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Autore: Sab501    10/01/2010    1 recensioni
Anche questa è una storia molto vecchia, penso abbia cinque anni. Non so perchè mi sia messa a caricare solo storie vecchie. Lu e Angel, i nomi dei protagonisti sono di una banalità assurda. Questa storia è stata scritta da una me bambina, ancora troppo ingenua per capire realmente tutto ciò che scriveva, ma che amava immaginarlo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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da quando...

Fu molto dolorosa la loro separazione, da bambini. Piansero molto. Era stata una sensazione veramente orribile, per due bambini che avevano solo cinque e sette anni.
Da li a poco probabilmente se ne sarebbero dimenticati, così pensavano i loro genitori, ma forse si sbagliavano.
Anzi, era così. Si erano proprio sbagliati.
Mettiamola così, mettiamo che se ne fossero dimenticati: una volta che, dieci anni dopo, si fossero rivisti, che cosa avrebbero fatto? Che cosa avrebbero pensato?
Si sarebbero ricordati l’uno dell’altra, no? Sicuramente si. Non erano poi cambiati così tanto, da non riuscire più a riconoscersi a vicenda perchè in fondo, la loro infanzia, l’ avevano trascorsa assieme. Si conoscevano perfettamente.

Tuttavia, Lu stentò nel riconoscere Angel, la prima volta che la rivide, dieci anni dopo. Angel, invece, l’aveva riconosciuto subito. Aveva riconosciuto immediatamente il suo migliore amico. Il bambino di cui, nonostante fosse più grande di lui di due anni, era innamorata. Eh già, il suo primo amore. E anche l’unico, per ora.

Si accorse che lei lo fissava dall’altra parta della strada, quando si voltò per spegnere la sigaretta ormai finita. Alzando gli occhi aveva visto una ragazza con i capelli lunghi, davvero lunghi, che guardava nella sua direzione con occhi sbarrati. Non starà guardando me, pensò fissandola, poi nella sua mente balenò un ricordo. Una frase che le ripeteva spesso una… bambina, si, ma non ricordava chi: Lu, da grande avrò i capelli lunghissimi!! Mi arriveranno alle ginocchia, puoi scommetterci!!!
Ed, effettivamente, i capelli le arrivavano proprio alle ginocchia.
Poi, improvvisamente, si ricordò di quando aveva cinque o sei anni, si ricordò di Angel.
A quel puntò ne fu certo, era lei sicuramente. Sgranò gli occhi.
Vide che lei sorrise. Aveva capito che anche lui l’ aveva riconosciuta.

Stava  passeggiando per strada, senza una meta precisa, semplicemente con la voglia di uscire di casa, quando si accorse di quel ragazzo. Di quel ragazzo che le sembrava Lu.
Non poteva esserne sicura, poiché lui era voltato, e lei intravedeva solo una minima parte di viso. Quando però lui si voltò, e buttò per terra la sigaretta che fino ad attimo prima gli era stata in bocca, per poi pestarla con il piede e spegnerla, lei non ne fu solo sicura, ne fu assolutamente certa. E per questo restò immobile a fissarlo, con gli occhi spalancati. Lui, dopo pochi attimi sollevò la tasta e la vide. Dapprima era visibilmente confuso e un po’ imbarazzato, poi diventò serio, ed infine sbarrò gli occhi.
 E così, lei sorrise. Aveva capito che anche lui l’aveva riconosciuta.

Si guardarono a lungo, prima di cominciare a correre l’ uno verso l’ altra. Prima di andare verso di lei, Lu aveva buttato un occhio sulla strada, per evitare le macchine. Angel aveva fatto lo stesso, ma aveva guardato con meno concentrazione, perché, detto francamente, non le importava nulla delle auto, in quel momento. Voleva solo riabbracciare Lu. E credo che chiunque farebbe lo stesso, pensava mentre correva, dato che non lo vedo da dieci anni, dato che lo amo. E, probabilmente, aveva ragione.

L’ abbraccio venne da solo, molto più impulsivo di come se l’ erano immaginati. La stretta di Lu fu davvero fortissima, fece quasi male ad Angel. Ma chi se ne importava.
Lu sentì che lei gli stava stringendo più che poteva la camicia, e sentiva che tremava. Anche lui tremava, meno di lei, ma tremava. Il viso di lui le era appoggiato sulla spalla, e lei sentì che, leggermente, le baciò il collo, e per questo un lungo brivido le percorse la schiena.
Angel era davvero imbarazzata, e lo fu ancora di più quando lui la tirò un po’ indietro e le mise une mano tra i lunghi capelli (la mano in cui appena due minuti prima, due minuti che erano parsi due ore, aveva tenuto la sigaretta) e la guardò dritta negli occhi, con le lacrime. Poi, in quel preciso momento, prima che Angel potesse pensare qualcosa, qualsiasi cosa, lui la baciò.
Un bacio normale, che pareva normale agli occhi di tutti, ma che nascondeva dieci anni di lontananza, dieci anni di sentimenti celati nel profondo del cuore.

