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Autore: Dark Roku     09/01/2010    5 recensioni
Roxas non festeggia l'Epifania da dieci anni. Non perchè non vuole, semplicemente perchè non è nelle condizioni per festeggiarlo. E ad Axel questo dispiace. Quando la situazione si aggrava per il biondino, chi potrà salvarla? Forse solo una "befana" speciale, arrivata in ritardo per ricominciare da capo.
Salve sono Kim, e dopo (troppo) tempo sono qui con un'altra Akuroku (Non ve l'aspettavate,vero?Xd). Questa 'fan fiction' è...orribile, forse. Ma giudicate voi. Baci&Abbracci.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epifania in ritardo:un nuovo inizio

Si rannicchiò sul letto cingendosi le ginocchia con le braccia: la depressione lo stava logorando dentro.
Due cerchi rossi - un po’ per l’insonnia, per gli schiaffi, un po’ per le troppe lacrime, che a volte non riusciva a trattenere-, gli ornavano gli occhi color cielo spento costantemente lucidi.
La bocca era ridotta a una linea quasi invisibile l’ultima cosa che aveva toccato era lo zampone di Capodanno, ed era il nove gennaio.
Era dimagrito, e tanto anche: una felpa azzurra, più grande di due taglie e un pantalone il doppio delle sue gambe, gli davano un’aria ancora più trasandata di quanto non gliene davano i capelli biondo cenere spettinati e le mani scheletriche.
Forse la sua anoressia si era aggravata, non faceva controlli da molto.
- Non complicarti la vita, Roxas, se non vuoi fare questa fine. – diceva sua madre mentre sniffava la roba, e sorseggiava un bicchiere di whisky…con tanto di ciliegina.
Avrebbe dovuto darle retta, in ogni singola occasione. Forse, se lo avesse fatto le cose, sarebbero andate in modo diverso. E probabilmente in quel momento non sarebbe stato lì, sul letto di uno sconosciuto, affidato a un destino che, pensava, non poteva essere il suo.
Le sue riflessioni furono interrotte dalla porta che si spalancò. Entrò una figura magra e alta, anche per via dei capelli rosso accesso, che ondeggiavano per aria, stile alghe marine.
Due occhi smeraldini lo scrutarono tristi
- Scusa il ritardo ma quell’idiota di Kairi quando si piazza in bagno, è capace di dormirci. Ma si può sapere cosa fa là dentro?- domandò fingendosi allegro. Forse credeva che quella battuta avrebbe potuto tirare su il morale al ragazzo, ma quello che ricevette in risposta fu un’occhiata affranta e una lacrima che scivolò sulla guancia pallida.
Axel si avvicinò al letto e strinse Roxas fra le braccia, cullandolo.
- Va tutto bene, cucciolo. E’ tutto finito adesso. – mormorò alzandogli il mento. Con un fugace bacio gli asciugò la guancia e quando lo guardò negli occhi e vi trovò lo stesso dolore di quando tre mattine prima lo aveva visto per la prima volta piangere.

