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Autore: Francis93    07/01/2010    1 recensioni
ecco la mia prima fic non su un manga/anime! è uno sprazzo di vita di un ragazzo, Steve, che sceglie di compiere una scelta importante nella sua vita: quella di partire per un viaggio, e non tornare. 1000 parole per descrivere un momento tanto importante quanto leggero da certi punti di vista. Spero di avervi incuriosito almeno un pò^^(non sono seghe mentali, tranquilli!)partecipa al contest Lungo la strada indetto da Harriet
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi…

-Cosa c’è?

Guardai mio fratello, aprendo la porta di casa ma voltandomi appena verso di lui.

“Non hai dimenticato qualcosa?”

Lo guardai per un secondo appena, e la sua espressione mi strappò un sorriso.

La sua classica espressione da Come Faresti Senza il Fratello Responsabile?, che usava ogni volta che voleva rimproverarmi, sfruttando il fatto di essere il maggiore.

Era abuso di potere, ne ero assolutamente convinto. Sospirai, posando la mano alla maniglia e scuotendo la testa.

Tenni lo sguardo basso, fingendomi rassegnato alla sua “evidente superiorità e maturità”, come amava definirla lui. E in effetti, tra i due era lui il fratello sensato.

“Che cosa non ho?” chiesi, incuriosito.

Lui fece qualche passo verso di me, dandomi un paio di lievi tocchi con l’indice sulla testa.

“La testa.”

Ridacchiai appena. Dave non si smentiva mai. Era al tempo stesso il migliore e il peggior fratello che si potesse sperare di avere. Ti faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi a volte, ma era anche il tipo di persona capace di stare ad ascoltarti per ore senza batter ciglio.

Eppure spesso mi chiedevo se la mia fosse una grande fortuna o una catastrofe pazzesca. Probabilmente era entrambi.

“Quello che non ho è quel che non mi manca.” Dissi con aria giocosa. Non riuscivo a staccarmi dall’idea che fosse tutto un gioco, una specie di grande Gioco dell’Oca con tutto il mondo.

E non vedevo l’ora di cominciare con il primo tiro di dadi, mettendo in gioco finalmente la mia pedina.

Dave mi guardò interrogativo. Non capiva. Mi aspettavo che non capisse. Non doveva capire, oppure avrebbe voluto venire via con me. E non lo volevo.

Era il mio viaggio. Ero egoista e lo sapevo, ma volevo che quel viaggio fosse tutto per me. Non volevo e non potevo dividerlo con nessuno.

“Si viaggia con l’anima, Dave…non lo sai? Eppure studi filosofia, dovresti essere tu quello che si fa seghe mentali sull’anima!”

Lo presi in giro bonariamente, basandomi sul fatto che ora stava lavorando al suo saggio di laurea in filosofia. Una materia che non ero mai riuscito a trovare affascinante…

Che gusto c’era a studiare il pensiero di qualcun altro? La riflessione era tale solo se proveniva dalla mente di chi la partoriva, altrimenti si chiamava studio. E lo studio per me è sempre stato dedicato ai mediocri. Sognare…quello si che era riservato a pochi eletti.

Dei quali, peraltro, non pretendevo certo di far parte.

Studiare il pensiero di altri era per me come guardare un magnifico cielo stellato e non sentire il desiderio di rendere quello spettacolo eterno, almeno nella propria anima.

Era come sognare e non ricordare ciò che si era sognato al risveglio, avendo una sensazione di aver perso qualcosa che nessuno potrà mai ridarti.

Era come tagliare un albero centenario solo per contare gli anelli che si sviluppavano nel suo tronco, studiandolo quando sarebbe bastato ammirarlo per sentirsi più forti del mondo intero.

Era come una cicatrice che spillava sangue a metà, non perfettamente richiusa. Quel genere di cicatrici che ti lascia speranza di guarigione, eppure ti prende in giro continuando a sanguinare incessantemente.

