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Autore: hunterd    12/01/2010    16 recensioni
Viva.
Come ogni mattina si era svegliata e si era scoperta ancora viva.
Quella mattina, però, non avrebbe dovuto compiere i soliti gesti.

Quella mattina poteva prolungare la sensazione di non essere viva.
Aveva allungato il braccio verso il comodino, per cercare ciò di cui aveva bisogno.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze!
Un pò mi odierete lo so. Ma questa shot era lì, nella piega di un'emozione provata e che non se ne è andata mai veramente.
Vorrà dire che vi rimborserò il costo dei fazzoletti!
Per il resto... bè fatemi sapere "quanto" mi odierete!
Rassicurandovi che il prossimo incontro sarà sicuramente sulla scia di altre emozioni... vi saluto!
Un bacio.
Laura.

 
PS: mi ha accompagnato nella stesura di questa shot la canzone "Ferro e cartone" di Francesco Renga. Con le sue note e il suo testo, ha rafforzato il ricordo di quell'emozione.
So che dicendovelo contribuirò, forse, al consumo di fazzoletti! Ma già vi ho detto che sono pronta a rimborsarvene il costo...

 

 

 

 

Viva.
Come ogni mattina si era svegliata e si era scoperta ancora viva.
La bocca impastata, la testa pesante, lo stomaco sottosopra, di solito si sarebbe alzata per andare in bagno.
Lì, avrebbe evitato di guardarsi allo specchio, spogliandosi degli abiti spiegazzati. Poi si si sarebbe infilata sotto la doccia.
Almeno fino a quando non fosse scomparsa la nausea e non si fosse riappropiata di un minino di lucidità.
Quella necessaria per uscire, asciugarsi, tornare in camera e vestirsi.
Solo allora, si sarebbe guardata allo specchio. Ed avrebbe rivisto la stessa immagine di tutte le mattine: una ragazza dagli occhi spenti, circondati da ombre scure.
Lineamenti affilati, pallidi. Una bocca contratta in una linea dura.
Sarebbe poi andata in cucina. Avrebbe riscaldato un pò di caffè, lo avrebbe consumato stando in piedi, senza pensare, o vedere, veramente nulla di quello che la circondava.
Poi avrebbe preso la borsa, chiuso la porta ed affrontato un'altra giornata di lavoro.
In quel call center dove nessuno sembrava trovarsi bene, tranne lei.
Troppe telefonate, troppi clienti insoddisfatti, troppe lamentele, troppi problemi. Troppo di tutto.
Ma non per lei. Per lei non era mai abbastanza. Troppo presto arrivava la fine del turno. E si ritrovava di nuovo viva.
Quella mattina, però, non avrebbe dovuto compiere i soliti gesti.
Quella mattina poteva prolungare la sensazione di non essere viva.
Aveva allungato il braccio verso il comodino, per cercare ciò di cui aveva bisogno.
Senza rimorso per la promessa fatta solo... quando? Qualche ora prima?

 
- Prometti che domani mi chiamerai?
- Certo.
- Ti prego, fallo. Potremo anche non fare niente, ma non voglio che tu stia da sola proprio domani.
- Ti chiamerò.
- Davvero?
- Davvero.

