Renaissance
Come promesso, eccovi subito subito il 4°
capitolo, opera di Hikuraveku !! Bonne
lecture, et écrivez-nous !
4. Départ
Lily
stava salendo le scale per accedere al secondo
piano con lentezza, quasi timore. Continuava a ripensare alle parole
del
marchese di Ganymede. Non riusciva a comprendere il motivo di quelle
parole, ma
ora sapeva di doverle riferire al giovane sconosciuto senza nome e
senza
identità, almeno per ora. Quell’uomo aveva
incominciato a metterle un po’ di
soggezione. Tutti lo trattavano con profondo rispetto, non le sembrava
più quel
giovane che le era parso al primo incontro. Era come cresciuto,
cambiato ed
indubbiamente maturato e lei non riusciva più a guardarlo
negli occhi con la
stessa disinvoltura. Le poche volte che si era trovato ad incrociarlo
per il
corridoio dell’ampia casa, lo aveva sempre salutato con
sussurri balbettati e
spesso, al vederselo davanti, le tremavano le gambe. Ora, dover andare
da lui,
ed il dovergli parlare e fare un discorso articolato e piuttosto lungo
le
creava un po’ di problemi, ma non poteva cedere alle astute
provocazioni del
marchese.
“Ti
starai mica innamorando del nostro ospite, Lily
?”
Quelle
parole le risuonavano ancora in testa e la
facevano arrossire vistosamente.
“Figuriamoci
!”esclamò giungendo di fronte alla
porta della camera degli ospiti occupata da Alex.
Deglutì,
fece due giri su se stessa, poi si decise
e bussò.
Si
udirono dei passi dopo poco, la porta si aprì e
lei vide un paio di stivali nel quadro che gli erano venuti incontro.
-B...buongiorno
signore. Senta...il marchese la
vorrebbe giù nel salotto degli arazzi, dice che le deve
parlare e che non si
tratta di niente di cui avete già discusso, insomma io non
lo so di cosa avete
già parlato però l’ ha detto il
marchese e lui lo sa questo no ? Comunque le
chiede se gentilmente può scendere di sotto, lui
l’aspetterà...gentilmente...ehm...la ringrazio
tanto per l’attenzione, buona
giornata !- Lily corse via e scese le scale scomparendo.
Era
stato simile al rumore di un treno: veloce a
sbuffi incerti e fischi assordanti a volte incomprensibili. Come poteva
una
ragazza avere tanto fiato in gola ? Fu la prima domanda che Alex si
pose
vedendola andar via.
Si
decise a scendere solo quindici minuti più
tardi. Trovò il marchese seduto su una poltrona molto simile
a quella del loro
precedente incontro. Leggeva un libro con le lenti
posate sul naso, al suo fianco, su un
tavolino c’era un vassoio con due tazze ed una caraffa di the
ed uno strano
oggetto ricoperto da un velo scuro, troppo fitto per poterci vedere
attraverso.
-Mi
cercavate ?- domandò fermandosi appena
all’ingresso del salotto.
Il
marchese di Ganymede si voltò di scatto : non si
era accorto della sua presenza. Il volto, sorpreso nel vederlo, si
schiarì
improvvisamente :
-Ah,
siete voi ?! Mi avete spaventato sapete, con
la vostra imprevedibilità !-esclamò in tono
colloquiale, alzandosi ed
invitandolo a sedersi sulla poltrona dinnanzi alla sua, poi si sedette
di nuovo
e lo guardò dritto negli occhi.
-Avevate
bisogno di qualcosa da me ?- chiese Alex
schivo, ma senza rifuggire il suo sguardo.
-Si e no
! Diciamo che avevo bisogno della vostra
attenzione !- mormorò di Ganimede sorridendo :
-Vedete,
stamani mi sono recato dal mio barbiere di
fiducia. Un grand’uomo, sebbene non in senso fisico- aggiunse
ridacchiando.
-Dunque
?-.
-Cosa ne
direste di andare a farvi tagliare un po’
quei capelli ? Con un taglio più curato avreste tutto un
altro aspetto e poi
non impiegherà che pochi minuti, senza contare che il
barbiere ha un desiderio
impellente di conoscervi.-
-Gli
avete parlato di me ?-.
