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Autore: Minako_86    10/01/2010    5 recensioni
[...]Illegale. Ecco cosa avrebbero dovuto dire del modo in cui mi aveva convinta a farlo.
Sorridere e guardare le persone a quel modo era da ascriversi senza dubbio come un grosso, grossissimo reato. E a scontare la pena, naturalmente, dovevo essere io. Salii sbuffando sull'odiosissimo sgabello, mentre una piccola ragazzetta occhialuta tirava su meglio la zip e lisciava l'ampia gonna. Mi fece girare su me stessa, così che lo specchio d'ottone rimandasse beffardo l'immagine surreale di me, nell'abito da sposa di un'altra.[...]
Dopo "Collide", sulla stessa scia ma per Kevin. Solo per lui.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, non ditemelo, LO SO. Il capitolo di "Gabrielle", ho promesso. E spergiuro che è in dirittura d'arrivo. *si prostra*

Il fatto è che era già un po' che rimuginavo di provare la prima persona anche con KevmioH. E venerdì mattina mi sono svegliata con questa idea fissa, nitida in mente. Avevo proprio chiare le due scene e infatti, in appena un paio di giorni, la shot è pronta!*W*

 

Se leggendola vi sembrerà di aver già "visto" o "sentito" qualcosa beh, avete ragione. xD Mi sono ispirata a due film che io amo, adoro e so praticamente a memoria: "My Best Friend's Wedding(Il Matrimonio del Mio Migliore Amico)" e "Runaway Bride(Se Scappi Ti Sposo)".

 

Ringraziamo Julia Roberts, la splendida!

 

Che dire, hope you'll like it. Buona lettura, ricordate che un commento costa poco ma vale moltissimo!^O^

 

 

A Kevin, naturalmente, che da tanto "aspettava" pazientemente il suo turno.

Con tutto il mio amore. Come è stato per Joe, così per lui.

 

 

(*)"Quel Giorno" - Claudio Baglioni

(**)"Prendo Te" - Laura Pausini

 

 

 

~ L'Altra Sposa



 

 

 

Ed ogni petalo, sai, si finge d'essere una Rosa.

(L'Amore Si Odia - Noemi&Fiorella Mannoia)

 

 

 

 

"Mi accompagneresti?"

 

Passai l'intera mattinata a domandarmi cosa mi avesse spinto a rispondergli sconsideratamente di sì.

Riflettei che doveva essere stato qualcosa negli occhi di Kevin. Oppure nel modo in cui si era imbronciato, chiedendomelo... Mordendosi appena il labbro inferiore.

 

Oh, naturalmente era da mettere in conto anche la mia totale incapacità di resistergli. Doveva essere andata così, o non avrei saputo spiegarmi come ero arrivata ad un tale livello di perversione: aiutarlo a scegliere l'abito per un matrimonio che ero probabilmente la sola a rifiutare nella sua totale essenza.

 

- Che ne dici di questa...? - Sobbalzai, abbandonando la camicia che stringevo fra le dita per guardare quella che lui mi stava mostrando.

 

Aveva un bel taglio elegante e a detta del cartellino cucito sotto il colletto, doveva costare un occhio della testa: stoffa pregiata, rifiniture artigianali, piccoli bottoni in avorio. Ed io ero certa che non gli sarebbe stata bene... Non come quella che aveva addosso la prima volta che l'avevo visto. Meno costosa, ma decisamente più "sua".

 

- Mh, no. - Borbottai, scuotendo la testa. - Prova questa, piuttosto. -

 

Gli allungai quella che stavo guardando poco prima, il cui prezzo contava almeno uno zero in meno, ma che sarebbe stata decisamente meglio sulle sue spalle ben disegnate. Distolsi lo sguardo, arrossendo appena, mentre lui si sfilava maglione e t-shirt, prima di salire sul piccolo sgabello che la padrona del negozio gli aveva sistemato davanti allo specchio di posa. Lo osservai con la coda dell'occhio, seguendo quelle mani incredibili tirare l'indumento sulle braccia e raddrizzare il colletto con un gesto deciso.

