Fanfic su artisti musicali > The Used
Ricorda la storia  |      
Autore: ColdBlood     05/01/2010    1 recensioni
- Dici che è troppo tardi, ora, per il tuo regalo? – chiese, facendo un gesto con la testa verso l’orologio antico, posato sul comodino, che segnava mezzanotte e un quarto.
- Sei tu il mio regalo? - chiese Jeph, con un sorriso malizioso. Dan annuì - Esatto. -
Jeph allora diede un’occhiata all'orologio, poi sorrise e fece spallucce.
- Non è mai troppo tardi per un regalo. -
[Deph] AUGURI JEPH!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New

Never Too Late For A Gift

 

 

- Ciao ragazzi! – sorrise Jeph, aprendo la porta per far entrare in casa Quinn e Bert.

Bert gli si buttò addosso, abbracciandolo – Auguri vecchio mio!! – gli urlò nelle orecchie.

Jeph scoppiò a ridere – Grazie Bert! –

Fu il turno di Quinn, che lo abbracciò a sua volta e gli diede i suoi auguri.

Poi però Jeph rimase a guardare fuori, con la porta aperta.

Aggrottò le sopracciglia – Ragazzi, dov’è Dan? – chiese.

Quinn e Bert, fermi in mezzo al soggiorno, fecero spallucce.

- Non so. Non ci ha chiamato. Penso che verrà con la sua macchina. Non preoccuparti, sarà qui a breve. – assicurò il chitarrista, andando a sedersi sul divano.

Bert concordò con lui, annuendo, e poi andò dritto verso la cucina.

- Amore, prendi una birra anche per me! – gli urlò dietro Quinn, intuendo le intenzioni del suo ragazzo.

Jeph annuì e chiuse la porta con un sospiro.

Non avrebbe ceduto alla tentazione di prendere subito il cellulare e chiamarlo.

Avrebbe aspettato.

 

Ed aveva aspettato.

Gli altri invitati alla sua festicciola arrivarono uno dopo l’altro. La birra aveva iniziato a scorrere e il volume della musica era stato alzato.

Bert era al centro dell’attenzione, come al solito, come una primadonna.

Quinn si stava divertendo, così come gli altri amici, che cercavano in tutti i modi di renderlo partecipe dei loro giochetti.

Ma Dan non si era ancora presentato, e Jeph iniziava ad innervosirsi.

Come poteva non venire al suo compleanno? Come poteva non presentarsi?

Si fecero le dieci, e ancora del batterista nessuna traccia.

Jeph si allontanò dalla sala, dove si giocava al classico gioco dell’ “Io non ho mai” con rum e pera. Spaventoso come Bert si trovasse sempre a bere.

Si appoggiò al ripiano della cucina e prese un sorso dalla sua Heineken.

- Ehi Jeph…che ci fai qui da solo? – la voce di Quinn lo fece sobbalzare.

Alzò lo sguardo su di lui – Dan non è venuto. – disse, e si chiese come fosse possibile che anche Bert e Quinn non si facessero domande.

Insomma, faceva parte del gruppo, e non si presentava al suo trentesimo compleanno?

Quinn distolse lo sguardo e fece spallucce.

- Non so. Avrà avuto un contrattempo. Ma secondo me arriva, tranquillo. – gli ripetè.

Tranquillo? No, lui non era affatto tranquillo.

Jeph si staccò dal mobile e posò la bottiglia sul tavolo, forse con un po’ troppa forza.

- Tranquillo? Come posso stare tranquillo? – esclamò. Poi lo studiò.

Quinn non ricambiava il suo sguardo. Guardava tutto tranne lui.

C’era qualcosa che non andava.

- Sai qualcosa Quinn, per caso? – chiese, sottovoce.

Quinn scattò sull’attenti – Io? No, nulla. Perché, cosa dovrei sapere? –

Jeph si scurì un po’ – Ti ha detto quello che è successo l’altra sera? – chiese, sapendo di starsi per cacciare in un bel guaio.

E se si era sbagliato? Se Dan non gli aveva detto nulla?

Però capì di averci preso alla grande quando Quinn abbassò la testa.

- Beh…si, mi ha detto…qualcosina. Ma niente di che, davvero. Ci ha solo accennato qualcosa. – disse, sminuendo il fatto.

- Ci?! – esclamò allora Jeph – Ci ha detto qualcosa? – ripetè. – Vuoi dire che lo sa anche Bert? –

Quinn si diede dello stupido e si grattò la testa, un po’ in imbarazzo.

