Guida
alla lettura:
premettendo che la Fredda è stata uccisa e che,
conseguentemente, non potrebbe
raccontare la storia in prima persona, ho voluto lo stesso scrivere col
suo pov
perché, a parer mio, era l’unico modo per
descrivere profondamente le sue
emozioni. Detto questo, spero che la fic vi piaccia. Buona lettura!
*Credits:
ho copiato un piccolo passo dal testo di Eclipse, due semplici aggettivi riferiti
alla vampira che però mi
piacevano un casino! Sono evidenziati in corsivo.
La Bevitrice di
Sangue.
Quella
mattina il sole splendeva luminoso nel cielo terso, eccezionalmente
privo di
nuvole. I suoi raggi mi accarezzavano la pelle candida, accendendola di
una
miriade di riflessi iridescenti.
Avevo
sempre adorato quei giochi di luce, mi piaceva ammirare quel luccichio
sul mio
corpo ma, in quel momento, non riuscivo a provare alcun piacere.
Fiutai
l’aria, come l’animale che cerca la sua preda, e
con calma misurata mi diressi
verso il villaggio. Lì avrei trovato ciò che
cercavo.
Quando
mi trovai in prossimità dei primi capanni, rallentai ancora
e respirai a fondo,
cercando di calmare i miei istinti. Avanzavo lenta, scortata dal dolore
che mi
divorava.
Davanti
a me, uomini e donne si affaccendavano nelle loro misere occupazioni,
ma al mio
passaggio si arrestarono tutti; i loro occhi fissi su di me.
Uno
di loro cadde in ginocchio, il viso a terra, le mani a toccare i miei
piedi
scalzi. Adorante, recitava parole in una lingua sconosciuta.
Mi
chinai verso di lui e gli alzai il volto delicatamente, per guardarlo
bene.
“Dov’è
il lupo?”, chiesi con voce affilata.
Mi
guardò negli occhi senza capire e non rispose… nessuno di loro rispose.
Sentii
un bambino piagnucolare e lo vidi stringersi più forte a sua
madre. Le sussurrò
qualcosa e, subito dopo, un vecchio poco distante gridò,
allarmato, parole
incomprensibili.
E
la gente iniziò a scappare.
Li
guardai mentre correvano, cercando un riparo che non sarebbe servito e
sorrisi,
consapevole che nessuno poteva sfuggirmi. Non avevano idea di quello
che ero;
non potevano nulla contro di me.
Con
un unico salto, balzai sul vecchio e affondai i miei denti nella sua
gola. Fu
il primo a morire. Dopo di lui, ce ne furono altri.
Mi
scagliai contro ognuno di loro, feroce e incontrollata, trascinata
dalla
sofferenza e dalla rabbia.
Le
mie fauci straziavano le loro carni senza pietà alcuna e il
sangue zampillava vivo
dai loro corpi, impastandosi col terriccio e dipingendolo di rosso.
Una
smodata frenesia si impadronì dei miei sensi e mi
guidò a compiere la mia
carneficina.
Alcuni
di loro scapparono fino alla spiaggia, credendo che il mare potesse
metterli in
salvo, ma quando le loro barche presero il largo, mi tuffai
nell’acqua gelida e
mi scagliai contro gli scafi, affondandoli. Non ne avrei risparmiato
nessuno.
Poi,
sentii l’ululato.
Mi
voltai verso la spiaggia, richiamata da quel lamento, e come un
proiettile
attraversai l’acqua. Riemersi e camminai sulla sabbia
lentamente, bagnata e trionfante,
gli occhi
spietati, i denti scoperti in un ringhio.
Lo
fissai con tutto l’odio e la disperazione che provavo e mi
avvicinai ancora.
“Lo
hai ucciso tu?”, chiesi in un soffio. Non rispose.
Io
sapevo che era stato lui. Era per quello che ero andata al villaggio. Vendetta.
Mi
scagliai sull’animale con ferocia irrazionale, mordendo e
azzannando, lacerando
con foga la sua carne e lui fece lo stesso con me. Senza tregua,
danzavamo
avvinghiati l’uno all’altra, ognuno cercando di
dominare il proprio avversario,
ognuno cercando di vincere e sopravvivere.
Poi,
i miei denti riuscirono a raggiungere il suo collo e riuscii finalmente
ad
immobilizzarlo. Sotto di me, il lupo si spegneva poco alla volta,
mentre il suo
sangue saziava la mia sete, regalandomi la mia vendetta.
Quando
l’ultimo fremito attraversò il suo corpo, mi
staccai da lui, lasciandolo privo
di vita.
Un
uomo anziano iniziò ad urlare contro di me, le lacrime agli
occhi, il dolore
nella voce, e l’istante dopo si trasformò
anch’egli in un lupo, più vecchio e
col muso bianco.
Si
lanciò verso di me e la lotta ricominciò.
Nonostante
non fosse più giovane, lottava con forza, animato dalla
rabbia e dalla
sofferenza che gli avevo appena procurato. Eppure non riusciva a
sovrastarmi.
Restava comunque più debole e, presto, avrei ucciso anche
lui.
Proprio
mentre stavo per prenderlo alla gola, pregustando già la mia
vittoria, una
donna, che fino a quel momento era stata a guardarci terrorizzata
mentre
proteggeva i suoi piccoli, corse verso di noi, brandendo un pugnale.
Sorrisi
appena nel rendermi conto delle sue intenzioni. Credeva davvero di
riuscire a
fare qualcosa? Proprio lei che era nient’altro che
un’inutile umana?
Ma
invece di scagliarsi contro di me, come mi aspettavo, si
lasciò cadere a terra,
in ginocchio, e affondò il coltello nel centro del suo
petto, dove il cuore
pulsava. Il sangue iniziò a sgorgare veloce dalla profonda
ferita e il suo
aroma saturò l’aria salmastra.
In
quel momento non capii il perché del suo assurdo gesto e
quel profumo era
talmente invitante che, d’istinto, mi girai verso di lei,
preda della mia sete.
Ingorda.
Approfittando
della mia distrazione, il lupo dal muso bianco, ringhiando e gemendo,
si lanciò
nuovamente su di me e mi azzannò alla gola, mentre altri
nuovi giovani lupi sbucavano
dal nulla e si univano alla battaglia.
Adesso,
ero sola contro tanti. Cercai di contrattaccare, di difendermi almeno,
ma ero
troppo debole per affrontarli tutti e, alla fine, dovetti arrendermi.
Mentre
le loro fauci aggredivano, violente, la mia carne e smembravano il mio
corpo,
il mio pensiero andò a lui
e sorrisi.
Avevo cercato disperatamente di vendicarmi, spinta dal dolore della sua perdita e adesso, forse, lo avrei
ritrovato.
…
e quando la Morte
arrivò, ero quasi serena.