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Autore: mamma Kellina    07/01/2010    4 recensioni
Primi anni del Novecento. Miniere della Sardegna sud occidentale. Il giovane ingegnere gallese Robert Forrest, vedovo con un figlio piccolo, e la sfortunata ma indomita Barbara decidono di sposarsi pur senza amarsi. Ma il loro non sarà un patto facile da mantenere perché in fondo è l’amore che vogliono, come tutti gli esseri umani. Il cammino in comune sarà difficile e forse non riusciranno a trovare ciò che cercano, ma di sicuro impareranno a riconoscere le cose che contano davvero nel rapporto tra un uomo e una donna.
Si tratta di un vero e proprio romanzo, molto intenso e drammatico. Il genere è piuttosto classico, alla Jane Austen per intenderci, ed anche se non ho la presunzione di paragonarmi ad una tale Autrice, ho cercato di dare un certo spessore psicologico ai miei protagonisti. Ho provato anche a rendere con efficacia l’epoca ed i luoghi con un accurato lavoro di ricerca. Spero di esserci riuscita. Le località minerarie sarde e la loro storia sono del tutto autentiche. Non così le vicende ed i personaggi di cui narro che sono frutto invece solo della mia fantasia e pertanto non si riferiscono, se non in maniera casuale, a persone realmente esistite e a fatti davvero accaduti.
Vi va di accompagnarmi in questo viaggio?
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche se  il viaggio da Ingurtosu era molto lungo, i Sulis venivano spesso ad Alghero perché avevano la figlia Marina che viveva ancora lì. Ogni volta non mancavano di andare a trovare Alfredo Rispoli e la sua famiglia.     
In previsione della loro visita, Barbara era stata tutto il giorno in cucina a preparare una cena speciale, aveva tirato fuori il servizio di piatti buono, aveva lucidato le posate d’argento ed apparecchiato per bene la tavola. Avrebbe voluto che perlomeno Luisa le avesse detto un grazie invece la cognata non solo non l’aveva fatto, ma ora si lamentava con gli ospiti perché la vita era assai cara e mantenere oltre ai loro quattro figli anche la sorella del marito, era una cosa che li costringeva a fare i salti mortali.

- Non esagerare – le aveva detto Alfredo – adesso chissà Lino e Grazia cosa penseranno di noi.

- Cosa dovremmo pensare mai! La vita è dura per tutti. Prendete noi, ci siamo dovuti adattare a vivere in un paesino minerario quando avremmo preferito restare qui a casa nostra – convenne la signora Sulis, molto solidale con Luisa.

- Adesso sei tu ad esagerare. Credetemi, lì si sta davvero bene. Sir Bradley è proprio un bravo padrone. Pensate, adesso farà costruire persino un ospedale – la rimproverò il marito, sempre entusiasta del suo nuovo incarico.

- Sì, è proprio un santo! – lo rintuzzò la moglie con ironia – Sei proprio un ingenuo se pensi che sia una brava persona, quello lì pensa solo al suo tornaconto, non certo ai minatori.

- Va bene, ma l’ospedale…

La moglie non lo lasciò neanche finire.

- È stato l’ingegnere Forrest a convincerlo a farlo costruire. L’ha detto proprio a me che se sua moglie avesse avuto le cure adatte e non fosse stata costretta a partorire come una selvaggia con una mammana qualsiasi, forse si sarebbe salvata.

- A proposito, come sta l’ingegnere? Ha trovato poi una moglie? – si informò subito Luisa.

- Non me ne ha più parlato. Ogni tanto lo vedo andare a Cagliari, ma più che altro per…affari suoi! – rispose Lino, sottolineando maliziosamente la frase per spiegare quali potessero essere gli affari che richiamavano a Cagliari l’uomo. Poi, cercando di farsi capire dagli adulti senza essere troppo esplicito per rispetto ai commensali più giovani, aggiunse – Non sono  però le sue frequentazioni in città la cosa più adatta a fargli trovare una giovane onesta che si prenda cura di lui e del bambino.

- Povera creatura! – commentò la moglie – È proprio macilento e sciupato e quella stupida di Angelina non lo sa proprio crescere. Lady Margaret mi ha confidato una volta che la sorella è molto preoccupata per il nipote.

Lino proruppe in una sonora risata.

- Chi te l’ha detto? - chiese divertito - Lady Margaret? Ma non statela a sentire, miei cari! Lady Margaret sta talmente sulle sue! Lei, che  è una nobildonna e la moglie del padrone, figuriamoci se si confidava con la consorte di un povero contabile!

