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Autore: Deeper_and_Deeper    05/01/2010    2 recensioni
Non eravamo fatti per rimanere fermi in un posto. Eravamo cani liberi, come diceva la loro canzone. L'unica che mi piaceva, d'altronde. Dovevamo graffitare, oramai avevo finito il mio blackbook e alcuni di questi graffiti dovevano essere fatti. Eravamo a Bruxelles, decisi di scappare. Le bombolette me le ero portate dietro dalla Germania. Il book ce lo avevo, mi dispiaceva lasciarli così. Eravamo una famiglia. Ma un writer libero non deve avere famiglia, soprattutto se la su vecchia crew era in prigione e tramava vendetta. Li avrebbe messi tutti in pericolo.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leave me alone!

Se la crew dice una cosa, quella è. Non avevamo possibilità di scelta, non potevamo tirarci indietro. Dovevamo taggare casa Kaulitz.
Sarà che eravamo i più piccoli, io e mio fratello che con nove mesi di differenza avevamo comunque entrambi sedici anni, ma era toccato a noi.
Mio fratello era un tipo forte, lo rispettavo. Sapeva sempre quale decisione prendere, ma quella volta si fece mettere i piedi in testa, aveva fifa.
Si chiamava Hancock come il supereroe interpretato da Will Smith, anche se lui non era un supereroe immortale, anzi il contrario.
Il capo, Marco aveva 18 anni e quella volta era ben deciso sulla missione. Non speravo che cambiasse idea, ma che cambiasse soggetto della missione. Avevo paura per me, per Han e per ciò che quei due fighetti potessero farci.
-Stai tranquilla!- mi rassicurò Marco -Quei due non ci sono-.
-Già, abbiamo controllato- disse Jörg, il leccapiedi di Marco.
-Sai che di te non mi fido?- chiesi retoricamente.
Marco non rispose, si avvicinò lentamente nel buio della stazione disabitata. Con lui, tutti i suoi scagnozzi. 
Quella stazione era il nostro territorio, lo avevamo "acquisito" secondo la legge della strada a cui, nemmeno la polizia si opponeva per quanto volesse.
-Sai, stronzetta- disse Marco -Tu e quello stronzo di tuo fratello mi dovete tutto-
E aveva ragione. Non avevamo casa, non avevamo niente, e lui ci aveva dato tutto. Ma non potevo essergli riconoscente. Affatto.
-Allora facciamo una cosa- disse Marco -Voi andate immediatamente a taggare casa Kaulitz e io non vi ucciderò-
Cacciò una calibro .38 americana, non avevo affatto paura, ma dovevo taggare quella maledetta casa, perchè avrebbe ucciso Han.
-Ok, tagghiamo il muretto...-iniziai.
-No, non il muretto. Il muro della casa-
-Sei pazzo?- disse Han.
Marco caricò la pistola, decisi he era arrivato il momento di smetterla con i giochetti o quella volta sarebbe davvero finita male. Così annuii e presi le bombolette.
-Andiamo Han. Prima tagghiamo meglio è-.
Uscimmo dal treno e sentii Marco ridere, che stronzo! Han non era spaventato, almeno era quello che credevo io.
Poco dopo Marco e gli altri ci raggiunsero. Marco aveva nascosto la pistola nella tasca interna del giubbotto.
Speravo ardentemente che non ci fosse la sicura, così si sarebbe sparato e l'avrebbe fatta finita.
Lo seguimmo per vicoli e affini fino ad arrivare a casa delle Super Star.  
Quanti miliardi avevano quei due? Forse 5 o 10.
Marco sì fermo e fece il segno di proseguire. Ora sì che avevo paura. E se fosse scattato l'allarme? E se ci avrebbero sparato comunque? In quel momento capii... non dovevamo sopravvivere. Io e Han dovevamo morire perchè Merco aveva deciso così. Volevo dire ad Han di scappare, ma probabilmente Marco lo avrebbe ucciso prima. Non dovevo sopravvivergli, non doveva sopravvivermi. Dovevamo morire assieme.
Scavalcammo il cancello con l'orecchio teso e pronto a udire qualsiasi rumore. Sentii il colpo di pistola e mi accasciai a terra confusa, Han...? Stava bene? Io...
All'improvviso tutto divenne buio e fui immersa dalle tenebre.
Riaprii gli occhi e mi trovai davanti un ragazzo dai capelli corti tirati indietro e gli occhi castani. Mi guardava intensamente e sinceramente preoccupato. Cosa era successo? Dove mi trovavo? Chi era lui? Mi guardail la gamba, era fasciata... in quel momento capii tutto.
-Hancock! Mio fratello dov'è?- urlai
-Tuo fratello sta bene, scosso, ma sta bene- disse il ragazzo.
-Tu chi sei?-
-Bill... sono sei giorni che dormi-
-Sei giorni?-
-Sì-
-Voglio Hancock!-
-Sì, emh... te lo chiamo-
Uscì dalla stanza e tutta la preoccupazione accumulata mi cadde addosso come pioggia. Per fortuna Hancock stava bene. 