 

- Allora...? - Sorrise, facendo mezzo giro verso di me.

 

Allora...

 

Allora il mio maledetto occhio per quelle cose aveva decisamente centrato la camicia perfetta. Per stargli spettacolosamente anche sopra un paio di anonimi jeans, grigi e leggermente sbiaditi dall'uso. Inclinai appena il capo, osservando i primi bottoni ancora slacciati.

 

- Non la porterai così, lo sai...? - Sospirai, afferrando la cravatta di seta blu che aveva scelto nella mezz'ora precedente.

 

Salii sullo sgabello, rendendomi improvvisamente conto di quanto fosse stretto. Specie per due persone. Infilai i bottoni nelle asole, cercando di ignorare quanto mi stesse vicino. Letteralmente appiccicato.

 

- Ecco. - Soffiai, tendendo il colletto. - E' più così che sarà. Ti sta benissimo...! - Aggiunsi, rilassando le braccia lungo i fianchi.

 

- Allora comprerò questa. - Annuì Kevin, accennando un sorriso. - Ma manca qualcosa. Mi aiuti...? -

 

Si passò la cravatta attorno al collo, allungandone i lembi verso di me. Io lo fissai, da sotto l'ormai quasi perenne rossore allargatosi sulle mie guancie, sgranando impercettibilmente gli occhi. Lasciai scivolare le mani sotto le sue e strizzai la stoffa leggera, come guidata dal suo sorriso tranquillo... ma poi restai ferma, così. Con le braccia buffamente sospese a mezz'aria e una Hermes da duecento dollari che mi accarezzava le dita tremanti.

 

- Non ne sono capace, Kev. - Ammisi, in un fil di voce. Mai saputo come si facessero quei dannati nodi.

 

- Ti insegno io. - Mormorò, iniziando a guidare i miei movimenti. - Come stylist dei Jonas non puoi non saperlo e poi ti servirà quan- Ti servirà. - Si affrettò a correggersi, visibilmente imbarazzato.

- Non penso. - Replicai. Così come non pensavo sarei mai stata una mogliettina perfetta, che annoda la cravatta al marito tutte le mattine. - Comunque, ecco fatto. - Diedi un ultimo, leggero strattone per chiudere il nodo e lui, preso alla sprovvista, scivolò appena verso di me.

 

- Perfetto...! - Soffiò, accennando un sorriso.

 

Quello sgabello si stava facendo decisamente troppo, troppo piccolo. Soprattutto per un giovane quasi-sposo e la sua futura damigella d'onore che si guardavano così. Se ci fossimo trovati sul set di un film, avrei saputo con certezza cosa sarebbe accaduto nella scena successiva... Al contrario, nella vita reale, venni bruscamente riportata sulla terra dalla voce ruvida di Mrs. Hampton, la padrona.

 

- Signor Jonas...! - Schizzai all'indietro, franando bruscamente sul pavimento mentre Kevin scendeva dallo sgabello, altrettanto imbarazzato. - Mi scusi, se la interrompo. -

 

- No, no. Mi dica...! - Abbozzò lui, passandosi una mano fra i ricci leggermente scombinati.

 

- E' appena arrivato dalla sartoria l'abito della signora. - Mi guardò, sorridendo con garbo. - Se vuole provarlo...! -

 

- Ah... NO! - Avvampai, appena intuii dove stesse l'errore. - Nononono! - Agitai le mani come a voler rafforzare il concetto. Fissai la stoffa bianca morbidamente ripiegata sul braccio della donna, mentre il mio cuore sembrava deciso a voler fare i tremila all'ora per sempre.