-Certamente,
mi pare ovvio con un uomo di una tale
curiosità ed insistenza ! Non ho saputo dirgli di no...spero
non vi spiaccia
!-.
-Affatto.-.
-Allora
andrete ?- domandò il marchese in tono
speranzoso.
-Forse.-.
-Vi ho
preso appuntamento questo pomeriggio alle
16h-.
-Andrò.-
mormorò Alex sospirando e alzandosi dalla
poltrona per uscire dalla stanza.
Tutto
piombò nel silenzio per alcuni secondi. Il
marchese continuava a chiedersi per quale motivo finiva sempre per
doverlo
fermare,perché non riusciva mai a dirgli tutto in una
volta:“Aspettate!-esclamò
guardandolo già un passo fuori dalla stanza:-Che uomo
sfuggente che
siete,sembra quasi che abbiate piacere della mia
compagnia.”concluse con un
sorriso impacciato.
“Assolutamente
no. Non interpretate qualcosa che
non ne ha bisogno.”mormorò Alex tornando indietro.
La sua statura era
leggermente più alta di quella di di
Ganimede,tuttavia sembrava sovrastarlo ampiamente
nonostante il nobile e
fiero portamento del marchese.
“Non
voglio trattenervi,volevo solo darvi
questo.”disse quest’ultimo indicando
l’oggetto ricoperto dal velo.
“Di
che si tratta?”
“Apritelo,avanti!”lo
esortò l’uomo con sguardo
eccitato.
Alex
prese il velo tra le dita,era leggero e molto
sottile,lo alzò con delicatezza scoprendo una gabbia per
uccelli,placcata in
oro. Dentro vi era un volatile singolare,dal piumaggio chiaro,ma
variopinto.
Alcuni colori sembravano sbiaditi,proprio come
quell’immagine, altri quasi
bianchi fino a sfociare in candide piume lunghe,pettinate ordinatamente
sul
petto. Il becco era grigio e leggermente ripiegato
all’ingiù e gli occhi erano
vispi,tondi ed intelligenti.
“L’uccello
della memoria!- esordì il marchese dopo
averlo osservato per qualche istante,muto con gli occhi fissi sul
volatile:-
Ogni volta che avrete anche solo un barlume sul vostro passato ditelo
ad alta
voce,l’uccello della memoria ricorderà per
voi!”aggiunse in tono soddisfatto e
benevolo,guardandolo negli occhi. Alex lo fissò,per un’
istante il suo sguardo divenne
incredulo,poi si rivolse nuovamente verso l’uccello. Ecco il
motivo per il
quale gli sembrava di vedere se stesso in quel piumaggio.
Quell’amnesia non
poteva definirsi così buia,più che altro
somigliava ad un foglio bianco,candido
come quelle piume,cancellato dagli eventi,forse anche dalla sua
volontà.
“Vi
ringrazio.”mormorò poco convinto
“Guardate
che funziona,ve lo posso assicurare!Dato
che avete deciso di andarvene e di non permettermi di aiutarvi in
futuro,questo
potrà esservi utile. Tenetelo sempre con voi,mi
raccomando.”
“Lo
terrò. Questo pomeriggio andrò anche dal
barbiere come mi avete consigliato,poi me ne andrò.
Perdonate il disturbo che
vi darò in queste ore che rimangono. Arrivederci...forse in
un’altra
occasione.”concluse infine Alex,prendendo tra le dita della
mano della mano
destra la gabbietta leggera e scomparendo dietro la porta. I suoi passi
si
fecero sempre più lontani fino a che il loro suono non si
zittì del tutto.
Probabilmente ora era nella sua camera.
“Lo
spero. Lo spero proprio amico mio.”
Pomeriggio 4:00 pm
“Signor
ospite! Signor ospite aspettate!”Lucilla
guidava correndo goffamente dietro di Alex. L’uomo si
bloccò di colpo e si
voltò verso di lei. La donna lo raggiunse trafelata dalla
corsa. Erano vicini
al cancello che avrebbe messo fine alla proprietà del
marchese di ganimede.
“Perdonate
signor ospite,posso parlarvi un attimo?”
