Questo in
realtà è un tema che ho fatto in classe
come verifica, ma mi è piacuto abbastanza e l'ho trasformato
in una one shoot.
spero vi piaccia^^
Era da tre ore
che lo stavo aspettando. L'ultima
volta che lo avevo sentito, mi aveva detto che era quasi arrivato.
Spensi la
sigaretta, ormai consumata, in un tombino sporco della metropolitana
mentre
sentivo il rumore di un treno che stava arrivando, e che io avrei perso
di
nuovo. Oggi io e Sabastian dovevamo ritornare a Berlino, ma qualcosa
è andato
storto. Doveva arrivare presto, ma non lo fece.
Mi stavo
preoccupando seriamente, cosa poteva essere successo? Cosa potevo fare
per
aiutare il mio amico? Niente, ecco la risposta. Ero impotente. Fuori il
cielo
era nero come la pece, non c'era nessuno. Solo io e il treno in corsa.
Lo
stridìo delle ruote sul ferro dei binari mi fece tremare, o
forse era solo il
freddo. Poi, silenzio. Un silenzio che mi penetrava nelle ossa. Mi
alzai per
prendere il cellulare dalla tasca troppo piccola dei pantaloni. Magari
prima
non c'era campo.
Digitai il
numero e premetti la cornetta verde, squilli. Solo squilli, nessuna
risposta. Riattaccai
ormai senza speranze mentre anche l'ultimo treno di quella giornata
spariva
verso la galleria buia. Mi misi in spalle lo zaino e mi avviai verso
casa. Sentii
un grido ma non ci feci caso. Magari erano solo le ruote del treno che
si stava
allontanando. Ero troppo stanco per fare una qualsiasi cosa. Infilai le
mani in
tasca cercando di scaldarle, senza ottenere alcun risultato. Girai in
un
piccolo vicolo finchè non intravidi un campanello con
l'etichetta
"Goll", segno che ero arrivato a casa. Frugai nella tasca esterna
dello zaino per poi estrarne un mazzo di chiavi. Girai una di queste
nella
toppa ed entrai. Schiacciai l'interruttore della luce ma
quell'oscurità non se
ne andava. Era saltata la luce, ma alle quattro di mattina non ero
così lucido
per riuscire a pensare a cosa fare. Mi sedetti su una poltrona e mi
addormentai. Chissà cos'era successo a Sebastian?
Mi svegliai
solo due ore dopo, ancora assonnato, ma incapace di riprendere sonno.
Fuori
cominciava a schiarire mentre le prime automobili facevano la loro
comparsa
sulla strada gelida. Presi una scatola di cereali e accesi la
televisione. C'erano
solo telegiornali e tutti trasmettevano la stessa notizia. Intravidi
tra le
macerie la sua chioma bionda. Mi sentii morire, ecco cosa era successo.
Spensi
con il telecomando quello schermo. Non guardai le immagini, non ne ebbi
il
coraggio. Non potevo crederci, era una considerazione troppo surreale.
-Lui non
è
morto!- gridai in preda al panico.
Non poteva
essere vero. Scesi le scale del mio appartamento e mi buttai a terra
nella
speranza che in quel momento passasse una macchina e mi investisse.
Sfortunatamente
quella era una zona pedonale e non passavano automobili. Mi trascinai,
ormai
senza forze, fino alla strada principale. Mi misi in mezzo, sulla riga
bianca. Lì
non mi avrebbero potuto mancare. Sentii una voce chiamare il mio nome e
mi
voltai. Era lui. Non ebbi il tempo di vedere se fosse un'illusione o
no, che mi
ritrovai a terra. Il mio desiderio era stato esaudito, anche se in quel
momento
avrei voluto fermare il tempo.
Mi ritrovai
in un letto bianco, mi sentivo indolenzito. Sentii un dolore lancinante
al
collo causato da due braccia che mi stavano abbracciando forte. Aprii
gli occhi
e vidi il sorridente viso di Sebastian vicino al mio. Me ne fregai di
tutti i
tubi che avevo nel corpo e mi fiondai su di lui.
-Pensavo
fossi... Morto- dichiarai esitando.
-Infatti,
lo sono- mi rispose.
-Ma...
Allora, dove siamo?-
-In
paradiso-
Rimasi
scioccato da quella risposta.
-Ehm,
wow... Non me l'aspettavo- continuai -In un certo senso sono felice di
essere
qui, non so come avrei fatto senza di te-.
Vidi una
lacrima cadere dai suoi occhi.
-Sono
felice, ti voglio bene-
-Anch'io te
ne voglio, per sempre- conclusi.
Ed era
vero. L'amicizia aveva trionfato. Ogni cosa umana aveva abbandonato il
nostro
corpo. Eravamo anime, angeli. Ma la nostra amicizia rimarrà
sempre Illesa. Nel
bene e nel male.