Lui la guardò, seduto a gambe incrociate sul divano di casa sua, la guardava ed era imbarazzato.
-Scusa, Angy… il mio gesto è stato… impulsivo…-  
Erano andati a casa di Lu, quando si erano accorti di stare attirando troppi sguardi curiosi verso di loro. C’ era chi li guardava con disgusto, chi era contento per loro, chi era imbarazzato, e c’ era stato addirittura un gruppetto di ragazzi che si era complimentato con Lu da lontano alzando il pollice e fischiando.
-Sei sempre stato impulsivo, lo ricordo bene, perciò non ti devi scusare, Lu.- disse tranquillamente lei. In realtà, sentiva che se quel bacio fosse durato anche solo altri tre secondi, il cuore le avrebbe ceduto. Sentiva ancora il calore delle labbra di Lu appoggiate sulle sue, e probabilmente questa sensazione non l’ avrebbe mai dimenticata. Mai, mai, e poi mai. Anche se l’ avesse voluto. E lei non voleva assolutamente dimenticarla. Del resto, era stato il suo primo bacio con lui.
-Però devo ammettere che…- iniziò lui, appoggiandosi un dito sul labbro inferiore -Devo ammettere che lo rifarei molto volentieri…- le sorrise. Angel cedette. Il suo cuore si fermò per un secondo, poi, come per magia, ricominciò a battere. Non riuscì a trattenersi, e quando nel suo cervello c’ era programmata la frase “mh, si, come no!” la sua bocca fece uscire tutt’ altro suono:
-Rifallo, allora-.
Lui la guardava ancora, ma stavolta non c’era imbarazzo nei suoi occhi, bensì stupore. Perché non si sarebbe mai aspettato una risposta simile da parte sua.
Fu in quel momento che lei si mise le mani sulla bocca e arrossì violentemente.
–Non dar peso a ciò che ho detto, Lu…- disse infine.
Lui sorrise, un sorriso bellissimo quanto angosciante, e poi con la mano le sfiorò dolcemente il viso.
–Non ci darò peso, ma anche se non mi avessi detto quello che hai detto, io l’ avrei rifatto comunque.-  
Oh mio Dio, pensò lei, oh Dio buono, fa che non faccia ciò che sto pensando. Fa che non lo faccia, perché tu, Signore, sai meglio di me che potrei morire.
Ma Dio non la aiutò, non fece in modo che lui non facesse ciò che lei non voleva.
E Lu baciò Angel per la seconda volta.
Il fatto che la stupì di più, non fu tanto il gesto di Lu, bensì la sua stessa reazione. La reazione che non c’ era stata. Si sarebbe potuta benissimo tirare indietro, oppure spingerlo via, come aveva fatto con molti ragazzi, negli ultimi anni, gli ultimi dieci anni per la precisione. Ma non lo fece.
Eppure, c’ era qualcosa dentro di lei che le diceva di non farlo. Di non lasciarlo fare. Ed era quella, la sua preoccupazione. Quel qualcosa.
Stava baciando Lucifero, il bellissimo angelo scacciato dal paradiso perché voleva essere al pari di Dio. Il bellissimo angelo entrato, subito dopo, negli inferi, al servizio del Diavolo. Stava baciando la persona che dieci anni prima era stata la sua luce, ma fin da subito aveva capito che la luce si era ormai spenta.
Nonostante quello, aveva voluto crederci lo stesso. Credere che quel Diavolo avesse ancora qualcosa di buono, dentro. E fino al loro primo bacio, ne era stata quasi certa.
Ora, la certezza era scomparsa.
Si pentì di ciò che aveva creduto, rammentando il motivo che aveva spinto i suoi genitori a separarli. Loro sapevano che Lu era un servo di Satana. Lei l’ aveva scoperto anni dopo, e non grazie hai suoi genitori, ma grazie a Lu stesso. Perché lei lo sognava, ogni tanto, e quei sogni non erano certo belli. Erano incubi, in cui vedeva lui, e vedeva il suo Padrone. Ecco perché l’ aveva riconosciuto subito: perché in quei sogni, Lu era adulto.
Lei cominciò a piangere, perché nonostante tutto lo amava. Lo aveva amato per tutta la sua vita. Amava Lucifero.
Niente male, Angy, davvero niente male.

Lui, nel frattempo, non la baciava più. La guardava piangere, e sorrideva. E pensava.
Pensava a quando era stato scacciato dal Paradiso, e quando Satana lo aveva fatto rinascere sottoforma di umano. Pensava al suo incontro, da bambino, con un angelo. La gelosia che si era tramutata piano piano in un odio profondo verso quell’ angelo.
Perché ora stava guardando in faccia Angel, ma non riusciva a provare odio. Provava un sentimento che non aveva mai provato.
Non c’ era più niente di buono in quel cuore marcio, lo sapeva benissimo. Per questo decise di morire. Già che,ormai, l’ aveva incontrata di nuovo, e aveva realizzato il sogno di tutta una vita (quella terrena, si intende), ora poteva anche morire. Chi se ne fregava del resto? Non sarebbe importato a nessuno, nemmeno al Diavolo, se lui fosse morto. Nemmeno a lei, probabilmente.
Bella pensata, Lu, davvero una bella pensata.

Ma fu in quel momento, in quel preciso momento , mentre pensavano alla stessa cosa, mentre pensavano che si amavano, che successe. Lui scomparve così, semplicemente così. Non si videro mai più.  
Una separazione davvero squallida, se si pensa alla situazione in cui si trovavano.

Ma Lu non si uccise, come aveva pensato di fare, non gli fu possibile. Lui non glielo permise. Avrebbe dovuto immaginarselo, dopotutto.
E Angel cercò di dimenticarsi quel sogno durato tanto tempo (quanto avrebbe voluto che fosse stato davvero tutto un sogno), ma non ce la fece. Avrebbe dovuto immaginarselo, dopotutto.

 Perché sarebbe stato un sogno fin troppo reale per non esserlo.

 
                                                                                                                                      
                                                                                                            
 
  
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