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Autore: Lorelaine86    09/01/2010    3 recensioni
In un'isola lontana dove l'inverno sembra non avere fine, una giovane donna guarisce un soldato ferito e scalda il suo cuore....
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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indovinate chi è tornata? ma la Lory, certo! A rovinare la vostre menti con le cavolte che scrivo ^^.

bene questo è la prefazione-primo capitolozzo che spero sia di vosto gradimento.

un besos,

la Vostra  Lory.

Il mondo era bianco. Terribilmente gelido. Accasciato sulla mia sella esausto, incapace di fare altro se non spronare il cavallo ad andare avanti. Sempre avanti. Consapevole che fermarsi in mezzo a quel vento crudele, anche per un breve istante, sarebbe stata la mia morte.
La ferita al fianco bruciava ed era l’unica cosa che m’impediva di cadere nell’incoscienza.
Dalle mie labbra non usciva alcun lamento, anche se i movimenti lenti e monotoni del mio cavallo mi procuravano fitte tremende.
All’inizio il freddo era stato un sollievo rispetto al sole cocente.
Quella sconfinata distesa di neve mi aveva così offuscato la mente che almeno avevo smesso di vedere ossessivamente il campo di battaglia ricoperto di sangue. E di sentire il tanfo della morte.
Per un certo periodo avevo creduto di sentire voci nel soffiare del vento. Voci che mormoravano nomi: a volte il mio, alle volte quello degli altri.
“Sto delirando” mi ero detto.
Non capivo più da quanto tempo fossi in viaggio.
Ore, giorni, settimane.
Inizialmente avevo sperato di raggiungere casa, un paese, in cui fermarmi e curare le mie ferite. Ora desideravo soltanto un luogo decente in cui morire.
Ma forse ero già morto e l’inferno era un inverno senza fine.
Non avevo nemmeno fame, anche se non mi ero più nutrito dopo la battaglia.
“La battaglia” pensai amaramente “dalla quale ero uscito illeso e vincitore”. Ero stato uno stupido, maledettamente stupido a tornare a casa senza scorta.
Sicuramente i tre nemici stavano cercando di rientrare in patria, quando li avevo incontrati su quel sentiero nella foresta. Il mio primo istinto era stato quello di ignorarli. La guerra era stata vinta. Ma loro avevano negli occhi ancora la morte e quando mi avevano attaccato, avevo sfoderato la spada.
Mentre il cavallo avanzava a fatica, io combattevo per rimanere lucido.
“Sono entrato in un altro bosco” pensai intontito cercando di mettere a fuoco la scena circostante.
Come avevo fatto a perdermi?
Come avevo fatto ad arrivare in quei luoghi?
Di una cosa ero certo: era la prima volta che entravo in quel bosco. Gli alberi sembravano morti, fragili e grigi. Non si udivano i canti degli uccelli, o altri rumori.
Solo il battito degli zoccoli del mio cavallo, attutito dalla neve.
Quando scorsi un cerbiatto, la mia mente impiegò un bel po’ di tempo per registrare la presenza dell’animale.
Era il primo essere vivente che vedevo da quando aveva iniziato a nevicare.
La bestiola mi fissava, per nulla intimorita.
“Perché mai dovrebbe avere paura?” mi dissi ridendo debolmente.
Non avevo forze sufficienti a incoccare una freccia.
Poi il cerbiatto sparì tra gli alberi ed io, Edward de Mansen, principe guerriero, mi accasciai sul collo del mio cavallo.
Quando rinvenni, mi accorsi di essere uscito dal bosco, davanti a me una distesa bianchissima si stendeva.
Avevo la vista confusa, ma riuscii a distinguere torri e pinnacoli.
Sul punto più alto, una bandiera svolazzava al vento: una rosa rossa su di un manto bianco.
Pregai di ritrovare un residuo di forze. Dove c’era una bandiera, sicuramente avrei trovato delle persone. Calore.
Invece, la mia vista iniziò ad annebbiarsi, la mia testa a girare.
Tra gli spasmi della spossatezza e dell’inedia, mi parve di vedere quella rosa, rossa come il sangue, avanzare verso di me sulla distesa nevosa.
Stringendo i denti, spronai il cavallo. Se non potevo avere il fuoco, volevo almeno annusare il profumo di quella rosa prima di morire. Scivolando nell’incoscienza caddi sulla neve.
L’impatto mi provocò un dolore lancinante, che per un istante tornai lucido.
Mi sentivo ricoperto di un sottile strato di ghiaccio.
Attraverso il velo vidi un volto che si chinava su di me: levigata carnagione bianca e rosata, una bocca morbida e voluttuosa.
Vidi le labbra muoversi, ma il ronzio che mi rimbombava nel cervello m’impedì di capire ciò che diceva.
Il capo della donna era coperto da un cappuccio rosso.
Allungai la mano per sfiorarlo.
“Non siete un fiore” dissi.
“No milord, solo una donna”
“Bene. È meglio morire con un vostro bacio”
La tirai per il mantello. Sentii le sue labbra…e il loro sapore dolcissimo…poi caddi stremato nell’incoscienza.

***L’angolo di Amy***
Ciao Lory, ciao a tutti,
mmm…l’inizio di questa nuova storia sembra promettere bene…e di solito tutto quello che produce la tua penna è ottimo…non vedo l’ora di leggere il seguito! Complimenti cara, aggiorna presto eh!^^ …e voi che ne pensate gente? Commentate! :)
Amy

  
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