CAPITOLO
1
...6
mesi dopo...
Sei
mesi, questo è il tempo passato dal suo abbandono.
Sono
diventata un automa, non so se riuscirò mai a riprendermi...
forse non ne ho la
forza, o semplicemente non voglio farlo.
Il
motivo? Il dolore: è l'unico modo per ricordarmi della sua
esistenza, che
niente era immaginario, che lui non era frutto di una mia
allucinazione. Lo
dovrei odiare, è vero: lo odio, infatti.
Lo
odierò sempre! Si è preso gioco dei miei
sentimenti e non potrò mai
perdonarglielo, ma... lo amo. Sarò sempre perdutamente
innamorata di lui, non
riuscirò mai a provare un sentimento così immenso
per un’altra persona.
Forse
un
giorno, per ora molto lontano, proverò un sentimento forte,
pari all'amore, ma,
ad ogni modo, non sarà mai paragonabile al primo: nessuno
prenderà mai il suo
posto.
Sussulto,
ritornando alla realtà.
Charlie,
per l'ennesima volta, è uscito
di casa, sbattendo con forza la porta. Ormai ci sono abituata, sono
mesi che si
comporta in questo modo. Vuole che io reagisca, che prenda possesso
della mia
vita; mi dispiace infliggergli tanto dolore: lui per primo c'era
passato, con l'abbandono
di mia madre, ma per me è un'impresa ardua.
“Troppo
presto” mi ripeto ancora. In questi momenti avrei
bisogno di una spalla su
cui piangere... Alice... Mi manca terribilmente, come il resto della
famiglia
d’altronde, ma lei era la mia migliore amica e so che il
legame che ci univa
era sincero e profondo. “Tutta
colpa di
quell'egoista di suo fratello: oltre a deludermi, mi ha portato via la
mia più
cara amica, costringendola a chiudere i rapporti con la sottoscritta,
senza
neanche un addio!” penso, rabbiosa.
So
perfettamente di aver ragione: Alice
non l'avrebbe mai fatto, ma si sa, mai mettersi contro un vampiro
cocciuto come
lui.
Il
suono della sveglia mi avverte che è
ora di andare a scuola. Non ne ho voglia, ma devo comunque obbedire
alle regole
di mio padre.
Mi
alzo, vado in bagno a lavarmi e
guardo la mia figura riflessa nello specchio. Non mi riconosco
più: il viso
scavato e le occhiaie scure, a causa dell’insonnia...
orribile! Ecco cosa sono
diventata.
Dopo
aver finito di vestirmi, decido di
scendere. La voglia di fare colazione si dimostra altrettanto scarsa,
quindi
scelgo di andare direttamente a scuola. Un nuovo giorno
comincia…
<Bella,
forse è il caso che mangi
qualcosa.> Angela, è lei a parlare.
In
questi mesi mi è stata sempre vicina,
preoccupandosi del mio benessere, come stamani. Non ho molta voglia di
mangiare, ma davanti agli altri faccio un minimo sforzo, non voglio
vedere
compassione nei loro occhi.
<Certo.>
rispondo assente, contemplando
il piatto dinanzi a me.
Mi
devo sforzare, per lei e per
Charlie, per me.
Me?
Non penso neanche più a me stessa.
Se
fossi io a decidere, starei tutto il
giorno nella mia stanza, aspettando il tempo che scorre.
<Bella,
come va oggi?> domanda
Jessica, premurosa.
Non
pensavo di trovare in lei un'amica,
invece, sapendo dell'improvviso "trasferimento" dei Cullen, mi
è
stata sempre accanto, evitando le sue solite battutine fuori luogo
sull'argomento.
È
cambiata in questi mesi: non è più quell'ochetta
che ti straparla riguardo a gossip dell'ultimo minuto. Ora è
più matura e sa
quando c'è da parlare o starsene in silenzio. Certo, la sua
domanda è fuori
luogo, ma non posso pretendere molto: rimane comunque Jessica Stanley.
<Come
al solito, ma grazie.>
rispondo sincera, richiudendomi nel mio guscio fatto di
oscurità.
Il
suono della campanella annuncia
l’inizio di un’altra lezione. Non ho voglia di
affrontare biologia, non ho
voglia di entrare in quella classe dove un tempo condividevo il banco
con lui,
così decido di uscire anticipatamente da scuola.
Sono
ore che cammino nella foresta,
senza avere una meta precisa. Cammino e basta, senza preoccuparmi di
perdermi,
cosa che sicuramente accadrà, data la mia innata sfortuna.
I
raggi del sole filtrano nel fitto
bosco, decorandolo di mille sfumature.
Appena
noto uno spazio luminoso
ricoperto di fiori, decido di riposarmi dopo la mia lunga camminata,
adagiandomi su un piccolo tronco appostato sul limitare della radura.
Ammiro
estasiata la bellezza della
natura circostante: mi ricorda molto la nostra
radura, dove tempo fa lui mi aveva
sussurrato tante promesse.