- Non capisco perché tanto entusiasmo per una vecchietta che entra in casa, tipo ladro, e lascia della legna bruciata in dei calzini puzzolenti. – aveva sbuffato Roxas all’urlo di Sora “Stasera arriva la befana!!!”. Erano seduti su un muretto davanti al mare, con Riku, Kairi, Naminè e Axel.
- Beh, perché innanzitutto non porta solo carbone. Se i bambini sono stati buoni, porta anche caramelle, cioccolatini e regali. E poi perché è bello sapere che le tradizioni non vanno perse ed è un’occasione per festeggiare con tutta la famiglia. – aveva spiegato con calma Naminè, interrompendo il disegno che stava facendo. Il mare d’inverno era uno specchio grigio, che rifletteva le anime della gente.
- Bazzecole.- aveva borbottato Riku stringendosi nel suo cappotto. Roxas gli aveva stretto la mano.
-E a me fratellone, la befana cosa porta?- aveva chiesto petulante Kairi ad Axel, facendo gli occhi dolci.
- Carbone. Sei stata molto cattiva. – aveva detto inespressivo il rosso mettendo una mano sulla spalla di Roxas, seduto accanto a lui.
- Non è giusto!Beato te Sora, che ti riempiono sempre di dolci!- si era rivolta al castano, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
- A me porta Mortal Kombat II! Che bello!- e si era messo a saltellare con Kairi.
- Tzè, per me ‘Befana’ è solo l’aggettivo migliore con cui definire Kairi e Naminè. – aveva borbottato Roxas facendo scoppiare a ridere Axel e Riku.
- Bada a come parli ragazzo! Solo perché sei mio cognato non pensare di poterti prendere tanta confidenza! – aveva esclamato Kairi puntando il dito contro il biondo, che era arrossito immediatamente.
- C-Che dia-diavolo intendi?-
- Pensavate di tener nascosta la vostra relazione, vero? Ma alla grande Sherlock Kairi non sfugge mai niente! Vi ho visto mentre mi baciavate l’altro giorno e poi Rò, è tutto il pomeriggio che ti palpa e vi scambiate sguardi da piccioncini!-
Axel vedendo Roxas imbarazzatissimo e sul punto di avere un infarto aveva detto “Ok, ci avete scoperto”. Riku non aveva osato guardare quello che era successo dopo, ma, a giudicare dai gridolini da fan girl di Naminè e Kairi (e Sora, che, nonostante non capiva quello che stava succedendo si univa alla massa) avrebbe scommesso che si erano baciati.
Qualche minuto dopo, più precisamente quando avevano cominciato a bersagliarli di domande del tipo “Quando vi siete conosciuti?” “ Da quanto state insieme?” e più ‘delicate’ del tipo “Lo avete già fatto?”, Axel guardando l’orologio aveva affermato “E’ tardi, porto Roxas a casa, tu Kairi, torna a piedi”e trascinandosi dietro il biondo, ancora shockato, era salito in macchina e corso via.

- Allora, non sei emozionato?Stasera arriva la befana!- aveva detto il rosso qualche secondo dopo.
Roxas gli aveva scoccato un’occhiataccia.
- Suvvia, non vorrai dirmi che non ti porta niente!-
- Mia madre è una drogata, matta, tossicodipendente, Ax. Lo è diventata quando dieci anni fa papà se n’è andato. E’ stato l’ultimo anno in cui ho festeggiato il Natale e l’Epifania. Ricordo che l’anno successivo lei ci provò, ma quando la mattina si accorse che nella mia calza c’erano solo antidepressivi scoppiò in lacrime e mi chiese scusa. Sa a malapena cambiarsi le mutande, non posso pretendere altro. –
Non c’era amarezza nella sua voce, quando parlava di quelle cose. Axel lo aveva notato sin dalla prima volta in cui gliel’aveva raccontato, facendogli promettere di non dirlo a nessuno, al loro primo anniversario di fidanzamento. Niente amarezza. Solo rimpianto e una nota di dolore.
Era l’unico a sapere del vero Roxas: figlio di un padre che era scappato con l’amante quando aveva un bambino di sei anni. E di una madre debole che soffocata dal dolore si era data a una vita di alcol e droghe, lasciando suo figlio in balia del mondo, da solo.
“Non mi parla quasi mai.” gli aveva sussurrato dopo la confessione, stringendosi nel suo petto “Se non per dire ‘Roxas, portami un’altra birra’. Niente parole dolci. Niente commoventi momenti madre e figlio. Non so se mi vuole ancora bene, ma mi piace illudermi che è così. Tu sei l’unico. Ti amo anche per questo”ed erano state proprio quelle parole a prefiggergli un obiettivo: sì, io lo proteggerò da tutto e tutti. Non gli permetterò mai più di soffrire.
Axel aveva fermato di colpo la macchina, pensieroso.
- Ma che diamine ti pren…? –aveva provato a dire il biondo, ma si era fermato, quando Axel lo aveva abbracciato.
- In tal caso, tesoro. – gli aveva sussurrato dolcemente all’orecchio –Sarò io la tua befana. Got it memorized?- Roxas aveva immaginato un Axel vecchio, con un foulard in testa e un grosso brufolo sul naso, e aveva fatto di tutto per non scoppiare a ridere.
 – Buon Epifania. Siamo arrivati.- e gli aveva fatto scivolare qualcosa nelle mani: un cioccolatino a forma di cuore. Roxas era rimasto incantato a fissarlo per qualche minuto, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, e poi, ignorando Axel che si era messo a farneticare sul fatto che doveva ancora comprare i cioccolatini e il regalo per Kairi e sperava che il negozio che aveva la gonna che tanto le piaceva fosse ancora aperto, aveva detto “Ti amo” ed era sceso dalla macchina.

