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Autore: arylupin    09/01/2010    5 recensioni
Ho notato che Remus, nei miei racconti, sembrava un tipo che sta li e subisce quello che fanno gli altri, ma non è vero, lui non è così. Ecco allora l'idea di questa nuova storia, per permettergli di mostrarsi in tutto il suo malandrino splendore...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, messo tra le preferite o semplicemente letto le mie altre storie, sono molto contenta che vi piacciano. Ora sono di nuovo a voi con questo racconto: avaevo notato che Remus, nei miei racconti, sembrava un tipo che sta li e subisce quello che fanno gli altri, ma non è vero, lui non è così. Ecco allora l'idea di questa nuova storia, per permettergli di mostrarsi in tutto il suo malandrino plendore.
 
:)


 
La vendetta di lunastorta


Remus si Materializzò direttamente all’interno dell’appartamento, quindi si guardò in giro chiedendosi come fosse possibile che una persona lasciasse tanto disordine... ma d’altra parte se a Tonks piaceva così, non poteva farci niente, l’appartamento era della ragazza in fondo...
Per evitare di fare rumore e di svegliarla, si tolse le scarpe e le ripose ordinatamente di fianco al divano, quindi alla sola luce della bacchetta si diresse in bagno, dove si tolse i vestiti, li piegò e li appoggiò sullo sgabello, rabbrividì per il freddo della notte e si maledisse per aver dimenticato per l’ennesima volta di portare con se un pigiama, e dire che ormai erano più le notti che passava lì che non quelle a Grimmauld Place.
Quindi si diresse in camera da letto, spostò delicatamente le coperte e si insinuò nel tepore del piumone.
Immediatamente due occhietti assonnati lo guardarono e due braccia si avvinghiarono al suo gomito, ben decise a non mollarlo.

“Ben arrivato!” disse Tonks con un mezzo sorriso, “Mi piacciono questi mezzi turni...”.
Siccome molti membri dell’Ordine della Fenice avevano un lavoro e di conseguenza non potevano permettersi di dormire di giorno, avevano pensato di dividere i vari turni di sorveglianza notturna a metà, in modo che chiunque potesse avere almeno qualche ora di sonno, e Remus era appena rientrato proprio da uno di questi mezzi turni.

“Devo ammettere che hanno i loro vantaggi.” rispose Remus compiaciuto di poter godere delle attenzioni della sua strega. Tonks aspettò che Remus le desse un dolce bacio a fior di labbra e si rimise a dormire. E questa volta non l’avrebbero svegliata neanche le cannonate. Anzi, pensò il licantropo, era strano che lo avesse sentito arrivare, di solito aveva il sonno pesante...

Il mattino dopo Tonks si svegliò al suono gracchiante di una vecchia sveglia.

“Rem, spegnila, ti prego...” disse con voce impastata tra gli sbadigli, tenendo gli occhi ostinatamente chiusi.

Driiiiing, driiiiing

“Rem...”

Driiiiing, driiiiing

“REM!”

Driiiiing, driiiiing

“REMUS LUPIN SVEGLIA!!! Mi sta rompendo i timpani!” disse allungando il braccio nell’altra metà del letto per svegliare il bello addormentato, ma la sua mano arrivò a toccare il materasso e non l’uomo che avrebbe dovuto spegnere quell’aggeggio infernale che continuava a infastidirla.
Si tirò a sedere stupita e aprì gli occhi per constatare che era sola, e per di più che la sveglia era sul comò, e lì vicino c’era pure la sua bacchetta, e il tutto era sull’altra parete della stanza, il che significava che doveva per forza alzarsi se voleva farla tacere.
Scalciò con rabbia le coperte, scese dal letto, inciampò in un qualcosa di verde e fiorelloso che si rivelò essere una sua pantofola, schivò fortunosamente una maglietta distrattamente abbandonata sul pavimento e finalmente raggiunse il comò, quindi spense l’odiata sveglia e prese la bacchetta, notando sotto di essa un biglietto scritto con l’inconfondibile grafia ordinata di Remus:

 
Scusa tanto se non ti ho aspettata per colazione,
ma proprio non potevo far tardi, è per l’Ordine!
Ti ho messo la sveglia lontano così sicuramente non ti riaddormenti.
Per farmi perdonare, però, ti preparerò un buon pranzetto
a Grimmauld Place. Ci vediamo li più tardi.
Ti amo. Remus.
ps: la colazione è pronta in tavola.