Alex le
fece cenno di poter iniziare a parlare e
lei prese le fila del suo discorso:”Ecco,per noi è
stato un immenso piacere
poterla avere qui con noi. Vi ringraziamo infinitamente per
l’onore che ci
avete dato...ho saputo che non ritornerete più in questa
casa,non è vero?”
“Sì.
Partirò subito dopo l’appuntamento. Vi
ringrazio dell’ospitalità.”
“Figuratevi,fa
sempre molto
piacere poter essere d’aiuto a
qualcuno,soprattutto ad un uomo distinto quanto
voi.”esclamò Lucilla con un
leggero sorriso imbarazzato.
Alex
camminava tranquillamente per le stradine del
paese. Non c’era nessuno in giro,lui sembrava essere
l’unico essere animato in
tutto il circondario,ma una tale desolazione era troppo timida per
poter essere
notata dalla sua mente. La mente di Alex era terribilmente affollata di
pensieri
contrastanti,rumorosi,alcuni persino insopportabili,mentre
altri,più
tranquilli,galleggiavano in quel mare in tempesta come piccoli
velieri,oasi di
pace in qualche modo. Tra questi ultimi vi era l’inaspettato
saluto di Lucilla.
Non credeva,Alex,di aver lasciato una tale impronta in quella casa,in
quelle
persone e,seppure gli paresse strano,sentiva una certa malinconia nel
dover
lasciare coloro che lo avevano aiutato con tanta premura. Tuttavia ora
non
poteva più tornare sui suoi passi. Il motivo per cui aveva
operato quella
scelta era importante e per
nulla al
mondo avrebbe ceduto alla rinuncia.
Seguì
le indicazioni dategli da marchese e
raggiunse lo studio del barbiere. Si trattava di una piccola stanzetta
visibile
dall’esterno tramite
le due vetrate che davano
sull’interno del locale. Per quanto ci avesse pensato non era
riuscito ad
immaginare il fantomatico artigiano dei capelli,per cui,alle quattro e
qualche
minuto del pomeriggio,si presentò all’appuntamento
senza preconcetti alcuni.
Era un
uomo basso e tarchiato. Dei piccoli ciuffi
spumosi di capelli bianchi sulle orecchie e l’intera testa
pelata. Portava un
cappellino bianco che si riaggiustava ogni cinque minuti rimirandosi
allo
specchio,quel grande specchio da barbiere di cui era provvista la sua
bottega.
Sorrideva. Un sorriso sdentato ma simpatico e accoglieva il giovane
Alex con
frettolosi movimenti concitati delle braccia.
“Prego!
Prego!” diceva intonando una nenia e
saltellando sul posto.
Alex
avanzò lentamente osservandolo. Dalla sua
espressione non traspariva alcunché:era lievemente
altezzosa,me dentro non
sapeva cosa pensare.
“Si
sieda messere! Prego,si sieda!”disse il barbiere
specchiandosi ancora una volta con fare narcisista. Alex sedette sul
sedile,la
sua immagine veniva ora riflessa dallo specchio in primo piano. Era
un’immagine
nuova. Non era abituato a quel riflesso in quel contesto. Lui,con
quell’aspetto
severo,probabilmente il suo passato era stato molto solitario. Certo
non era un
tipo estroverso,uno che provava piacere nel colloquiare felicemente e
nello
scherzare con gli amici. Amici...non ne sentiva il bisogno. Stava bene
da
solo,solo con se stesso,con quell’immagine intransigente e
muta. Gli parve di
vedere qualcosa nello specchio. Una figura nobile,composta,lunghi
capelli
castani,chiari e luminosi. Era di spalle. Le mani dietro la schiena con
le dita
intrecciate tra loro. Portava una divisa. Alex si sporse verso lo
specchio. Lei
si voltò con un sorriso e lui si volse dalla parte opposta
allo specchio per
poterne vedere le fattezze reali. Ma davanti a lui,l’enorme
volto del
barbiere,guance rosse e labbra sporgenti,gli sorrideva.
