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Autore: Thumbelina    07/01/2010    15 recensioni
Se vi capita per caso di leggere quest'introduzione, spero vogliate cliccare sul titolo e leggerla, dato che la cosa mi renderebbe terribilmente felice. Credo che, fra tutte le ff che ho postato fin ora questa sia in assoluto la migliore. Gioca molto sul sentimentale, seppur in modo comico, e spero possa piacervi. E' il mio modo (o meglio il modo di Harry) di dare il "Buon Natale" alla persona che lo ha difeso e protetto per tutta la vita. Buona lettura.
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale, professore.


Da quando aveva lasciato la scuola dovevano essere passati ormai sette anni. L’idea geniale gli era venuta quella mattina del 24 dicembre, quando, fra un pluncake e l’altro, il pensiero del suo defunto insegnante era tornato a farsi vivo nella sua mente.
Non era un'idea complicata, ed Harry si chiedeva come avesse fatto a non pensarci prima.
Ed ora si trovava, in piena vigilia di Natale, dinnanzi alla porta della presidenza, pronto a bussare.
Aveva ragionato a lungo su cosa poter dire alla McGranit una volta lì, e non gli era venuto nulla in mente, nulla che potesse apparire sensato intenso, e così ci aveva rinunciato. Ora il suo pensiero principale era quello di nascondere alla McGranit la borsetta che si portava dietro, ma l’aveva nascosta bene sotto il mantello e quindi non correva alcun pericolo.
Bussò tre volte.
- avanti! – rispose la voce severa della McGranit dall’interno, ed Harry, aperta la porta, mosse tre passi verso di lei. – Harry! – esclamò la donna – da quanto tempo! Ma che ci fai qui in piena vigilia di Natale?
- Io… - cercò di rispondere Harry – io sono qui perché dovevo vedere una persona. Cioè, non proprio una persona, cioè…
- Con un quadro? – gli chiese comprensiva la McGranit
- Già. – rispose Harry mordendosi le labbra – mi potrebbe lasciare un attimo solo qui?
La McGranit squadrò con aria severa il ragazzo dalle lenti fine dei suoi occhiali.
- d’accordo – decise infine – ma ti do solo tre minuti, non un secondo di più
- ok, professoressa, - rispose Harry – grazie.
E la preside, guardandolo ancora un po’ sospetta, uscì dal suo ufficio chiudendo la porta dietro di se.

Harry, rimasto solo, cominciò quindi a camminare a ridosso della parete, per osservare meglio i quadri dei presidi ormai defunti.
Dexter Fortebraccio e Dylis Derwent discutevano animatamente di politica nelle loro cornici, entrambi contenti che il promettente Kingsley Shacklebolt fosse stato nominato ministro della magia.
L’ex preside Everard dormiva lieto nella sua cornice, comodamente appoggiato su una poltrona di seta dipinta, ed ogni tanto si muoveva nel sonno, ma di movimenti appena percettibili e lieti, che esprimevano e comunicavano al mondo la gaiezza dei suoi sogni.
Armando Dipet ed Albus Silente stavano discutendo di filosofia ed il primo, alquanto rapito dalla discussione, brandiva minaccioso un volume di Socrate, e decantava frasi in latino mentre il secondo rideva divertito da quella buffissima scena.
Appena però lo sguardo dagli occhi azzurrini di Albus incrociò quello di Harry, la sua smorfia di divertimento si mutò in un sorriso, e mosse la testa a mo' di inchino.
- Lui dov’è? – gli chiese Harry, e a tale domanda il preside dalla barba argentea non poté che moltiplicare il suo sorriso e, felice e lieto, rispose:
- È là.