Ancora indecisa se essere indignata per la rude sveglia – avrebbe gradito maggiormente un dolce bacio del suo licantropo – trasognata dal bigliettino ritrovato, arrabbiata per essersi fatta sottrarre la bacchetta, curiosa per il pranzo che l’aspettava, si diresse in bagno, e dopo una bella doccia si vestì, fece colazione e prese la Metropolvere diretta in ufficio.
 
*************
 
La mattinata fu noiosa e monotona, l’unico suo compito per quel giorno era portarsi al pari con le scartoffie, e non era mai stata molto entusiasta di compilare moduli e redigere rapporti, ma appena il uso orologio la informò che ormai era l’una e quindi era finito quello strazio, si diresse al punto di smaterializzazione e si ritrovò in un batter d’occhio a Grimmauld Place. Abbandonò il mantello nell’ingresso e si diresse di corsa verso la cucina, inciampando come d’abitudine nel portaombrelli a forma di zampa di trool dell’ingresso; il ritratto della vecchia ciabatta, come era stata amabilmente ribattezzata dal figlio, incominciò a strillare per lo sdegno, attirando in corridoio Sirius, il quale prontamente richiuse le tende e azzittì il quadro della cara mammina.

“Ciao cugino. Remus è in cucina?” chiese Tonks speranzosa.

“No.”

“Allora è di sopra?”

“No.”

“Capisco. È in biblioteca...”

“No.”

“Allora mi dici dov’è?” chiese iniziando a spazientirsi.

“No”, rispose per la quarta volta Sirius. Sul suo viso iniziava a dipingersi un sorriso beffardo.

“Sirius guarda che non mi sto affatto divertendo!”
Tonks aveva fatto un ulteriore passo verso suo cugino e ora gli puntava minacciosa il dito indice contro il petto. “Remus mi ha detto che mi avrebbe preparato il pranzo qui oggi, quindi deve essere qui in giro da qualche parte, per forza! Non credo che possa spignattare stando fuori dalla cucina! Quindi farai meglio a parlare o te ne dovrai pentire!!!”

“Oh, sì, il pranzo. Beh, in effetti il pranzo è pronto, ma dovrai condividerlo con me.”

“Lo so che se pranziamo qui tu sei tra i piedi, ma ancora non so dov’è Remus!”

“No, no, non hai capito. A pranzo siamo io e te, soli soletti.”

“E perché?”

“Perché il tuo ragazzo mi ha dato questo bigliettino per te. E non c’è bisogno che sbavi leggendolo perché non contiene sdolcinerie”, disse Sirius sventolando davanti agli occhi di Tonks un foglietto ripiegato con cura a metà.

Dora nel sentire parlare di Remus definendolo “il suo ragazzo” arrossì non poco, compresi i capelli, al che Sirius si esibì in una risata forse anche più canina del suo solito. La ragazza prese il foglietto dalle mani del cugino, lo guardò dubbiosa e lo aprì.

 
Scusami tanto cara Dora.
Purtroppo oggi dobbiamo avere il destino contro.
Un impegno urgente mi costringe ad assentarmi.
Dovrai accontentarti della compagnia di tuo cugino.
Ti raggiungo al tuo appartamento nel pomeriggio,
al più tardi verso le 17:00,
poi semmai facciamo un giro per Diagon Alley.
A dopo. Remus
ps per Sirius: non stressarla troppo, mi raccomando!!!

Tonks rilesse incredula il foglio che aveva tra le mani. E così era stata sedotta e abbandonata per ben due volte quel giorno. Ma la cosa che più la sconcertava al momento, era il post scriptum: era indirizzato a Sirius!!!

“Allora tu l’hai letto!” Quella della ragazza era un’affermazione, non una domanda. “E Remus sapeva che lo avresti fatto!”

“Mi sembra ovvio cugina. E se ci fai caso non c’è scritto privato sopra, quindi ero legittimato a farlo.”

“E se anche c’era scritto, tu avresti letto comunque il contenuto!”

“È naturale mia cara” rispose Sirius con un ghigno malandrino.