 
Era un bravo ragazzo. Lo era sempre stato. Era l'unico che non aveva ceduto.
L'unico che continuava a tirarla fuori da quella bettola, dove si rifugiava tutte le sere, dopo la fine del suo turno.
Quando ormai non era più nemmeno in grado di tenere in mano il bicchiere, lui arrivava.
Pagava il conto, le infilava il giubbotto, l'aiutava a stare in piedi.
La sosteneva lungo la strada, quando il suo stomaco si ribellava a tutto l'alcol ingerito, l'aiutava ad entrare in casa.
La portava in camera, la faceva stendere sul letto, le toglieva le scarpe, la copriva.
Quando già si sentiva sprofondare in quel sonno senza sogni, a volte sentiva la sua carezza sfiorarle lieve i capelli. A volte la guancia smagrita.
A volte lo aveva sentito pronunciare il suo nome come un sospiro.
Il pensiero di quel ragazzo e la promessa fatta, l'avevano fermata solo per un attimo.
Poi la sua mano aveva cercato la bottiglia. Quella che la sera prima, dopo che lui se ne era andato, aveva avuto la forza di recuperare.
In previsione di questo risveglio.
Ma doveva essere più stordita del solito. Perchè non riusciva a trovarla.
Non avrebbe voluto dover aprire gli occhi nemmeno per il tempo necessario a metterla a fuoco.
Ma proprio non poteva fare altrimenti.
Aveva sollevato appena il viso ed aperto gli occhi.
Ed aveva incontrato degli occhi, un viso, che l'avevano riportata in un passato da cui continuava a fuggire.
- Ciao...
Una voce, un saluto l'avevano riportata in quel passato che l'aveva vista viva e felice di esserlo..

 

- Ciao...
- Ciao...
Il viso di Fred era stata la prima cosa che i suoi occhi avevano incontrato appena sveglia.
Occhi azzurri, sorridenti, solari... pieni di quell'amore appena vissuto.
Era arrossita.
E lui le aveva sorriso ancora di più. Poi l'aveva abbracciata.
- Ti prego, dimmi che non sei pentita.
Lei era arrossita ancora di più.
Non era assolutamente pentita...era solo che le ci era voluto un attimo per capire che era successo davvero.
- No. Non sono affatto pentita... solo che...
Lui adesso si era messo a ridere. E l'aveva stretta di più. Si era ritrovata ad appoggiare il viso sul suo torace nudo.
Aveva sentito quel cuore battere forte. Non forte come nella notte appena trascorsa insieme... ma abbastanza forte da farle capire quanto fosse felice anche lui.
- Non ho bisogno di sentire altro.
E l'aveva baciata. Con amore, passione, irruenza.
E lei aveva fatto lo stesso.
- Ti amo Hermione. Mi sembra impossibile, ma ti amo da impazzire.
- Ti amo anch'io Fred. E a me sembra ancora più impossibile... ma ti amo anch'io da impazzire!
Nella camera che l'aveva vista bambina, poi ragazzina ed ora maggiorenne, aveva scoperto l'amore.
Quello che ti riempiva il cuore e ti faceva sentire viva.
E lo aveva scoperto con Fred.
Un amore che l'aveva travolta, come l'aveva travolta lui.
Nonostante il mondo magico si apprestasse ad affrontare la minaccia di Voldemort, nonostante loro si trovassero ad affrontare in prima linea quella terribile minaccia, si erano innamorati.
E non avevano sprecato più un minuto, un'ora, un giorno.
Si erano amati, vissuti, posseduti.
Fino a diventare quasi una persona sola.

 

- Cercavi questa?
Si era riadagiata sul cuscino ed era tornata a chiudere gli occhi.
Li stringeva con tanta forza che avrebbero potuto non aprirsi mai più. Un'idea tutt'altro che terribile.
- Rimettila dove l'hai trovata e vattene.
Sapeva che la sua voce sarebbe risultata roca, impastata, irriconoscibile.
Non come la sua: stanca, rassegnata... ma pur sempre così... familiare, così dannatamente viva..
- Lee era molto preoccupato per te... e alla fine, mi ha chiamato.
Era un bravo ragazzo, Lee, ma stava iniziando a preoccuparsi troppo.
Lei voleva solo essere lasciata libera di non sentirsi più viva..
- Vattene.
- Lo farò. Non prima di aver portato a termine quello per cui sono venuto.
Il tono di voce non era cambiato. Solo aveva assunto una sfumatura più determinata.
- Vattene.
Aveva cercato di inserire anche lei una sfumatura più dura. Ma la voce era ancora troppo impastata.
- Hermione...
Lo aveva intuito un attimo prima. Una frazione di secondo prima che lui lo dicesse. Si era sollevata, era scattata, ma non era stata abbastanza veloce.
- ... Fred è morto. Niente di quello che potremo fare lo riporterà in vita. Niente.
E l'inferno si era di nuovo spalancato per inghiottirla. Un inferno in cui continuava a rivedere sempre la stessa scena.

