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Autore: ChelseaH    04/01/2010    5 recensioni
[SPOILER SECONDA STAGIONE] Una passeggiata nella notte, un incontro non programmato. Arthur, il solito Arthur.
Merlin non riesce a dormire, troppe cose che l'hanno scosso sono successe di recente. [2x09]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: Merlin e tutti i suoi personaggi appartengono alla BBC e a chi per essi. Con questo scritto non intendo avanzare pretese su di loro e / o lucrarci sopra.

ATTENZIONE, SPOILER SECONDA STAGIONE!!!

La notte delle utopie
[missing moment post 2x09]

Merlin non faceva altro che rigirarsi nel letto, troppi pensieri nella mente.
Freya era morta, aveva celebrato lui stesso il funerale, in totale solitudine.
E questo l'aveva sconvolto.
Arthur invece era vivo e vegeto e, chissà grazie a quale illuminazione divina, si era reso conto che lui stava male e aveva tentato a suo modo di consolarlo.
Anche questo l'aveva sconvolto.
Con Freya era stato tutto perfetto fin dal primo istante, c'era stata intesa, c'era stata sincerità totale. Freya era come lui, con lei non si era dovuto nascondere e si era potuto aprire del tutto e, escludendo Gaius, era stata la prima e unica persona a Camelot con cui aveva potuto farlo. Certo, Lancillotto aveva scoperto che lui sapeva usare – e usava – la magia, ma non avevano mai avuto modo di discuterne e, a dirla tutta, non aveva nemmeno voglia di aprirsi e sfogarsi con lui. C'era poi Morgana alla quale, in un primo momento, aveva avuto la tentazione di dire tutto, un po' per liberarsene e un po' per dimostrarle che non doveva temere la magia che si stava manifestando in lei ma, alla fine, era stato contento di essersi trattenuto. E poi era arrivata Freya, alla quale aveva rivelato la sua natura nell'istante stesso in cui era corso a liberarla dalla gabbia. Ma ora Freya non c'era più e con lei se n'erano andate non solo un'amica e un'amante ma anche qualcuno in grado di capire esattamente cosa provasse.
Sospirò rigirandosi nel letto.
Avrebbe voluto uscire e urlare al mondo come si sentiva, avrebbe voluto piangere con qualcuno di fianco che gli desse una pacca sulla spalla dicendogli “Hey, guarda che ci sono sempre io”, avrebbe voluto prendere e tornarsene a casa, a Ealdor, dove queste cose non succedevano e dove la sua vita, tutto sommato, poteva procedere tranquillamente.
Avrebbe voluto correre nelle stanze di Arthur, svegliarlo e raccontargli tutto.
Arthur aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Da bravo asino che era non si era avvicinato nemmeno lontanamente alla vera causa, ma l'aveva capito. A modo suo, Arthur lo capiva sempre. E lui si fidava di quello stupido principe, si fidava dannatamente di quell'idiota che non capiva mai niente, che passava i tre quarti del proprio tempo a dirgli “Merlin!” con tono di rimprovero, che lo credeva uno smidollato incapace di più o meno qualunque cosa e che allo stesso tempo lo teneva sempre al proprio fianco, lo difendeva sempre, si confidava con lui e lo trattava da amico. Perché questo erano, amici , anche se ufficialmente si chiamavano “principe” e “servo”.
Si rigirò per l'ennesima volta nel letto e sentì Gaius mormorare dalla stanza di fianco. Forse stava diventando un po' troppo rumoroso nei suoi rigiramenti, forse stava solo cercando un pretesto valido per uscire, fatto sta che si alzò e, facendo attenzione a non svegliare del tutto Gaius, uscì.