- Beh si, eravamo insieme. – buttò li, a voce bassissima.

Jeph si passò le mani sul volto e sospirò – Okay, devo stare calmo. – disse a se stesso.

Avrebbe davvero voluto che quella situazione fosse rimasta tra di loro.

Insomma, era una cosa…privata!

Poi tornò a dare la sua attenzione a Quinn.

- Dimmi esattamente cosa vi ha raccontato Dan. – gli disse. Non era certamente un ordine, ma il chitarrista lo intercettò in quel modo, e rispose senza indugio.

Non voleva farlo innervosire più di quanto già non fosse.

- Ci ha detto che dopo le prove vi siete andati a prendere una birra e poi, tornando a casa, vi siete baciati in macchina. E che tu…beh si, volevi andare…oltre. Ma lui ti ha bloccato.

Jeph arrossì furiosamente, diventando tutto rosso.

- Io? – esclamò, imbarazzato – Solo io volevo andare oltre? Non vi ha raccontato di quando mi ha masso una mano sul pacco però! –

Fu il momento di Quinn si arrossire e mettersi le mani sulle orecchie.

- Aww…no! Non voglio saperlo! Zitto! – esclamò.

Jeph sbuffò, lasciando perdere, e si sedette su una sedia del tavolo.

- Ma…quando ve l’ha raccontato era…arrabbiato? Insomma, c’è l’ha con me? Per questo non è venuto? – gli chiese, tornando ad abbassare il tono di voce e lo sguardo.

Quinn allora si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla.

- Non posso dirti nulla Jeph. Mi dispiace. Ne va della mia vita…- rispose, sinceramente dispiaciuto, e prima che Jeph potesse chiedergli nient’altro, si dileguò, tornando in soggiorno dagli altri.

 

Da quando avevano avuto quella piccola conversazione Quinn aveva fatto di tutto per non dare altre occasioni a Jeph per chiedergli spiegazioni.

Allora il bassista aveva provato a cambiare tattica per capire cosa diavolo stesse succedendo.

- Bert…vuoi un'altra birra? – chiese, sorridendo, porgendogli un’ Heineken.

Bert lo guardò un po’ sospettoso, ma allungò ugualmente una mano e prese la bottiglia.

- Grazie Jeph. – fece, e il ragazzo, con un po’ di disappunto, si rese conto che Bert non era ancora sufficientemente ubriaco.

Perché aveva scelto di trattenersi proprio alla sua festa!? Maledizione!

Decise di provarci ugualmente.

- Vieni di la Bert…- gli disse, prendendolo per un polso e tirandoselo dietro fino alla cucina.

Lo mise a sedere sulla sedia e gli si fermò davanti.

Bert lo guardò con gli occhi blu spalancati, un po’ sul chi va la.

- Qualcosa non va, Jeph? – gli chiese, studiandolo.

Il bassista assottigliò gli occhi – Dov’è Dan, Bert? – gli chiese, e il cantante si sentì improvvisamente sotto interrogatorio.

Si schiarì la voce – Emm…non lo so. Non è ancora arrivato? – fece, cercando di rimanere sul vago.

Jeph sbuffò – No, non è arrivato, e lo sai benissimo! – esclamò, innervosito.

- So che tu e Quinn sapete quello che è successo. Dimmi cosa sta succedendo. C’è l’ha con me?

È arrabbiato per quello che…gli ho detto? – chiese, guardandolo negli occhi.

Bert deglutì e spalancò gli occhioni.

Si schiarì la voce – Io non posso…- Jeph alzò un dito, fermandolo.

- Non permetterti a dirmi che non puoi dirmi nulla, perché ti caccio a calci nel culo fuori da questa casa! – lo minacciò.

Bert prese un sorso di birra dalla sua bottiglia e poi si alzò di scatto.

- Uffa, ora basta. Dan mi minaccia, Quinn mi minaccia, ora lo fai anche tu. Ma cos’è? Un vizio? Io non ne voglio sapere nulla! – fece, frustrato.

Dan lo aveva minacciato, dato che sapeva che era quello con, diciamo, la gola più profonda.

Quinn lo aveva minacciato, dicendo che se avesse detto qualcosa a Jeph, sarebbe andato in bianco fino a data da definirsi.

E ora anche Jeph. Non ne poteva più.

Poi la minaccia di Quinn gli faceva troppa paura, quindi alzò le mani in segno di resa e si defilò alla velocità della luce.