 

Ovunque si combatteva. Hogwarts era divenuta il teatro della battaglia finale.
Lei, Harry e Ron erano tornati dove tutto era cominciato.
Quando erano entrati nella Stanza della Necessità e vi avevano trovato i compagni di una volta, si era sentita quasi a casa.
Mancava solo una persona per eliminare quel quasi.
Era giunta poco dopo. E non avevano avuto paura di mostrare a tutti quanto si amassero.
Si erano ritrovati abbracciati.
Si erano baciati ed erano convinti che non si sarebbero più separati.
Mai più.
E così era stato quella sera, quando avevano combattuto sempre vicini.
Attenti che l'altro fosse sempre meno esposto rispetto a se stessi.
La bravura di Hermione, l'animo impavido di Fred.
Poi era arrivato Percy. Fred ne era rimasto piacevolmente sorpreso.
Percy che si era ricreduto, Percy che aveva fatto ridere Fred.
Quella risata che le aveva scaldato il cuore tante volte, era stata anche l'ultima.
Il raggio verde era arrivato inaspettato, da dietro le sue spalle, lo aveva colpito rapido ed implacabile.
Quegli occhi azzurri avevano fatto in tempo a cercare i suoi, per poi diventare vitrei, freddi, come mai avrebbe creduto possibile vederli.
Lei aveva urlato, Percy aveva urlato, Ron aveva urlato.
Si era gettata su di lui, insensibile a tutto ciò che stava avvenendo intorno a lei. Indifferente a Percy che aveva ucciso il Mangiamorte che aveva colpito Fred. Indifferente alla battaglia che tutt'intorno proseguiva furiosa.
Lei vedeva solo quegli occhi spenti, quella bocca ancora piegata nel sorriso che poco prima l'animava.
Si era ribellata alle mani che l'avevano afferrata per portarla via da lui.
Aveva gridato e scalciato.
Aveva scalciato e gridato.
Ma George non l'aveva lasciata andare. Piangendo già quelle lacrime, che lei non avrebbe mai versato, l'aveva portata via.
L'aveva portata via da lui.
L'aveva obbligata a salvarsi.
L'aveva obbligata a vivere.
E lei non aveva mai saputo perdonarglielo.

 