Le strade di Camelot erano completamente deserte e lui, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a passeggiare per la parte bassa della città, quella in cui aveva tenuto nascosta Freya per giorni. Le lacrime presero a pungergli gli occhi tentando di uscire ma lui le ricacciò indietro, senza sapere bene il perché dal momento che nessuno poteva vederlo. Passando di fronte alla casa di Gwen fu tentato di fermarsi a bussare, voleva compagna ma come poteva giustificare quella visita notturna? E in ogni caso non era quella di Gwen la compagna che tanto desiderava. Passò oltre, resistendo alla tentazione di infilarsi in quello che era stato il nascondiglio di Freya e si mise a correre a perdifiato, fino a raggiungere il confine della città. Sapeva benissimo che non era il caso di proseguire oltre, questo avrebbe significato avventurarsi nella foresta e, da solo e di notte, non era il massimo coi tempi che correvano. Non che non sapesse difendersi, ma Gaius gli avrebbe fatto una ramanzina infinita se l'avesse scoperto e, Gaius, pareva specializzato proprio nello scoprire sempre tutto.
All'improvviso i suoi sensi si allertarono e capì di non essere solo. Evidentemente non spingersi fino alla foresta non era bastato a tenerlo fuori dai guai, dal momento che dubitava che l'ombra furtiva che i suoi sensi avevano percepito fosse un altro abitante di Camelot, insonne come lui. Guardandosi intorno e facendo attenzione a non dare troppo nell'occhio, tornò indietro fino alla casa più vicina, cercando riparo sul retro di essa. Ottima mossa, dato che si ritrovò la punta di una spada puntata alla schiena.
“Un altro passo e-“ tirò un sospiro di sollievo nell'udire la voce che lo minacciava.
“Sono io!” lo interruppe girandosi.
“Merlin? - Arthur lo fissò senza accennare ad abbassare la spada – Merlin?!” ripeté incredulo.
“Merlin, sire.” il ragazzo fece spallucce.
“Ovviamente, Merlin! Chi altro sarebbe così idiota da girare per Camelot di notte con quella bestia che minaccia la popolazione?! - così dicendo si decise a rinfoderare la spada – torna a dormire, possibilmente senza farti infilzare da qualche guardia.” bofonchiò.
“Quale bestia?” chiese Merlin, ben sapendo che l'altro si riferiva a Freya.
“Quella che ha fatto fuori gente per le ultime tre notti, Merlin .” Arthur sembrava abbastanza spazientito.
“Non tornerà.” gli disse Merlin, combattendo di nuovo contro l'impulso di mettersi a piangere.
“L'ha detto a te personalmente?” gli chiese Arthur con tono ironico.
“La scorsa notte l'avete ferita gravemente, sarà già morta. E comunque la mezzanotte è passata da un pezzo, non è quella l'ora in cui si trasforma?” così dicendo voltò le spalle ad Arthur e fece per andarsene.
“Merlin.” lo richiamò l'altro ma Merlin fece finta di non sentire.
Sarebbe stato facile girarsi, guardarlo negli occhi, lasciarsi andare alla lacrime e dirgli che Freya era incolpevole della maledizione che le era caduta addosso, che era morta fra le sue braccia e che le aveva dato l'estremo saluto facendola bruciare fra le onde di un lago che lei tanto amava.
Merlin! ” il tono di Arthur divenne imperativo ma lui continuò ad ignorarlo anzi, si allontanò di qualche passo, pensando che se avesse ripreso la via per il castello l'altro l'avrebbe lasciato in pace. Non poteva voltarsi, non poteva affrontarlo o avrebbe dovuto affrontare tutta la voglia che aveva di scaricargli addosso tutto: la colpa della morte di Freya, la colpa per la propria frustrazione. Perché in quel momento, come in mille altri momenti da quando le loro strade si erano incrociate, voleva solo dirgli tutto, dirgli che era un mago, che praticava la magia, che tutte le cose apparentemente inspiegabili o fortuite che accadevano, accadevano grazie a lui.
“Insomma, Merlin! - Arthur lo raggiunse, lo sorpassò e gli si parò di fronte – cosa c'è?”
“Niente.”