“Mmmm!!!Qua
ci sarà un pochino di lavoro da fare!Ma
non si preoccupi...sono un maestro io,sa?”esclamò
ad alta voce,spingendolo
indietro affinché si appoggiasse allo schienale. Si
pentì quasi subito del
gesto. A volte si lasciava andare un po’ troppo con i suoi
clienti. Era
affettuoso di natura,ma molti lo definivano invadente,così
spesso si ritrovava
a dilungarsi in molte scuse con clienti di ogni genere. Ma questa volta
aveva
persino timore nel domandare perdono. Quell’uomo aveva
un’espressione così
indomabile,rigida,spaventosa.
“S...s...scusi...signore!”balbettò
inchinandosi
profondamente e si accinse a sforbiciare con aria solenne. Alex non
disse una
parola. Era rimasto in silenzio,pensieroso. Quella donna. Sempre troppo
lontana,troppo veloce,troppo sfocata per capire chi fosse. Era da
almeno una
settimana che non la vedeva. Per tutto il tempo in cui era stato a casa
del
marchese per farsi curare. Gli sembrava
un’eternità,eppure erano solo sette
giorni. Diversamente dalle altre volte,ora aveva sentito un sussulto al
cuore
ed ora gli batteva forte. Ascoltava quel ritmo insostenibile,era come
se il
petto non riuscisse a contenerlo. Aveva davvero creduto di poterla
vedere al di
fuori dello specchio,dalla sua mente,di poterne almeno carpire
l’identità,ma
non ci era riuscito. Ora sentiva un vuoto in fondo al cuore che non
sapeva come
esprimere,come colmare. Doveva cercarla,trovarla a tutti i costi.
Il
barbiere sforbiciava con passione,cercando di
trattenersi in alcuni punti per evitare di irritarlo in qualche modo
con
qualche indelicatezza. Esili ciocche di capelli lasciavano obbedienti
la testa
del giovane,recise con la forbice. Erano capelli scuri,leggermente
ondulati ma
vistosamente indomabili.
Dai
capelli si possono capire molte cose di un
uomo. Era per questo che il barbiere aveva deciso di darsi alla
parruccheria,per seguire questa massima che ricordava sempre sulle
labbra del
padre,anche lui barbiere. Tuttavia quella era davvero la prima volta
che si
trovava davanti a dei capelli cosi “eloquenti”.
Ribelli e corvini,leggermente
sfumati di grigio spento,poco curati ma nonostante ciò,
tutt’altro che deboli e
trascurati.
“Un
uomo solitario”pensò tra sé e
sé,mentre tagliava
con cura,definendo una forma leggermente dall’aspetto
militare,sobria e
semplice. Un uomo che non ama curare i propri capelli non deve portare
tagli
complicati o bisognosi di attenzioni. Non ne sarebbe stato soddisfatto
e
lui,dacché aveva iniziato il mestiere,non aveva mai lasciato
che un cliente
avesse qualcosa da ridire sul suo lavoro.
“Et
voilà monsieur!!!”esclamò a opera
completata,visibilmente contento del suo operato.
Alex si
alzò dalla
sedia:“Grazie.”mormorò in tono
spento ed uscì dalla bottega. Il barbiere rimase
perplesso:non aveva percepito
insoddisfazione in quell’uomo,non era per questo che era
così privo di
entusiasmo. Era qualcos’altro,come se non ci fosse nulla che
riuscisse ad
attrarlo,a destarlo da quel torpore morto,ma prima,prima almeno per un
attimo,aveva visto i suoi occhi scintillare. Qualcosa lo aveva
attirato,preso
completamente e quella bronzea maschera inespressiva si era incrinata.
“Và,
ragazzo và! Un giorno anche tu troverai quel
tesoro che può renderti felice!”mormorò
fissando l’ingresso della bottega in
tono speranzoso.
Alex
sentiva ancora il cuore palpitare
violentemente. Per quale motivo era tornata così improvvisa
ad imperversare
nella sua vita? E’ come mai in quella forma così
diversa,e in quello specchio?
Lui l’aveva lasciata andare. Liberata per sempre dalle catene
della sua mente e
di quel morboso desiderio di rivederla,ma allora perché lei
stessa era tornata?
