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Autore: Babu 17    05/01/2010    2 recensioni
-Tu non sembri una di loro-, disse cortese. -Non lo sono infatti. Lavoro da sola e costo di più-, risposi facendogli segno con due dita di avvicinarsi. -Quanto?-. -Dipende da quello che vuoi-. Tutto ciò che è piacevole dura poco, diceva mio nonno. Ed aveva ragione. Accidenti se aveva ragione. Lui non era venuto. Ero stata una stupida a crederlo diverso.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ben ritrovati miei cari lettori con una nuova storia. Il titolo è: Passioni Proibite. Non vi svelo niente ed aspetto con ansia le vostre impressioni, sono proprio curiosa di sapere che cosa ne pensate.

E' un po' più “forte” rispetto alle precedenti, ma spero piaccia.

Leggete in tanti.

Baci.

Babù.


1. Notte


Il buio stava calando sulla città. Il freddo era pungente e persino il mio trucco era ghiacciato. Cercavo di immaginarmi a casa, davanti ad un bel piatto di spaghetti caldo e succulento, insieme alla mia bambina che a quell'ora doveva essere impegnata a guardare i cartoni animati a casa della vicina: la signora Claire.

Abitavamo sullo stesso pianerottolo. Claire era una brava donna, ed era l'unica che non mi giudicasse per il lavoro che facevo.

Rabbrividii.

Una folata di vento mi scompigliò i capelli.

Sorrisi ad una ragazza coreana appena arrivata. -Ciao-, le dissi battendo i piedi a terra cercando di scaldarmi.

Fece un cenno verso di me e si voltò di nuovo.

Chiusi gli occhi. Non volevo pensare al freddo.

Non volevo pensare a niente, soprattutto a quello che stavo di nuovo facendo, per l'ennesima volta. Solo per denaro. Maledetto, sporco e schifoso denaro.

Una lacrima scese dai miei occhi. L'asciugai in fretta: non era bello che i clienti vedessero tutta la matita colata. Dovevo almeno parere presentabile.

La strada era umida della pioggia che mi aveva rotto le palle quel pomeriggio mentre servivo ai tavoli del bar dove lavoravo per arrotondare lo stipendio; il gazebo con i tavoli all'aperto si trovava dall'altra parte della strada costringendomi a fare avanti ed indietro al freddo come una deficiente.

Presi una sigaretta dalla borsa e l'accesi. L'odore di fumo l'avevo sempre trovato sexy; il padre di Linda, la mia bimba, ne era impestato fino ai capelli, di quell'odore. Era un peccato che fosse sposato. Un vero peccato. Aspirai una buona e sana dose di nicotina e gettai la testa all'indietro chiudendo gli occhi.

Mi stavo riscaldando.

Guardai l'ora al cellulare obsoleto che avevo nella borsetta: le otto e mezza.

Tra poco sarebbero arrivati.

Una macchina grigio metallizzato, forse un Audi, sbucò da dietro l'angolo della via principale e mise la freccia. Stava per fermarsi.

Inchiodò a pochi passi da me e dalle altre due ragazze ferme sullo stesso fazzoletto di terra. Quella postazione non era mica solo mia.

Dall'auto scese un ragazzo, non me la sarei mai sentita di chiamarlo uomo perché non lo era, anzi, tutt'altro! Sembrava un bambino che era stato catapultato troppo violentemente nel duro mondo. Si avvicinò alla coreana e le sorrise: -Quanto costi?-, le chiese con una voce seducente.

-Cinquanta-, fece un mezzo sorriso.

Ridacchiai. Si vedeva che era nuova del giro. Contrattare con il cliente era la parte più importante di tutto il lavoro.

Lui fece schioccare la lingua e rise, le accarezzò una guancia e passò oltre. Ci guardò tutte. Fino ad arrivare a me. -Tu non sembri una di loro-, disse cortese.

-Non lo sono infatti. Lavoro da sola e costo di più-, risposi facendogli segno con due dita di avvicinarsi.

-Quanto?-.

-Dipende da quello che vuoi-.

Scoppiò a ridere e mi prese per mano scortandomi fino alla sua auto. Mi aprì la portiera e mi baciò il polso: -Prego principessa-.

-Grazie-.

Il sedile era comodo, caldo, piacevole.

Il freddo della sera era solo un ricordo.

Salì in macchina e mise in moto. -Dove mi porti?-.

-A casa mia-.

Non era certo la prima volta che uno scapolo, di solito con poche possibilità di trovarsi una donna, mi portava a casa sua. Perciò non mi stupii della destinazione, ma del personaggio.

Lui. Lui era bello, alto, sexy, gentile, seducente. Che cosa ci faceva con una prostituta come me?

Era sicuro: avrebbe potuto permettersi tutte le donne del mondo.

Perché io?

  
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