Uno di Loro
Quando
varcai quella porta, sentii l’odore dell’incenso.
A
quei tempi non sapevo cosa fosse, non avevo mai sentito quel profumo,
eppure
capii subito che, quello, era l’odore della
sacralità. Inspirai a fondo e il
suo aroma entrò violento nelle mie narici, inebriando i miei
sensi.
La
stanza era ampia e circolare, illuminata appena dalla tremolante luce
di
qualche candela. Il pavimento di marmo bianco era coperto, al centro,
da un
lungo tappeto di pregiato velluto rosso e le grandi finestre erano
nascoste da
ricchi drappi d’oro e porpora che impedivano alla luce del
sole di entrare.
Le
guardie che mi scortavano mi fecero segno di andare avanti ed io
avanzai, con
la sicurezza di chi sa ciò che vuole. Quando fui al loro
cospetto non abbassai
lo sguardo, ma continuai a fissarli, il mento alto, gli occhi insolenti.
I
due uomini erano seduti uno di fianco all’altro, in una
posizione talmente
statica da sembrare statue di fredda pietra, magnifiche e perfette. Ai
miei
occhi apparivano come le divinità pagane che, a quei tempi,
adoravamo nei
templi.
Eppure
erano sati uomini, nient’altro che uomini.
Guardai
prima l’uno poi l’altro, senza dir niente,
perché non c’era bisogno di parlare:
loro
sapevano. Sapevano
perché ero
lì, sapevano ciò che volevo, sapevano che lo
avrei ottenuto.
Presto,
sarei diventato anch’io uno di loro… presto sarei
stato anch’io un Dio.