“Dammi solo un motivo per cui non dovrei affatturarti”

“Solo uno? Te ne darò ben cinque.” disse, e iniziò a contarli sulle dita: “Primo, perché ti ho dato il biglietto scritto con tanto amore dal tuo ragazzo, secondo perché sono il tuo adorato cuginetto, terzo perché c’è un pranzetto coi fiocchi o quasi che ci aspetta in cucina ed è un peccato lasciarlo raffreddare, quarto perché tua madre non sarebbe contenta di doverti fare visita ad Azkaban, e quinto perché se lo fai non mi asterrò dal raccontare a Lupin di quella volta che la cara Andromeda ti ha messa in castigo dopo che ti ha beccata nel ripostiglio di casa che stavi facendo cose strane con...”

“Ho capito, andiamo a mangiare!” disse con tono asciutto. Quella storia del ripostiglio era davvero imbarazzante, e non voleva più sentirla in vita sua. Dopo tutti quegli anni preferiva ancora essere inghiottita dalla terra piuttosto che rivelare ad anima viva o morta la figuraccia che aveva fatto.

 
 
*************

Almeno il cibo era stato gradevole. Certo non si poteva dire la stessa cosa della compagnia, perché Sirius aveva continuato a torturare la povera Tonks con la storia del famigerato castigo, quindi con interrogatori sulla sua relazione con un lupo mannaro a caso, e infine con ogni altro pretesto che gli veniva in mente.

Finito il pranzo e appena si fu liberata del cugino, cosa non facile quando lui si intestardiva nel voler ammazzare il tempo a tuo discapito, Tonks si fiondò dritta nel suo appartamento. Era ancora alterata per aver dovuto “subire” la compagnia di Sirius per tutto il pranzo, inoltre era delusa di non aver trovato Remus ad attenderla. Decise quindi di buttarsi a peso morto sul divano e con un colpo di bacchetta accese la radio sintonizzandola su una emittente a caso, giusto per aver dei rumori di sottofondo.
Era quasi buio fuori quando un gufo postale iniziò a picchiare insistentemente sulla finestra del soggiorno. Doveva essersi addormentata perché il gufetto era veramente arrabbiato, segno che stava aspettando da un po’ ormai, ma lei non si era accorta di niente. Si alzò, anche se di malavoglia, aprì la finestra e cercò di slegare il biglietto dalla zampa sinistra dell’indispettito uccelletto, il quale manifestò tutto il suo disappunto con una beccata ben assestata alla mano di Tonks. Quando finalmente riuscì ad impossessarsi del pezzetto di pergamena, il gufo volò via indignato e la ragazza chiuse la finestra per poi mettersi comodamente seduta a leggere la missiva.

 
Mia adorata Dora,
Sono consapevole che per ben due volte
oggi ho disatteso le tue aspettative, ma lo faccio di nuovo
chiedendoti ancora poche ore di pazienza.
Una passeggiata non può certo rimediare a un torto simile.
Sei quindi invitata per una tranquilla cenetta nella tua pizzeria preferita.
Ho già prenotato il tavolo. Ti aspetto li alle 20:00.
Se non sono arrivato tu accomodati pure, non aspettarmi
fuori al freddo, non voglio che ti ammali.
E siccome questo biglietto non dovrà passare prima da Sirius,
posso anche scrivere che ti amo tantissimo.
Un bacio. Remus.

Non era possibile! Ancora una volta doveva ritardare il suo incontro con Remus, e questa volta per un capriccio del licantropo, non per stupide importanti ragioni dell’Ordine. Ma doveva ammettere con se stessa che l’idea di una cenetta in quell’adorabile pizzeria con la carta da parati rosa, la candela sui tavoli, le luci non troppo forti, era molto più allettante di una passeggiata al freddo anche se in compagnia del suo licantropo preferito.
Guardò l’orologio. Mancavano ancora molte ore all’appuntamento, ma iniziò lo stesso a prepararsi. Scegliere l’abito adatto, abbinarci una acconciatura appropriata all’occasione, decidere quali orecchini sono i più indicati, sono tutte cose che portano via un saaaaaacco di tempo, chiedete pure a tutte le ragazze che volete, se non ci credete!