Alex continuò a camminare velocemente per la
strada,sentì il bisogno di
fermarsi:aveva il fiatone. Da quel che sentiva lui non si era mai
lasciato
turbare da nessuno,era una cosa che gli riusciva naturale
l’autocontrollo,ma
ora c’era qualcosa di diverso. Poi,d’un tratto,come
un fulmine,arrivò per lui
la risposta al suo dilemma. Era immobile,in un viottolo periferico e
deserto,si
appoggiò al muro dietro di lui per sentirne le medesime
fattezze della volta
precedente. La parete sottile e liscia era infatti la stessa che
l’aveva visto
parlare con Lily la prima volta,si trovava nello stesso identico posto.
Si
lasciò cadere a terra,facendo strisciare la schiena lungo il
muro e quando
toccò il pavimento,quell’unico pensiero aveva
sovrastato tutti gli altri. La
sua calma interiore lo stupiva,lui era abituato alle tempeste,ma ora
c’erano
solo quelle semplici parole che impegnavano la sua attenzione. Si
portò le dita
della mano destra alle labbra,quelle stesse labbra che sicuramente in
passato
non erano riuscite a dare voce a quell’identico pensiero,
quelle labbra che le
avevano detto addio in virtù del suo sorriso e quelle stesse
labbra che ora
erano pietrificate,ancora una volta mute di fronte a quelle parole.
Quell’immagine,quella donna era importante,ma non era solo
questo. Questo non
avrebbe potuto spiegare tutto il resto,non avrebbe spiegato il vuoto
opprimente
che lo aveva tormentato dopo che l’aveva lasciata libera di
andare e certo non
spiegava quel tuffo al cuore che l’aveva colpito al solo
rivederla così vicina
dal barbiere e quel battito accelerato che tutt’ora sentiva
riempirgli il
petto. Lui l’amava. Era questo il motivo,era questa la
naturale spiegazione di
tutto ed era questa la causa di quella strana gelosia che ora sentiva
attraversarlo al solo pensiero che fosse qualcun altro l’uomo
capace di
rischiararlo.
Lui
l’amava e questo voleva dire che lei era la sua
vita,il suo unico scopo in questo mondo e per questo non poteva
abbandonarla,non poteva lasciarla andare perché
così facendo avrebbe detto
addio alla sua stessa vita e al suo stesso cuore.
Si
rimise in piedi:“Anatore.”sussurrò
velocemente
con voce quasi impercettibile e corse di nuovo alla vita di Ganimede.
Il
marchese si stava preparando per far visita alla
nuova imperatrice. Non si sarebbe interessato alla nuova carica che
stava per
costituirsi,ma comunque gli sembrava un’ottima occasione per
fare la conoscenza
della coraggiosa fanciulla che ora ricopriva la carica più
alta nella società
di Anatore. Certo non poteva neppure nascondersi quella speranza che
ancora
nutriva in fondo al cuore di poter essere accompagnato dal suo
ex-ospite,ma
ormai non poteva più concedere alle operazioni di
convincimento che lo avevano
tenuto occupato in quella settimana.
“No
Cladius,grazie!Quello non lo porto:sarà
un’assenza breve,tornerò presto non mi occorrono
tante cose!-esclamò di
Ganimede quando vide il suo giardiniere caricare un grosso baule sulla
carrozza. Tuttavia continuava a vederlo immobile con quella grande
cassa tra le
mani,che fissava un punto imprecisato davanti a
lui:-Cladius!?!”lo chiamò ad
alta voce,ma,non ricevendo alcuna risposta incominciò ad
incamminarsi verso l’uomo.
Quale sorpresa,poi,nel notare che di fronte a Cladius vi era proprio il
tanto
sospirato Alex.
“Voi...”esclamò
sorpreso
“Siete
in partenza,dunque?”disse Alex in tono
calmo,guardandolo negli occhi con uno sguardo stranamente sereno.
“S...Sì,certo!
Mi reco nella città imperiale...”
“Verrò
con voi.”
“Come?
Prego? Volete ripetere?”
“Verrò
con voi, se questo non vi crea problemi.”
“Oh!-il
marchese era davvero incredulo,non avrebbe
mai pensato di poter finalmente udire quelle parole:-Come mai questa
decisione?”
“Se
voglio recuperare i miei ricordi dovrò
viaggiare molto,e da qualche parte bisognerà pure
incominciare,non
ricordate?”mormorò Alex concludendo
così la conversazione.