Prima storia pubblicata su questo
sito.E’una shot senza pretese.
Comunque godetevela,sono aperta a
ogni critica/consiglio/domanda vogliate pormi.
Mafalda_
Quando aveva sentito per la prima volta la sua presenza alla
spalle aveva pensato fosse solo una
fatalità.
Un puro e semplice caso,come il loro vivere insieme per
necessità.
Il destino li aveva messi insieme o meglio un impellente
bisogno di denaro da parte di lei e il dover avere un tetto sulla testa
da parte di lui. Così la grande casa d’angolo era stata divisa e loro erano
diventati coinquilini. Con buona pace della madre di lei,Roisin,che temendo per
la virtù della sua piccola non vedeva di buon occhio quella convivenza,salvo
ricredersi nel momento in cui li aveva visti litigare lanciandosi addosso le
sue,ahimè,amatissime creazioni in creta.
Roisin teneva moltissimo a quei vasi che sua figlia
continuava ostinatamente a definire “ciotole”,vi aveva riversato tutta la cura
e l’amore materno che non era mai riuscita a dimostrare a Mathilde.
Troppo sventata e infantile per riuscire a prendersi
cura di qualcuno che non fosse sé stessa,aveva amato Mathilde di quell’amore
distratto che solo gli spiriti liberi sanno dimostrare,fatto di grandi slanci e
altrettanta noncuranza.
In un impeto di entusiasmo materno si era quindi
precipitata dalla figlia per difenderne l’onore e trovandosi nel bel
mezzo di quell’acceso litigio ritenne superflua la sua presenza giacchè la sua
bambina era perfettamente in grado di difendersi da sola e se poi quel
“marrano” avesse tentato di avvicinarsi,Mathilde non avrebbe esitato a
spiaccicargli in faccia una delle “ciotole”,pardon vasi,che aveva accuratamente
sparso per casa. Sparì in un lampo di capelli rossi urlando a sua figlia
che essendo in procinto di partire per una crociera in Groenlandia avrebbe
dovuto andarci piano con la “distruzione-vasi” poiché dubitava di potergliene
spedire altri da una barca sperduta nel bel mezzo dell’Oceano
Atlantico.
Chi,invece,sembrava sinceramente divertito da tutta la
situazione era il padre di
Mathilde.
Declan era ormai abituato alle stranezze della sua
ex-moglie,erano uno dei motivi che l’avevano portato ad innamorarsi di lei e la
ragione principale per la quale si erano separati,pur restando buoni amici.
Ciò a cui davvero faceva fatica ad abituarsi erano
l’espressione tesa e il nervosismo che Mathilde mostrava ogni volta che
l’andava a
trovare.
La sua Mathilde era sempre stata una piccola
saggia.
Non l’aveva mai vista perdere la calma o scomporsi,nemmeno
quando sua madre annunciò di volerla portare con sé su un barcone di Green
Peace per salvare le balene. L’aveva semplicemente guardata coi suoi
grandissimi occhi neri obbiettando che ci sarebbero stati troppi disagi per una
bambina di soli dieci anni e che preferiva rimanere a casa con suo
padre.
Amava sua figlia,ne ammirava l’intelligenza,la
maturità,l’ironia sottile,ma temeva il momento in cui,come ogni essere troppo
sicuro di sé,avrebbe visto i limiti che la sua supposta perfezione le imponeva
e avrebbe scoperto la sua fragilità. Ne avrebbe
sofferto.
Probabilmente l’aveva amata troppo,ma non riusciva a farsene
una colpa,gli era venuto naturale come
respirare.
E fu proprio poco tempo dopo “l’affair-lancio-oggetti –contundenti” che
cominciò a vedere le prime crepe nella corazza di compostezza che sua
figlia indossava da
sempre.
Uno scintillio di tristezza nei suoi occhi sempre allegri e
la supposta indifferenza con cui trattava il ragazzo che abitava con lei
bastarono a Declan per
comprendere.
Sperava solo che lo facesse presto anche
Mathilde….
Mathilde,dal canto suo,era ben lontana dall’indovinare cosa passasse per la
testa di suo padre quando accompagnandolo alla porta,la salutò con queste
testuali parole:
“Ascolta,Mathilde,a volte la soluzione migliore è lasciarsi
togliere la corazza. Sei coraggiosa,ma petite,ma certe battaglie si vincono
arrendendosi.”