 

E a Jeph non rimase altro che aspettare e sperare.

Era stato crudele, da parte di Quinn e Bert, lasciarlo li in quella situazione.

Non sapeva cosa stava succedendo.

Forse aveva fatto male a dire quelle cose, quella sera, quando lui e Dan erano usciti e si erano baciati.

Forse avrebbe dovuto prendere le cose più lentamente, invece di fare tutto così di fretta.

Ma quelle parole gli giravano in testa da così tanto tempo che gli era venuto quasi spontaneo. Gli erano rotolate fuori dalla bocca e in quel momento gli era sembrato perfetto.

 

Jeph si staccò da lui, dalle sue labbra, e gli accarezzò il volto vicinissimo a lui.

Sentiva il suo respiro caldo contro le labbra, e gli venne spontaneo sorridere.

- Ti amo Dan…-

Poi il cellulare di Dan aveva preso a suonare, rompendo quel momento magico.

Dan si era allontanato e aveva risposto al cellulare, forse per togliersi da quel momento di imbarazzo, lasciando Jeph con il cuore in gola.

Poi, con il tono imbarazzato e lo sguardo basso, Dan gli aveva detto che doveva andare, perché si era fatto tardi.

E Jeph era rimasto li, senza una risposta.

 

 

Sospirò e prese un altro sorso dalla sua birra, e poi lasciò andare la testa sullo schienale della poltrona. Che compleanno di merda, pensò.

Almeno i suoi amici si stavano divertendo, vide poi, guardando gli invitati alla sua festa continuare con i loro giochetti a base di alcool.

Dieci minuti dopo però, il campanello suonò. Guardò il suo orologio da polso.

Le undici e mezza.

Jeph si alzò e andò alla porta. Quando aprì vide Dan, sorridergli con quella faccia di bronzo che si ritrovava.

- Ciao Jeph! Auguri! – gli fece Dan, con voce allegra, avvicinandosi e abbracciandolo.

- Alla buon’ora! – esclamò Bert, da dietro di loro – Non ci speravo quasi più! – commentò, facendo un sospiro di sollievo.

Ora non era più tra l’incudine e il martello.

- Scusatemi per il ritardo ragazzi. E scusatemi ancora, perché devo portavi via il festeggiato.- fece Dan, afferrando il polso di Jeph e tirandoselo dietro.

- Dan! Dan, che diavolo fai? – cercò di ribellarsi Jeph, che veniva trascinato verso la macchina del batterista, parcheggiata proprio davanti a casa sua.

- Vieni con me, e stai zitto! – gli fece, aprendo la portiera del passeggero e spingendocelo dentro. Poi fece il giro della macchina e si mise al posto del guidatore.

Mise in moto e gli disse di allacciarsi le cinture.

Jeph lo fece ma continuò a tenere il muso.

- Dove stiamo andando? – gli chiese, con tono freddo.

- Andiamo a festeggiare! – gli rispose Dan, senza togliere gli occhi dalla strada.

- È troppo tardi per festeggiare. Tra un quarto d’ora non sarà più il mio compleanno. – lo corresse cinicamente Jeph, con le braccia conserte.

Dan sbuffò – Ti ho già fatto gli auguri. E non sarà troppo tardi per il mio regalo. –

 - Questo lo dici tu…- fu il commentino sussurrato del bassista, che Dan non sentì, oppure fece finta di non sentire.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, mentre Dan continuava a guidare verso la meta sconosciuta.

Ad un certo punto Jeph, stanco del silenzio, sbuffò.

- Perché non sei venuto alla festa? – chiese.

Il batterista si voltò verso di lui, solo per un secondo, prima di tornare a guardare la strada.

- Sono venuto alla festa, Jeph. – gli rispose.

Jepha lo guardò male – Oh, avanti, sai cosa voglio dire! C’è l’hai con me? –

Dan sbuffò una risata – Se così fosse non starei qui con te, non pensi? – fece, ironico.

- Ho solo avuto un paio di contrattempi. Sai, per organizzare tutto. – buttò li, sul vago.

Il bassista sollevò le sopracciglia, guardando il suo profilo.

- E non avresti potuto avvertire? – chiese di rimando, intenzionato ad avere lui, l’ultima parola.

- Avvertire?! – rise Dan – Ho passato due ore a minacciare Bert e Quinn delle peggiori conseguenze, se ti avessero fatto anche intuire qualcosa, e poi ti venivo ad avvertire? – ribatté, ridacchiando.

