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Autore: Piccola Ketty    08/01/2010    9 recensioni
Allora, non riesco davvero a spiegarvi l'emozione che ho provato nello scrivere questa OneShot..Si parla di Ed e Bella..è molto triste, ma spero vi piaccia lo stesso ;) Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ah, stasera sono proprio in vena di cose tristi.
Scusate se qualcuna di voi verserà qualche lacrima, come è successo a me, ma avevo l'ispirazione, e non potevo rinunciare!
Eh, non anticipo niente.
Vi dico solo che il momento in cui mi è passata per la mente, mi stavo lavandi i capelli a testa in giù nella vasca.
E' probabile che il sangue non circolasse come si deve nel cervello, non è colpa mia quindi ;)

Buona lettura!
:*



Mi guardavo intorno come se quella fosse stata la prima volta che mi trovavo in quel posto.
Invece quella stanza, quella casa, erano tutto quello che mi rimaneva di lei.

“Sposami..”.
“Sei pazzo? Adesso? Cioè ora?”, mi chiese intimorita.
“Si”.
“Oh, sei matto. Non possiamo!”, mi sorrise arrossendo.
“Se lo vuoi. Si. Sposami, sposami Bella”, mi inginocchiai di fronte a lei, seduta su una sedia della cucina, “Sposami”.
“Non vale usare la tua dote..”.
“Non la sto usando infatti, quello che senti nel tuo petto. È il tuo cuore. È tutto vero quello che stai provando”.
Un luccichio nei suoi occhi, mi fece capire la sua risposta.
Mi sorrise, avvicinandosi ed appoggiando la sua mano nella mia.
“Si”, rispose sicura, senza nessuna sfumatura di imbarazzo o di incertezza nella voce.

“Edward, dobbiamo andare..”, la voce di Alice mi fece ridestare dal mio angolo privato.
Tutto quello che la riguardava, era privato, tra me e lei.
Anche se sapevo, nonostante tutto, che Alice sapeva tutto di noi.
Ma aveva sempre mantenuto un certo riguardo, in mia presenza e, per questo, glie ne sarei stato grato per sempre.
Mi voltai verso di lei, sentendo i suoi pensieri tristi e provati.
“Non dovrei lo so..”, non mi fece nemmeno aprir bocca, “ma non riesco a vederti così..lei..lo sai..”.
Lei. Lei. Lei.
“Edward, ti prego. Fallo per lei. Lo sai. Lei te lo ha..”.
La azzittii con un gesto netto della mano.
Rievocare quei ricordi era sempre un dolore enorme, e in quel preciso momento, quando il petto chiedeva assolutamente di essere aperto per poi essere bruciato, sentivo di avere un cuore.
Lei lo aveva sempre detto.

“Anche se non batte, io lo sento. È qui”, posò una mano sulla parte sinistra del mio petto.
“E batte per te”.

“Dobbiamo davvero andare..”, Alice uscì dalla stanza portando dietro di se una ventata di aria fresca. Profumava ancora di lei, nonostante fossero passati anni.
Dopo il matrimonio, eravamo andati a vivere da soli, io e lei. Lei ed io.
Mi voltai verso la scrivania dove ancora c’erano i suoi libri di scuola.

“Questi non mi serviranno più vero, Edward?”, si voltò verso di me, aggiustandosi il cappello del diploma.
“No, ormai non più”, mi avvicinai e la cinsi i fianchi con le mie braccia, “tra poco sarai la signora Cullen, e dovrai solo pensare a noi..”.

Strinsi i pugni ed ingoiai l’amaro che era salito fino alla gola, provocandomi una fitta lancinante all’altezza dello stomaco.
Chiusi gli occhi, e cercai con tutto me stesso, di imprimere nella mia mente il suo profumo. Il più possibile.
Lei lo avrebbe voluto. Lei voleva questo per me.
Spesso, avevo ripensato a quello che era successo, dandole la colpa della mia sofferenza.
Voleva forse che soffrissi per l’eternità come stavo facendo in quel momento?
Voleva lasciare a me, il compito di portare la memoria del suo ricordo?

“Edward..”, la sua debole voce mi fece destare dai miei macabri pensieri.
Erano giorni che pensavo ad un modo per poterle alleviare il dolore. Ma lei non voleva, non voleva accettare quella scelta.
Era più matura di me, io ero molto più egoista.
Sapeva che presto avrei trovato il modo per seguirla, per questo mi aveva fatto promettere una cosa che, ne era sicura, avrei mantenuto.
Perché la amavo, perché la amo tutt’oggi.
Il ciclo della vita, questo lei diceva. Che vita era, senza di lei?
“Dimmi amore”, mi avvicinai al suo volto per farla faticare il meno possibile.
“Ti amo”, avvicinò la sua mano, posandola sulla mia guancia fredda come il ghiaccio.
La guardai intensamente negli occhi.
“Anche io Bella, più di me stesso”, posai le mie labbra delicatamente sulle sue.
Potevo sentire il suo respiro aumentare, nonostante l’età riuscivo ancora ad emozionarla.
“Edward”, tossì, così, le avvicinai un bicchiere d’acqua alla bocca, “mi fai una promessa?”.
Rimasi spiazzato dalla sua richiesta.
“Si”, qualunque cosa per lei.
“Vivi Edward, vivi per me. Vivi per noi. Devi farlo”, fece una pausa prendendo aria, “io non potrò più farlo, lo sento, sto morendo. Tu, tu invece puoi. Perché Edward lo sai, tu vivi. Dentro al petto batte il cuore, e nel tuo cuore, c’è una parte del mio adesso.
Ti prego Edward, vivi. Non lasciare che il dolore possa distruggere la persona fantastica che sei”.
Riprese aria, e io mi diedi del tempo per poter capire le sue parole.
Avessi potuto piangere. Lo avrei fatto.
“Vivi, solo questo. Voglio che tu viva per me”, mi fissò intensamente negli occhi, e la profondità del suo sguardo mi fece vacillare.
“Promettimelo Edward”, cercò di alzarsi, invano.
Ricadde stremata sul materasso. La aiutai a sistemarsi.
“Edward”.
“Si, Bella. Te..te lo prometto”, sigillai la mia promessa con un bacio.
“Ti amo”, sussurrò tra le mie labbra, poco prima di addormentarsi e di cadere in un lungo ed eterno silenzio.
“Anche io Bella..”.

Non mi ricordo nemmeno dei tentativi dei miei familiari di tentare di tenermi fermo.
Volevo spaccare tutto. Bella, la mia Bella era morta. Per sempre.
Lei, però, voleva che io vivessi, per lei.
E lo avrei fatto.
Per lei.
Per noi.
   
 
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