 

- No, vede, si sbaglia. - Intervenne Kevin, cauto, avvicinandosi per aiutarmi a tornare in piedi. - Lei non è... -

 

- No. - Sussurrai, abbassando lo sguardo con la scusa di scrollare i pantaloni. - Non sono. -

 

- Oh, chiedo scusa...! - Mormorò la sarta, lisciando la plastica protettiva sul vestito. - Credevo che... La signorina... Beh, comunque l'abito è finito e, mi creda Kevin, va visto. - Sorrise.

 

- Sì, beh. Verremo un altro giorno. - Borbottò lui, poco convinto.

 

- Oh, è un peccato aspettare...! - Si rammaricò Violet.- Però, la sua amica, ad occhio e croce, ha le misure adatte. - Arrossii, di più, mentre il suo sguardo mi scannerizzava da capo a piedi.

 

- Non credo sia il caso. - Mossi un passo indietro, scuotendo la testa. Peccato solo che Kev fosse di tutt'altro parere.

 

- Dai, Mar. - Gli scoccai un'occhiata di fuoco, nonostante stessi già morendo di imbarazzo. - Sarà questione di un momento, solo per vedere com'è...! -

 

 

°°°

 

 

Illegale. Ecco cosa avrebbero dovuto dire del modo in cui mi aveva convinta a farlo.

Sorridere e guardare le persone a quel modo era da ascriversi senza dubbio come un grosso, grossissimo reato. E a scontare la pena, naturalmente, dovevo essere io. Salii sbuffando sull'odiosissimo sgabello, mentre una piccola ragazzetta occhialuta tirava su meglio la zip e lisciava l'ampia gonna. Mi fece girare su me stessa, così che lo specchio d'ottone rimandasse beffardo l'immagine surreale di me, nell'abito da sposa di un'altra.

 

- Sta benissimo! - Cinguettò la sartina, ritoccando appena l'orlo.

 

Osservai la me stessa goffamente arrampicata su mezzo metro quadrato di legno per essere messa in mostra e provai un intenso moto di sconforto. Quel vestito era un vero e proprio capolavoro di sartoria. Niente pizzi, nessun merletto inutile, solo un corpino liscio sopra un ampia gonna a veli. Sei strati di chiffon pregiato, lavorato tanto finemente da risultare impalpabile... E il fruscio. Ad ogni mio minimo movimento, la stoffa produceva un suono sottile, ruotando intorno ai miei fianchi. Quasi un tintinnare di microscopici campanelli. Sospirai e feci per scendere, agguantando le balze superiori.

 

- Tutto questo è-

 

- Bellissimo. - Mi voltai di scatto, arrossendo violentemente nell'incontrare gli occhi di Kevin fissi su di me.

 

- A-avrei detto "ridicolo"...! - Balbettai, confusa.

 

La sua espressione estasiata mi turbava profondamente. Deglutii, bloccandomi quasi a mezz'aria, mentre cercavo di far capire anche al mio stomaco aggrovigliato che non era me, che lui stava guardando così... Che quegli occhi innamorati stavano immaginando lei, sotto tutta quella seta bianca. Raddrizzai il fiore che mi avevano appuntato fra i capelli e presi a fissare le assi del vecchio pavimento, pregando che finisse tutto il più in fretta possibile.

 

- Sei bellissima, Mar. - Ripetè, facendomi sobbalzare tanto bruscamente che rischiai di cadere dallo sgabello. Di nuovo.

 

- Come...? - Pigolai, torturandomi le mani.

 

Lo guardai avvicinarsi, soffocando a stento un'ondata di puro panico mentre allungava una mano verso di me e mi aiutava sorridendo a tornare alla sua altezza. Ammutolii definitivamente quando lasciò scivolare un braccio attorno alla mia vita e mi spinse appena verso di lui. Quasi volesse mettersi a ballare lì, nel bel mezzo della boutique.

 

- Kev... - Soffiai a volume inudibile, premendogli appena le mani contro il petto in un inutile tentativo di mantenere le distanze. Osservai i suoi occhi socchiudersi impercettibilmente e mi aspettai l'inevitabile, da un momento all'altro.