 
*************

Erano le 19:53 e Tonks era già pronta. Aveva scelto per l’occasione un paio di jeans bianchi decorati nelle tasche posteriori con un motivo di draghi stilizzati, un maglioncino a righe multicolori con le mezze maniche indossato sopra una camicetta di raso fucsia. Ai piedi aveva optato per uno stivaletto in pelle di drago viola, un po’ sportivo forse, ma comunque molto carino, infine aveva tinto i capelli di rosa cicca, il colore preferito di Remus, e li aveva pettinati in un taglio corto, molto sbarazzino.
Si guardò allo specchio e si disse molto soddisfatta dell’insieme. Certo non avrebbe mai uguagliato l’eleganza di sua mamma, e neanche ci teneva, ma quando si impegnava anche lei riusciva a tirarsi a lucido con un certo effetto. Sangue Black non mente!
Indossò cappotto, guanti e sciarpa e si Materializzò vicino alla pizzeria. Fece gli ultimi metri a piedi e non vedendo Remus sulla soglia decise di entrare per ripararsi dal freddo pungente di quella serata invernale.

Il cameriere la guidò ad un tavolo nell’angolo vicino al camino, un po’ appartato, ma purtroppo neanche lì c’era traccia di Remus. Infondo lo aveva scritto anche nel biglietto che poteva fare un po’ tardi... Tonks ordinò da bere e aspettò paziente l’arrivo del suo cavaliere.
Cinque minuti dopo il cameriere portò il bere, e Tonks iniziò a sorseggiare la sua birra continuando ad aspettare paziente il suo cavaliere.
Erano passati pochi minuti quando Tonks si alzò per andare alla toilette, e quando tornò al tavolo di rimise ad aspettare il suo cavaliere.


Ormai aveva finito la birra, il cameriere era passato a prendere l’ordinazione ma era tornato a mani vuote, e Tonks stava ancora aspettando il suo cavaliere tamburellando nervosamente con le dita sul tavolo.

“Signorina Tonks?” chiese il cameriere.

“Si, sono io” rispose sorpresa la ragazza; “c’è qualche problema?”

“No signorina. Un signore è passato e ha chiesto di lasciarle questo biglietto” disse il cameriere porgendo a Tonks un foglietto di pergamena accuratamente piegato a metà.

Ninphadora sentiva una fitta di rabbia chiuderle lo stomaco sempre più, sospettando cosa fosse quell’ennesimo fogliettino che ancora una volta metteva il proverbiale bastone fra le ruote ai suoi desideri. Con mani tremanti dall’agitazione lo aprì e cominciò a leggerlo:

 
Ciao amore.
Non so come spiegarmi per non farti arrabbiare.
Vorrei davvero cenare con te, te lo giuro,
ma mi è venuto un terribile mal di testa.
Ho dato disposizioni per pagare io tutto quello
che vorrai ordinare, almeno questo te lo devo.
Ora me ne torno al quartier generale.
Ti prego ancora una volta di perdonarmi.
Ti amo. Remus

… per non farti arrabbiare... l’intento era stato perfettamente disatteso!
Tonks non era arrabbiata, era addirittura furiosa, se avesse potuto sputare fuoco sarebbe sembrata in tutto e per tutto un Ungaro Spinato! Stava facendo una fatica sovrumana per controllare i suoi capelli, ma sapeva che potevano esserci babbani nel locale. Passi l’incarico per l’Ordine della Fenice, poteva forse soprassedere anche all’impegno urgente che l’aveva costretta a pranzare con Sirius da sola, e l’idea di saltare la passeggiata per una cenetta a due era in un certo qual modo stuzzicante, ma ricevere un bidone anche per la pizza non era in nessun modo accettabile, e lei che si era anche fatta carina per quel mentecatto! Lui e i suoi stupidi bigliettini! Ma che se li mettesse nel ----------bip---------

 
*************

Tonks lasciò il locale in tutta fretta, senza pagare, tanto ci avrebbe pensato quel gentiluomo di Remus, arrivò nella stradina laterale, quella buia e deserta, e si Materializzò direttamente a Grimmauld Place, dove uno sghignazzante Sirius la accoglieva pronto a mettere a tacere la vecchia ciabatta.

“Già di ritorno cuginetta? Come è andata la passeggiata?”

La ragazza neanche lo vide: inciampò nel portaombrelli, si precipitò su per le scale, mancò l’ultimo scalino sbattendo a terra con un ginocchio, ma non vi diede importanza, arrivò davanti alla porta della camera di Remus e senza neanche bussare entrò.