Detto questo la baciò sulla fronte e se ne
andò.
Mathilde era
interdetta.
Di solito era sua madre quella strana ora si ci metteva anche suo padre con le
frasi
criptiche….
Fece spallucce decidendo di rimandare le sue riflessioni sull’improvvisa pazzia
di suo padre ad un altro
momento.
Quindi afferrò un libro a caso dalla libreria e si sedette sul davanzale della
finestra.
Si lasciò prendere dalla lettura e non si accorse che Aidan era appoggiato allo
stipite della porta e la stava osservando già da un
po’.
Aidan non era esattamente un tipo alla mano.
Silenzioso e scostante,parlava solo quando aveva qualcosa da dire. I suoi
discorsi brevi e perfettamente sensati spiazzavano la maggior parte delle
persone,abituate a panegirici lunghi e poco chiari che vertevano molto spesso
sul nulla.
Non capiva Mathilde o forse la capiva fin troppo bene,perciò si teneva lontano
da lei e dalla sua solarità,quasi lo
infastidisse.
In realtà come ogni cosa che non comprendeva appieno,lo
impauriva.
Perciò quando lei l’aveva preso bonariamente in giro per l’ennesima volta era
scattato e le aveva rinfacciato la sua aria da “eremita
imperturbabile”,facendole notare quanto fosse controllata e poco naturale,”un
automa” l’aveva
definita.
A quel punto erano cominciati a volare i vasi,o le “ciotole” che dir si
voglia,poiché lei aveva ribattuto definendolo “un perfetto idiota
misantropo”.
Da allora non si erano più rivolti la
parola.
Aidan aveva però preso l’abitudine di osservarla quando era di spalle o
era sicuro che non lo notasse. Non aveva una ragione precisa per farlo,solo le
piaceva la sua espressione quando era intenta o particolarmente interessata in
qualcosa. Sembrava abbandonare ogni riserva,le spalle rilassate,gli occhi
brillanti ed accessi,la bocca socchiusa….era….bella,per quanto gli costasse
ammetterlo.
“Idiota”,la voce di Mathilde lo riportò alla realtà,”potrei sapere perché
diavolo passi il tuo tempo a spiarmi. E’ irritante e anche vagamente
inquietante.”
Beccato in pieno. Pensava di essere stato discreto,a quanto
pare non
abbastanza.
“So che ami essere al centro dell’attenzione,ma stavo semplicemente guardando
fuori dalla finestra.”Mentire,sempre e sperare che
funzioni.
“Certo come no”,disse alzandosi e andandogli incontro,”mi credi scema?Qui
l’idiota sei tu,non
io.”
Per come si stavano mettendo le cose poteva anche darle ragione. Cercò di
assumere un’aria annoiata e di salvare almeno un po’ di
dignità.
“Senti,non ho tempo per le tue manie di persecuzione. Vai a fare la ragazzina
isterica da un’altra parte,se non ti
dispiace.”
Gli si avvicinò puntandogli il dito indice contro lo sterno:”Io-sibilò
conficcandogli un’unghia nello sterno-non-seconda stillettata-sono-terza
stillettata-isterica.”
Era così vicina da poterla sfiorare ed aveva di nuovo quello sguardo nudo e
vibrante che raramente le aveva visto negli occhi. Era una tentazione troppo
invitante per non
cedervi.
Le sfiorò le labbra con le dita,facendole una carezza lieve sul viso,le afferrò
la nuca e l’attirò a sé. Le strinse la vita con l’altra mano portandola a
scontrarsi contro di lui,lei gli posò le mani sul petto e lo guardò
interdetta:”Ma cosa
diavol..”
La zittì con le sue labbra,non ne sembrò troppo contrariata,dischiuse la bocca
e si lasciò baciare.
La lasciò respirare,impegnandosi a mordicchiarle il collo,finchè non la sentì
ridere e si chiese cosa avesse da ridere in un momento come quello…la guardò
interrogativo.
Il suo sorriso si estese agli occhi:”Oh,non guardarmi così…E’ che certe
battaglie si vincono
arrendendosi.”
E tornò a
baciarlo.