Era entrato in casa felice come una Pasqua e ancora stringendo al petto quel piccolo oggetto.
Ovviamente sua madre era sul divano, con una decina di birre vuote ai suoi piedi, e appena aveva sentito la porta aprirsi aveva urlato “Portami un’altra birra”.
Forse la conversazione con Axel aveva fatto scattare qualcosa nel biondo. Aveva avuto una reazione che non si sarebbe mai sognato di avere. Gli aveva disubbidito. Si era seduto accanto a lei e l’aveva abbracciata, proprio come Axel aveva fatto con lui.
- Non voglio che tu beva mamma, ti fai solo male così. Io ti voglio bene. - aveva detto calmo.
Ma la reazione era stata brutale, sua madre si era liberata dalla sua presa e tirandogli tutte le cose che gli capitavano sotto tiro (tra cui le bottiglie e alcune sedie) aveva urlato:
-Va via! Non ti voglio vedere mai più! Io ti odio! – e aveva cominciato a prenderlo a bastonate.
Ma questo Roxas lo avrebbe ammesso solo la mattina dopo, singhiozzando, quando, la fortuna, finalmente girandosi dalla parte giusta, aveva fatto sì che Axel, colto da uno strano presentimento, era andato a casa del biondo e lo aveva trovato in lacrime, infreddolito e torturato davanti alla porta.