“Tu, lurido bastardo ipocrita! Come osi darmi buca quattro volte in un giorno!!! E poi scrivermi che non vuoi farmi arrabbiare!!! Ma chi ti credi di essere! Pensi che io non abbia niente di meglio da fare che correrti dietro per tutto il giorno? Credi davvero di poter fare i tuoi porci comodi e poi di lasciarmi lì impalata come una povera imbecille? Secondo te la scusa del mal di testa me la dovrei bere come se fosse Burrobirra, vero? E se stai così male smettila di sorridere come un idiota!” Tonks non aveva mai preso fiato, e i suoi capelli si erano pian piano colorati prima di viola poi di nero, segno che forse questa volta Remus aveva sbagliato alla grande.

Ma lui non smise un attimo di sorridere, il che irritava ancora di più la giovane.

“Sei stupenda stasera, dico sul serio.” Le disse. Quindi lentamente si alzò dalla scrivania e le si avvicinò.

“Devo dedurre che sei adirata. Dovrò mettermi in ginocchio per implorare il tuo perdono...” continuò l’uomo. I suoi occhi non si erano staccati da quelli di Tonks, mentre un sorriso malandrino continuava ad illuminargli il volto.
Quindi fece ciò che aveva detto: molto lentamente si piegò sul ginocchio destro, prese la mano della ragazza fra le sue e vi posò un delicato bacio. Tonks era del tutto impreparata a quel gesto che le aveva provocato piacevoli brividi lungo la schiena, le mani di Remus erano calde e ruvide, e le sue labbra erano gentili. Il cuore della ragazza aveva accelerato i suoi normali battiti, e le mani ora le sudavano di emozione.

“Tonks ti prego di scusarmi. Credimi non ho mai voluto darti buca, o per meglio dire, non tutte le volte, e di certo non volevo farti arrabbiare, ma credo che fossero cose inevitabili. Mi dispiace contraddirti, ma tu mi SEI corsa dietro tutto il giorno, il che mi lusinga veramente molto. E non intendo lasciarti mai più lì impalata come una povera imbecille. So che la scusa del mal di testa era un po’ fiacca, non sono riuscito a inventarmi di meglio, ma in ogni caso ora sei esattamente dove ti volevo.
Ninphadora Tonks, vuoi sposarmi?”


Quindi Remus lasciò la mano di Tonks, e sempre guardando la ragazza negli occhi si alzò e fece qualche passo indietro. Si avvicinò alla scrivania, prese in mano una piccola scatoletta di velluto che assomigliava veramente tanto a quelle delle gioiellerie, ma era di un bel rosa acceso.
Remus la aprì mostrando il piccolo anellino, semplice ma molto raffinato, a Tonks.

“Dico sul serio Dora, vuoi diventare mia moglie?”
La sua voce era ferma e decisa, gli brillavano gli occhi, e il suo volto era ancora illuminato da quel magnifico sorriso malizioso.

“Oh” fu l’unica cosa che riuscì a dire Tonks. Ormai il suo cervello era andato in tilt, l’unica cosa che riusciva a fare era ripetersi la parola moglie come un mantra. Non si era neanche resa conto che Lupin l’aveva chiamata col suo nome per intero. Quindi fece una passo verso la scatolina rosa e verso l’uomo che la reggeva, senza accorgersi del logoro tappeto che era davanti ai suoi piedi, finendo per inciamparvi.
Remus fu pronto a sorreggerla e a cogliere l’occasione per stringerla a se.

“Lo devo interpretare come un si?” le disse tenendola stretta a se.

Tonks si chiese come Remus non si fosse accorto del battito del suo cuore, era così forte che di sicuro le sarebbe balzato fuori dal petto da un momento all’altro. Non riusciva a mettere due lettere una dietro l’altra per formare una parola, figurarci il formulare una intera frase di senso compiuto! L’unica alternativa erano i fatti: prese il viso dell’uomo fra le mani e lo attirò vicino al suo, unendo le sue labbra a quelle di lui, lasciandosi coinvolgere in un lungo bacio. La testa le girava, e tutta la sua attenzione era concentrata su quelle labbra dischiuse in una danza antica e meravigliosa.

Era un si. Da sempre sapeva che sarebbe stato un si, fin dalla prima volta in cui i loro occhi si incrociarono, quando Remus la salvò dall’ennesimo capitombolo, fin da quando lo aveva sentito ridere per la prima volta promettendo a se stessa di farlo ridere ogni volta che poteva, perché le piaceva il suono giocoso della sua risata, fin da quando si era arrabbiata con lui per le scuse che trovava per impedirsi di essere felice.