Harry mosse alcuni passi nella direzione che Silente gli aveva appena indicato, e trovò, terribilmente annoiato nella sua cornice, un fierissimo Severus Piton, che subiva dolente le chiacchiere di un assillante Phineas Nigellus che cercava costantemente di indurlo a conversazione.
- noi presidi di Serpeverde – stava dicendo il Black a Severus quando Harry fu così vicino da poter udire le sue parole – siamo pochi e dobbiamo restare uniti, darci man forte, collaborare l’uno con l’altro per… - e si interruppe alla vista dell’ormai piucchè celebre Harry Potter che lo guardava interessato. – c’è qualcosa che possa fare te, ragazzo mio? – gli chiese cordialmente, cosa che suonò alquanto ironica per Harry, che non poté trattenere un sorriso
- oh sì – rispose gentilmente – vorrei parlare un attimo col professor Piton. Potrebbe lasciarci soli un istante?
- E che cosa dovresti dirgli di così segreto, giovanotto – gli domando Phineas, affatto entusiasta che Harry gli sottraesse in quel modo un ottimo (e ormai esasperato) ascoltatore quale Severus Piton
- Io… - improvvisò Harry – dovrei chiedergli delle informazioni su un decotto di mandragore, sa ne ho fatto bere un po’ a Ginny che è incinta, e lei ha dato di stomaco, così mi sono preoccupato che potesse essere una bevanda nociva ai fini del parto e…
- Ho capito, ho capito – lo interruppe Phineas, che essendo alquanto logorroico ed eccentrico mal sopportava il blaterare altrui - ma perché non sei andato a chiedere al professor Lumacorno? Una simile informazione avrebbe potuto dartela lui.
- Già, ma non mi fido poi così tanto di Horace – mentì Harry cercando di sembrare il più convincente possibile – e credo che Severus sia, in fatto di pozioni, la persona più competente che si trovi ad Hogwarts.
- Perché non chiedi a Dylis? – proprose allora Nigellus - Non solo è stata una professoressa di Pozioni a suo tempo, ma ha lavorato anche come curatrice al San Mungo e…
- Lasciaci soli, Phineas. – intervenne finalmente Severus – evidentemente il signor Potter desidera parlare con me.
- Oh hum – esordì spiazzato il Black – ok allora io… vi lascio soli. – concluse sconsolato, e si eclissò poi dalla propria parete, suppongo per andarsi a fare un giro in Villa Black.
Severus Piton si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, mai come allora lieto che Phineas (che da circa tre giorni e mezzo continuava a portare avanti la stessa noiosissima conversazione) se ne fosse andato. Ed aveva appena finito di riprendere fiato che la memoria di una minaccia assai peggiore dei monologhi di un defunto preside gli tornò alla mente. Si voltò quindi verso Harry che, toltosi il mantello, lo fissava alquanto divertito.
- vuoi smetterla di fissarmi, Potter? – esordì spazientito Severus, dopo aver cercato di ignorare lo sguardo del ragazzo per una quindicina di secondi
- bella cornice – commentò quello divertito
- bella borsa – rispose Severus, ed Harry non poté che piegarsi in un conceduto:
- Touché.
- Che sei venuto a fare qui, Potter? Che vuoi da me? – chiese lui il professore, non molto contento di quella visita
- È la vigilia di Natale, Severus! – esclamò il ragazzo
- Esatto – rispose il professore – e credo che dovresti passarla con tua moglie ed i tuoi figli, non a infastidire il sottoscritto.
- Ti sto infastidendo? – domandò Harry
- Non ti ho dato il permesso di darmi del “tu” – lo rimproverò Severus
- Ok ok, - si corresse Harry – La sto infastidendo?
- Sì – rispose Piton – e molto anche
- Vuol forse dirmi che preferiva sorbirsi un altro dei noiosissimi monologhi di Phineas, professore? – lo punzecchiò Harry
- Tuoché. Che ci fai qui?
- Volevo vederla, - rispose Harry – stamattina, di getto, ho pensato a lei.
- Conseguenza di un incubo? – ironizzò Severus
- No. – rispose serissimo Harry – tutt’altro.
- Che cosa intendi dire?
- Professore, - cominciò Harry – lei ha fatto tanto per me, dalla mia nascita a…
- Io non ho fatto proprio nulla per te! – lo interruppe bruscamente Severus – tutto quello che ho fatto l’ho fatto per…
- Per mia madre, lo so – proseguì Harry interrompendo il professore a sua volta – ma ora non mi interrompa: mi lasci parlare. Stavo dicendo. Lei ha fatto molto per me, dalla mia nascita alla sua morte mi ha aiutato e protetto, e l’ho già ringraziata per questo, ma sono convinto che non riuscirò mai a ringraziarla abbastanza. Le ho fatto un regalo.
- E perché? – gli domandò sospetto ed incredulo Severus
- Perché è Natale – rispose semplicemente Harry – ed a Natale le persone buone ricevono dei regali, e lei forse è una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto, professore.
- Beh, comunque non avresti dovuto – si schernì Severus – non ho mai accettato un regalo da un alunno e non farò certo eccezione per te
- Ma io non sono più un suo alunno – rispose Harry – ed inoltre le ho fatto proprio un bel regalo.
E ciò detto mise mani alla borsa (che aveva pregato e scongiurato Hermione affinché gli prestasse), e fece per estrarre un qualcosa.
- io ti avverto, Potter – si schernì Severus – se hai portato un pennarello per disegnarmi baffi e benda da pirata sappi che posso lanciarti maledizioni senza perdono pure da qui!
- Oh no, non si preoccupi, professore! – rise Harry – nessuna benda da pirata! È un’altra cosa, del tutto diversa, mi creda.
Ma suppongo che Severus non gli credette del tutto, dato che continuò a scrutarlo con aria alquanto sospetta.
Harry, dal canto suo, coprì la borsa col mantello in modo che il professore, curioso nella cornice, non potesse vedere ciò che stava estraendo.
Quando finalmente ebbe finito, si avvicinò, con il regalo ancora nascosto, alla parete di Snape, e lì fissò, con un incantesimo, una tela incorniciata di ciliegio alla parete.

La tela non era certo un foglio bianco. Essa raffigurava infatti una giovane donna sulla trentina, comodamente appoggiata in una posa innaturale al bracciolo sinistro della sua poltrona, immersa nella lettura di un libro che sembrava prenderla parecchio, dato che non sembrava essersi neppure accorta del modo assurdo in cui si era seduta. Aveva lunghi capelli rossi che le cadevano morbidi sulle spalle, e le cui ciocche si dilettava ad arrotolarsi attorno al dito per accompagnare a un antistress la sua lettura. I suoi grandissimi occhi verdi divoravano quel volume riga per riga, pagina per pagina, mentre le mani dalle dita affusolate, decorate di smalto magenta, sfogliavano veloci le pagine. Eppure, accortasi di essere arrivata in un luogo nuovo e sconosciuto, archiviò un momento la lettura per guardarsi intorno, ed i suoi occhi sorrisero insieme ad una bocca dai denti stupendamente bianchi quando il suo sguardo incrociò quello di Snape.
- Lil-Lily? – balbettò Severus guardandola incredulo, e poi si rivolse verso Harry, ancora più sgomento – ma come…? Cosa…? Tu…? Come…?
Ed Harry, in tutta risposta, si limitò a sorridergli:
- Buon Natale, professore.
   
 
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