Ricordava nitidamente la giornata passata in macchina, e poi al pronto soccorso, per cercare di curare il ragazzo che non smetteva di piangere. Probabilmente aveva trattenuto quelle lacrime per dieci anni.
Ovviamente, tornati a casa, avevano dovuto spiegare tutto a Kairi, che, nonostante fosse sconvolta, aveva promesso di non dire a nessuno né di quella storia, né del fatto che il biondo era ospite a casa sua.
Eppure vedendo Roxas, tra le mani dei medici, e in quel momento fra le sue braccia, con gli occhi gonfi di pianto, Axel non poteva fare a meno di sentirsi un fallito. Non era riuscito a proteggere le persone che amava.
Aveva fatto passare a Kairi un’Epifania in completa solitudine, e per quanto poteva essere felice della gonna che gli aveva comprato, non era paragonabile all’affetto che avrebbe ricevuto, andando a casa di Reno, il loro fratello maggiore, come tutti gli anni. Per di più gli aveva messo quel peso sulle spalle, quella bugia grande come il mondo, insopportabile per una ragazzina. Certo, la sua vita era continuata, aveva ripreso a ridere e a scherzare con Riku, Naminè e Sora, ma con la paura che gli sarebbe potuto sfuggire qualcosa.
E Roxas…Roxas che non mangiava, Roxas che non dormiva, Roxas che non parlava, Roxas che non riusciva più a sorridere, Roxas che continuando di quel passo sarebbe dovuto essere ricoverato prima in un ospedale e poi in un centro di salute mentale.
Quella bambola inerte sull’ex letto di Reno, con gli occhi pieni di dolore e talvolta vuoti.
- Rox…- mormorò accarezzandogli i capelli – Amore della mia vita, luce dei miei occhi, stella che illumina i miei giorni bui…- si fermò. Sembrava a lui stesso una presa per i fondelli, detto così. Una di quelle frasi che dicevano le donne prima di aggiungere “Sono incinta di un altro uomo.”. Quindi decise di proseguire, senza quei ghirigori per prendere tempo.
- Ti prego, dimmi qualcosa. Quello che mi hai detto quella sera in macchina, ricordi?Quello che mi dici sempre mentre facciamo l’amore.- era disperato, aveva le lacrime agli occhi, ma le ricacciò indietro, per mostrarsi forte. Se piangeva anche lui, che senso aveva stare lì?
- Così mi farai morire. – disse abbattuto. Fece per alzarsi, ma qualcosa gli strinse la mano. Si voltò e vide il biondo che lo guardava con degli occhi che dicevano “Rimani, ho bisogno di te”.
Si sedette, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, che fosse abbracciarlo o accarezzargli i capelli, Roxas con uno strano impeto gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.
Axel rimase sorpreso: erano tre giorni che quando provava a baciarlo Roxas si scostava piangendo e, senza dire una parola si accoccolava se stesso, incapace di far altro.
Ricambiò l’abbraccio, facendo un gesto –non tanto carino- a Kairi che con occhi a cuoricino li guardava dell’uscio. La rossa –per una volta- capì, e con un gesto secco chiuse la porta.
Fu il bacio più lungo, e probabilmente anche il più bello, che si fossero mai dati.
Quando qualche minuto dopo si staccarono in cerca di aria, Axel notò con sorpresa che Roxas non piangeva, ma sul suo volto era comparsa un’espressione strana, un misto tra consapevolezza e dolore.
- Mia madre è morta, Ax. C’è scritto sul giornale che hai lasciato qui. L’hanno trovata ieri mattina. Sapevo che sarebbe successo. Ma mi piace pensare che lei sia morta il giorno in cui mio padre l’ha lasciata. Non era più se stessa. La sera in cui mi ha detto che mi odiava mi ha chiamato ‘Alan’. Alan era il nome di mio padre. Il suo cervello è tornato indietro di dieci anni. Ma quando sono uscito dalla porta l’ho sentita urlare “Il mio bambino! Ora cosa farò con lui?” Ora ho la certezza che mi voleva davvero bene. E tutto questo è assurdo perché io non riesco ad accettare che…- Axel interruppe il suo monologo, mettendogli un dito sulla bocca.
- E’ tutto a posto.- disse. –E’ tutto passato. So che il passato non si può cancellare, ma ascoltami: Ora, da oggi, comincia la tua nuova vita. A nessuno importa se prima di oggi eri un leone, una formica, un drogato o una puttana. Quello che conta è quello che sei adesso. E il passato…vedrai un giorno smetterà di bruciare, con l’aiuto di amici. Ma te lo chiederò solo una volta: Roxas, vuoi cominciare con me, quell’idiota di mia sorella che, tra parentesi, se non smette di origliare vado fuori e le do fuoco…- s’interruppe solo per sentire uno sbuffare e dei passi che si allontanavano – …e tutta quella massa di deficienti che ti ritrovi come amici, una nuova vita? –
Roxas rimase stupito: di certo non erano le parole che si sarebbe aspettato di sentire da Axel, però, suonavano bene, e dopotutto non era forse quello che voleva?
Certo, la befana -che poi era proprio il suo Axel, la sua "befana", come aveva promesso- era stata un po’ in ritardo, ma era un ottimo regalo da trovare nella calza: un nuovo inizio.
- Io…ti amo così tanto Ax. – fu l’unica cosa che riuscì a dire.
- Lo prendo come un sì. – sussurrò riprendendo da dove aveva cominciato Roxas.
E ciò era un ottimo modo per iniziare una nuova vita.