 

- Che ne dice, signor Jonas? - Per la seconda volta, Violet si insinuò nel nostro silenzio e - per la seconda volta - ci allontanammo bruscamente, imbarazzati come due bambini colti con la mano nella marmellata. - Non è una meraviglia? Scommetto che la signora ne sarà entusiasta! - Cinguettò.

 

- Sì... Sì, sono sicuro che le piacerà. - Annuì sbrigativamente Kevin. - E' molto bello, Mrs. Hampton. La ringrazio. -

 

- Si figuri, figliolo. E' il mio lavoro da cinquant'anni a questa parte, vestire giovani sposine. - Minimizzò. - Lo ritira ora? -

 

Rabbrividii, incrociando per un millesimo di secondo lo sguardo di lui, prima che entrambi lo distogliessimo come ci fossimo scottati bruscamente.

 

- No, tornerò in un altro momento. -

 

- Come preferisce. Allora da questa parte, cara. - Chiocciò, spingendomi nuovamente dietro il grosso paravento color cipria, ingombro dei miei abiti civili. - Lasci pure tutto sulla sedia, ci penserà Loreen. - Concluse, facendo cenno alla ragazza occhialuta di provvedere.

 

Slacciai la zip, scivolando fuori da quella insolita gabbia e mi lasciai sfuggire un sospiro, solo in parte di sollievo. Non volevo nemmeno provare ad indagare su quanto aveva rischiato di succedere, preferivo rassicurarmi pensando fosse il vestito ad aver agito ipnoticamente sull'istinto di Kevin. Facendogli confondere la mia immagine con un'altra. Quella giusta. Sentii il trillo del suo cellulare e lo ascoltai rispondere distrattamente, mentre mi rivestivo.

 

Uscii poco dopo, tornata improvvisamente me stessa. Lo guardai, leggermente in apprensione, ma lui si limitò a sorridermi con inquietante naturalezza mentre riponeva il suo blackberry.

 

- Era Danger. Ci aspettano per le prove e siamo già in ritardo, vogliamo andare? -

 

 

°°°

 

 

- Eccovi, finalmente! - Esclamò Joe, attraversando di corsa l'ampio salone decorato. La sua voce rimbombò chiassosa, contro il soffitto di pietra calcarea. - Manca solo la sposa...! - Sorrise, scatenandomi un leggero moto di nausea.

 

- Non viene. - Replicò Nicholas, avvicinandosi con l'i-phone stretto fra le dita affusolate. - Contrattempo. Ha appena chiamato. - Aggiunse, in risposta allo sguardo caustico dei fratelli.

 

- Oh, splendido. - Ringhiò Joseph, pestando un piede a terra. - Proprio oggi che dovevano provare i giuramenti. Ci ho messo tutta la notte a scriverli...! - Lamentò poi. 

 

- Fa niente. - Kevin scrollò le spalle, piuttosto tranquillo. - Li proviamo domani. -

 

Restammo tutti in attonito silenzio, scambiandoci una serie di occhiate inquiete e febbricitanti che avrebbero potuto tranquillamente rientrare nella scena madre di un film. Una di quelle commedie americane sull'amore e i matrimoni che tendevano a finire sempre incredibilmente bene, una volta risolto l'intoppo.

 

- No, meglio! - Si illuminò improvvisamente il piccolo, scattando verso una delle fioriere sistemate ai lati della navata centrale. Sfilò un mazzo di papaveri finti dal supporto e me lo ficcò in mano senza troppe cerimonie. - Rimpiazziamo la sposa! -

 

- PREGO? - Sbottai, osservando prima i fiori e poi lui.