Bill rientrò e con lui Hancock. Lo stupore si materializzò sul mio volto. Un lungo taglio correva sul volto di Hancock dall'orecchio alla bocca, era cucito con dei punti ancora freschi.
-Hancock...-
-Shaila-
-Non chiamarmi Shaila-
Odiavo il mio nome. Mi piaceva il diminutivo, Sheli, era fico. Shaila mi riportava al passato, un passato che non doveva più rientrare nella mia vita.
Entrò nella stanza un'altro ragazzo, vestito Hip-Hop, con delle treccine nere e un aria arrabiata. Aveva gli stessi occhi e lo stesso naso di Bill, anzi a guardarlo meglio avevano la stessa faccia. Erano fratelli. Erano Bill e Tom Kaulitz! 
-Ce ne dobbiamo andare- dissi.
Sul volto magnifico di Tom comparve un'espressione preoccupata. Forse voleva che restassimo per aspettare la polizia? Sicuramente ci volevano mandare in prigione. Ero quasi morta sul loro giardino, un po' arrabiati dovevano esserlo.
-Ma che dici Sheli! Devi guarire- disse Hancock.
-Tuo fratello ha ragione- disse Tom, la sua voce mi riempì lo stomaco di farfalle. 
-Perchè dovremmo restare?-  dissi -Avranno chiamato già la polizia-
-Cosa?- disse Bill -Tu pensi che...-
-No! Abbiamo viso tutto, tutta la scena. Quel ragazzo e gli altri sono stati messi in prigione. Voi, bè... dovete rimanere qui- disse Tom e le farfalle nel mio stomaco svolazzarono più veloci.
Non sapevo cosa pensare, non mi ricordavo nemmeno come si pensasse! Nella mia mente c'era solo il volto di Tom circondato da tanti cuori. Non ero mai stata un tipo da cuori e fiori ma tom scatenava qualcosa in me che non sapevo spiegare o che forse non volevo sapere.
-Hai fame?- disse Bill rompendo il silenzio.
-Sicuro!- dissi ed Hancock annuì.
-Chè c'è?- gli chiesi.
-Sei sempre la solita-
Gli cacciai la lingua e mi misi a sedere sul grande letto; la stanza intorno a me girò freneticamente.
-Il dottore dice che devi provare a camminare- continuò Bill -Quindi...-
-Ti aiuto a scendere dal letto- propose Tom.
Mi corse affianco e mi aiutò a scendere. Una volta giù dal letto, mi lasciò andare ma stando sempre vicino per paura che cadessi.
Infatti mossi la gamba e caddi. Il mio "cavalier servente" fu pronto a prendermi e mi portò in cucina, al piano di sotto. in braccio. Ero così magra?
-Sei troppo magra- disse -Più di quanto lo sia Bill-
-Hey!- sentii dire da Bill
Tom mi poggiò delicatamente sul divano, osservandomi preoccupato come se dovessi svenire da un momento all'altro.
-Senti Tom io porto Hancock a comprare dei vestiti per lui- disse Bill.
-Rimango io con Shelly- disse.
-Shelly? Mi piace!- approvai.
Quando Bill ed Hancock uscirono Tom mi preparò degli spaghetti al pomodoro, di colpo però la fame mi era passata completamente.
-Non ne ho voglia- protestai
-Dai... mangia!- dise portandomi alla bocca una forchettata di spaghetti.
Masticai lentamente e mi abbandonai al cibo. Tom continuava ad imboccarmi e ciò mi piaceva. Quando il piatto finì mormorai un "Grazie" e arrossii.
-Non c'è di che...- disse lui altrettanto imbarazzato.
-Sai, pensavo che tu fossi infastidito dalla nosa presenza...- dissi cercando di non guardarlo in faccia perchè il mio cuore non avrebbe sopportato ulteriormente il suo viso.
-Davvero?Be'... forse un po' all'inizio era così... però...-
-Cosa?-
-Non è più così-
-Se vuoi levo il disturbo- mi coressi -leviamo-
-No!- urlò -Cioè... resta-
Ma perchè faceva così? Non riuscivo a capacitarmi della sua reazione e della mia... sentimmo la porta scattare e Hancock entrò con una busta piena di bombolette. Ne avevo bisogno.
-Hancock... non ci credo-
-A che?-
-Le hai comprate o...- dissi e lui capì, solitamente infatti le bombolette le rubavamo.
-Comprate, non io... lui- disse indicando col pollice Bill che era appena entrato.
-E dove? Mica possiamo taggare casa loro-
-No.. la stazione-
-Cosa?-
-Sì, voglio  appropiarmene con le leggi della strada-
-Ma...-
Capì cosa volevo dire ma non si scompose. Non aveva paura il mio fratellone.
Bill e Tom avevano assistito a tutta la scena ma non obbiettarono e forse fecero male, perchè quella volta ci sarebbe scappato il morto... i morti.
  
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