E’ passato un anno esatto da allora. E siamo ancora tutti qui, a villa Kairi, con qualcuno in più.
Sora, Riku e Naminè si sono trasferiti qui. Il perché mi rimane sconosciuto, ma mi pare, da quello che dicono i loro genitori quando vengono a trovarci, che c’entri qualcosa con il crescere.
Bah, so solo che da quando si sono trasferiti qui c’è molta meno privacy.
Vivendo Kairi in una gigantesca villa, loro si sono trasferiti nella camera degli ospiti, anche se forse stanno un po’ stretti. Axel ha insistito fino alla nausea che nessuno dormisse con me, nonostante la mia stanza è il doppio della loro. E’ molto geloso di me, con tutti. La seconda opzione era che io andavo a dormire con lui e lasciavo la mia camera ai tre.
Il risultato è che adesso alloggio nell’ex camera di Reno. Quella in cui ho passato la mia agonia per tre lunghi giorni. In quel periodo credevo davvero che sarei sprofondato nel baratro. Ma poi è arrivata la mia ancora di salvezza, che mi ha tirato una corda e mi ha aiuto a ricominciare.
A volte, quando entra qui, lo vedo scrutare il letto, come per paura di trovarci un Roxas disperato e in lacrime.
Certo, il pensiero di mia madre c’è sempre, a volte vado persino a portare dei fiori sulla sua tomba. Lei mi protegge da lassù (o laggiù, ma questo non conta), come a volersi scusare di quello che mi ha fatto passare. Vorrei dirle che non importa e che, come dice sempre Axel “Il passato è passato ma è il presente che conta.”
Ho trovato mio padre: in un manicomio appena fuori città. L’ha trovato Elena, la moglie di Reno, che lavora lì. Ha detto che entrato sei mesi fa, perché diceva che lo spirito della sua ex moglie lo perseguitava. In fondo mi dispiace per lui, anche se non ho nessuna intenzione di conoscerlo.
Sono quasi guarito dall’anoressia. Il dottore lo definisce un miracolo, ma lui mica lo sa che a tavola c’è un tizio dagli assurdi capelli, che se mi rifiuto di mangiare comincia a imboccarmi, in modo alquanto imbarazzante.
A proposito del tizio…io e lui andiamo alla grande. Ci amiamo da morire. Dopo l’accaduto si è messo a mia completa disposizione. Per i primi mesi è stato terribile: mi accompagnava fin dentro la scuola, mi portava lo zaino, mi veniva a prendere, mi stava con il fiato sul collo ventiquattro ore su ventiquattro. Non che mi dispiacesse essere al centro delle sue attenzioni, ma era pesante quando mi seguiva anche in bagno. Forse aveva paura che io mi tagliassi le vene, o cominciassi a drogarmi, e devo ammettere che ci ho pensato.
Non che adesso sia cambiato più di tanto. Si è iscritto all’università e lavora nell’azienda di famiglia ma approfitta di ogni secondo libero per stare con me.
Sì, lui è quello che è, e nei momenti in cui particolarmente felice, o ha strane idee, allunga il mio nome da “Roxas” a “Roku, amore della mia vita, luce dei miei occhi, stella che illumina i miei giorni bui, mio ombrello nelle giornate di pioggia, mio salvagente nel mare…” e le altre tre non me le ricordo. Però io non vorrei mai diventare un peso per lui.
Ovviamente, mi tratta sempre con riguardo. A scuola accompagna solo me e Kairi, o quando Kairi fa tardi, solo me. Non mi permette mai di fare le pulizie, e se gli ricordo che per dieci anni ho mandato avanti una casa e una famiglia, lui risponde “Appunto, adesso riposati”.
Inoltre si ostina a comprarmi abiti, mobili, libri, e non mi ascolta quando dico che non ne ho bisogno e che solo perché è straricco non deve riempirmi di cose.
 Sospetto che voglia trovarci casa dalle domande che mi fa “Ti piace di più una villetta a due piani, stile inglese, o un piano solo?”
Come ho già detto, non c’è più privacy. Ad esempio l’altra notte mentre stavamo facendo…sì, insomma quello che fanno due persone che si amano, Naminè ha spalancato la porta e ha urlato “Axel, hai visto il mio spazzolino?”e poi ci ha guardato, e, rossa come un pomodoro se n’è andata.
Penso che l’abbiamo traumatizzata a vita.
Sora e Kairi si sono fidanzati.
Anche Riku e Naminè si sono fidanzati.
Ma diciamo che i loro rapporti sono molto ‘larghi’ e non possono fare niente di quello che fanno le coppie normali. Neppure baciarsi.
La prima coppia non può fare niente perché il fratello della ragazza è iperprotettivo e considera Sora un buon a nulla. E poi secondo Axel sono troppo giovani perché stiano insieme. Quando Kairi a sua difesa mi tira in ballo dicendo che io sono più piccolo di Sora di due mesi e “non mi sembra tu ti faccia tanti problemi”Axel risponde che io sono più maturo di Sora di due anni e che lui di anni ne ha venti, quindi compensa ampiamente. Quanto amo quel ragazzo!
La seconda non può perché Naminè ‘non vuole rubare la purezza di una casa sconosciuta’ frase di cui ancora devo capire il senso. E perché Axel è il padrone di casa, e poiché per lui sono troppo giovani…
Mi sento avvantaggiato da questo punto di vista. Godo nel veder Kairi staccarsi da Sora quando entriamo io e Axel. <- - - sarò mica sadico?
Quest’anno ho festeggiato per la prima volta dopo dieci anni Natale, Capodanno ed Epifania.
Ci siamo scambiati tutti i regali, proprio come una vera famiglia.
Axel mi ha regalato, a Natale un album di fotografie per “conservare il passato di questa nuova vita” e all’Epifania, ben 138 (li ho contati) cioccolatini a forma di cuore, uguali a quelli dell’anno scorso.
Oggi, anniversario, del giorno in cui ho iniziato la nuova vita, passerà la giornata con me e faremo non so cosa, perché lui ha un sacco di progetti, forse troppi per solo dodici ore.
Alla fine credo rimarremo a casa, con tutti gli altri, perché questo è tipo un compleanno, e i compleanni si festeggiano con la famiglia, no?