“Forse funziona meglio se le metti l’anello al dito!”
La voce di Sirius sulla soglia li fece trasalire. Non si erano accorti della sua presenza. I capelli di Tonks si tinsero di rosso come le sue guance, e Remus nascose il viso sulla spalla della bella strega, finché riuscì nuovamente a riprendere il controllo.

“Vattene via cane pulcioso!” lo rimproverò scherzosamente Lupin.

“E perché dovrei, siete così dolci... sono contento che il tuo piano abbia funzionato vecchio Lunastorta.
Io ora vado a dar da mangiare a Becco, credo che mi ci vorrà un po’ di tempo. E per piacere chiudete la porta se dopo il matrimonio volete portarvi avanti anche con la prole.”
Così dicendo si staccò dallo stipite a cui si era appoggiato e se ne andò soddisfatto verso la soffitta, chiudendosi la porta alle spalle. Non poteva che essere contento per il suo amico, e capiva che quello era un momento magico, non doveva mettersi nel mezzo. L’indomani avrebbe avuto tutto il tempo di rifarsi e di impicciarsi dei fatti loro...

“E così era tutto un tuo piano?” chiese Tonks ancora abbracciata a Remus.

“Si, fin dall’inizio, tappeto compreso”

“Tappeto compreso?”

“Esattamente. Dora agitata più tappeto logoro uguale caduta certa. È matematico!”

“E qual’era lo scopo di questo piano?”

“Mi sembrava evidente”

“Credo che per regalarmi un anello sarebbe bastato un normale appuntamento...”

“Se non ricordo male ci sono alcuni episodi nella nostra storia che gridavano vendetta...”

“Davvero? Io non ricordo episodi del genere...”

“Allora, vediamo...” il volto di Remus era concentrato in una espressione di finta concentrazione, tradita da una risata trattenuta a stento, “tanto per cominciare ieri mattina ho trovato il mio sacchetto di biscotti vuoto…”

“Si, ma c’erano quelli ai cereali!”

“Che tu sai bene che non mi piacciono! Due giorni fa sono stato costretto ad andare in giro con le calze a righe verdi e arancioni, perché tutti i miei calzini erano spariti, e sul paio che mi hai dato tu, quelli a righe appunto, era stato fatto un incantesimo di non-manomissione...”

“Le calze marroni sanno tanto da vecchio...”

“Grazie di avermi appena dato del vecchio. La settimana scorsa invece di stare dalla mia parte ti sei coalizzata con Molly nel tentativo di farmi dare una sistematina ai capelli, e non provare a dire che erano troppo lunghi e che mi cadevano davanti agli occhi perché non è vero!”

“E invece è vero. Dovresti dare una possibilità a quella donna, lei ti vuole bene.”

“Quando abbiamo avuto l’ultimo turno di guardia insieme e siamo andati in un bar a mangiare un toast al volo, il mio era bruciato e il tuo no.”

“Vuoi incolparmi anche dei pasticci di una cameriera incompetente?”

“Ho trovato il libro che stavo leggendo da Sirius sporco di marmellata di fragole...”

“Quel libro è sempre sulla mensola del camino, potrebbe essere stato chiunque!”

“Come fai a sapere che è quello e non l'altro, quello che tengo sul comodino?”

“Ecco... ho tirato a indovinare. Forse.”

“Certo, come ho fatto a non pensarci... Ma andiamo avanti: tutte le volte che dormo a casa tua, se tu sei la prima ad andare in bagno, devo fare la doccia con l’acqua ghiacciata... Devo continuare? L’elenco è ancora lungo…”

“Ops... forse allora mi è andata bene, non è stata così tremenda come vendetta, l’ultima parte intendo.”

“Ho deciso di essere magnanimo. Infondo avrò tutta la vita per fartela pagare.”
E suggellò questa sua minaccia con un altro bacio. Lo stomaco della ragazza era in subbuglio e i suoi capelli erano ritornati rosa cicca. Neanche si ricordava più di essere arrabbiata.

Quindi si staccarono e Remus infilò l’anello al dito di Tonks. Le sue mani tremanti svelavano tutta la sua emozione. Ancora non riusciva a credere di aver incontrato una persona speciale come lei.

Tonks sorrise e abbracciò il suo fidanzato, felice come non lo era mai stata, e prese mentalmente nota di cercare altri pretesti per spingere il bel licantropo alla vendetta, in fin dei conti la punizione che le veniva inflitta era veramente piacevole...




 
E QUESTO è TUTTO AMICI!!!


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