Lo aveva colpito con una forza che non sapeva più di possedere.
Uno schiaffo così forte, così violento che lo aveva fatto arretrare.
Sulla guancia spiccava rossa l'impronta della sua mano.
- Vattene!
Non le sembrava più la sua voce. Dura, cattiva, come il pensiero che martellava il suo cervello.
E quegli occhi lo avevano capito. Lo sentivano, perchè la conoscevano.
- Dillo, Hermione.
Lo pensava continuamente nei momenti in cui la sua mente trovava un pò di libertà.
Quando non era imbrigliata dalle pressanti richieste di clienti insoddisfatti, quando non era annebbiata dall'alcol, quando non sprofondava in quel sonno privo di sogni.
Lo pensava e ne soffriva. Ne soffriva, ma lo pensava. Un circolo vizioso da cui non poteva liberarsi.
- Non c'è un momento in cui non lo pensi anche io.
Non voleva vedere in quegli occhi il suo stesso dolore. Non voleva vedere in quegli occhi il suo stesso tormento.
Non voleva vedere in quegli occhi il suo stesso desiderio.
Perchè se lo avesse saputo lui, li avrebbe accusati di non averlo amato davvero. Di non aver capito nulla di lui.
Di non aver compreso quanto lui amava loro. Di quanto sarebbe stato felice che fossero loro ad essere ancora vivi.
- Se sapesse quello che desideriamo, se sapesse che entrambi ci stiamo distruggendo... lui ci odierebbe.
Lo aveva colpito nuovamente. Con più forza di prima. Con la forza con cui quel pensiero martellava il suo cervello.
Un pensiero che l'allontanava da lui. Che faceva assumere un'espressione dura a quegli occhi azzurri che invece ricordava dolci, amorevoli, sorridenti.
Era nuovamente indietreggiato. Accusando il colpo senza reagire, se non tornando a guardarla.
- Potrai colpirmi tutte le volte che vorrai, potrai colpirmi sino a non avere più la forza per farlo, Hermione.
C'era ancora dolore in quegli occhi. Tormento. E lo stesso desiderio.
- Ma non me ne andrò da qui, fino a quando non l'avrai detto.
Un pò di quella durezza, l'aveva ritrovata anche in questi occhi azzurri.
Così familiari, così difficili da guardare.
Lo aveva colpito di nuovo. E poi ancora. E poi ancora.
Ogni colpo sembrava accrescere la determinazione del ragazzo, anzichè fiaccarla.
E alla fine, lei non aveva più avuto forza per farlo.
E lui era ancora lì, davanti a lei.
Con quel dolore, quel tormento, quel desiderio.
- Se lo dirò, te ne andrai?
Lo aveva sussurrato. Tanto da non essere sicura che fosse stato solo un pensiero.
- Sì.
Era stata la sua risposta.

 

Tutto il suo mondo era crollato.
Tutto aveva perso senso e ragione.
La sconfitta di Voldemort, la vittoria di Harry, il mondo magico, la sua stessa vita.
Tutto si era disperso come cenere al vento.
Non le era rimasto nulla.
Nulla per cui valesse la pena esistere.
Lui se ne era andato.
E con lui, la sua voglia di vivere.
All'inizio l'avevano lasciata fare.
Il suo rifiuto per il mondo magico era stato scambiato per un bisogno di elaborare il lutto.
Il suo trasferimento nella Londra babbana era avvenuto una settimana dopo.
La prima volta che l'avevano trovata ubriaca era stato a distanza di due settimane.
Harry, Ron, Ginny l'avevano attribuito ad un momento di debolezza.
La seconda volta era stato solo due giorni dopo.
Lo avevano trovato strano, ma non ancora preoccupante.
La terza volta, c'era anche George. E lui aveva visto qualcosa nel suo sguardo.
Qualcosa che l'aveva indotto a cercarla il giorno dopo.
Ma lei lo aveva respinto con fermezza.
La quarta volta, c'erano solo Harry e Ron. Si erano molto preoccupati, tanto che avrebbero voluto portarla alla Tana.
Ma lei aveva già iniziato il suo percorso distruttivo.
E li aveva cacciati con parole così dure, così spietate, così accusatorie, che i suoi amici di sempre, quelli che avrebbero dato la vita per lei, si erano trovati inermi.
Le avevano lasciato tempo. Nella speranza che qualcosa cambiasse.
Ma lei precipitava sempre più.
Di giorno in quel call center, di notte in quella bettola.
George scacciava i suoi demoni partecipando ad ogni missione pericolosa che richiedesse l'intervento di un Auror.
Ogni tanto tornava, ogni tanto la cercava.
Ma lei aveva continuato a respingerlo con fermezza.

 

