davvero rendersi odioso.
«Addirittura
un amico?»
Shikamaru
ruota gli occhi al cielo – al soffitto di uno schifoso
appartamentino, abbastanza sporco che le sue pareti in origine
possono essere perfettamente scambiate per quelle di un colore
assurdamente tendente al grigio topo. La vita da universitario era
stata così, niente di più, niente di meno.
«Certo!»
Sorride.
Se Shikamaru non gli volesse bene lo avrebbe già picchiato.
«Perché
dovrei farlo io al posto tuo?»
Domanda
diretta che esige una risposta altrettanto chiara. E possibilmente
che non sia una delle solite, stupidissime scuse.
«Hai
presente la pasticceria in centro?»
«No.»
«Perfetto.
La inaugurano questa sera e c'è cibo gratis a non
finire.»
Per
lo meno, si dice Shikamaru, Choji ha avuto la decenza di non mentire.
«Mi
scarichi per questo?»
Choji
sorride e addenta un'altra patatina. Quasi con violenza ed anche con
un pizzico di ironia – l'ironia nel masticare può
mettercela solo
un elemento come lui.
L'appuntamento
se l'era scelto lui, no? Anche la ragazza, il posto e tutto il resto.
Choji
si era trovato una su internet, non aveva nemmeno chiesto una foto:
gli era bastato leggere “capelli biondi” e
“bel fisico” per
saltare a conclusioni affrettate.
Shikamaru
ne è fermamente convinto: sta per incontrare una sottospecie
di
megattera con i capelli ossigenati ed il reggiseno imbottito. Come si
fa ad essere così polli da crederci? Choji deve proprio
essere un
idiota.
Shikamaru
si spalma una mano in faccia e contorse il viso: lui è
sicuramente
più stupido e tonto. L'ha fatto al posto suo, ha accettato
ed ora
gli toccherà incontrare una che certamente nemmeno gli
piace.
Certamente.
Si
accende una sigaretta – in realtà vorrebbe darsi
fuoco – e
aspetta all'entrata del locale
Cinque,
dieci, venti. Arriva a sessanta minuti e poi telefona Choji. Per un
attimo gli era balenata anche in testa l'idea di entrare e scolarsi
una buona dose di Martini; probabilmente, una volta ubriaco, sarebbe
tornato a casa senza troppi ripensamenti o sensi di colpa.
Afferra
il cellulare e comincia a battere sui tasti.
“Choji!” vorrebbe
urlargli “razza di idiota, sei sicuro di non aver sbagliato
giorno?” vorrebbe chiedergli “è una
seccatura stare qui”. Si
vabbé, quello lo dice praticamente in ogni situazione. Tanto
lo sa
bene, poi, che la sua telefonata si limiterà ad un
“blablabla devi
imparare ad assumerti le tue responsabilità blablabla
seccatura”.
«Pronto?»
«Dov'è?»
«Chi?»
«Ma
come chi?! Dico la tua tipa.»
«Ah,
ha detto che avrebbe fatto un po' di ritardo.»
Un
altro “munch” di patatina e Shikamaru ha davvero
voglia di
lanciare quel cellulare dall'altra parte della strada. Altri cinque,
dieci, forse venti minuti che quella dannata donna non si fa vedere.
Probabilmente lui aveva ragione: quella ragazza era così
brutta
da vergognarsi addirittura di andare all'appuntamento.
«E
tu me lo dici ora?»
«Tu
non me l'hai di certo chiesto!»
L'ennesimo
sgranocchio dall'altra parte e Shikamaru fa un profondo respiro,
conta fino a dieci e poi cerca di riacquistare il controllo delle sue
facoltà mentali. Deve essere calmo e paziente, calmo e
paziente.
Calmo e paziente.
«Scusa?»
«Se
non arriva entro un paio di minuti me ne vado. Stare qui è
una
seccat-»
«Ehi,
tu, mi vuoi rispondere?»
E
allora Shikamaru si volta. No, perché non è mica
giusto prenderti
per una spalla e scuoterti mentre tu parli al telefono e sei
sull'orlo di una crisi di nervi. E rischi anche di mandare in
frantumi quella fama che ti sei fatto in tanti anni, di ragazzo calmo
e posato, rispettoso delle regole. Ma soprattutto calmo.
«E
tu potresti evitare di agitarmi? Sono al telefono.»
Poi
si accorge che è una donna. E lui, Shikamaru s'intende, lo
sa bene
che razza di seccature siano le d-
«Ho
rinunciato a una magnifica serata tra ragazze, a passare un paio
d'ore a spettegolare, per questo stupido appuntamento!»
Bionda,
occhi azzurri, di quelle che ne vedi soltanto in televisione. Coi
vestiti attillati e i tacchi sottili come chiodi, una scollatura
indecente e le clavicole che spuntano come due matite. Shikamaru
guarda per un attimo il display del cellulare e legge di nuovo il
nome “Choji” e poi guarda la ragazza e fa due
più due. E mai
quell'operazione gli era sembrata difficile come adesso.
Non
è possibile che uno come lui abbia ottenuto un appuntamento
con una
come lei. Avrebbe dovuto pensarci prima, lei, a farsi mandare quanto
meno una fotografia.
«Hai
un appuntamento con Choji?»
La
ragazza annuisce, facendo ondeggiare la coda di cavallo dietro la
schiena.
«Sei
tu?»
“No”
vorrebbe dirle “spiacente, ma il mio amico Choji preferisce
abbuffarsi di patatine piuttosto che uscire con te”.
«Sì,
sono Choji.»
Lei
sorride e lui pensa che sarà la serata più lunga
della sua vita,
perché se quella ragazza lo scopre, Shikamaru nota che le
unghie
sono così lunghe ed affilate che potrebbero staccargli via
la
giugulare in un batter di ciglia.
«Piacere,
io sono Ino.» e sorride.
«Allora,
com'è andata?»
Shikamaru
sposta via la bistecca cruda dall'occhio e lo fissa.
«Secondo
te com'è andata?»
Choji
mastica un'altra patatina e scrolla le spalle.
«Non
lo so, se non me lo dici!»
Shikamaru
sospira e guarda la finestra.
«Comunque
vuole che esca di nuovo con lei.»
Choji
ride, sputacchiando di qua e di là
«E
tu ci andrai, Choji, perché sei mio am-»
«Perché
dovrei farlo io al posto tuo?»
Proprio
un calzino, che seccatura.
Scritta per la “Criticombola” col Prompt 66.
«Perché dovrei farlo io al posto tuo?»
Dedicata alla CollegaH. (L)