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Autore: Slayer87    07/01/2010    4 recensioni
Era la prima volta che sentiva Arthur ridere a quel modo. In tutto quel tempo, mai l’aveva sentito gioire così: una risata libera, contagiosa, che fece ridere anche lui.
Scritta per la Criticombola.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ridere, ridere, ridere ancora.
Autore: Slayer87
Beta: fracchan
Rating: PG15
Pairing: Arthur/Merlin
Spoiler: tutta la seconda serie, specie l’episodio finale.
Word Count: 503 (fiumidiparole)
Note: scritta per la Criticombola , prompt 39: What If? (prompt preso con le pinze, secondo me... perchè il fandom ha un subtext che è praticamente palese, però sempre subtext è. Per cui tecnicamente è una what-if, se così voi non la reputaste, ditemelo che provvederò a eliminarla dall'iniziativa!)

Ridere, ridere, ridere ancora.

Era la prima volta che sentiva Arthur ridere a quel modo. In tutto quel tempo, mai l’aveva sentito gioire così: una risata libera, contagiosa, che fece ridere anche lui. Merlin non sapeva come spiegarselo, ma quell’Asino Reale era riuscito a portare via tutto il dolore e il senso di colpa di quegli ultimi giorni: aveva ritrovato e perso suo padre, aveva liberato il Drago per poi ritrovarsi sull’orlo della caduta di Camelot. Eppure c’era voluto che Arthur rischiasse di morire, perché il suo Dono si manifestasse pienamente.
Ormai aveva capito che per quella testa di legno avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, se avesse significato vederlo sempre così. Arthur si era alzato e lo stava guardando in un modo strano. Ora gli avrebbe dato una pacca sulla spalla, o qualcosa di simile, e sarebbero tornati al castello stanchi ma vittoriosi. Poi, non seppe nemmeno lui come, Arthur era su di lui, e lo stava baciando. L’uomo che aveva rifuggito un suo abbraccio lo stava baciando con forza, spingendolo ad accettare altro da lui. Nell’euforia del momento, Merlin non pensò nemmeno di resistere a quell’assalto. Aprì la bocca per ricevere il bacio, e la sensazione della lingua di Arthur sopra la sua che si legavano e scivolavano l’una sull’altra era indescrivibile. Solo ora capiva quanto era stato stupido. Come aveva fatto a non rendersi conto che era quello che voleva da sempre, e che allo stesso tempo aveva sempre avuto paura anche solo di pensare? Nella sua mente si fecero strada tutti quegli episodi casuali dove lui e l’Asino si sfioravano, e capì come per tutto quel tempo si fossero girati intorno, entrambi troppo preoccupati per fare un passo in quella direzione. Forse serviva uno shock. Forse a tutti gli uomini serve vedere la morte in faccia per scoprire cosa vogliono veramente dalla vita. E nonostante avesse salvato Arthur da tante situazioni spinose, questa era forse l’unica dove si era rischiato, per pochi, terribili, secondi, di non farcela veramente. Aveva rischiato di perdere il suo Principe, e il solo pensiero bastava a farlo aggrappare a quelle spalle forti per chiedere ancora di più. C’era qualcosa di disperato nel loro modo di baciarsi, e Merlin seppe che da quel preciso istante tutto sarebbe cambiato. Sarebbero iniziati i problemi: c’era Uther di cui preoccuparsi, e Morgana di cui impensierirsi, e con tutta probabilità ci sarebbero state nuove crisi da affrontare. Merlin non poteva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo il giorno in cui Arthur fosse venuto a conoscenza del fatto che lui era un mago, ma in quel momento decise che non gli importava, e che ci avrebbe pensato a tempo debito.
Stava ancora baciando l’uomo che aveva promesso di servire, e mai come in quel momento la decisione di stare al fianco di Arthur gli parve la migliore che avesse potuto mai prendere. E se il Fato avesse voluto, lui avrebbe continuato a tener fede a quella promessa ogni giorno, perché, in fondo, il Drago non si era sbagliato quando aveva detto che erano due facce della stessa medaglia.

The End

 

Ovviamente il titolo è il primo verso di Samarcanda, per chi non l'avesse riconosciuto. Che fa un po' schifio come titolo, ma non me ne venivano in mente di migliori.
   
 
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