Sino ad ora.
Lo aveva capito che non l'avrebbe lasciata andare, questa volta.
Lo aveva capito da come l'aveva guardata.
Lo aveva capito da come le aveva parlato.
Questa volta l'avrebbe costretta a guardarsi dentro.
E dentro lei non aveva che dolore, paura, tormento.
Tutto ciò che lui non avrebbe voluto.
Ma se non ci fossero più stati, lui se ne sarebbe andato davvero.
Se lei avesse smesso di desiderare di essere morta al posto suo, Fred l'avrebbe lasciata libera di continuare a vivere senza di lui.
Si era irrigidita e aveva stretto con forza i pugni.
- Fred ti amava. Molto più di quanto tu possa immaginare.
Si era avvicinato. L'aveva presa per un polso. L'aveva obbligata a prendere la bottiglia che teneva ancora in mano.
Quella che lei non aveva trovato sul comodino, al suo risveglio.
- Lui non avrebbe smesso di vivere. Perchè avrebbe saputo che tu non lo avresti mai voluto.
Si era allontanato. L'aveva guardata un'ultima volta.
La bottiglia le era sfuggita di mano.
Il rumore del vetro infranto non aveva coperto del tutto il singhiozzo.
- Ho desiderato di essere morta al posto suo, ogni giorno.
Un altro singhiozzo aveva rotto il silenzio.
- Ogni volta che ho aperto gli occhi, ed ho scoperto di essere ancora viva, ho desiderato che non fosse così.
I singhiozzi stavano risalendo come onde pronte a travolgerla.
- Ogni maledettissima volta ho sperato, ho desiderato, ho pregato che fosse successo a me.
La stava ancora guardando.
E lei aveva avuto la sensazione, reale, che fosse lui a farlo. Un'ultima volta.
- Per non dover credere che fosse morto davvero. Che mi avesse lasciata sola.
E lui la stava guardando. E le stava sorridendo. Quegli occhi azzurri di nuovo caldi, amorevoli, sorridenti.
La prima lacrima aveva avuto il sapore del loro amore.
Quell'amore che lei custodiva ancora nel cuore.
- Non avrebbe mai voluto lasciarti sola. Ma non avrebbe mai voluto che tu morissi al posto suo.
Quell'amore che avrebbe sempre custodito nel suo cuore, anche se lo avesse lasciato andare.
- Devi vivere, Hermione. Solo così saprà che lo hai amato veramente.
Avrebbe vissuto senza di lui, perchè lei avrebbe voluto che lui lo facesse al posto suo.
Si sarebbe arrabbiata - e molto - se lui non lo avesse fatto.

- L'ho capito anch'io. Senza di lui sarà come vivere a metà, ma sarà vivere. E lui lo avrebbe voluto.
Già, lui lo avrebbe voluto, per loro.
Le lacrime ormai le scendevano copiose. E lei non stava più cercando di respingerle.
- Sarà difficile, Hermione, ma ce la faremo.
Se ne era andato. Ma non del tutto. Era tornato quest'ultima volta. Per dirle che una speranza c'era sempre.
E glielo aveva detto quello sguardo azzurro, che era tornato sereno, prima che sparisse insieme alla presenza di George.

 

- Hermione, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ti ho detto "ti amo"?
- Vediamo... due minuti?
- Troppi... ti amo!
Si erano appartati in un angolo tranquillo, nel giardino dietro la Tana. L'allegra confusione degli invitati giungeva un pò lontana.
Aveva riso e lo aveva baciato. Un bacio a fior di labbra.
- Ti amo anch'io!
Lui aveva ricambiato il bacio.
- Quando sarai lontana, sarà difficile vivere senza di te.
Aveva cercato di non perdere il sorriso. Perchè sapeva che lui voleva così.
- Non sarà difficile, Fred... sarà molto difficile!
Lui aveva sorriso.
- Devi farmi una promessa, Hermione.
Ancora aveva cercato di respingere quella sensazione soffocante che le stava attanagliando la gola.
- Sentiamo...
L'aveva guardata: negli occhi azzurri un'espressione limpida, serena.
- Promettimi che saprai sempre vivere. Per quanto difficile ti sembrerà, lo farai. Andrai avanti.
Aveva guardato lontano. Per cercare di respingere le lacrime suscitate dalla sola idea che dovesse farlo davvero.
- Te lo prometto, Fred.
Lui le aveva preso il mento tra le dita. Per guardarla negli occhi.
- Bene. Te lo prometto anch'io.
L'aveva baciata. Questa volta un bacio che aveva il sapore di quella promessa.
Poi erano tornati tra gli invitati. Quella promessa di vita tra di loro.