- Rokuuuu…- Axel entrò cinguettando. Roxas si preparò alla cantilena -…tesoro mio. Amore della mia vita, luce dei miei occhi, stella che illumina i miei giorni bui…-
- Ho capito. –
- Mio ombrello nelle giornate di pioggia, mio salvagente nel mare in burrasca, mia lampadina in una stanza buia…-
- Axel, ho capito!-
- …mio secchio d’acqua in un incendio, mia medicina per curare le ferite…-
- Ho detto che ho capito!- sbottò Roxas alzandosi e baciandolo. Probabilmente era l’unico modo per tappargli la bocca.
-…come stai adesso?- concluse il rosso staccandosi.
- Uguale a come stavo quando mi hai svegliato all’alba per chiedermelo. - borbottò il più piccolo scocciato. Axel si sedette sul letto e lo fece appoggiare al suo petto, accarezzandogli i capelli. Qualche secondo dopo, il biondo alzò la testa, stranito.
- Hai cambiato bagnoschiuma e dopobarba? – domandò guardandolo negli occhi.
Il rosso inarcò in sopracciglio – Che?-
- Hai un odore diverso. Più forte.- spiegò.
- Ho solo comprato un bagnoschiuma con il tre percento di ginseng* in più, neanche io ho notato la differenza. Mi spieghi come fai?- roteò gli occhi al cielo. Roxas si accoccolò contro di lui:
- Beh, vedi il tuo odore mi è così familiare, che mi aggrappo a lui ogni volta che lo sento. Ma quando è diverso, è come se mancasse qualcosa. Come se Axel non fosse Axel. – mormorò.
Il più grande rimase sconvolto dalla spiegazione.
- Vorrà dire che lo cambierò al più presto. Per te questo e altro amore mio. Goti t memorized? – e lo baciò.
La porta si spalancò con un tonfo:
- Dannazione, ma non c’è un momento della giornata in cui non limonate o vi coccolate? – protestò Kairi entrando. Axel interruppe il bacio e la fissò indifferente – Si bussa prima di entrare, e…no, mi dispiace. – dopodiché ritornò a occuparsi di Roxas.
- Bene, quando avrete finito, Naminè è di sotto che piange disperatamente non so perché. – e se ne andò sbattendo la porta.
- Axel…- Roxas si staccò di malavoglia – Io vado. Nami è mia amica, non sarebbe cortese lasciarla così. Noi due possiamo continuare dopo, no? – disse uscendo.
- Contaci, oh sì se puoi contarci. – e un sorriso malizioso gli nacque sulle labbra.