Una
fitta di dolore invade il mio
corpo, troppa la sofferenza provata.
Una
risata maligna mi ridesta dai
tristi pensieri, alzo spaventata la testa per vedere chi sia.
<Bene,
bene. Scommetto che tu sei la
Bella di cui tutti parlano.> dice un ragazzo poco lontano da me.
Scatto
in piedi e subito la figura si
avvicina velocemente verso di me.
Un
vampiro.
Ne
sono certa, data la velocità
sovrumana. Quello che non capisco è chi possa essere. A
parte i Cullen, conosco
solo i tre vampiri nomadi: James, Victoria
e Laurent. Il primo è da escludere
assolutamente: l’ho visto morire con i miei occhi. La seconda
è di sesso
femminile e, di sicuro, chi ho davanti ora non è da
considerarsi una donna.
Laurent, invece, ha dei lineamenti e un colore di capelli totalmente
diversi dalla
persona che mi sta guardando in questo momento.
Non
ho mai visto questo vampiro prima
d'ora e i suoi occhi color cremisi la dicono lunga su chi possa essere.
Inizio
a sudare freddo.
Questa
volta nessuno sarebbe venuto a
salvarmi ed è inutile correre, mi raggiungerebbe
all’istante. “La mia
morte è venuta a prendermi... ”
a quel pensiero un sorriso di vittoria si disegna sul mio volto. La mia
vita si
dimostrerà sicuramente una sofferenza perenne: quale miglior
rimedio se non
estirpare direttamente questo tormento?
<Sì,
sono io! Sono Bella!> dico
sfacciata, senza un briciolo di timore.
Il
vampiro rimane meravigliato dalla
mia sfrontatezza e subito dopo riprende a ridere sonoramente.
<Che
ingenua umana! E dimmi: dov'è
il tuo amato Edward?>
Altra
fitta allo stomaco. Quel nome. Non
lo sentivo pronunciare da
tanto tempo. Troppa era la sofferenza nel nominarlo, perciò
mi limitavo ad un
semplice lui, nei miei pensieri.
Si
avvicina pericolosamente a me, pochi
sono ormai i metri che ci dividono. Annusa il mio collo, beandosi della
mia
fragranza e in questo preciso istante non mi è
più chiaro ciò che dovrei dire.
<Uccidimi!>
lo prego.
<Uccidimi!>
la mia voce è
disperata.
Desidero
intensamente morire.
Si
scosta da me, guardandomi sorpreso.
A quanto pare non si aspettava tanta rinuncia da parte mia, eppure non
noto la
vittoria nei suoi occhi. Non riesco a capire cosa sia realmente
quell’ombra
nelle sue iridi.
<Non
desideri vivere, come tutti i
comuni mortali?> la voce non risulta fredda, ma compassionevole.
<No!>
rispondo sinceramente.
Cosa
posso dirgli, se non la verità?
Fa
accrescere la distanza fra noi, indietreggiando
di qualche passo. Mi scruta, mi osserva. “Eppure
sono stata sincera. Perché questo cambiamento improvviso?"
<Non
mi vuoi uccidere?> domando
sconcertata.
<Perché
vuoi morire?> mi chiede
nuovamente.
Istantaneamente
scoppio a piangere. Non
mi avrebbe uccisa e lo intuisco dal suo cambio di postura: non
è più pronto ad
attaccarmi come poco prima e il suo sguardo non appare più
carico di crudeltà. “Perché
tutte a me? Perché per una volta non
possono esprimere un mio desiderio?”
<Chi
sei?> domando sconsolata.
Tanto
vale fare due chiacchiere con la
mia illusione, solo questo può significare ancora di essere
in vita.
<Demetri,
sono la guardia dei
Volturi.>
Volturi.
Ne ho sentito parlare tante volte, sia da Carlisle, sia da
lui. Sono come una stirpe reale fra i
vampiri, definendoli brevemente. Crudeli e spietati, esseri
completamente
differenti dal mondo che io ho conosciuto. Peggiori perfino di James.
Tutti li
temono e tutti evitano di incrociare la loro strada.
<Perché
sei qui?> credo sia
lecito saperlo, d’altro canto è qui per me.
<Per
te. Ero stato incaricato di
scoprire se le regole erano state infrante.>
So
a cosa si riferisce.
<Cosa
farai allora?> chiedo,
mentre temo di sapere la sua risposta.
<Niente,
la tua sofferenza è già
abbastanza. Sono sicuro che non diresti mai al mondo di noi. Non
rischieresti
mai le loro vite.>
Sono
incredula. Fa parte della guardia
dei rigidi e inflessibili Volturi, eppure mi sta risparmiando con
clemenza.
<E
se io raccontassi di voi?
Cambierebbe il tuo esito?> devo tentarle tutte.
<Non
lo faresti mai.>
Ha
ragione, non li metterei mai in
pericolo.
Mi
accascio sull'erba. Il mio destino è
soffrire per sempre...
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
Stephenie Meyer, questa
storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Grazie
a chi sta
seguendo la mia pazzia:-)