Era come non credere alle fate, e lasciare che morissero quando dicevi “Non ci credo!” perché eri troppo orgoglioso per ammettere che infondo all’anima avevamo tutti paura che non esistessero per davvero.

Era perdersi la parte migliore della vita, e sapere perfettamente che non sarebbe tornata mai perché non eri stato capace di capirla.

E non sentirsi nemmeno immensamente stupidi per averlo fatto…

“Definisci il concetto di anima, prima!” rispose Dave, cominciando a infervorarsi impercettibilmente.

Lo capivo: era l’inizio di un potenziale dibattito, che sarebbe finito come al solito. Dave esasperato dalla mia mancanza di logica ed io che non mi sarei mosso di un millimetro dalla mia idea.

Mio fratello era una delle persone più razionali che avessi mai conosciuto. Era intelligente, di un’intelligenza analitica e puntigliosa.

Era proprio per questo che mi divertiva parlare con lui, anche se spesso ammetteva di essere esasperato dal mio comportamento a suo avviso avventato e poco adulto.

Sospirai ancora, sorridendogli. Continuava…Non l’ho menzionato? Mio fratello è anche molto, molto testardo.

“Indefinibile, come sempre…Ciao, Dave. Buona vita.”

Dissi facendo un distratto cenno di saluto, e uscendo dalla porta di casa a occhi bassi. Mi fermai a osservare i gradini davanti a me, critico.

Gradini.

Banali, semplici gradini. Come tutti i gradini del mondo, da quando era stato inventato il gradino.

Quei gradini erano una parte di me che entrava, e nello stesso tempo una parte che usciva. Erano una minuscola cicatrice nella mia anima, qualcosa che la intaccava e la rendeva forse più debole.

Sapevo che lontano da casa, chissà dove, avrei sognato di poter risalire quei gradini anche solo per un momento, e mi avrebbe fatto male. Esattamente come una vecchia cicatrice.

O forse più forte…dopotutto, la pelle di una cicatrice diventa insensibile. E se era davvero insensibile, non avrei sentito colpi che fossero arrivati su quella cicatrice.

Ah, lo sapevo…mi sto facendo seghe mentali! Stare con mio fratello aveva anche questo difetto…

“Sei un pazzo, Steve. Un vero pazzo!”

La voce di mio fratello da dietro di me mi riscosse dai miei pensieri.

Alzai la mano in un gesto noncurante, senza nemmeno voltarmi verso di lui.

“Niente complimenti, grazie!”

Lo sentì distintamente in un verso molto simile a un ringhio d’insofferenza. Lo sapevo che non mi sopportava quando facevo così, e lo facevo proprio apposta.

Era troppo, troppo scioccamente divertente.

Un sospiro, sistemando meglio lo zaino sulle spalle.

Alzai lo sguardo al cielo, stranamente quasi azzurro. Non esageriamo… si stava parlando sempre del Galles.

Era grigio chiaro, screziato da spazi azzurri quando le nuvole si ritiravano un po’.

Quegli sprazzi azzurri…mi ricordavano delle cicatrici. Cicatrici di colori nel grigio monotono della vita. Ecco…decisi in quel momento che avrei dedicato la mia vita a cercare quegli sprazzi azzurri, quelle piccole cicatrici.

Ovunque fossi andato.

Qualsiasi cosa avessi fatto.

In ogni momento, in ogni istante del mio respiro avrei cercato la cicatrice del cielo.

 

Angolino autrice

eccoci alla fine della fic, 1000 parole esatteXD sinceramente sono combattuta se continuare o meno questa fic rendendola più corposa..penso che potreste aiutarmi, facendomi sapere cosa ne pensate almeno di questo pezzo^^

ad ogni modo recensioni anche negative saranno sempre apprezzate! unica cosa, per evitare brutte figure di immaturità, per favore vi chiedo di non offendere il mio lavoro^^ grazie a tutti anche solo di essere arrivati qui e di aver letto! ci sentiamo, alla prossima fic!

  
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