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Autore: maleka    12/01/2010    1 recensioni
Conoscete tutti la leggenda della Terza Moglie, la donna quiliute che sacrificò la propria vita per salvare l'amato Taha Aki e l'intera tribù. Ma questa non è la sua storia... è il racconto di una vampira, la Fredda, del suo dolore e della sua rabbia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Guida alla lettura: premettendo che la Fredda è stata uccisa e che, conseguentemente, non potrebbe raccontare la storia in prima persona, ho voluto lo stesso scrivere col suo pov perché, a parer mio, era l’unico modo per descrivere profondamente le sue emozioni. Detto questo, spero che la fic vi piaccia. Buona lettura!
 

*Credits: ho copiato un piccolo passo dal testo di Eclipse, due semplici aggettivi riferiti alla vampira che però mi piacevano un casino! Sono evidenziati in corsivo.

 

 

La Bevitrice di Sangue.

 
 

Quella mattina il sole splendeva luminoso nel cielo terso, eccezionalmente privo di nuvole. I suoi raggi mi accarezzavano la pelle candida, accendendola di una miriade di riflessi iridescenti.
Avevo sempre adorato quei giochi di luce, mi piaceva ammirare quel luccichio sul mio corpo ma, in quel momento, non riuscivo a provare alcun piacere.
Fiutai l’aria, come l’animale che cerca la sua preda, e con calma misurata mi diressi verso il villaggio. Lì avrei trovato ciò che cercavo.
Quando mi trovai in prossimità dei primi capanni, rallentai ancora e respirai a fondo, cercando di calmare i miei istinti. Avanzavo lenta, scortata dal dolore che mi divorava.
Davanti a me, uomini e donne si affaccendavano nelle loro misere occupazioni, ma al mio passaggio si arrestarono tutti; i loro occhi fissi su di me.
Uno di loro cadde in ginocchio, il viso a terra, le mani a toccare i miei piedi scalzi. Adorante, recitava parole in una lingua sconosciuta.
Mi chinai verso di lui e gli alzai il volto delicatamente, per guardarlo bene.
“Dov’è il lupo?”, chiesi con voce affilata.
Mi guardò negli occhi senza capire e non rispose… nessuno di loro rispose.
Sentii un bambino piagnucolare e lo vidi stringersi più forte a sua madre. Le sussurrò qualcosa e, subito dopo, un vecchio poco distante gridò, allarmato, parole incomprensibili.
E la gente iniziò a scappare.
Li guardai mentre correvano, cercando un riparo che non sarebbe servito e sorrisi, consapevole che nessuno poteva sfuggirmi. Non avevano idea di quello che ero; non potevano nulla contro di me.
Con un unico salto, balzai sul vecchio e affondai i miei denti nella sua gola. Fu il primo a morire. Dopo di lui, ce ne furono altri.
Mi scagliai contro ognuno di loro, feroce e incontrollata, trascinata dalla sofferenza e dalla rabbia.
Le mie fauci straziavano le loro carni senza pietà alcuna e il sangue zampillava vivo dai loro corpi, impastandosi col terriccio e dipingendolo di rosso.
Una smodata frenesia si impadronì dei miei sensi e mi guidò a compiere la mia carneficina.
Alcuni di loro scapparono fino alla spiaggia, credendo che il mare potesse metterli in salvo, ma quando le loro barche presero il largo, mi tuffai nell’acqua gelida e mi scagliai contro gli scafi, affondandoli. Non ne avrei risparmiato nessuno.
Poi, sentii l’ululato.
Mi voltai verso la spiaggia, richiamata da quel lamento, e come un proiettile attraversai l’acqua. Riemersi e camminai sulla sabbia lentamente, bagnata e trionfante, gli occhi spietati, i denti scoperti in un ringhio.
Lo fissai con tutto l’odio e la disperazione che provavo e mi avvicinai ancora.
“Lo hai ucciso tu?”, chiesi in un soffio. Non rispose.
Io sapevo che era stato lui. Era per quello che ero andata al villaggio. Vendetta.
Mi scagliai sull’animale con ferocia irrazionale, mordendo e azzannando, lacerando con foga la sua carne e lui fece lo stesso con me. Senza tregua, danzavamo avvinghiati l’uno all’altra, ognuno cercando di dominare il proprio avversario, ognuno cercando di vincere e sopravvivere.
Poi, i miei denti riuscirono a raggiungere il suo collo e riuscii finalmente ad immobilizzarlo. Sotto di me, il lupo si spegneva poco alla volta, mentre il suo sangue saziava la mia sete, regalandomi la mia vendetta.
Quando l’ultimo fremito attraversò il suo corpo, mi staccai da lui, lasciandolo privo di vita.
Un uomo anziano iniziò ad urlare contro di me, le lacrime agli occhi, il dolore nella voce, e l’istante dopo si trasformò anch’egli in un lupo, più vecchio e col muso bianco.
Si lanciò verso di me e la lotta ricominciò.
Nonostante non fosse più giovane, lottava con forza, animato dalla rabbia e dalla sofferenza che gli avevo appena procurato. Eppure non riusciva a sovrastarmi. Restava comunque più debole e, presto, avrei ucciso anche lui.
Proprio mentre stavo per prenderlo alla gola, pregustando già la mia vittoria, una donna, che fino a quel momento era stata a guardarci terrorizzata mentre proteggeva i suoi piccoli, corse verso di noi, brandendo un pugnale.
Sorrisi appena nel rendermi conto delle sue intenzioni. Credeva davvero di riuscire a fare qualcosa? Proprio lei che era nient’altro che un’inutile umana?
Ma invece di scagliarsi contro di me, come mi aspettavo, si lasciò cadere a terra, in ginocchio, e affondò il coltello nel centro del suo petto, dove il cuore pulsava. Il sangue iniziò a sgorgare veloce dalla profonda ferita e il suo aroma saturò l’aria salmastra.
In quel momento non capii il perché del suo assurdo gesto e quel profumo era talmente invitante che, d’istinto, mi girai verso di lei, preda della mia sete. Ingorda.
Approfittando della mia distrazione, il lupo dal muso bianco, ringhiando e gemendo, si lanciò nuovamente su di me e mi azzannò alla gola, mentre altri nuovi giovani lupi sbucavano dal nulla e si univano alla battaglia.
Adesso, ero sola contro tanti. Cercai di contrattaccare, di difendermi almeno, ma ero troppo debole per affrontarli tutti e, alla fine, dovetti arrendermi.
Mentre le loro fauci aggredivano, violente, la mia carne e smembravano il mio corpo, il mio pensiero andò a lui e sorrisi. Avevo cercato disperatamente di vendicarmi, spinta dal dolore della sua perdita e adesso, forse, lo avrei ritrovato.


… e quando la Morte arrivò, ero quasi serena.

   
 
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