Owari

* Il ginseng è una pianta che si mette nel bagnoschiuma. Se volete saperne qualcosa in più chiedete a wikiwiki, perché non ne so un cavolo. Comunque quella frase ha una storia lunghissima. Sono arrivata lì e mi sono chiesta “Oh, cavolo e adesso che faccio mettere ad Aku?”. Così, me povera deficiente baka, mi sono fatta un km a piedi e venti minuti di autobus per girare varie profumerie. Ho girato sette profumerie lontane due km l’una dall’altra. Ho sniffato ben settantatré bagnoschiuma e venticinque dopobarba, alcuni con dei profumi orribili tipo quelli aquolina che più che bagnoschiumi sembrano creme per dolci. Poi ce n’era uno di Tesori d’Oriente all’ambra asiatica, che il titolo mi ispirava, ma puzzava peggio di uno scarafaggio morto.
Alla fine sono tornata a casa strafatta e con il voltastomaco, senza aver trovato il bagnoschiuma per Aku, anche se, tutti quei profumi mi avevano fatto ricordare uno che poteva andar bene.
Il mio miglior amico mi voleva uccidere quando l’ho chiamato verso le tre, più precisamente alle 2.47 di notte per chiedergli “Che bagnoschiuma usa il tuo ragazzo?” e dopo varie bestemmie mi ha detto “Uno al ginseng, mi pare. Ma poi mica vado a vedere che bagnoschiuma usa.” Ed io, giusto per dargli fastidio ho detto “Stai mentendo. Tu sai dire ogni prodotto che usa, in ordine alfabetico” e lui mi ha mandato a quel paese e mi ha chiuso il telefono in faccia.
Ma…suvvia, per Aku-san questo e altro.

Note di un’autrice baka:
So cosa state pensando: Ma che è sta roba?
Sì, me lo sono chiesta anch’io rileggendo (ma l’hai scritto tu! n.d.altra me.) Se qualcuno lo capisce (cosa di cui dubito n.d.altra me), sarei lieta di saperlo.
E’ solo che…era da tanto che non postavo, quindi mi sono imposta (o meglio, gliel’ho imposto io n.d.altra me) di scrivere qualcosa nelle vacanze (ah, per te le vacanze sono gli ultimi tre giorni? n.d.altra me) ed è uscita fuori sta roba (alias un ammasso di parole senza né capo, né coda n.d.altra me).
Inoltre tra pochi giorni è il mio anno su Efp, che bello!
L’ho scritto ieri tra le sei del pomeriggio e le tre di notte, perché sono stata impegnata *guarda con sguardo accusatorio pila di compiti che sfiora il soffitto* (Oh, e quelli sono quelli che devi ancora fare, tu hai fatto solo quelli *indica due miseri fogli sul pavimento* n.d.altra me).
Per di più il mio pc ha deciso di andarsi a fare la settimana bianca lasciandomi a piedi fino a ieri mattina.
So che è ricco di accenni a baci e sesso, e Aku e Roku sono più smielati del miele stesso, ma l’ho scritto in orario in cui l’ispirazione va e viene, e l’ultimo pezzo l’ho scritto, come ho già detto, strafatta di bagnoschiuma (E adesso comincia con le scuse n.d.altra me)
Vorrei dedicare questa shot ad Avi-chan, una mia amica, che nonostante il suo avvertimento su msn, non ho ancora avuto modo di commentare la sua storia (bell’amica che sei n.d.altra me), ma scusa, ho perso la password sia dell’account, sia dell’email con cui l’avevo registrato (‘mbranata n.d.altra me), quindi navigo in alto mare.
La dedico anche a tutte le yaoi fan girl, alle quali d’altronde, dedico tutte le mie storie. A noi che manteniamo alto il nome dello yaoi *brinda con bicchiere immaginario*. Sbaglio, o ci sentiamo tutte un po’ giù in questo periodo? (Parla per te n.d.altra me)
Grazie per aver letto ma se recensite non mi offendo mica, eh!
Kim.


A Little Special (oh, no!Non hai torturato abbastanza, K? n.d.altra me):
Se volete sapere cosa è successo a Nami, leggete questi due righi, oppure potete semplicemente chiudere. Comunque, grazie a tutti i lettori.