 

- Dai, Mar, è un'emergenza...! - Sorrise. - Dovrai solo camminare su e giù un paio di volte e leggere un foglietto. Altrimenti qui non ce la caviamo più. -

 

Sospirai. Più fratelli di così non potevano essere... E se il sorriso di Kevin era illegale, quello di Nick era qualcosa di perfino più proibitivo. Doveva essere una specie di "marchio di fabbrica" Jonas. A cui io, puntualmente, cedetti. Trovandomi - senza quasi sapere come - in cima alla navata, con Chiara che saltellava contenta pochi passi avanti a me e Kevin in attesa, ai piedi dell'altare. Mi rigirai i boccioli di stoffa lucida fra le mani, domandandomi se non fosse estremamente più saggio voltarsi e prendere ad avanzare nella direzione opposta. 

 

- Allora, io faccio per un attimo il padre della sposa. Poi celebro. - Spiegò Joe, prendendomi a braccetto. - Andiamo? -

 

Risposero tutti con un cenno d'assenso, mentre io ancora contemplavo le punte delle mie scarpe, del tutto presa dai miei turbolenti pensieri. Mi riscossi solo quando lui mosse il primo passo, tirandomi bruscamente in avanti. Scalpicciai sul pavimento e rimasi al suo fianco, riuscendo a mantenermi miracolosamente in equilibrio.

 

- Tutto bene...? - Bisbigliò, rinsaldando la presa sul mio braccio.

 

- Starei meglio se fossi al mio posto e non qui...! Nel bel mezzo di questa pagliacciata! - Sibilai, accelerando il passo.

 

- Piano. - Ridacchiò, frenandomi. Ignorando deliberatamente le mie lamentele. - Non puoi superare la damigella. -

 

- Smettila...! - Ringhiai. Mi voltai, pronta a fulminarlo con lo sguardo ma, improvvisamente, lui non era più lì.

    

Mi ritrovai davanti all'altare, maledettamente vicino, incombente e per un lunghissimo momento, andai in panico. Strizzai gli occhi, cercando di tornare a respirare normalmente: non era bastato dover provare quel maledetto vestito...! Ora toccava anche di mettermi in ridicolo impersonando, al posto di un'altra, la sposa meno credibile del secolo. Con un paio di Converse rosse che decisamente avevano visto tempi migliori e un bouquet di fiori finti.

 

Arrivai quasi al punto di correre via sul serio, prima che Kevin allungasse la mano, invitandomi a porgergli la mia. Lo guardai, arrossendo come ormai era abitudine e automaticamente, quasi non dipendesse dalla mia volontà, lasciai scivolare il palmo aperto sul suo, abbandonando il mazzo di papaveri fra le mani di Chiara. Riuscii perfino a trovare la lucidità di domandarmi se, secondo tradizione, il bouquet andasse lasciato alla damigella o a chi altri.

 

- Bene. - Esordì Joe, schiarendosi la voce. - Siamo qui riuniti per unire in matrimonio Ke-questi due. - Si corresse, agitando frettolosamente le mani. - Se qualcuno vuole opporsi a questa unione, parli ora o taccia per sempre! -

 

Guardò Nick e Chiara, aspettandosi quasi un qualche gesto plateale ed ottenendo in cambio un risolino soffocato. Sbuffò, tornando a rivolgersi a noi ed allungò un paio di foglietti a Kevin, che poi si affretto a porgerne uno a me.

 

- Era per fare le cose con cura...! - Brontolò, imbronciandosi appena. - Comunque, se siamo tutti d'accordo, passiamo ai giuramenti. -

 

Strizzai convulsamente il pezzetto di carta fra le mani ghiacciate, alzando timidamente lo sguardo su Kevin che si stava preparando a recitare la sua promessa. Ero talmente imbarazzata, da non riuscire nemmeno a soffocare il leggero tremolio che mi scuoteva da capo a piedi. Mi lasciai sfuggire un sospiro, quando strinse delicatamente la mia mano e se la portò contro il petto, all'altezza del cuore.

 

 

"Dio [...] è a te che chiedo una cosa:
benedici, qui in chiesa,
me suo sposo e lei mia sposa.