 

Non l'aveva mai dimenticata.
Era rimasta in sospeso, in questi due anni che erano seguiti alla sua morte.
E adesso era arrivato il momento di rispettarla.
Sarebbe tornata a vivere e lo avrebbe fatto perchè lo aveva amato più della sua vita.

 


TRE ANNI DOPO

 
Un tiepido sole stava sorgendo.
Hermione lo aveva accolto con un sorriso.
- Una splendida giornata, Fred. Di quelle in cui ti sarebbe piaciuto volare...
Nel dirlo aveva fissato il ragazzo che le sorrideva dalla foto.
A cavallo di una scopa, salutava.
Fred Weasley 1978-1997
Non aveva avvertito nessuna fitta lacerante.
Solo una dolcezza infinita invaderle il cuore.
Quel ragazzo l'aveva amata. E lei aveva amato lui.
- Ciao...
Era comparso accanto a lei. Come era già successo quello stesso giorno, nei due anni precedenti.
Un appuntamento non fissato, ma comunque avvenuto.
- Come stai?
Lei lo aveva guardato e aveva risposto sinceramente.
- Bene. Grazie. E tu?
Lui aveva ricambiato quello sguardo.
- Bene.
Poi anche lui aveva guardato il ragazzo nella foto.
Come se guardasse in uno specchio.
- Penso che volerò oggi.
Lei gli aveva sorriso nuovamente.
- Mi sembra un'ottima idea. E' una giornata perfetta per farlo.
Lui aveva annuito, senza distogliere lo sguardo dalla foto.
- Ho saputo che sei stata promossa.
Lei aveva sorriso di più. Ed aveva annuito. Guardando anche lei la foto.
- Le notizie girano in fretta al Ministero...
- Già... non ho fatto in tempo a tornare e già mi stavano informando che avremmo avuto una nuova collega...
- Ti dispiace?
Lo aveva guardato. Lui aveva fatto lo stesso.
- No, assolutamente.
Erano tornati a guardare la foto.
Entrambi con una strana sensazione nel cuore.
Quella che Fred, sorridente sulla sua scopa, stesse salutando proprio loro.
E li stesse ringraziando di averlo amato così tanto, da essere tornati a vivere.

 


Angolino dell'autrice

Ci tenevo a dirvi che:

Alcol: il goccetto di vino fa buon sangue. L'abuso porta solo alla morte. Di tutto: pensieri, emozioni, sensazioni. E non solo. I giornali sono pieni della morte che può provocare l'abuso di alcol. Non è finta morale la mia, è seria preoccupazione.  Rimanere indifferenti al problema è un crimine altrettanto grave.

Il finale: volutamente "aperto". Ognuna di voi potrà scegliere come saranno i futuri rapporti tra Hermione e George.

Lee Jordan: lo associo sempre ai gemelli. E lo tiro in mezzo tutte le volte. Direi che loro, per me, sono un altro inseparabile "trio"!

Call Center: ritengo che siano davvero dei luoghi di lavoro "alienanti". Troppe testimonianze li dipingono così per non credere che sia vero.

Animo impavido: lo dico di Fred mentre combatte. Un omaggio a te Elisa, alias Gattoridens, che condividi la mia stessa passione per "Brave Heart". Ritengo che il rosso Weasley si coniughi benissimo con tale definizione. E tu, da un pò di tempo, sai che contribuisci a farmi apprezzare tale "rosso"! Arriverà il momento, forse, che ti sorprenderò cimentandomi con il "rosso" per eccellenza... ossia Ronald Weasley! Se mai lo farò, sarà assolutamente in tuo onore!

Se qualcosa non vi è chiaro: chiedete. A volte non ho usato i nomi propri... tutto mi sembrava chiaro lo stesso... ma se non lo fosse... sono qua!

  
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