E Jeph sbuffò, perché ancora una volta l’aveva avuta Dan l’ultima parola.

Fanculo!

Dopo alcuni minuti finalmente Dan gli disse, tutto eccitato, che erano arrivati.

E quando Jeph si sporse in avanti, vide la grande insegna di un hotel a cinque stelle lampeggiare davanti a lui.

Spalancò gli occhi e socchiuse la bocca – Il mio regalo è li dentro? – chiese, sorpreso.

Dan rise – Beh, non esattamente. Ma è li dentro che te lo darò. –

Uscirono dalla macchina ed entrarono nella hall dell’albergo.

Jeph rimase dietro, guardandosi intorno, invece il batterista andò direttamente verso la ragazza seduta alla reception.

Gli sorrise, con la sua solita faccia di bronzo – Ho prenotato una stanza. – gli disse.

La ragazza gli sorrise – Sotto che nome? – chiese, cortesemente.

- Bond. – rispose e Jeph, dietro di lui, si schiaffò una mano sul viso.

La ragazza soffocò una risata. Chissà quante volte gli era successo di aver a che fare con soggetti del genere.

- Ecco a lei…- gli porse una chiave e Dan la prese al volo, tirandosi poi dietro Jeph.

- Dio, mi sto vergognando…- fece, nascondendo il viso, mentre il ragazzo lo portava nell’ascensore.

- Oh, non preoccuparti. Tra poco non ci penserai più. – gli disse, ridendo sonoramente.

Jeph lo guardò e, finalmente si potrebbe aggiungere, capì a cosa stava andando incontro.

- Dan, che hai in mente? – chiese infatti, con voce sospettosa.

Il batterista lo guardò curiosamente -  Io? Assolutamente nulla! – fece, con sguardo innocente. Continuarono a guardarsi negli occhi, fino a quando l’ascensore si aprì e Dan lo portò fuori.

Trovò la stanza e l’aprì con la chiave, entrando dentro e guardandosi intorno, per vedere se tutto quello che aveva detto all’albergo, era stato fatto.

Il tavolo era già apparecchiato, e avrebbe solo dovuto alzare la cornetta affinché la cena arrivasse in camera.

- Wow, che bello Dan. – fece Jeph, guardandosi intorno.

Era tutto molto…rosso. Rosso ovunque.

Quando si girò per guardare l’amico, lo trovò a pochi passi da lui.

- Ti piace? – gli sorrise. La sua espressione era cambiata.

Ora era più rilassata e sorrideva in modo dolce.

Di conseguenza anche Jepha gli sorrise.

- Si, molto. –

Jeph guardò il tavolo già apparecchiato – Mangiamo? – chiese poi – Sto morendo di fame. – disse, andando verso il tavolo.

Solo che Dan lo prese per la vita, abbracciandolo da dietro.

- Che ne dici di rimandare? – gli disse, all’orecchio. – Abbiamo la stanza a disposizione anche per domani. –

Jeph sorrise e annuì – Per me va bene. – si girò tra le sue braccia e aspettò che fu Dan a baciarlo e a trascinarlo fino al letto.

Ce lo buttò sopra e prese posto su di lui.

- Quindi non ce l’hai con me per quello che ho detto…- fece Jeph, con il fiato corto, dopo che si furono separati.

- Certo che no. Ho preparato tutto questo perché avevo paura che tu fossi arrabbiato con me, sai, per non averti detto subito che…beh…anche io ti amo. – gli sussurrò sulle labbra, con i loro nasi a toccarsi, e gli occhi fissi nei suoi.

Jeph sorrise e gli prese il viso tra le mani, baciandolo con trasporto.

- Dici che è troppo tardi, ora, per il tuo regalo? – chiese, facendo un gesto con la testa verso l’orologio antico posato sul comodino che segnava mezzanotte e un quarto.

- Sei tu il mio regalo? - chiese Jeph, con un sorriso malizioso.

Dan annuì - Esatto. -

Jeph allora diede un’occhiata all'orologio, poi sorrise e fece spallucce.

- Non è mai troppo tardi per un regalo. -

 

 

 

 

 

Ahhh! Salve! Ecco una piccola shot che avevo intenzione di scrivere per il compleanno di Jeph! *_*

Auguri Jephaaaaa!! I Love You!

E quale miglior modo di festeggiare se non scrivere una Deph, anche un pò stupida!? xD

Fatemi sapere cosa ne pensate, okay?

 

Baci

 

Vale

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The Used / Vai alla pagina dell'autore: ColdBlood