Si fissarono per qualche istante o meglio, Arthur lo fissò mentre lui si guardava intorno in cerca di una scappatoia. Altre volte era stato sul punto di rivelargli tutto e aveva anche avuto un paio di occasioni perfette. Solo poco tempo prima Morgause gliene aveva offerta una su un piatto d'argento e lui l'aveva sacrificata per non permettergli di fare una cosa che l'avrebbe perseguitato fino alla tomba, ovvero uccidere suo padre, Uther Pendragon.
“Senti Merlin se-“ Arthur si interruppe di scatto sentendo un rumore di passi. Afferrò Merlin per un braccio e lo spinse in fondo a un vicolo che si apriva appena dopo la casa dietro alla quale si trovavano. Gli fece cenno di fare silenzio e rimasero lì, nascosti al buio, fino a quando non videro passare due guardie.
“Se ti avessero visto e avessero fatto rapporto al re saresti stato nei guai. – gli disse lasciandogli il braccio – sai che c'è il coprifuoco in caso di minacce per la città.” aggiunse, quasi a volersi scusare per averlo trascinato nel vicolo.
“Freya è morta.” Merlin si morse la lingua troppo tardi.
“Freya?” Arthur lo guardò scettico.
“La ragazza druido... cioè... la bestia...” poteva dirgli che si era inventato un nome sul momento, magari Arthur se la sarebbe anche bevuta.
“Hai dato un nome a quella cosa?!” l'altro scoppiò a ridere e Merlin ringraziò il cielo che a volte fosse così stupido da non vedere le cose ovvie che stavano sotto al suo naso.
“Comunque, è morta.” ribadì con convinzione, girandogli nuovamente le spalle e sperando di riuscire ad andarsene prima di combinare pasticci.
“Merlin...”
“Si, sire?” gli chiese senza girarsi.
“Domani dirò a mio padre che sospendiamo le ronde notturne.”
“Come ritenete più opportuno, sire.” così dicendo si incamminò, mentre lo invadeva la consapevolezza del fatto che quella decisione di Arthur derivava dal fatto che gli credeva riguardo alla morte di Freya. Non sapeva nulla di quello che era successo eppure gli credeva e lo faceva incondizionatamente, senza porgli domande. E non era nemmeno la prima volta che accadeva.
“Merlin?”
“Sire?” rispose senza smettere di camminare.
“Ecco... – Merlin percepì l'esitazione nella voce dell'altro e si fermò – mi hai chiamato sire tre volte di fila, stai per caso male?” proseguì in tono canzonatorio.
“E come dovrei chiamarvi sire? Asino? ” Merlin sorrise, voltandosi appena verso Arthur e notando che sul viso dell'altro si stava formando una fotocopia del proprio sorriso.
“Idiota, tornatene a dormire.”
“Come desidera, mio regale asino .”
Merlin si riavviò verso il castello e stavolta Arthur non lo fermò.
Una passeggiata nella notte, un incontro non programmato.
Arthur, il solito Arthur.
Non gli aveva detto nulla nemmeno stavolta e, probabilmente, sarebbe passato ancora moltissimo tempo prima che arrivasse veramente il momento della verità fra loro due. Ma Arthur, quell'Arthur che non sapeva niente e, il più delle volte, non capiva nemmeno niente, gli aveva fatto tornare il sorriso alle labbra e ci era riuscito con niente.
O magari Arthur sapeva che Merlin nascondeva qualcosa e, magari, intuiva anche cosa, ma si fidava di lui quanto bastava da lasciarlo fare e aspettare che si sentisse pronto ad aprirsi.
O forse lui, Merlin, era semplicemente passato da una nottataccia alla notte delle utopie.
In ogni caso, per ora, andava bene anche così.


NOTE. La mia prima oneshot su Merlin e se devo dire qual'è stata la difficoltà maggiore mi viene da ridere perchè, sostanzialmente, sta nel fatto che essendo abituata a vederlo in inglese mi sono ritrovata a pensare in inglese e non sapevo come scriverla in italiano, no comment a me xD
Per il resto, non è uscita come da idea iniziale, doveva essere incentrata su Arthur e non su Merlin e blablabla, insomma - trattandosi di me - tutto regolare xD
Un grazie doveroso a Giuly che - manco a dirlo - mi ha sopportata come sempre <3

   
 
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