Tra le gioie e i dolori,
tra la vita e la morte, nel bene e nel male.
Con le spine e con i fiori,
col sorriso e col pianto... Con te, amore mio.

Ti prendo da adesso,
fino all'ultimo passo
e... con tutto l'amore che posso.
"(*)

 

 

Pensai subito che il respiro mi avesse abbandonata definitivamente. Non ricordavo nemmeno come si facesse a prendere fiato nel modo giusto. Nel salone era calato un silenzio sepolcrale, denso al punto che anche un battito di ciglia avrebbe potuto provocare un fracasso assordante. Probabilmente nessuno si aspettava che il sentirgli pronunciare quelle parole sarebbe stato così... Così. Nicholas e Chiara erano immobili oltre la prima fila di sedie, l'una accanto all'altro. E ci osservavano, lei con quei maledetti fiori ancora in mano e lui che teneva solo un braccio attorno alle sue spalle. Joe era ammutolito improvvisamente. Serrava le labbra in un'espressione indecifrabile.

 

Io... Io ero praticamente certa che il cuore mi sarebbe scoppiato da un momento all'altro e sarei crollata come un sacco di patate sul pavimento freddo, se Kevin non avesse smesso di guardarmi in quel modo.

 

- Mar... Toccherebbe a te. - Abbozzò Joseph, in tono vagamente incolore.

 

- Ah...! Già, sì. - Balbettai, ripescando il mio foglietto ormai sgualcito. Lo stesi alla bella e meglio, con le mani che tremavano incontrollabilmente.

 

Sospirai, cercando di calmarmi e riprendere contatto con la realtà della situazione: prove del matrimonio di Kevin, sostituire momentaneamente - da sottolinearsi "momentaneamente" - la sposa, leggere il discorso, stracciare il foglio, mettere fine a quella tortura. Tornare a casa e riprendere a vivere la mia vita, come se nulla fosse successo.

 

Rapido e indolore. Mi schiarii la voce, rendendomi conto che avrebbe comunque, inesorabilmente tremato fin dalla prima parola, quando puntai gli occhi in quelli del mio finto sposo.

 

 

"Prendo te, le tue mani
e prendo noi.
Guardami, prendo chi è il mio domani.
Amami, sono qui...
Amami per quanto tempo, accanto a te,
di notte mi racconterò e ti proteggerò.
Avrò più senso insieme a te,
se penso che mi tieni, sempre stretti a noi...
Oggi chiedimi di condividerci,
anche il buio, se ci spegnerà..."

 

 

Sussultai, bloccandomi a soffocare un singhiozzo clandestino... Salito con una spinta più forte delle altre a spezzarmi la voce in gola. Mancavano appena due righe, sembrava semplice. Non fosse stato che le dieci precedenti mi avevano letteralmente scavato dentro, sbattendomi beffardamente in faccia che quella scritta lassopra, ero io. Timida, insicura ed innamorata di un ragazzo che stava per sposarsi.

 

Sentii la sua mano salire ad accarezzarmi la guancia bollente, mentre sputavo a fatica le ultime parole.

 

 
"Prendo te, le tue mani.
Amami, sono qui...
Amami.
"(**)

 

 

Conclusi, abbandonando remissivamente entrambe le braccia lungo i fianchi. Guardai Joseph, aspettando con impazienza che dichiarasse tutto finito. Lui si riscosse bruscamente dallo stato di semi-ipnosi in cui era piombato e agitò goffamente la mano nella nostra direzione.

 

- Beh sì, ok. "Lo voglio", anelli, blablabla. Puoi... Puoi baciare la sposa...! - Abbozzò, sbattendo freneticamente le ciglia scure.