- E va bene, me l’ha detto Giovanna – sbottò la donna,  irritata per essere stata sbugiardata – ed è una fonte molto attendibile. Dovete sapere che Giovanna fa la governante alla villa dei Bradley  ed un giorno, servendo a tavola, ha udito una conversazione tra l’ingegnere e loro.

- Già, sono parenti – osservò Alfredo.

- Erano parenti. Ora la nipote è morta e la zia lo rimprovera spesso per il modo in cui sta facendo crescere il bambino affidato, come vi dicevo prima, alla moglie di un minatore che è una povera ignorante.

- Ma cosa può farci  il povero ingegnere se è stato così sfortunato da perdere la giovane moglie!

- Secondo loro dovrebbe mandare il piccolo a Londra dai nonni. Là potrebbe avere l’educazione che gli spetta, ma di questo l’ingegnere non ne vuole neppure sentir parlare. Sei stata una vera stupida a rifiutare la sua proposta – aggiunse rivolgendosi a Barbara -  È vero, Ingurtosu non è un granché, ma con la tua cultura e la tua educazione avresti potuto fare la signora e neanche la lady con la puzza sotto al naso avrebbe avuto niente da ridire su di te.

Era un rimprovero che Grazia Sulis si portava dentro da tanto, ma la giovane, già piuttosto depressa per conto suo, rimase muta.

 

Dopo cena andò in cucina a  preparare il caffè e mentre aspettava che fosse pronto, andò sul balcone a respirare una boccata d’aria fresca. In cuor suo sperava che gli ospiti se ne andassero presto perché era assai affaticata e non vedeva l’ora di prepararsi il suo lettuccio di fortuna. Non si avvide neanche di Lino fin quando non se lo ritrovò accanto.       
La sera era fresca e l’odore del mare arrivava fin lì.
Il vecchio amico si riempì i polmoni dell’aria dolce e profumata e sospirò.

- Che hai, non ti senti bene?- le chiese con dolcezza -  È tutta la sera che te ne stai zitta.

- E cosa devo dire, padrino, già c’è Luisa e, perdonatemi, vostra moglie che parlano tanto!

Lui rise e, sedutosi vicino alla figlioccia, le prese affettuosamente una mano tra le sue.

- Lo so, non tutte le donne sono come te, non tutte hanno la tua grazia e la tua intelligenza. Tuo padre ti ha allevato proprio bene, Barbarella mia.

Stette un po’ zitto poi tornò alla carica.

- Quando ce ne  siamo andati la volta scorsa ho chiesto a Robert che impressione avesse avuto di te. Mi ha detto di averti apprezzato molto, anche se lo avevi rifiutato con tanto sdegno, ed ha aggiunto che avrebbe voluto sposare  proprio una donna come te. Non credo abbia cambiato idea, sai. Se ci hai ripensato, sei ancora in tempo.

Barbara non rispose, ma rientrò in cucina e si mise a versare il caffè nelle tazze.

- Perché non ci fai un pensiero? Tu qui non stai bene, si vede chiaramente, ed ogni anno sarà sempre peggio – continuò l’anziano signore che l’aveva seguita dal terrazzo.

- Ho paura. Sarebbe un salto nel buio che mi spaventa. Qui perlomeno so cosa mi aspetta.

- Già, un lettuccio nel salotto e sentirsi rinfacciare ogni boccone. Questo ti aspetta!

Barbara lo guardò.

- Cosa ne sapete voi?

- Lo so. Invece Robert ha una bella casa e tu ne saresti la padrona. Poi non mi sembra un uomo tanto male o mi sbaglio?

- No,  anzi, è fin troppo bello – mormorò lei arrossendo ed abbassando la testa.

- E allora? Perché non vieni a vedere Ingurtosu  perlomeno? Così poi decidi. Senza impegno.

- Non credo che lui sarebbe disposto a darmi un’altra possibilità.

- Te l’ho detto, è proprio una donna come te che cerca. In fondo mia moglie ha ragione: sei bella, educata, signorile. Con una come te, lady Margaret non potrebbe nemmeno aprire bocca. Dove la trova Robert un’altra così? Facciamo in questo modo: quando ripartiremo verrai con noi, così lo rivedrai. Poi magari tuo fratello verrà a riprenderti dopo qualche giorno.

- No, per carità! Mi vergognerei troppo a fargli capire di averci ripensato.

- Ma sei stupida? Vuoi vedere che adesso la mia figlioccia non è neanche libera di venirmi a trovare!

- Non lo so, devo pensarci un po’ su.

- Pensaci allora, tanto noi rimaniamo qui fino a domenica prossima.

 

 

   
 
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