- Suvvia Nami, adesso puoi dirci perché stai piangendo?- domandò Roxas mettendo una mano sulla spalla dell’amica.
Erano seduti nel salotto di villa Kairi sui divani. Roxas, Naminè e Kairi su uno, e Riku e Sora si quello di fronte.
La biondina continuò a singhiozzare ininterrottamente.
- L-lui.- balbettò indicando Sora. Kairi tirò un ceffone sonoro al suo ragazzo urlando “Che cosa hai fatto a Nami?”
-…e- Ri-Riku. – continuò Naminè piangendo. Kairi schiaffeggiò anche l’albino ripetendo la domanda.
Naminè si morse il labbro e deglutì a vuoto:
- Li ho visti mentre si baciavano. – disse tutto d’un fiato urlando e scoppiando a piangere più forte di prima addosso a Roxas. Le reazioni furono diverse: Sora si affogò con il succo che stava bevendo. Riku scoppiò a ridere. Kairi con le lacrime agli occhi cominciò a picchiare il moro. Roxas guardava stranito le ragazze chiedendosi cosa stesse succedendo.
- E poi… ho vi-visto…- continuò Naminè balbettando. Si voltò verso Roxas –Tu…e Axel. – e scosse la testa come a cancellare un brutto pensiero. - Non è giusto, nelle fan art non sono mai così reali! Ma poi, perché devo essere una calamita per questi fenomeni? Che cosa ho fatto di male!? – c’era una nota di rabbia nella sua voce, mentre piangeva stringendosi al biondo.
- Suvvia Nami, sono solo coincidenze. Poi sono certa che Sora e Riku hanno una valida spiegazio…- fu interrotto da un urlo.
- Sora, tu mi hai tradito! Io non me lo sarei mai aspettata da te, davvero!-
- Ma Axel aveva detto…- provò a giustificarsi Sora ma Kairi lo zittì con un pugno:
- Oh, e adesso vuoi addossare tutta la colpa a mio fratello, vero? Aveva ragione quando diceva che eri un buon a nulla e che di te non mi sarei mai dovuta fidare. Oh, ma vedrai…quando lo scoprirà ti rovinerà la vita! –
Richiamato dal frastuono Axel scese le scale, e la scena che gli si presentò arrivato in salotto fu la seguente: Kairi che un po’ piangeva, un po’ picchiava Sora; Riku che rideva indicandoli; Naminè singhiozzava stringendo la maglia di Roxas che cercava di calmarla dandole pacche sulla schiena (e quest’ultima fu quella che gli diede più fastidio).
- Che diavolo sta succedendo? – urlò tra l’arrabbiato e il divertito. Il tempo si fermò e ripartì solo quando Kairi gli si gettò addosso piangendo e urlando:
- Oh, fratellone avevi ragione! Sora ha baciato Riku. –
Axel camminò fino ai divani e con finta noncuranza strattonò Roxas che si guardava dispiaciuto la maglia azzurra bagnata e deformata.
- Era la mia preferita. – gli parve di sentirlo sussurrare e pensò a che scusa inventare quando si sarebbe presentato nella sua stanza con dieci maglie uguali a quella che aveva. Forse “C’era una svendita al negozio” poteva andare bene.
Naminè si accorse che il suo fazzoletto preferito se n’era andato e si gettò addosso a Kairi che, per solidarietà, cominciò a piangere e urlare come lei.
Axel pensò che doveva comportarsi da fratello maggiore e, sempre tenendo per mano Roxas, tirò un pugno a Sora e uno a Riku. C’era una strana soddisfazione nei suoi occhi.

- Di’ un po’: tu c’entri qualcosa con quello che è successo oggi, non è vero?- gli chiese Roxas quella sera, quando furono da soli.
- Ma no Roxy, cosa vai a pensare! – disse con tono da finto innocente. – Ho solo detto a Sora che bisognava fare molte esperienze nella vita per crescere ed essere all’altezza di Kairi, e magari baciare Riku poteva essere una di quelle. –
Roxas ghignò divertito – Sei un diavolo.-
Axel rise di rimando – E tu un angelo. Il MIO angelo. E di nessun’altro, tantomeno il tovagliolo di quella ragazzina schizzata. Siamo una bella coppia non è vero? Tu dolce e gentile. Io geloso e sardonico. –
- Assolutamente.-


Owari, stavolta sul serio.

Grazie a tutti per aver letto.
Compimenti, siete davvero bravi. Quanti secchi di vomito avete riempito? Fatemelo sapere (Un po’ di serietà prego n.d.altra me)
Baci&Abbracci.
Kim.

  
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