 

Sgranai gli occhi, fissandolo come se avesse appena annunciato l'avvento di una nuova apocalisse e presa completamente alla sprovvista, non provai nemmeno a fermare Kevin, quando mi spinse a guardare nuovamente nella sua direzione. O quando le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie, accarezzandole con dolce, febbrile bramosia. Quasi non mi lasciò il tempo di respirare, tornando a cercarle appena mi allontanai quanto serviva a prendere fiato.

 

- Noooooo...! - Sentii distintamente l'urlo di Chiara e soffocai una risata contro la bocca di Kev, nell'immaginare come doveva aver tuffato il viso fra le mani, strizzando convulsamente gli occhi.

 

Immaginai l'espressione basita di Joe e il sorrisino di Nick. Meravigliosamente beffardo, con quell'aria da "io lo sapevo". Poi le labbra di Kevin spinsero di nuovo contro le mie, spingendole a socchiudersi arrendevolmente... E tutto il resto scomparve, non potei pensare che a lui. Tuffai una mano nel groviglio di ricci scuri mentre le sue braccia si stringevano ai miei fianchi, tanto da togliere il fiato. Sfiorai la sua guancia con le dita e lo baciai. Decisamente lo baciai.

 

- Ok, ok. Ottima interpretazione, Mar. Sei da Oscar. - Esordì Joe, qualche attimo dopo, quando ci allontanammo. Scavalcò la balaustra che lo divideva da noi, prima di puntare gli occhi fiammeggianti in quelli del fratello, che non aveva la minima intenzione di sciogliere il nostro abbraccio. - E TU, SI PUO' SAPERE CHE COSA STAI FACENDO!? - Ululò.

 

- Ha risposto al bacio...! - Fu tutto quello che ottenne come risposta, mentre Kev nemmeno lo guardava. Fissava me, sorridendo teneramente.

 

- Ho... Ho risposto al tuo bacio? - Ripetei, arrossendo vistosamente nel vederlo assentire.

 

- Ok. E da quanto va avanti, questa storia? - Ritentò Joseph, sperando di riuscire ad inserirsi nella conversazione. Ma io e Kevin continuavamo a guardarci, incapaci di distogliere lo sguardo l'uno dall'altra.

 

- Cinque minuti...? - Non convinsi nemmeno me stessa. - O magari da stamattina. - Mormorai.

 

- Io credo sia un po' di più. - Ridacchiò Nick, prendendo a giocherellare con i papaveri ferocemente strizzati fra le mani di Chià, che sembrava aver già smesso di tormentarsi e ci guardava con un gran sorriso stampato in faccia.

 

- Un po' di più. - Ammise Kev, spedendo una scarica di adrenalina diretta al mio cuore.

 

- Sul serio...? - Soffiai, sorridendo nell'avvertire il suo respiro sfiorarmi la pelle e lo sentii letteralmente annuire a labbra chiuse sulla mia bocca, prima di ritrovarmi a baciarlo di nuovo. A sussurrargli che l'amavo, con voce calda di imbarazzo.

 

- Ti amo, Mar... Ti amo. - Lo sentii rispondere, dopo l'ennesimo bacio. E a quel punto il mio cuore prese a battere tanto forte, da impedirmi di sentire qualunque altro suono al di fuori dei nostri respiri tesi.

 

- Ma... Ma...! In questo modo salterà la cerimonia, il fidanzamento... tutto! - Annaspò Joe, fissando gli addobbi matrimoniali con aria improvvisamente schifata.

 

io Kevin arrivammo neppure lontanamente a percepire di cosa si stesse lamentando, troppo persi in noi per dargli corda. Nicholas e Chiara, con ogni probabilità, scelsero di ignorarlo deliberatamente. Assunse un'aria piuttosto indispettita e attese per qualche momento una risposta che non sarebbe mai arrivata.

 

Poi - rassegnato all'evidenza dei fatti - abbandonò ogni istinto bellicoso, scrollando energicamente le spalle. E sogghignò, improvvisamente rilassato.

 

- Oh, beh. Tanto alla mamma lo dici tu...!  -

  
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